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Life sei di Ueda commento di Ueda |
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Giovanni, grazie mille delle tue osservazioni. molto apprezzate |
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Life sei di Ueda commento di Habrahx |
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Questa foto, e i giudizi su di essa, mi hanno incuriosito parecchio; e parecchio mi hanno dato da pensare alcuni commenti, specialmente quello di surgeon: ogni fotografo sostastanzialmente fa un autoritratto ogni volta che fa una ripresa.
Niente di nuovo alla fine, lo diceva già Baudelaire: "Madame Bovary sono io"
Però, proprio per questo motivo, ovvero ognuno si riconosce e riconosce in una immagine quanto di sé è contenuto in questa, io devo per forza cercare di comprendere quanto di me può esseci in questa ripresa; detto in parole meno arzigogolate, devo capire se io avrei non solo ripreso questa scena (ne ho una simile di pescatori, ma è in diapositiva e non so dove è finita) ma se, avendola, l'avrei mai messa in galleria.
Probabilmente no.
Pur scattandola non l'avrei "capita".
Chiaramente l'intento di Ueda, e lo si comprende da alcune sue risposte, è sostanzialmente didattico, anche autodidattico, di ricerca quindi, e di una ricerca direi quasi...musicale, già possibile intuirla in suoi precedenti e citati scatti.
Ciò che mi sembra che Ueda stia ricercando non è tanto una immagine visiva ma...un suono!
Ovvero una relazione "armonica" fra altezze e posizioni fisiche, ovvero vibrazioni che nel nostro caso sono visive.
Guardando la foto a me è veunto in mente il secondo concerto Brandeburghese BWV 1047, ma non so fino a che punto questo possa essere un aprezzamento.
Ciao, Giovanni |
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Life sei di Ueda commento di Ueda |
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Surgeon mille grazie della tua lettura, utile a me, ma sopratutto utile al forum
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Life sei di Ueda commento di surgeon |
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Citazione: | mi chiedo: "ma come possiamo anche solamente credere di riuscire a capire ciò che questa foto suscita in chi l'ha prodotta?" |
inizio con il commentare la fotografia di Ueda stimolato dall'interrogativo del commentatore Sisto Perina.
Iniziamo dal “cosa”: abbiamo un pubblico ben vestito prevalentemente rappresentato da bambini e ragazzi, maschi e femmine, seduti su eleganti poltrone bianche, di fronte ad un presentatore e alla sua scarna scenografia di tavolini, tovaglie colorate e valigie, che sembra impegnato ad intrattenere i suoi spettatori con una qualche forma di spettacolo. Nel mezzo della scena, fra presentatore e pubblico è presente una fanciulla che cammina verso sinistra. Sulla destra abbiamo una figura femminile che riprende lo spettacolo con una telecamera portatile. Non vi è una partecipazione immersiva del pubblico, in quanto la gente sembra svogliata: le loro posture e le loro espressioni sono distratte, annoiate. I loro sguardi sono diretti in direzioni alternative al presentatore e molti hanno le mani a sorreggersi il mento. Aleggia un’atmosfera di noia, di stanchezza. Più interessante è il “come” il nostro autore riprende l’intera scena. Utilizza un’inquadratura anomala, obliqua dall’alto verso il basso. Questa comporta una serie di considerazioni degne di attenzione: innanzitutto lo schiacciamento prospettico delle figure con lo sfondo ne impedisce un loro approfondito studio posturale ed espressivo, venendo a mancare l’esatta anatomia dei loro linguaggi non verbali e soprattutto della mimica facciale. La prospettiva dall'alto nega allo sguardo la possibilità di interagire con i volti. Si possono analizzare invece gli spazi vitali intorno a loro, le loro posizioni all’interno di questo schema sociale di relazione ma non molto di più. Non erano i visi e le loro emozioni al centro dell’attenzione dell’autore ma ben altro. L’inquadratura zenitale ha il pregio di aver risolto una scena dove le singole comparse umane riempiono la scena insieme alle superfici colorate e agli oggetti di una scenografia improvvista, tutto in maniera equilibrata, senza sovrapposizioni fastidiose. Degna di interesse è anche l’utilizzo di un tempo di scatto che congela una giovane ragazza in una buona estensione di passo al centro della scena, creando una sorta di contrasto fra l’immobilità della relazione pubblico-presentatore e la dinamica camminata, fornendo anche all’osservatore, un percorso di lettura temporaneo. Ma al di là di queste puntualizzazioni, la vera essenza di questa inquadratura strana è la creazione di un senso di "distacco", di una "distanza", non intesa come separazione. E’come se si stesse osservando questa scena semplicemente senza esservi immersi, il che permette allo spectator una visione (ed un vissuto) completamente diversi di tutta la rappresentazione. Si ha la sensazione che questa fotografia, pur presentata come scatto life, in realtà sia uno “sguardo verso qualcosa di interiore”. Trasmette un senso di consapevole distacco, di solitudine intesa non in senso negativo, ma di una solitudine positiva, una sorta di stare raccolti, estraniati per un attimo, da soli con sé stessi, consapevoli degli "altri" che passano eppure nello stesso tempo "da una parte", fuori dal movimento. Uno"sguardo da lontano e dall'alto", un momento di insight psicologico, in cui si vede qualcosa di sè e della propria vita perché in quel momento non si é "dentro" a ciò che si osserva. Una sorta di essere“testimone” della propria vita. La sensazione di "intimità" è molto marcata, mentre si osservo la foto.
Un'immagine che va direttamente a far vibrare le corde dell'inconscio. Ho sempre creduto che quando si legge una fotografia, in realtà a qualche livello si sta leggendo anche il fotografo. E questa immagine di Ueda può essere un buon esempio. Non è nuovo l’autore nel proporre inquadrature strane, e soprattutto “punti di vista obliqui dall’alto verso il basso” . Sempre cerca lo straniamento, di “tirarsi fuori dalla storia”, di allontanarsi dagli avvenimenti per guardarli dall’alto e da una certa distanza, per darne un giudizio intimo e per farne nascere implicazioni simboliche. Una tendenza iniziata con life, life 2, life 4 per arrivare all’esemplare “Luglio 2010” e a questa "life sei".
In quel momento intimo l’autore non si preoccupa di contenere geometricamente teste e braccia, o di catturare qualche espressione o qualche dinamica particolare, ma cerca semplicemente di rispondere ad una visione interiore che fa vibrare le corde del suo inconscio. Ferma fotograficamente qualcosa che "rispecchia", anche se "solo" metaforicamente, quello che lui "è" (o sente di essere, o vorrebbe essere...). Ha voluto trasmettere un fotogramma di vita che scorre... , la sua consapevolezza, poiché è questo che aveva dentro. Entra in risonanza con questa scena di vita : in quel momento è "volutamente solo in un mare di persone", le contempla dall’alto (e cioé in pieno contatto con se stesso e con le sue emozioni e rappresentazioni interiori). Ha scattato, in un certo senso, una foto a se stesso. |
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Life sei di Ueda commento di Sisto Perina |
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Ueda ha scritto: | ....
prova a guardarla con il sottofondo di Resistance dei Muse e avrai un'altra foto
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mhhh ...ascolti i Muse....ti dovrò rivalutare...ragazzaccio |
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Life sei di Ueda commento di Ueda |
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Sisto Perina ha scritto: | te la dovevo da tempo questa frecciatina.... |
ah ah touchè...
il titolo cambia la percezione di cosa si guarda
prova a guardarla con il sottofondo di Resistance dei Muse e avrai un'altra foto
prova a guardarla con questo incipit e cambia ancora: Per la prima volta nella mia vita, so cosa voglio fare! E per la prima volta, lo farò! Che mio padre lo voglia o no! Carpe diem! Neil in L'attimo fuggente di Peter Weir
cosa ci vedo io conta poco e come la critica chi la osserva che è importante.
Il campo visivo era troppo ampio, prendo atto che è la prima cosa che risalta e che condiziona l'immagine sono quei tagli.
Grazie del parere Sisto, sempre stimolante |
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Life sei di Ueda commento di Sisto Perina |
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Tecnicamente mi intriga il punto di ripresa ...mentre il taglio di alcune teste....lascia un po' perplessi...anche se sicuramente una scelta imposta dal quadro...
Ma non è questo che mi preme dire qui:
credo che sia molto ma molto difficile commentare la serie sin qui proposta da Ueda (però ci abbiamo provato eh....)...
se solo pensiamo al titolo dato: "life"....porcaccia miseria...è un bel titolo eh...significa: vita...
Già un autore che fino a poco tempo fa numerava solamente i suoi scatti...credo abbia fatto non sò quale cambiamento per ruscire ad aggiungere queste quattro lettere ....ma poi...
Vita....significa tanto....troppo....e non credo sia un mero riferimento alla sezione del forum dove inserire lo scatto....qui sembra un susseguirsi di scatti che hanno segnato, per vari motivi, una o più esistenze...(dell'autore in primis...)
e per questo...in alcuni casi (tra cui la serie: life...) mi chiedo: "ma come possiamo anche solamente credere di riuscire a capire ciò che questa foto suscita in chi l'ha prodotta?"
...ci proviamo...certo....
ma l'unico risultato certo e sicuro è il riuscire a non vedere più le foto solamente numerate....
te la dovevo da tempo questa frecciatina....
ciaoo |
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Life sei di Ueda commento di Ueda |
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Grazie del tempo Giorgio.
Conservo con piacere il tuo parere visivo, un'interessante alternativa. |
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Life sei di Ueda commento di maestrale |
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Sono in difficoltà,mi è difficile commentarla(non ho nemmeno le conoscenze tecniche).Mi ha colpito molto la sedia vuota dietro la banmbina ed onestamente uno zappatore come me avrebbe tagliato,per mettere in evidenza lei e la bambina intitolando"la sedia vuota".Provo a mandarti la tua foto come dico io..Se ci riesco(3 tentativo..)E scontato che in ogni momento taglia cancella codesta cosa che ti mando.Un salutone e grazie ancora per la lettura suggerita.
Giorgio |
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Life sei di Ueda commento di Ueda |
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Luna Rossa ha scritto: | Perché hai tagliato tre persone, non rientravano nei tuoi canoni?......
Comunque di vita ce n’è!……… |
Non rientravano nell'angolo di ripresa del mio grandangolo, di per se già abbastanza ampio, ma non abbastanza
ho provato diversi tagli e questo mi sembra il meno doloroso, ma la tua domanda non è sciocca ma pertinente...ero concentrato su quella damina in abito scuro che attraversa il palco con passo veloce, seguita dallo sguardo dei più, e di come i maschi se ne stavano defilati all'esterno, ammetto di non aver dato importanza a quelle figure, lo faccio ora grazie a te |
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Life sei di Ueda commento di Luna Rossa |
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Posso fare un’osservazione un po’ sciocca?.... Perché hai tagliato tre persone, non rientravano nei tuoi canoni?......
Comunque di vita ce n’è!………
Grazie e ciao |
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Life sei di Ueda commento di Ueda |
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Mille grazie Liliana, la mia visione è molto simile alla tua interpretazione |
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Life sei di Ueda commento di Liliana R. |
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Il tuo punto di ripresa qui ha invertito le parti. Il palco, anche se probabilmente non c'è, non si vede e gli spettatori divengono protagonisti dell'immagine.
In una visione orizzontale, di solito, uno copre l'altro impedendogli quasi di partecipare.
Qui invece ognuno recita compiutamente la sua parte anche se qualcuno sembra essere distratto pur recitando il proprio copione. |
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Life sei di Ueda commento di Ueda |
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caracol sempre lucide e ben ponderate le tue letture grazie
Francesco Ercolano ha scritto: | ...ma qui comporre è una piccola impresa senza tagliare qualcosa...o qualche testa... |
..o distorcere, come puoi vedere in alto a destra, sono i limiti del 10 sigma che su un sensore APS Nikon diventa un enorme 27!!!
Grazie anche a te Francesco anche le tue sono letture sempre piacevoli da leggere e meditare |
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Life sei di Ueda commento di Francesco Ercolano |
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Mi mancavano i tuoi post domenicali...
Mi piace infinitamente il punto di ripresa...qualcuno potrebbe dirti che schiaccia i piani, ma io la trovo funzionale al sapore così intenso Life e, soprattutto, originale...non mi piacciono i tagli ai lati...ma qui comporre è una piccola impresa senza tagliare qualcosa...o qualche testa...
Citazione: | Mi sembra l'efficace traduzione visiva del detto "Sta passando un angelo", quando in una conversazione arriva anche il silenzio. |
...oltre alla bella e sintetica lettura di caracol aggiungo che mi piace pure particolarmente la texture del pavimento con quel tombino bianco...
La bimba assume quasi la valenza di ombelico del Mondo...
Buona domenica, ueda...
Franco
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Life sei di Ueda commento di caracol |
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Mi sembra l'efficace traduzione visiva del detto "Sta passando un angelo", quando in una conversazione arriva anche il silenzio.
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Life di Ueda commento di Ueda |
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Grazie Luigi, decisamente un'ottima lettura la tua |
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Life di Ueda commento di gigihno |
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avendola postata come la tua foto dell'anno, ad un primo sguardo avevo capito che fosse la foto di tuo figlio.
Solo leggendo i commenti, con un occhio più attento ne ho apprezzato la complessità. Il colore verdastro che domina la scena e la fredda illuminazione dei neon dà all'ambiente l'aspetto di un "neonatificio", una sorta di fabbrica di bambini...in cui però la posizione centrale del bambino nella culla restituisce tutta l'umanità della scena. |
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...e dodici di Ueda commento di Gabronski |
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Ueda ha scritto: |
Gabronski eh eh, sarebbe interessante anche una serie fatte dal forno acceso |
CELO ! eh ma così mi fai postare in anticipo buona parte della serie fisheye madness...
PS: c'è anche lavatrice e lavastoviglie |
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