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| La piovra di Tropico commento di Mario Zacchi |
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Onestamente mi pare che il tuo fotomontaggio abbia ricevuto fin troppe attenzioni considerata l' originalità (che mi pare l' argomento primario in questi casi). Sempre lode all' impegno, ma il risultato conta.
PS: Pensa che la cosa è così "originale" (leggi: facile da masticare) che qualcuno, in politica, di altrettanto "originale" nelle proposte, l' ha usata per parlare alla sua base ...  |
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| hands di GiovanniQ commento di Mario Zacchi |
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| Dalpratiana. Qualsiasi cosa siano, per il fatto di essere nel punto dove si guarda e per il fatto che rompono lo schema rigido degli elementi, cambiano la percezione complessiva della foto in positivo. In questo senso, quindi senza scomodare troppo il fatto che siano mani o meno, si può anche dire che la umanizzano. |
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| la morte nascosta di quentin commento di Mario Zacchi |
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| Tropico ha scritto: | | Cosa è oggettivo? io credo nulla, tutto è relativo compresa la scienza. |
Il relativismo è il male del nostro tempo, ma la scienza non ne è coinvolta perché è "concettualmente" oggettiva. La scienza nasce quando si capisce che l' osservazione e la spiegazione del fenomeno devo prescindere da interpretazioni ispirate a qualsivoglia posizione ideologica. E' come una sorta di definizione fondativa. Prima di questo non era scienza: era religione, superstizione, credenza, ecc. e quindi si trattava di visioni relative. Non vorrei che per relatività della scienza tu intendessi che, nel tempo, certe posizioni cambiano. Ma questa è incompletezza: ogni giorno scopriamo qualcosa che integra o corregge; ma corregge o integra questo o quello e non il principio scientifico che resta oggettivo per definizione.
Avete parlato a lungo di neotopografia, mi pare, in un tread recente. Lo scopo di quella impostazione è "registrare". E' quindi obiettiva (oggettiva) quella fotografia? Alla fine no: anche quella è una posizione mentale particolare prima ancora che fotografica. Documentare e basta è di fatto impossibile e, forse, non esiste "il documento". Inevitabilmente si passa per la scelta di un registro narrativo e il registro è già, da solo, messaggio. |
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| la morte nascosta di quentin commento di Mario Zacchi |
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Si può far religione di ciò che si vuole solo che così, spesso, si travisa la realtà. Incluso il fatto che siamo onnivori e quindi anche carnivori e non per scelta deliberata e assassina, ma per causa naturale, antropologica: evoluzione. Passando poi da poche centinaia di migliaia di individui sul pianeta a sei miliardi e passa, ci sta che servano altri sistemi per fornire il carburante necessario a non morire di fame. E se le piante potessero lamentarsi, visto che certo non godono quando le tagliamo, che faremmo? e lasciamo correre sul fatto che se tutti fossimo vegetariani (per risparmiare la vita agli animali che stanno sotto di noi nella catena alimentare) diventeremmo peggio del peggior sciame di cavallette mai visto sulla terra: altro che ecologia ....
Comunque non vorrei esser frainteso: ripeto che le foto sono belle (oltretutto Quentin mi piace come fotografo (vedasi miei commenti di anni fa a lui). Ma per me sono incongruenti con la dichiarazione d' essere "documentazione". Tu dici che non è importante? Per me sì. Se mi dici che fai A e poi fai B, per quanto B possa essere fatto bene io penso che non sei riuscito a fare A.
Chiaramente può anche essere che la mia percezione sia falsata.
PS: io mangio carne circa 3/4 volte al mese. Ma non per religione: perché non mi piace granché. Quindi non ho un particolare interesse nella questione. |
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| la morte nascosta di quentin commento di Mario Zacchi |
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| quentin ha scritto: | Ho voluto realizzarlo NON per denunciare chi uccide gli animali, in quanto la carne è parte integrante della nostra alimentazione.
Ho voluto realizzarlo per documentare l'attività di un mattatoio, la struttura che ci fornisce la carne che compriamo nei supermercati bella impacchettata e con il prezzo di sopra e poi cucinata e mangiata con tanto gusto nelle nostre tavole. |
Sarà ... ma il tuo reportage è fatto di foto belle, ma ben poco oggettive, anzi: sono assai enfatiche. Nei fatti, è una visione abbastanza animalista della faccenda. Se davvero non voleva esserlo, quel certo modo spettacolarizzato di raccontare l' uccisione degli animali per scopi alimentari, morbosamente attesa dal pubblico orientato al pensiero vegan-animalista, ti ha inconsapevolmente preso la mano.
Il risultato è sicuramente meritevole come confezione; ma personalmente non lo premierei come coerenza con le dichiarate premesse nelle quali, nell' ultimo periodo (grammaticamente inteso) si legge anche una sorta di monito: ecco ciò che mangi. Quasi che essere carnivori in una società che, evolvendo, ci ha permesso di procurarci il cibo sui banchi del supermercato, su cui arriva mediante industrializzazione dei processi di allevamento e uccisione anziché attraverso la caccia con le nude mani (e a km zero, chiaramente, mi raccomando ...) sia una colpa. |
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| Jet lag ;/) di schyter commento di Mario Zacchi |
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Pensa come sarebbe stata perfetta con uno stormo di oche che di solito viaggia a V: centrato il serbatoio
Comunque carina.  |
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| Milano di Alfredo Caridi commento di Mario Zacchi |
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| Non amo il genere ne lo stile. Ma riconosco un ottima interpretazione. E anche una posizione mentale non scolastica. |
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| "Primi scatti" di opisso commento di Mario Zacchi |
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Se, ipoteticamente, si potesse prendere questa foto (che qui è accostata alla tua) orfana del suo legame con l’ autore e dei motivi storici che la possono rendere importante, potremmo concludere che in fondo non è poi granché (tipico discorso basato sul soggetto visibile). Si potrebbe così fare un confronto scevro di timori reverenziali, unicamente basato sulle qualità dello scatto per capire come queste qualità influiscono sull’ impressione che ne traiamo.
Una prima cosa evidente l’ ha simpaticamente detta Clara: il tuo forno è “nuovo”. Una cosa nuova non ha storia, non ha nulla da raccontare, la sua foto va bene giusto per un catalogo. Ma sarebbe errato pensare che se fosse stato più sporco la foto sarebbe stata automaticamente migliore (tipico discorso basato sul soggetto visibile).
Nella foto a confronto c’ è un di più di narrazione che esce a destra, dallo scorcio sull’ ambiente: il muro, le mattonelle, il loro stato di conservazione. E’ poco, ma, se osservi bene, quel poco che si vede è perfettamente coerente con l’ usura del forno, con il suo di stato, con ciò che “tutto” suggerisce di pensare di quella casa. C’ è un “ritratto” dell’ ambiente. Ti mostro una cosa, ma alludo a qualcos'altro. Tipico discorso "non" basato solo sul soggetto visibile e che fa una grande differenza nella bravura di chi scatta foto.
Anche il tuo lato destro racconta: un bel fianco in nobilitato colore legno (mi pare) ancora intonso a vedersi. Anche questo è coerente, ma con la visione da catalogo dell’ interno del tuo forno. Ancora una volta il tuo forno non racconta nulla.
Una fondamentale differenza c’ è poi nella scelta della focale che nel caso delle foto accostata a confronto ha generato una prospettiva più accentuata e quindi molto più dinamica e piacevole della tua. Prospettiva che ha pure dato un ruolo alla lampadina in alto a sinistra che sfortunatamente poi nel tuo forno non c’ è (il soggetto visibile qualcosa conta).
E c’ è poi una differenza d’ inquadratura: mentre la tua ci mostra solo il forno e il suo fianco, quella della foto accostata ci mostra di più. Non tanto di più, ma abbastanza di più. Oltre alla casa ci mostra la ribalta del forno che entra nel gioco prospettico e crea anche una sorta di base, di piedistallo per il forno, sottolineandolo come “soggetto visibile” della foto. In realtà il soggetto non è il forno, lo abbiamo già capito. Ma ciò che uso per raccontare va adeguatamente curato, mostrato, sottolineato attraverso le scelte fotografiche.
Conclusione: il “soggetto visibile” ha la sua importanza, ma saperlo fotografare ne ha molto, molto di più. Soprattutto se non è il fine ultimo della foto. Se avessi trovato su un banchetto la foto famosa, io (io che non sono esperto) non l‘ avrei certo riconosciuta. Ma se vicino ci fosse stata anche la tua, tra le due avrei comprato quella di Eggleston pur senza sapere che è sua perché per piccole, ma fondamentali differenze è tutt’altra cosa già al primo colpo d’ occhio. Con buona pace di chi ha il gusto per la semplificazione e pensa che basti fotografare "ad minchiam" per fare gli artisti. Ho che molti famosi come questo fotografassero, in fin dei conti, anche ad minchiam perché tanto potevano permetterselo. |
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| Cenerentolo di gattapilar commento di Mario Zacchi |
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| Ben vista. Penso sia un po' abbondante il campo intorno e che questo rischi di assimilare l' ombra al consistente pattern di forme presente nella foto, alleggerendo l' attenzione sull' intelligente rilettura. |
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| Attraversamenti. di Daniela Loconte commento di Mario Zacchi |
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| Buona l' idea; meno buono il gruppetto nel quale solo la postura della bimba in rosso risuona bene nella dinamica delle linee. Riproverei con pazienza e, magari, anche con luci diverse (per esempio tale da avere ombra che viene verso di te) per arrivare ad un risultato più completo. |
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| Cervia, 8 gennaio di AleZan commento di Mario Zacchi |
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| Da un punto di vista grafico la riuscita di questa foto si fonda su due aspetti abbastanza chiari, facilmente leggibili. C’ è una trama di fondo fatta di linee regolari variamente declinate e modulate (verticali, orizzontali, convergenti prospettiche) che Alessandro ha ulteriormente enfatizzato tagliando la foto in formato quadrato. Su questa trama si staglia la palma che segue una logica grafica completamente diversa: il fusto sta sulla diagonale e spezza dinamicamente il ritmo degli elementi di sfondo. La chioma, che si sviluppa in tutte le direzioni diagonali in un’ ordinata casualità, è il centro vero della foto: più la si osserva è più fuoriesce dal fusto in un esplosione di dinamismo, di vivacità, di vita. Il suo centro è in un punto graficamente notevole: il terzo superiore. Sembra quasi che Alessandro abbia seguito la logica del ritrattista quando colloca il suo centro della foto, gli occhi, in modo che non si possa non guardare lì. La palma è un elemento animato, non è statico; statico è tutto il resto. Ci si potrebbe leggere qualcosa come un elogio alla vita, alla vitalità, alla capacità di emergere e distinguersi. O anche solo un ironico commento a certi atteggiamenti vanitosi. Ma per letture di questo genere andrebbe chiaramente inquadrata nelle intenzioni generali del fotografare di Alessandro; il che non può esser fatto sulla base di una sola foto, per quanto bella e riuscita come questa che potrebbe anche esser solo frutto dell' estemporanea visione di qualcosa di graficamente produttivo. |
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| Vivere il mare... di Clara Ravaglia commento di Mario Zacchi |
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Come, penso, avrebbe detto una nostra vecchia conoscenza: foto a colori senza colore
Scherzi a parte, non mi par molto vista in bianconero. Penso che il tuo mondo sia a colori. |
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| Tran tran quotidiano. di Daniela Loconte commento di Mario Zacchi |
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| Se lo scatto quadrato è nativo è ben composta; se è un taglio, la foto è ben tagliata. Manca una minima, ma utile correzione delle linee verticali: i palazzi divergono un po' troppo vistosamente. L' atmosfera complessiva è piacevolmente suggestiva e la morbidezza generale della foto, che conferisce un mood lievemente impressionista, aiuta ad apprezzarla. Sarebbe una foto qualunque, però, senza il gioco di piani e quindi di profondità della foto innescato dal semaforo e dai fari rossi del tram. Una profondità che si riverbera sulla lettura non solo grafica dell 'immagine. |
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