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Dalla terrazza del Sacro Monte 3:2 di pamar commento di pamar |
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Bruno, Arnaldo, Max, grazie per il passaggio e le valutazioni.
Max, troppo gentile.
Arnaldo e Bruno, grazie mille. Mi precisereste cosa intendete per rigore del primo piano? Grazie.
Marco |
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This delicate place di Magh commento di pamar |
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Trovo che sia molto efficace. Vi sono dei connotati che costruiscono l’immagine in modo molto efficace. I colori non gridati creano un’atmosfera rilassata e piacevole. Tronchi, tronchi, foglie…ma vi è un elemento che con le sue caratteristiche e grazie alla sua posizione rende lo scatto efficace ed “apre” la scena allo sguardo del fruitore, rendendo la fotografia, pur nel suo essere composta da elementi statici, pervasa da un certo dinamismo e senza piattezza. Si tratta di un elemento non diverso dagli altri che compongono la scena. Ma è diverso per tono, posizione e presenza scenica. Mi riferisco al tronco dell’albero in primo piano e più scuro a sinistra. Esso apre lo sguardo verso tutto quanto vi è sulla destra e funge da “elemento guida”. uguale agli altri ma visivamente diverso. Più evidente ma non troppo, tale da essere un elemento dell’insieme ma con quel che basta per introdurre il resto della scena quasi come un apripista o un narratore.
Marco |
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Dalla terrazza del Sacro Monte 3:2 di pamar commento di pamar |
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Ho postato la versione quadrata di questo identico scatto. Ora lo rimetto (perdonate la ripetizione) in formato originale. La foto è parte di un portfolio di vari scatti sul SM di Varese che ho realizzato in formato 1:1. Amo il formato quadrato e la maggior parte degli scatti sul SM li ritengo migliori cosi'. Su questo ho invece qualche dubbio; quindi ho pensato di postarlo anche cosi'. |
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7431 di -Max- commento di pamar |
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Questa fotografia sovverte tutte le regole compositive comunemente richieste, soprattutto in fotografie di paesaggio. il soggetto non è centro focale dell’attenzione….soggetto poi? Quale sarebbe il “bello”, il fascino del soggetto? solitamente in uno scatto paesaggistico si immortalano scorci avvincenti e soggetti “sopra le righe”. E il cielo? Magari meno uniforme e piu’ vario sarebbe stato meglio. E poi la famosa e famigerata regola dei terzi….ma non è rispettata neanche lontanamente. Tirando le somme uno scatto da bocciare in pieno. Eppure, a mio avviso, è una fotografia sopra la media, ben al di sopra, e mi piace molto. Questo è un esempio lampante di come le regole ci sono e sono utili, ma non devono essere prese sempre e comunque come tavole della legge. A volte esse devono essere sgambettate per plasmare la scena al fine di ottenere un obbiettivo voluto. le regole vanno fatte proprie e solo dopo averle assimilate possono essere ignorate. Questo è un caso lampante. Uno scatto basato sulle forme; tutto è bidimensionale. I colori sono solo un paio e vi è un nero profondo. Il soggetto fisico è la parte in nero nella zona inferiore. Nero profondo e forme totalmente bidimensionali senza il minimo accenno alla profondità. Il tutto è reso come forme. Niente dettagli ma solo forme nere. Fatto ottimamente perché ogni elemento non si sovrappone ad altri con i neri che altrimenti si impasterebbero fondendosi l’uno l’altro. Questo permette di capire i soggetti e le parti pur percependone solo i contorni. e poi sopra tutto il cielo. Cielo che diventa soggetto e fulcro dell’immagine. Prima ho definito la struttura nera “soggetto fisico”. Il cielo è soggetto che “crea” il mood dell’immagine. Non elemento fisico ma artefice dell’atmosfera globale. Colori pastello che sanno sfumare dal blu’ all’ocra/giallo nella parte inferiore. Il bello di questo scatto è probabilmente la sua capacità di non vincolare l’osservatore ma di lasciarlo libero di fare innumerevoli congetture e lasciare libera la fantasia e il pensiero. Notevole.
Marco |
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s.t. di Arpal commento di pamar |
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Scatto interessante. L’hai inserito nella categoria paesaggi (giustamente); ma il vero soggetto qui’ non è paesaggistico. Se ci fosse stata la categoria “elementi della natura” ci sarebbe stato bene. Dico questo perché, a mio avviso, il vero fulcro e protagonista di questa validissima fotografia risiede nel primo piano dove viene raffigurata l’acqua con i suoi movimenti, vortici e correnti. In questa zona risiede il quid della scena. Lo sfondo con la costa rocciosa e l’orizzonte ed il cielo? anche piacevole, ma io la vedo solo come una cornice; un supporto non essenziale; elementi utili solo per inquadrare e localizzare la scena. Se per assurdo provo ad eliminare da questo scatto il moto ondoso in primo piano, esso perde tutto. Il patos, le sensazioni e il coinvolgimento del fruitore. Se elimino la parte finale dello scatto perdo il contesto ma “rimane” tutto quanto è fondamentale. Tutta la parte che evoca sensazioni. Ottima prova.
Marco |
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dalla terrazza del Sacro Monte (VA) di pamar commento di pamar |
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Grazie per il passaggio e le valutazioni Fabiana, Marco e Max. Interessanti le valutazioni circa le prospettive, direttrici e divisione in due ambiti della scena. Si, il titolo può essere fuorviante. tendenzialmente perché…..(mio difetto) non attribuisco quasi mai un titolo “pensato” ai miei scatti. Quando posto una foto l’ultima cosa alla quale penso è come chiamarla e lo inserisco di getto. A volte capita pure che se posto lo scatto in posti diversi lo faccio con titoli diversi perché non ricordo come lo avevo chiamato. Il titolo lo inserisco di getto senza dargli importanza. Solitamente io lavoro per portfolio o progetti. In quel caso il titolo (pensato e meditato) riguarda l’intero lavoro e le fotografie che lo compongono vengono semplicemente numerate.
Marco |
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St di littlefà commento di pamar |
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littlefà ha scritto: | Marco mi piace davvero tanto il tuo modo di commentare, articolato,chiaro, esaustivo,nel fare complimenti così come nell'esporre critiche e perplessità,grazie, è un piacere leggerti.
Nico,Gio grazie ! |
Ciao,
grazie mille per le belle parole. Sono lusingato. Spesso (per me) è più facile “raccontare” le foto altrui che fare qualcosa di buono io stesso. Tra le altre cose mi sono reso conto che, se fatte con criterio, le analisi altrui su un proprio scatto evidenziano aspetti che l’autore stesso non vede o percepisce in modo diverso. Almeno, per me è cosi’….mi è capitato spesso di vedere sviscerato un aspetto (anche lampante col senno del poi) da altri che io come autore non “vedevo”, pur avendo fatto lo scatto ed averlo analizzato a lungo. Certo, a volte ci si imbatte in critiche che non stanno in piedi o che illustrano canoni volontariamente sgambettati per ottenere un dato risultato. Tuttavia sovente un giudizio esterno (altro rispetto al nostro io) è utile; basta saper dare il giusto peso alle cose. Sovente non si riesce poi ad esprimere coerentemente i propri giudizi, o capita di risultare crudi…a me, colpa del mio carattere spigoloso, capita spesso. Concludendo devo dirti che a me viene naturale questo tipo di analisi; di contro riesco ad intervenire poco perché ci vuole un certo tempo ed io tempo libero ne ho pochino (lavoro, due figlie piccole, impegni vari).
Grazie ancora.
Marco |
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"Forever Lost" di stoppans commento di pamar |
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"To photograph reality is to photograph nothing.”. Questa frase del grandissimo fotografo Duane Michals, penso che possa essere associata a questo magnifico scatto. Michals non è un paesaggista, tuttavia il suo concetto cade a pennello. La realtà viene qui sgambettata e plasmata. Questa fotografia bypassa il reale e quanto viene accettato come tale; sembra esserci un elemento che è oltre quanto è immediatamente accettato come reale. forse la realtà delle cose emerge dopo un poco, dopo un primo momento di smarrimento e sorpresa. L'uso di un tempo lungo si traduce in un risultato diverso e nuovo rispetto ai soliti canoni che vogliono cieli con nubi trasformate in scie soffuse o bacini lacustri setosi. Qualcosa capace di sgambettare i comuni effetti visti ed abusati. Un effetto che conduce ad un risultato non solito e "diverso". A mio avviso questo porta ad un risultato estetico capace di fare nascere una nuova idea e nuova interpretazione del luogo.
Se per assurdo mettessimo fianco a fianco due scatti uguali di questo luogo, uno ottenuto con tempi di scatto rapidi e questo, essi non avrebbero assolutamente nulla in comune; richiamerebbero pensieri, sensazioni e congetture profondamente diversi ed opposti.....forse, pur nella loro uguaglianza di soggetto, verrebbero addirittura scambiati per rappresentare luoghi diversi. Questa fotografia è l'emblema di come l'uso di parametri differenti in fase di ripresa possa condurre a risultati antitetici anche riferiti allo stesso soggetto. Caspita, questo scatto per me è dirompente e non ho vergogna di dire "vorrei averlo fatto io". Per me è decisamente una fotografia ben al di sopra della media. Forse la composizione in alcuni dettagli poteva essere migliorata? Può darsi, ma chi se ne frega. Visto il risultato sono speculazioni di secondo piano.
Complimenti.
Marco |
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periferia di sanmoi commento di pamar |
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Impressione personale, ma non trovo malvagio questo scatto. Forse dal titolo "periferia" uno si aspetterebbe ben' altra inquadratura, maggiormente da vicino agli edifici tipici di una periferia. Ma tutto quel terreno in primo piano decontestualizza e rende ancora maggiormente anonime le abitazioni. Case di una qualsiasi periferia. Il concetto stesso di una generica periferia. E poi quel campo brullo e trasandato, terra di nessuno...non è forse un aspetto tipico di una periferia non curata e lasciata a sé stessa?
Marco |
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St di littlefà commento di pamar |
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Una fotografia che colpisce. A mio giudizio una fotografia come questa ha il grande merito di non passare inosservata. Perché? In fondo è un semplice paesaggio costiero, una spiaggia sabbiosa ed il mare. niente di nuovo allora? Forse, ma è uno scenario capace di evocare sensazioni e pensieri. La base è, a mio avviso, legata alla sua linearità e pulizia ed efficacia compositiva. Spesso io sono molto critico riguardo tali aspetti. In questo caso trovo che siano ben fatti....anzi ben "dosati". Spesso introdurre tutti gli aspetti essenziali non è sufficiente. Vanno amalgamati l'uno l'altro in modo coerente. Passami il paragone: è come una ricetta; servono gli ingredienti giusti ma vanno anche aggiunti nelle giuste proporzioni. In una minestra serve la verdura, la pasta ed il sale, il brodo; ma se ci metto troppo sale il sapore finale sarà pessimo. Qui invece ogni cosa è nelle giuste proporzioni. Una "ricetta" semplice ma efficace e ben bilanciata. Tre colori: l'azzurro del cielo, il sabbia della sabbia, il bianco delle nubi. Stop, solo tre. Nessun' altro, nulla di troppo ma nulla che manca. Guardando velocemente lo scatto chi direbbe subito che i colori sono solo tre? Sono solo tre ma sono quelli che servono. Non c'è bisogno d'altro. Non si avverte la mancanza di nulla. Stesso discorso vale per gli elementi. Sabbia, mare, cielo, nubi e pozze d'acqua. Non si avverte il bisogno d'altro. Non si ha la voglia di dire che manca qualcosa. Questo è dovuto soprattutto alla loro sapiente disposizione nell'inquadratura. strisce orizzontali di colori alternati che "costruiscono" la scena: una striscia di sabbia, poi acqua, poi ancora sabbia e poi acqua...ed infine il cielo con il suo azzurro pastello ma non uniforme e monotono ma reso "vario" dalla presenza di nubi delicate e a loro modo non troppo evidenti. insomma, potrei continuare ancora con mille altri dettagli ma il concetto è questo.
Marco |
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st di GiovanniQ commento di pamar |
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Una fotografia "diversa" rispetto a certi canoni di moda attualmente. Foto ultra nitide con colori spesso evidenti e saturazione imperante, dettagli ed elementi "taglienti" e massima incisione. Diversa ma avvincente e capace di evocare un mood molto accattivante e particolare. Una foto insomma capace di rimanere impressa e lontana da un certo effetto wow che risulta legato all'attimo della prima visione per poi essere dimenticato in fretta. Questo scatto possiede la forza di "persistere" ed è capace di persistere anche dopo una prima visione. Sarà forse il suo essere "diverso" dal consono. Sarà il suo essere capace di evocare sensazioni che emergono lentamente e permangono senza svanire. Sarà la sua capacità di essere visto e visto ancora facendo emergere pensieri e piccoli dettagli ogni volta nuovi. Sarà....molte cose non banali insieme.
Marco |
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monti e nebbia di pamar commento di pamar |
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jus ha scritto: | Che spettacolo il fondersi di elementi.
Splendida.
Ciao. |
Grazie Jus!!!
Marco |
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Monotonie padane di jus commento di pamar |
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una dimostrazione efficacissima di come a volte serva un elemento anche non "affascinante" o esteticamente sopra la media per dare quel tocco fondamentale ad una fotografia. In questo caso è il solco nel terreno. Conferisce profondità, "riempie" il primo piano e il progredire dell'immagine verso lo sfondo. Guida lo sguardo e lo conduce lungo tutto il frame. Bella ed efficace.
Marco |
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Prima neve su Santa Agata. di Ivo commento di pamar |
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Una fotografia che giudico positivamente sia per la resa del B&N che per la composizione generale, sia per l’atmosfera creata che rispecchia pienamente ciò che è illustrato. Il B&N è un B&N classico (e questo è per me positivissimo). La tendenza odierna è quella di una resa molto contrastata del B&N, con una spiccata propensione a “spingersi” verso i due capi della scala tonale. Questo fornisce risultati d’impatto visivamente parlando, ma a discapito della resa di alcune zone che risultano sacrificate o addirittura non presenti. in questo scatto invece c’è una buona distribuzione tonale che rende ben leggibili sia i toni intermedi che gli scuri, con dei bianchi leggibili e non bruciati. Ne deriva, a mio avviso, una rappresentazione bilanciata e “naturale” della scena, che risulta equilibrata e consona. dal punto di vista della composizione salta subito all’occhio la centralità della chiesetta. In questo caso ci sta, dato il formato del fotogramma e pure la divisione del fotogramma in tre zone orizzontali distinte; due più vuote (cielo e primo piano innevato) ed una centrale ricca di elementi (chiesa ed alberi). Ne deriva che la posizione centrale della chiesa vada a “completare” efficacemente la sua presenza nella fascia centrale orizzontale. Tutto questo rende la chiesa il fulcro dell’immagine; fulcro che è tale per tipologia del soggetto e pure in base alla sua centralità nell’inquadratura.
Marco |
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St di littlefà commento di pamar |
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ciao,
un bel paesaggio direi. Ci sono due fattori in questo scatto che gli donano coerenza ed efficacia.. Il mosso controllato delle onde. Il primo piano perfettamente leggibile ed a fuoco. Le direttrici presenti che costruiscono la composizione della scena, ossia la costa rocciosa e l’orizzone “racchiudono” e delimitano un settore della scena che risulterebbe alquanto vuoto. Tu invece hai voluto inquadrare tutti i ciottoli in primissimo piano con il loro fondersi (andando in là) con l’acqua mossa e spumeggiante, ed ancora dopo ci sono le onde spumose che rompono la monotonia dell’acqua. Insomma, cosi’ non ci sono zone vuote o piatte. Complimenti per non essere caduta nella tentazione di allungare i tempi per avere il mare “setoso”; in tal caso avresti perso tutti gli elementi oggettivi che riempiono la scena. Adottando un tempo breve ma non troppo sei poi riuscita a rendere efficacemente l’idea di movimento dell’acqua. Se proprio devo trovare qualcosa di migliorabile direi di tagliare una fetta superiore di cielo. Esso risulta troppo vuoto, e secondo me, l’immagine ne guadagnerebbe.
Marco |
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Horses di slegar commento di pamar |
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Ciao Slegar,
ti racconto le mie personali impressioni su questo scatto. trovo piacevoli le tinte generali che hai ottenuto ed il gioco di ombre creato dai vari elementi presenti. Detto questo io trovo lo che scatto lasci il fruitore un poco, come dire, “insoddisfatto”. Perché? Non è in fondo una ripresa carica di troppi elementi e risulta pulita. Perché allora? A mio avviso è l’ordine con il quale sono disposti i vari elementi nel frame che potrebbe essere migliorato. Non solo i vari oggetti ma anche le direttrici formate dai filari di paletti di legno.
se consideriamo lo spazio rappresentato come un insieme di settori pieni e vuoti, suddivisi dalle direttrici presenti, esse formano settori che non si adattano al contenuto e generano una certa confusione. Anzi, confusione non è il termine corretto, direi piuttosto armonia. Lo dimostra anche il fatto che, osservando lo scatto per qualche minuto, ci si “abitua” ad esso ed appare maggiormente armonioso.
Marco |
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monti e nebbia di pamar commento di pamar |
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Cristian 1972, -Max-, littlefà, grazie per le gentili parole. Contento che vi sia piaciuta.
Marco |
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