|
|  | | Commenti |
|---|
 |
| Reinterpretation - asymmetric diptych di pamar commento di pamar |
|
Harma, Claudio, Antonio, Fabiana, Giacomo, Giuseppe, Marco grazie per i vostri apprezzamenti e le gentili parole. Felice che questo lavoro venga apprezzato. Vi racconto due cosette: questo lavoro è nato quasi per caso, nel senso che l’avvio era dovuto alla voglia di provare delle fotografie macro con obiettivo macro e, a volte, tubi di prolunga abbinati all’obiettivo macro e soggetti sufficientemente sottili da essere retro-illuminati per trasparenza. Nel corso delle cose e vedendo i primi risultati, mi è venuta l’idea di ottenere delle immagini non puramente accurate a livello scientifico, ma di ottenere risultati giocati su evidenziazione delle forme, textures, colorazioni che a volte sfuggono ad uno sguardo normale. Da qui la voglia e l’idea di ottenere sovrapposizioni, costruzioni, desaturazioni ecc. Inizialmente il portfolio era costituito da immagini singole, quadrate e 3:2 alternate. Poi su suggerimento di un amico artista/fotografo ho provato a comporre dei dittici asimmetrici formati da un’immagine quadrata+una rettangolare. Il lavoro è stampato inkjet su carta matte cotone con leggerissima texture. E poi, un poco per gioco ho sottoposto questo portfolio a Critical Mass di Photolucida a Portland ed è addirittura rientrato nei top 200. Il lavoro che ho presentato è quello inviato a Portland. il completo è formato da 15 dittici. Prossimamente penso di postare anche gli altri. Ancora un grazie a tutti quanti hanno visto e lasciato una testimonianza.
Marco
P.S. Harma, l’ultimo dittico: la parte rettangolare è costituita da due macro dove quella verde scura divisa in 3 ritagli è stata poi sovrapposta (in PP) a quella chiara. La parte quadrata invece è uno scatto intero semplicemente desaturato in mezzo e convertito in B&N nella zona finale. |
| |  |
| Venice di DamianoPignatti commento di pamar |
|
Giusto quanto detto da Teresa. Una parte per il tutto. Basta un singolo elemento o dettaglio per richiamare immediatamente una intera cosa o concetto. In questo caso basta una parte di imbarcazione per richiamare l’imbarcazione intera. Ma non basta perché di conseguenza, essendo quell’imbarcazione tipica e unica e simbolica di una città, Venezia viene subito richiamata. Incredibile se ci si pensa, è sufficiente un dettaglio di un’imbarcazione perché esso venga immancabilmente associato ad una città e di conseguenza la “tiri in ballo”. Tra le altre cose trovo che lo scatto sia costruito in modo intelligente. Se, come assodato, è sufficiente solo un singolo elemento per pensare a Venezia, bene ha fatto l’autore a non “sporcare” la scena con altro. isolare un dettaglio non è sempre facile, spesso la scena risulta sporcata da particolari che sono di troppo. In questo caso, adottando uno sfondo nero e vuoto, si elimina tutto ed il soggetto chiaro è unico e spicca nelle sue forme. Bella resa.
Marco |
| |  |
| St di littlefà commento di pamar |
|
Un’immagine che potrebbe essere letta in modi diversi. Partendo da una maggiore concretezza si sarebbe portati a dire che un bambino ha perso o lasciato in giro il suo orsacchiotto. Magari l’ha smarrito in un bosco…..anzi, no, è il giardino di casa sua e l’ha dimenticato lì, vicino ad una siepe. Stasera quando sarà nel suo letto farà diventare matti i suoi genitori perché non lo trova. Ma guardando meglio, soffermandosi sulla scena, si è portati ad escludere questa versione. Non sembra un giocattolo smarrito nel giardino di casa…insomma potrebbe esserlo ma vari elementi non ci fanno propendere per questa versione. L’orsetto non pare caduto li per caso; sembra essere trattenuto li, quasi fossa prigioniero. Con quel ramo di fronte a lui sul quale ha la zampetta posata che lo “trattiene” li. E poi (lo so è solo un giocattolo, non ha molto senso quanto dico…) i suoi occhietti sembrano quasi tristi per l’impedimento al quale è sottoposto.
Ho corso troppo con la fantasia e l’immaginazione? Si, senza dubbio. L’immagine mi ha spinto a questo. Un’analisi asettica e puramente formale mi avrebbe indotto a parlare di toni, costruzione, disposizione delle masse ecc. Certamente tutti questi elementi ci sono e sono ben fatti. Essi sono basilari e contribuiscono, anzi “fanno” emergere il mood dell’immagine e danno alla fotografia la capacità di comunicare sensazioni . Il migliore soggetto senza una costruzione efficace risulta immancabilmente penalizzato. Un’automobile con un motore potente ha prestazioni mediocri senza un telaio ottimale e con delle sospensioni scariche.
Comunque mi stavo chiedendo se questa fotografia ha “spinto” la mia fantasia ed immaginazione. Ho detto che è vero. questa penso sia una dote non da poco. in fondo una fotografia non è altro che un’immagine bidimensionale…ma se riesce a trasmettere “altro” rispetto a quello che graficamente rappresenta, vuole dire che ha in sé potenzialità e connotati non banali e scontati. Complimenti.
Marco |
| |  |
| St di batstef commento di pamar |
|
Di questo scatto risalta l'atmosfera che è conseguenza del tempo atmosferico (chiaramente elemento fondamentale) ma anche è conseguenza del come la scena è stata costruita. I due elementi, tempo e costruzione della scena vanno a braccetto e si associano nel "fare" la fotografia. Soggetto primario (la costruzione) sulla sfondo; resa abbastanza grande da permetterne la piena leggibilità ma spazio antistante capace di lasciare vedere buona parte del viale/zona di accesso....e ci si accorge quasi subito che tale viale è da un certo tempo in disuso: erbe incolte e siepi lasciate crescere liberamente. Allora si è portati a focalizzarsi sulla facciata e per prime si notano le finestre tutte immancabilmente chiuse e ci si rende conto che quello che la nebbia tentava di celare emerge dai vari dettagli: la casa è chiusa e disabitata. Per quanto sarà cosi? Da quanto è cosi? Domande senza risposta certa. Forse è anche questo alone di non chiaro ed ambiguo a rendere lo scatto affascinante.
Marco |
| |  |
| s.t. di Arpal commento di pamar |
|
Ciao, la foto ritrarrebbe una bella situazione.....ma.....mio limite, mia pecca, un'immagine con un muro pendente non riesco ad accettarla e non riesco ad immedesimarmi e a parlarne coerentemente. Scusa, mio limite.
Marco |
| |  |
| Reinterpretation - asymmetric diptych di pamar commento di pamar |
|
Fotografie macro (obiettivo macro e tubi di prolunga) che formano dei dittici composti da un'immagine 3:2 più una 1:1.
Non delle macro puramente "tecniche" ma la volontà di soffermarsi su forme e strutture e di associare particolari esteticamente affini. Nessuna elaborazione grafica, anche le fotografie piu' sui generis derivano da sovrapposizioni o frammischiamenti di scatti reali.
Marco |
| |  |
| Gentrificazione di manuels commento di pamar |
|
un lavoro che ha molti elementi che apprezzo. Prima di tutto, cosa fondamentale in un portfolio, la coerenza stilistica all'interno del lavoro. Scatti di uguale fattura, non solo per quello che riguarda i soggetti, ma anche (ed in tale caso) soprattutto per l'uniformità della resa e realizzazione. Uguali tinte dei soggetti, uguali tinte e tipologia di sfondo, uguale tipo di rappresentazione sia del soggetto che dell'insieme della scena. Secondo il mio parere gia questo rende il lavoro coerente e ottimale. E poi, salvo la dicotomia colore vs B&N mi rimanda al lavoro dei Becher ed alla scuola di Dusseldorf; soprattutto per la prassi di immortalare il soggetto in modo lineare e schematico/pulito e per la sua unicità ed assenza di altri elementi nel fotogramma; inoltre ci vedo anche un parallelismo nel modo di rappresentare gli sfondi: puliti e chiari, senza nulla d'altro, neppure qualche nuvoletta. diverso dai Becher il voler "escludere" la base delle costruzioni, ma in fondo il fine raggiunto è comparabile: isolare il soggetto dal resto ed incentrare tutto su di lui. Foto con rigore architettonico e quasi maniacale, soggetti rappresentati univocamente e solitari. Scopo pienamente centrato.
Marco |
| |  |
| Sulla metro di paolo cadeddu commento di pamar |
|
uno scatto che apprezzo. Luci ed ombre. chiazze di luce che "costruiscono" e delineano l'ambiente, disegnando i connotati della scena. Le zone luminose sulle pareti delimitano la larghezza della visuale (che poi è la larghezza stessa della galleria), ed i binari, chiari e perfettamente leggibili, disegnano il percorso ed il suo estendersi fino in lontananza dopo la curva. Sono d'accordo con Antonio sullo spostare leggermente il punto di ripresa per seguire meglio la curva. Invece penso che sia ottimale il B&N (sacrificando il colore delle luci) perché penso che il tutto sia disegnato dalle luci stesse che costruiscono gli spazi dimensionali ed il percorso contrapponendosi agli scuri. Molto granulosa (ISO alti per forza di cose) ma secondo me è un dettaglio che non stona ed aiuta a percepire la scurezza dell'ambiente dove è stata scattata la fotografia. Forse (e dico forse) sarebbe stata meglio anche piu' scura, visto che quello che conta sono le zone illuminate del fotogramma che disegnano gli spazi.
Marco |
| |  |
| ST di pamar commento di pamar |
|
Grazie Bruno, Franco, AarnMunro e Arnaldo per il passaggio ed i giudizi.
Marco |
| |  |
| La foglia più grande di pulchrum commento di pamar |
|
Una fotografia abbastanza comune, nulla di nuovo. Tuttavia l’apprezzo perché progettata e realizzata in modo molto accattivante ed impeccabile. La prima cosa che salta all’occhio è la contrapposizione molto efficace fra foglia grande e letto di foglioline. grandezza e soprattutto colori diversi. Nello sfondo vi sono i gialli, i marroni chiari e scuri, i grigi ma nulla di verde. anche la disposizione nel frame mi pare azzeccata, con la nervatura principale della foglia che segue la diagonale del fotogramma. Quindi nulla di eclatante come novità ma il tutto è costruito ottimamente per ottenere un effetto grafico molto piacevole.
Marco |
| |  |
| Tex Willer di Harma commento di pamar |
|
Bello, una testimonianza di un’occasione particolare ed un momento sui generis. L’atmosfera che emerge è quella di un momento quasi intimo e di un gesto non pianificato ma occasionale che capitata quasi per caso, su una tavola utilizzata per mangiare (si capisce chiaramente dalle briciole sulla tovaglia in alto).
Dal punto di vista puramente formale costruttivo buona l’idea del fuoco sul disegno, incorniciato dall’autore (capo + braccio) nell’atto di disegnare. Tuttavia personalmente cambierei qualche elemento (ma sono miei pensieri, non critiche esplicite). Prima di tutto taglierei la parte superiore dove sono presenti la parte superiore del capo del disegnatore coperta dai capelli; non troppo, magari qualche centimetro, perché penso che sia una zona troppo vuota e non sia essenziale ma, di contro, levandola la zona fulcro ossia il disegno si verrebbe a trovare in un punto verticale maggiormente armonico e il tutto sarebbe meglio bilanciato. Approvp l’idea di inquadrare solo una porzione del capo della persona. Invece taglierei qualcosa anche in basso perché la spalla mi pare eccessiva come superficie occupata. In tal modo, tagliando una porzione sopra ed una sotto verrebbe ancora maggiormente bilanciato l’intera scena ed il fotogramma come ho descritto precedentemente. Comunque, nel complesso, trovo che sia una prova veramente buona sia dal punto di vista grafico che del momento immortalato.
Marco |
| |  |
| st di albo49 commento di pamar |
|
Guardando ieri questa fotografia ho tirato dritto pensando che era una delle tante che ci sono in giro con quel soggetto. Visto che ho una memoria ridicola oggi l’ho riaperta per vedere cosa fosse e una volta rivista stavo per passare avanti quando…..qualcosa mi ha fermato. Un particolare che mi stava sfuggendo ma che rende lo scatto particolare. mi riferisco alle ombre. sono tre, ma di primo acchito ci sono solamente due soggetti. Essendo le persone ridotte a siluette nere una delle tre persone “scompare” dietro ad un’altra. Non immediatamente si capisce che le persone sono in realtà tre; si nota poi il piede destro della terza persona che sbuca dalla gamba della persona davanti a lui…(peccato per quel piede, non si fosse visto era una scena impeccabile). Contribuiscono all’effetto il taglio delle persone ad altezza della vita e la buona disposizione delle ombre che si disegnano a terra lungo la diagonale del fotogramma, inoltre la ripresa semplice e pulita: persone + ombre + suolo, nulla d’altro. Molto valida.
Marco |
| |  |
| ST di pamar commento di pamar |
|
| Colonnato di una cappella del Sacro Monte di Varese |
| |  |
| Il Santuario di batstef commento di pamar |
|
questa fotografia è diversa per alcuni aspetti rispetto le solite che attualmente posti. Si tratta sempre di un’immagine di un luogo abbandonato. I segni del tempo sono evidenti , ma c’è un qualcosa di particolare, un qualcosa che me la rende particolarmente affascinante. L’ho notato quasi da subito…un locale dove l’abbandono è evidente, con infissi divelti ed abbandonati a terra, muri semi diroccati e scrostati. e poi i soffitti affrescati e decorati, quasi fosse un luogo con un certo prestigio a suo tempo e poi, prima dell’abbandono, ha perso la sua iniziale funzione per diventare una sorta di deposito o cantina. una sorta di nobile decaduto e poi lasciato andare in malora. Comunque, dicevo, l’elemento che mi ha colpito sono le due poltrone ed il divano. Soli arredi in un locale vuoto. Spiccano nella loro solitudine di arredi quasi fuori posto, perché il locale sembrerebbe essere stato usato per altro prima dell’abbandono. domende senza risposte. Elementi quali il soffitto affrescato e il divano che sembrano fare a pugni con l’ambientazione….o forse vogliono raccontare un passato, ora incedibile di quel luogo.
Marco |
| |  |
| SFeliceCirceo_Gen19 di GiovanniQ commento di pamar |
|
grafismo puro ed accattivante. Pochi elementi che creano un disegno geometrico dove la luce gioca un ruolo fondamentale disegnando la linea verticale sull’acqua; linea che parte dal sole. Bene il sole centrale orizzontalmente. In uno scatto del genere metterlo laterale avrebbe levato quanto vi è di notevole, ossia le geometre ed i simmetrismi. Proprio perché giocata sulle linee simmetriche necessita di precisione estrema. Sono io che vedo male o l’orizzonte dell’acqua pende decisamente? Oppure è l’obiettivo che rende un effetto molto curvo?
Marco |
| |  |
| Riflessioni di brunomar commento di pamar |
|
Foto che sono “altro” rispetto ad una consona rappresentazione del reale mi hanno sempre affascinato. Il concettuale in fotografia, se ben strutturato e realizzato ha comunque un fascino tutto suo. A mio parere comunque un lavoro di questo genere deve essere a suo modo strutturato, ossia deve avere un punto focalizzabile che si dipana poi verso una rappresentazione anche ambigua o non immediatamente lampante. Affrontare argomenti di questo tipo è arduo con un singolo scatto che, spesso, risulta troppo oscuro o vice versa troppo palese. Per questo penso che un lavoro o una tematica del genere difficilmente possano “esistere” ed essere complete con uno scatto singolo. Un portfolio, un gruppo di scatti tematici sarebbe il meglio. Il tuo scatto, sebbene affascinante, ha il rischio di essere male interpretato o non-capito. Questo per il suo essere oscuro nel perché e come. Il pericolo è che non sia capito e passi per un operazione puramente grafica o un errore spacciato per altro, quando magari nelle intenzioni dell’autore vuole essere “altro” e rappresentare un concetto.
Marco |
| |  |
| Old sadness di pamar commento di pamar |
|
Grazie essedi, I.K. e Harma per il passaggio e le parole.
Si tratta di uno scatto digitale rivisto e rielaborato per dargli una parvenza di vecchio più che di grana vera e propria (aggiunta di grana e vignettatura). Con i software attuali esistono anche dei modi per ricreare la resa della pellicola e addirittura scegliere quale pellicola per marca, modello e sensibilità.
Certo che l’atto di scattare con una macchina caricata a pellicola, magari una medio formato, è tutta una altra cosa…..come anche il risultato a livello di grana ottenuto.
Marco |
| |  |
| Stairs di carcat commento di pamar |
|
Ciao Mario,
ho visto la prova che hai fatto. Dimostra, come sostenevi, che la cornice grafica della struttura è ottenibile senza troppo penare lavorando uno scatto ampio in post. Su questo punto, ossia che era fattibilissimo, non avevo dubbi anche prima dell’esempio. Tralasciando momentaneamente, la questione dello scatto nato così o ottenuto così in post, ne deriva l’assoluta consapevolezza del poter creare a posteriori una situazione che non è presente originariamente. penso che all’incirca diamo la stessa importanza concettuale alla creazione al momento dello scatto o a posteriori sul PC. da questo punto di vista mi avvalgo di due elementi per essere certo che l’autore lo scatto l’ha previsualizzato in questo modo: primariamente la sua testimonianza; e poi anche un’analisi del risultato grafico (NB solo grafico): nella versione da te postata ed elaborata noto una diversità circa gli accorgimenti grafici presenti. Per esempio i vertici delle parti superiori dei corrimano delle scale che terminano negli angoli del fotogramma. Questo mi fa propendere per ritenere che lo scatto sia stato voluto in questo modo e che poi sia stato ottimizzato al PC. Partire da uno scatto generico e ricavare in toto una costruzione grafica a posteriori non sempre ü palese e facile se non si è appunto partiti da una idea all’atto dello scatto. E poi, cosa basilare e fondamentale ai fini della particolarità e fascino della fotografia postata è la presenza delle due persone. L’autore li ha “visti” e immortalati in quelle posizioni, con quell’atteggiamento. Io penso che non è cosa (almeno, non per me) semplice o fattibile ottenere una immagine del genere rimaneggiando uno scatto generico, un calderone dove c’è di tutto ed essere convinti che scattando senza un piano poi a casa tanto qualcosa di decente ottengo. Comunque a mio parere lo scatto dell’autore carcat ü particolare e sopra la media perché è oltre rispetto ad una semplice rappresentazione grafica/architettonica pure impeccabile. Oltre l’esempio che hai postato. Magari un grafismo è ottenibile rimaneggiando un file generico, ma a mio avviso la presenza delle persone in quei punti sottende tutto un insieme di congetture ed ipotesi e pensieri che sono “oltre” la semplice impeccabilità e pulizia strutturale.
Marco |
| |  |
| Stairs di carcat commento di pamar |
|
ciao Mario,
mi fa piacere proseguire lo scambio di opinioni. Hai ragione, il bello di un forum é la possibilità di discutere e scambiare idee e vedute. Certo spesso non è semplice accettare critiche o idee diverse. Solitamente ciascuno è convinto della validità del suo. Intervenire solo con lodi è piu' semplice e sicuro. Se si pone una diversa interpretazione, una critica o visione si rischia spesso di urtare. Io per esempio ne so qualcosa perché spesso ho avuto contrasti di questo tipo e di carattere sono soggetto a credere di essere sempre nel giusto quando si puntualizza su una mia fotografia, e a dire che la critica arriva da uno che non capisce un caz......salvo poi valutare le cose con calma e riconoscere la fondatezza di talune altrui ragioni. Per questo motivo mi sono imposto di evitare risposte immediate ma di lasciare scorrere un poco di acqua sotto il ponte prima di rispondere....altrimenti diciamo che "corrosivo" è il mio secondo nome.
Comunque, bando alle ciance. Riguardo i tagli, di massima concordo. E' diverso avere in mente un progetto prima di scattare e ricavare un qualcosa a posteriori partendo da tutt'altro. E' diverso perfezionare qualcosa che nasce sui binari giusti da trasformare delle mele in pere a posteriori. La semplicità di farlo con gli strumenti attuali è abbastanza semplice un po' per tutti. Circa la fotografia in questione io sono convinto che sia stata resa impeccabile con un lavoro post scatto. Basta vedere la precisione della costruzione, le diagonali che puntano perfettamente ai vertici, l'ortogonalità dell'insieme, la posizione delle due persone.....parliamoci chiaro, azzeccare tutto al momento dello scatto senza una successiva ottimizzazione è roba da Mandrake. Allo stesso modo io sono convinto che l'autore aveva in mente, voleva, ottenere uno scatto con queste caratteristiche. insomma ha previsualizzato il tutto. Ritaglio di uno scatto rettangolare? potrebbe essere, ma a mio avviso non conta se l'idea era di ottenere poi un quadrato. sarebbe in fondo anche troppo complicato partire dalla volontà di scattare rettangolare e poi avere gli elementi per rimaneggiare il tutto in un quadrato con tali connotati finali. Se scatti rettangolare fai delle scelte automatiche ed inconsapevoli che vertono verso il meglio ottenibile al momento dello scatto (rettangolare. Se parti con la consapevolezza di ottenere poi un quadrato e scatti rettangolare incentri tutti gli elementi chiave e basilari verso il quadrato, e lo spazio in piu' serve come margine su cui giocare e zona di sicurezza. Certo poi ci sono le eccezioni fortunose che possono smentire il mio ragionamento. Da parte mia posso dirti che amo il quadrato, e scatto comunque rettangolare (a meno che non usi la 6x6 medio formato), ma con la consapevolezza che quella foto sarà quadrata e ragiono ed opero sapendo che sarà un quadrato e "vedo" la scena come quadrato. Poi, come detto, mi ritrovo un rettangolo ma i lati sono solo roba da scartare e sempre margini di sicurezza; una sorta di salvagente per rimediare ad errori o imprecisioni. Io ragiono così e, salvo smentite, sono portato a credere che sia cosi' anche in questo caso. penso inoltre che ci sia una differenza concettuale palese fra partire da un'idea ed ottenerla poi casualmente sul PC.
Circa iltuo discorso sulla fotografia zen......non sono totalmente affine al tuo ragionamento. A mio avviso non è semplicemente una questione di padronanza dello strumento e della tecnica. Sarebbe troppo semplice. Togliere invece di aggiungere, disporre in modo armonico, dare il giusto peso ai vari elementi.....non è banale e non è per nulla facile. se devo mettermi in gioco posso sostenere che una fotografia del genere (parlo di quella di carcat) avrei avuto non poche difficoltà ad ottenerla, a pensarla. Secondo me non è basata solo su precisione geometrica della struttura ma la presenza delle due persone è elemento fondamentale. Se invece delle persone ci fossero stati due piloni o qualche oggetto fisico la foto sarebbe risultata molto piu' anonima e fondata solo su abilità di pulizia geometrica. e cavolo, raffigurare due persone in quei punti, con lo postura quasi identica ecc. non è roba che reputo da tutti o semplice. Certo poi vi sono fotografie con sfaccettature diverse, con connotati e piani diversi, ma questa opera zen non la trovo per nulla facile o basata solo su precisione tecnica e ripeto, non saprei dire se scatti simili sono comuni sul forum ma penso siano pochissimi quelli con i connotati di questo e con la presenza non banale delle due persone.
Marco
PS conoscevo Shore e lo scatto che hai proposto, scavando nella memoria, l'ho ricondotto a lui. Invece Friedlander non mi era noto......ma san Google fa miracoli. |
| |  |
| Stairs di carcat commento di pamar |
|
| fmongili ha scritto: | Ciao Marco, innanzi tutto ho letto le riflessioni Tue e di Mario con interesse ( non se ne leggono abbastanza purtroppo), detto questo, facendo seguito a quello che avete scritto, mi sono ispirato al “WOW pensiero”.
Credo ce ne siano 2 tipi in fotografia, il primo è Wow che bella foto! dove il contenuto fa emergere emozioni, ricordi ecc.….. ed il secondo è Wow che bel lavoro! dove il contenuto appaga i nostri sensi riportandoci alle capacità tecnico creative dell’autore stesso.
Sicuramente questo scatto fa parte del secondo tipo
Il fatto poi che possa rimanere impressa nella nostra memoria o meno, è un aspetto difficilmente decodificabile per quanto mi riguarda.
Un caro saluto a tutti e di nuovo un grande bravo al nostro Carcat |
Ciao fmongili,
il riferimento all'elemento wow, o se vogliamo meraviglia, di fronte ad una fotografia era un semplice esempio per sostenere che non sempre questo iniziale effetto, tale reazione è seguita da altro ma che questo stupore poi finisce. Altre fotografie pur rifuggendo un effetto meravigli iniziale conducono ad un profondo immedesimarsi e capire, fare propri i suoi connotati. Certo il TOP è l'essere avvincenti e coinvolgenti da subito ma poi essere in grado di svilupparsi nel tempo e di rimanere impressi per ulteriori motivi. Certo, quest'ultimo caso è raro e li risiede la dote di non cadere nel dimenticatoio. E' insomma la capacità di una fotografia di non venire sommersa da mille altre immagini con le quali nel tempo veniamo a contatto.
Marco |
| | br> |