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Commenti da pamar
Commenti alle foto che gli utenti sottomettono alla critica
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Commenti
Il mezzogiorno
Il mezzogiorno di MachuPichu commento di pamar

MachuPichu ha scritto:
A me sì.

Poi, come dici, potrebbe non comunicare ad un padano che di quei posti e di quelle atmosfere non sa nulla. Pazienza, non mi interessano queste cose.
.


OK. Allora mettiamola in modo più chiaro. A mio avviso questo scatto pecca di non capacità di comunicare quanto tu come autore sai ed è per te palese. Se lo mostri a Campani, siciliani, pugliesi o a chi vuoi penso tutti vedendo la scena non abbiano elementi per collocarlo temporalmente. Manca un elemento fondamentale che non emerge dalla scena, cioè che siamo in inverno. Se tu non lo dici non vi è un qualcosa che lo palesa nello scatto. Io ci vedo uno stendino e potrebbe essere marzo o luglio o ottobre o quando vuoi.

Marco
Il mezzogiorno
Il mezzogiorno di MachuPichu commento di pamar

Il più grande pregio e valore di una fotografia è quello di parlare, comunicare senza dover ricorrere alle parole. Non serve che sia “bella” e che piaccia esteticamente ma deve comunque essere in grado di esprimere qualcosa. Poi può benissimo non incontrare il favore di chi la vede, può non essere di immediata comprensione, essere sfuggente ed ermetica nel suo significato (come molte opere concettuali). Tuttavia, come detto, un’immagine deve potere/sapere comunicare, indipendentemente dalla sua bellezza estetica o bellezza del soggetto ecc.
Ti chiedo: questo scatto comunica? Senza le tue parole questo scatto comunica? a te la risposta.

Marco
Sacro Monte B&N 1:1
Sacro Monte B&N 1:1 di pamar commento di pamar

Suggerimenti e critiche sempre ben accetti

Presento un lavoro in formato 1:1 e B&N sul Sacro Monte. Si tratta di un work in progres mai veramente concluso (ci aggiungo sempre qualcosa). Iniziato col formato quadrato in B&N ora prosegue e si sviluppa sempre col quadrato ma a colori. Non rinnego il B&N e in parallelo ogni tanto ci aggiungo un tassello. Alcuni scatti li avevo gia' postati qui ma ora li posto come portfolio (una parte altrimenti sono troppi).

Due notizie del luogo:

Il Sacro Monte di Varese è uno dei nove Monti Sacri del Piemonte e della Lombardia inseriti nel 2003 dall'UNESCO nella lista del Patrimonio dell'Umanità (Sacro Monte di Varallo, Sacro Monte di Orta, Sacro Monte di Crea, Sacro Monte di Oropa, Sacro Monte di Belmonte, Sacro Monte di Ghiffa, Sacro Monte di Domodossola, Sacro Monte di Varese, Sacro Monte di Ossuccio). Il Sacro Monte di Varese è situato ultima sommità della cresta Sud-ovest del Monte Campo dei Fiori (1200 m) denominato Monte Orona o Monte di Velate. Il percorso, di 2 chilometri circa, lungo una via acciottolata da camminare, conduce al Santuario di Santa Maria del Monte posto nell’omonimo borgo situato a 844 metri di altezza. Tale percorso che conduce al Santuario è costellato da quattordici cappelle che rappresentano i misteri del Rosario ed il Santuario di Santa Maria del Monte costituisce la quindicesima cappella. Il Sacro Monte di Varese è stato costruito, nelle sue parti, dal 1604 e terminato nel 1698. lo stile delle cappelle, archi, fontanelle ed affreschi che ornano il percorso sono ispirati al manierismo; le statue ed affreschi delle cappelle testimoniano l’arte sacra lombarda seicentesca. l’altura, secoli prima che si iniziasse la costruzione del percorso votivo e del santuario, era meta di pellegrinaggi e che addirittura nel IV secolo vi fosse una cappelletta voluta da Sant’Ambrogio nel luogo ove oggi vi è il Santuario, edificata come ringraziamento per la sconfitta delle tribù ariane che minacciavano il milanese. Quello che è ritenuto sicuro è che nel XI sec. vi fosse in quel luogo un santuario romanico (del quale oggi si conserva la cripta) che attirava numerosi pellegrini sia da Milano sia dal territorio dell'odierno Canton Ticino. Nacque quindi un borgo per accogliere religiosi, lavoratori e pellegrini. Il Santuario venne inizialmente costruito nel 1472 e successivamente ampliato. Nella seconda metà del XV secolo le beate Caterina da Pallanza e Giuliana da Busto Arsizio si stabilirono in un edificio adiacente il monastero ed il loro esempio venne seguito da altre donne. Nel 1474 papa Sisto IV concesse la costruzione di un monastero. Suor Maria Tecla Cid, facente parte di quell’ordine, ebbe l’idea, nel XVII sec. di aprire un percorso che mettesse agevolmente in comunicazione la pianura del Varesotto con il borgo di Santa Maria del Monte ed il Santuario, e di costellare il percorso con cappelle rappresentanti i misteri del rosario e punti di ristoro. L'idea trovò sostegno organizzativo ed appoggio da parte del padre cappuccino Giovanni Battista Aguggiari che coinvolse nell'impresa alcune nobili famiglie milanesi. Fu l'architetto Giuseppe Bernascone, che progettò le diverse cappelle e il percorso. Dal 1610 circa vi fu anche l’interessamento e partecipazione assidua del Cardinale Federico Borromeo. Tutte le cappelle sono a sé stanti, piccole chiese, capolavori del manierismo secentesco e di valore sono le numerose sculture che vi sono conservate. Dopo l'interruzione dovuta alla peste del 1630-32, proseguirono soprattutto i lavori di decorazione delle cappelle. Nel 1698 i lavori furono completati. Nel piazzale di fronte al Santuario é presente dal 1986 una grande statua bronzea, opera dello scultore Floriano Bodini, che rappresenta Papa Paolo VI. Degno di nota anche il dipinto murale, esternamente la terza cappella, che rappresenta la fuga della Sacra Famiglia in Egitto, opera di Renato Guttuso.
Il Sacro Monte possiede anche due musei: il Museo Baroffio e del Santuario, che è stato restaurato di recente, ed il Museo Pogliaghi, che si trova nella villa dove lo scultore Lodovico Pogliaghi visse fino alla sua morte nel 1950.

Marco
. . .
. . . di maxilloss commento di pamar

Senza dubbio un’immagine efficace. Sia per quanto riguarda la modalità di rappresentare il soggetto, una veduta molto fotografata, sia per le scelte tecniche e realizzative. Primariamente sei riuscito ad immortalare la scena sgambettando la prassi. Poi le scelte compositive mi paiono azzeccate: un elemento chiaro e ben “presente” in primo piano che funge da apri pista alla veduta successiva avvolta dalla foschia. Apprezzo questa sorta di ancora visiva ben evidente in primo piano che rende ancora maggiormente tangibile il tempo atmosferico che avvolge (ma non cela in modo che sia irriconoscibile) il paesaggio…..si’ ben riconoscibile è solo parte di esso, il campanile…ma basta e avanza. Chi non riconoscerebbe dove siamo?

Marco
St
St di batstef commento di pamar

Questa fotografia possiede un’atmosfera capace di fare sorgere riflessioni che sono oltre le semplici congetture e domande che sorgono guardando uno scatto che immortala luoghi abbandonati ed in disuso.
Solitamente di fronte a tali scene sorgono interrogativi relativi al come, perché, quando, chi. Come era prima? Perché ha fatto questa fine? quando è successo? Chi erano i protagonisti?
questo scatto in fondo viene immortalato un locale di una costruzione abbandonata. Balza subito all’occhio che si tratta di un’abitazione di un certo livello: locali ampi, soffitti alti e decorati intorno al lampadario, decorazioni lungo gli spigoli dei muri. Nobiliare? Potrebbe essere…senza dubbio di una certa borghesia di qualche anno fa. Se ne sono andati…magari qualche evento imprevisto o una decadenza finanziaria. il passaggio da un certo tenore di vita ad un altro diverso. Il locale sembra testimoniare un abbandono veloce ma non repentino. E’ abbastanza vuoto, salvo un divano che forse era eccessivamente ingombrante da portare via ed inadatto alla nuova abitazione. E qui’ iniziano le domande senza risposta, dettagli inspiegabili: ma perché lasciare i cuscini sul divano? e il tavolino…cosa c’è sopra? Perché sono rimasti li? E poi il dettaglio più inquietante: un passeggino? Allora di fuga si è trattato o di una partenza repentina….no dai, il passeggino non serviva e l’hanno lasciato li per caso. Davvero…ma si’….ma una sensazione di inquietudine velata rimane. Questo emerge guardando la fotografia e soffermandosi un poco su di essa.
Poi, pensando con calma subentrano diverse idee. Permangono gli interrogativi legati alla storia del luogo e dei suoi abitanti, ma analizzando bene la scena si fanno luce certi dettagli che paiono essere stati disposti ad hoc per rafforzare una certa atmosfera….attenzione, non voglio per nulla dire che tu hai fabbricato la scena ma solamente sostenere che attualmente il fotografare tali ambienti vede partecipi molte persone e spesso esse plasmano (nei limiti del possibile) il luogo per creare una certa atmosfera, poi quando qualcun altro arriva si trova il tutto così. Per esempio penso che l’ordine estremo dei cuscini sul divano sia ben studiato e poco probabile in tale situazione. Stessa cosa per il tavolino con gli oggetti. e sicuramente il passeggino in mezzo al locale, con un orientamento ottimale e una collocazione ad hoc per farlo risaltare anche maggiormente di quanto sia capace di fare. Insomma, con tali “accorgimenti” una scena di per se intrigante acquista ancora maggiore capacità di impatto. Ribadisco che la sensazione di scena in parte costruita non vuole essere una puntualizzazione nei tuoi confronti ma una presa di coscienza (da parte mia) di quanto sia possibile plasmare una fotografia non solo dal lato tecnico/realizzativo con scelta di lente, tempi, diaframmi ed inquadratura ma anche e soprattutto con interventi sul soggetto stesso. Poi se ci si trova in location alterate ad hoc da altri risulta impossibile riportare il tutto all’origine. Ma è giustificabile adattare il soggetto per ottenere uno scatto maggiormente efficace? Non posso pronunciarmi, non sono in grado di farlo. Se riprendo un paesaggio e clono un filo elettrico non sto forse alterando la realtà dei fatti? Se scatto la foto di un fiore in un campo e sposto dei fili d’erba o dei sassolini per rendere il soggetto più pulito…fotografo la verità dei fatti? E se per fare una bella ed affascinante macro dispongo ad arte delle gocce d’acqua per simulare la rugiada e poi altero la luce con pannelli riflettenti? Se riprendo un corteo di persone ed escludo un soggetto perché non interessante a discapito di altri non sto forse plasmando la realtà come è per mio fine? Se dispongo ad hoc degli oggetti in una stanza per evidenziare o costruire un’atmosfera faccio forse qualcosa di diverso dagli esempi prima citati? Bella domanda…

Marco
Hidden in the shade
Hidden in the shade di Magh commento di pamar

Complimenti.
E ottima scelta quella di P4U

Marco
Let it go
Let it go di Magh commento di pamar

Immagine molto bella. Il soggetto è uguale a quest’altra che avevo commentato.
https://www.photo4u.it/viewcomment.php?pic_id=774515
Sono pero’, a mio avviso, due immagini completamente diverse e che nulla hanno da spartire. Soggetto uguale ma mood opposto ed atmosfera diversissima. L’altra scura, chiusa e quasi sincopata; questa maggiormente ottimista, lieve ed eterea. Per prima cosa conta il formato. Qui’ rettangolare da una sensazione di maggiore respiro, pur essendo il soggetto altrettanto fitto. Il quadrato raccoglie e a suo modo contiene e rende compressa la scena, una scena come questa di per sé fitta. Poi, chiaramente le tinte che sono qui’ chiare. Ma soprattutto la neve che è presente sui rami ma non con i fiocchi in fitto movimento. Non c’è insomma quella sensazione di movimento gelido. che dire, bellissima anche questa; opposta come sensazioni che trasmette. Calma, pacifica e quasi fiabesca. La piu’ incisiva delle due? Io ho un debole per l’altra…

Marco
Tre Cime di Lavaredo
Tre Cime di Lavaredo di ganz commento di pamar

Se devo giudicare questo scatto dal punto di vista della sola perfezione e pulizia dovrei muovergli delle critiche. Ma a mio avviso (poi magari sbaglio valutazione, ma tant’è) si tratta di un tentativo di immortalare in modo differente dal solito un paesaggio visto, stra visto e super fotografato. insomma di immagini delle Tre Cime di Lavaredo è pieno ogni dove. Con una particolarità che le accomuna: la maggior parte sono vedute pulite, ineccepibili, dettagliate, con tempo atmosferico ad hoc e punto di ripresa capace di cogliere il complesso nella sua interezza. come dicevo qui abbiamo una fotografia diversa dai canoni standard. In più non è cosa comune immortalare le cime con delle persone presenti. Solitamente ci sono solo i monti e stop. A mio parere la presenza delle persone ci sta in uno scatto particolare come questo perché oltre a sottolineare ancora maggiormente la sua diversità dallo standard le persone hanno anche la funzione di paragone per esplicitare la reale mole delle strutture rocciose. Quindi concludendo mi sento di descrivere il lavoro come originale e diverso dalla prassi. Che poi il risultato estetico possa essere giudicato valido o meno dipende da preferenze personali.

Marco
. . .
. . . di maxilloss commento di pamar

Una scena intrigante soprattutto per l’atmosfera che la pervade. In fotografie di questo tipo, pervase da nebbia o toni tali da rendere la parte oltre il primo piano “ovattata” è basilare la presenza di un elemento in primo piano maggiormente definito e “presente” visivamente, che funga da piede d’appoggio per lo sguardo. Tu hai fatto tuo (benissimo) tale accorgimento con la persona in primo piano che, oltre ad essere graficamente “presente” è pure un elemento cardine della narrazione della scena, una sorta di protagonista dello scatto. Poi tale protagonista risulta ottimamente calato nel contesto della scena. Senonché c’è un elemento che in un certo senso disturba la scena e toglie preminenza all’uomo in primo piano, al protagonista. Devo dare ragione a Damiano, si tratta (anche a mio personale avviso) del lampione sulla sinistra. Si tratta in fondo di una semplice regola della visione: un elemento chiaro su fondo scuro balza da subito all’occhio, poi arriva il resto…figuriamoci un elemento luminoso su sfondo scuro. L’uomo in primo piano è definito ma è nero. Guardando la fotografia la prima cosa che balza all’occhio è invece il lampione. Immancabilmente. Risulta quindi primariamente evidente un elemento che non ha un peso preponderante nella scena a discapito del vero protagonista. Sensato il discorso di maxillos sul perché compositivamente ha fatto la scelta di includere i lampioni ai lati. Tuttavia se compositivamente la cosa regge, risulta penalizzante per il motivo detto prima.

Marco
Frontale senza feriti
Frontale senza feriti di paolo cadeddu commento di pamar

Non vorrei passare per quello che non sono. Niente è lontano dalla mia indole come l’esagerata precisione costruttiva, i ritagli e le uscita millimetricamente ai vertici ecc. Tuttavia vorrei dirti che vi è un elemento della scena che balza da subito all’attenzione (almeno nel mio caso) e distrae dalla bella scena immortalata. Si tratta di un non-simmetria che ha come risultato il non riuscire ad apprezzare la fotografia….é come il detto “la lingua batte dove il dente duole”, fino a quando il problema è presente lo sguardo “batte” sempre li, anche se si tratta di un dettaglio. Mi riferisco al palo che si vede fra le due auto. Esso ha la funzione di centro di simmetria e come risultante evidenzia la non simmetria delle due auto rispetto a lui. Si, capisco che verrebbe naturale dirmi: “ma questo non ha proprio niente da fare per vedere queste cose”…potrebbe essere vero, ma a me è stata la prima cosa che è balzata all’occhio, quasi prima del resto riguardante questa piacevole ed intrigante scena…..e il mio sguardo cade immancabilmente sul palo….

Marco
Reinterpretation - asymmetric diptych
Reinterpretation - asymmetric diptych di pamar commento di pamar

Ciao a tutti,

come detto inizialmente il lavoro era costituito da altre 5 dittici.
Li posto ora. Se volete criticateli volentieri.

Marco
Hidden in the shade
Hidden in the shade di Magh commento di pamar

A mio avviso questa fotografia, pur nella sua apparente semplicità, ha dei connotati molto buoni ed una progettazione pressoché impeccabile. Progettazione e realizzazione che, di conseguenza, portano ad un risultato estetico capace di “creare” un’immagine che vincola immancabilmente un mood che la permea.
Non c’è nulla da fare ma è così. Tante volte il fatto che ci si soffermi troppo su elementi quali costruzione, spazi, posizione dei vari elementi colori o B&N ecc. sembra un’inutile pedanteria ma, immancabilmente, questi elementi costruttivi plasmano l’immagine e quello che riesce ad esprimere e comunicare. Non c’è nulla da fare, se immaginiamo un’idea fotografica ottima, essa sfocia in risultati molto differenti se è realizzata con tutti i crismi o se la realizzazione risulta raffazzonata ed a spanne. Partendo dalla stessa idea e soggetto da dieci e lode si hanno due immagini con bontà ed efficacia molto molto diverse. In particolare con una capacità opposta di esprimere un’idea e di risultare efficaci. Ma bando alle ciance, questa fotografia, secondo me, ha tutto al posto giusto. Il formato quadrato ci sta benissimo, compatto e chiuso e simmetrico racchiude un insieme di alberi, rami che formano una sorta di trama che riempie tutto il fotogramma. Niente colori, ma semplicemente una texture che viene esaltate dal B&N. E poi la neve, nel paesaggio ma soprattutto balza all’occhio il suo cadere reso efficacemente con i fiocchi fuori fuoco che riempiono la scena. Per me molto bella.

Marco
vibrazioni
vibrazioni di elis bolis commento di pamar

Apprezzo molto questa fotografia. Personalmente ho un debole per le immagini di riflessi sull’acqua e questa è realizzata ottimamente con alcune accortezze che la rendono efficace. Solitamente un riflesso “fermo” si giova della presenza simmetrica dell’oggetto riflesso. Ne deriva quindi un’immagine con il doppio oggetto/suo riflesso che risulta molto azzeccata perché il riflesso fermo e definito sull’acqua immobile rende un’immagine doppia, simmetrica e speculare, dove l’originale ed il suo riflesso sono pressoché identici. In questo esempio che hai postato invece il riflesso è su una superficie acquosa in movimento che rende le linee e forme increspate ed indefinite. Includere l’elemento originante avrebbe portato ad una simmetria non uguale che avrebbe “svelato” in pieno la tipologia degli oggetti riflessi “mancando” tuttavia il gioco di simmetria identica. Il fatto di avere completamente escluso l’elemento fonte di riflessione (ed ogni elemento concreto) rende l’immagine una sorta di astratto indefinito e molto piacevole. Personalmente apprezzo anche l’avere escluso i colori. La scelta del B&N rende predominanti unicamente le forme ed evidenzia le loro caratteristiche e direttrici (parlo delle linee) che riescono a creare un piacevolissimo gioco di forme e gioco di spazi pieni e vuoti, tutto giocato su neri e bianchi. Per me un’ottima realizzazione.

Marco
Lido Marini
Lido Marini di Antonino Di Leo commento di pamar

una scena qualunque di quelle che sono abbastanza abituali dalle nostre parti, in Italia. tuttavia NON sembra un paesaggio italico. La luce, i colori e l’atmosfera e la pp rimandano (almeno me) da subito ad una scena tipicamente americana, magari di quelle zone di confine, quei paesi di passaggio fra USA e Messico. In questo risiede il connotato significativo di tale immagine. Scena nostrana ed ambientazione americaneggiante. Io personalmente ho dovuto guardare e trovare elementi chiarificatori (le scritte sulle insegne, le targhe ed il modello di automobile ecc.) per avere la certezza del luogo. Efficace.

Marco
St
St di littlefà commento di pamar

Questa immagine mi era sfuggita completamente. Questo perché non bazzico molto la sezione Studio & Fashion, fondamentalmente perché è un genere sul quale non mi sento ferrato per postare commenti sufficientemente significativi. Comunque ogni tanto ci bazzico e SBAM. Io solitamente guardo le foto postate ignorando chi è l’autore e badando solamente alla fotografia stessa, dopo “cerco” anche chi è l’artefice e devo dire che questo scatto mi ha fatto soffermare di botto….sai quando passi in rassegna una sequenza di immagini, quasi a raffica e con il tempo contato che corre…e poi SBAM….un colpo che ti blocca facendoti fermare di colpo. Surreale. Ecco il termine che mi è balzato in testa immediatamente. Devo ammettere che immediatamente ho visto quello che non c’è, probabilmente “portato” a questa congettura da quello che ci si aspetta data la stagione e data l’ipotesi più consona, perché io non vivo al mare e collego le spiagge con l’estate…..avrei scommesso che l’uomo fosse in un paesaggio innevato e che il tizio avesse con sé una pala..…una pala per spalare la neve. E anche questa congettura iniziale errata faceva trasparire qualcosa di surreale: ma il tizio è in mezzo al nulla….dove cavolo sta andando in mezzo alla neve? cosa deve mai spalare? E poi l’illuminazione improvvisa: ma quale neve, si tratta di sabbia ed il tizio è su una spiaggia…..e cresce ancora lo sconcerto e la sensazione di non capire un caz..OK, la situazione con la neve era strana ma addirittura su una spiaggia che cavolo sta facendo con una pala per la neve? Quando uno parte in tromba con una convinzione e certezza sbagliata non è immediato resettare la mente…non è una pala da neve è una pala comune. OK tutto chiaro ora si tratta di una situazione comune e quasi banale. Banale? Banale e comune un cavolo…..nella sua stranezza era piu’ “normale” quando pensavo fosse un uomo in mezzo alla neve…..ora è anche più surreale ed intricato…..
Poi meditando ed assimilando il tutto con calma si arriva alle probabili risposte ma, inizialmente arrivano elementi che sono di dubbio invece che chiarificatori facendo sempre più emergere una grande sensazione di surreale. il tutto poi, nella foto contribuisce a rendere la scena interrogativa. Dalla composizione all’assenza di colori (ottima scelta ilB&N) all’orizzonte e sfondo non visibili, alla posa dell’uomo che è indice di una andatura tranquilla e compassata da inglese nella City. Insomma, concludendo uno scatto veramente ma veramente notevole ed efficace. Uno dei piu’ validi che ho visto qui’ su P4U. e non ci metto la stellina unicamente perché io non le metto mai; non perché non le trovo carine ma semplicemente perché spessissimo non mi ricordo di farlo, quindi ho deciso di non farlo di default e via. Altrimenti questa fotografia avrebbe (per me) meritato non una stellina ma almeno una stella cometa o una supernova.

Marco
:::  \ ° /   :::
::: \ ° / ::: di BIANCOENERO commento di pamar

<Escludendo quelle dove l’animale è raffigurato in modo non ottimale, vuoi per focheggiatura, tagli, sovrapposizioni ecc., vi sono due categorie di fotografie di natura, dove viene rappresentato un animale. La prima dove l’animale appare in modo ineccepibile. La seconda dove oltre alla raffigurazione ineccepibile del soggetto esso è anche raffigurato in maniera armonica ed accattivante nel fotogramma. Questa fotografia rientra in pieno nel secondo caso. Io ci trovo solamente dei punti positivi: tonalità del B&N; uccello bianco su sfondo scuro (che immancabilmente accentra su di lui l’attenzione); fuoco del volatile e sfocatura dello sfondo; disposizione dell’uccello con il profilo alare che si estende lungo un’armonica diagonale; spazio vuoto lungo la direzione di volo……e potrei continuare ancora. Ottima prova.

Marco
Patrimoni dell'Umanità
Patrimoni dell'Umanità di Flavia Daneo commento di pamar

Ciao Flavia,

Quanto mi sento di dire è che la cosa basilare del fotografare è avere, un progetto, un’idea e tentare di riprodurla nello lo scatto. Poi tale progetto può o meno incontrare i favori e suscitare assensi ma, ne sono convinto, scattare a caso sperando che “salti fuori” qualcosa è un alta cosa….capita certo, ma sarebbe come sperare di vincere alla lotteria. Da quanto hai raccontato il tuo scatto è sostenuto da un’idea e da motivazioni tue ed ineccepibili. Poi che qualcuno abbia idee “estetiche” diverse ci sta ed è normale ma non inficia le tue personali come autrice all’atto dello scatto. Anche perché, parliamoci chiaro, valutare un’opera a monitor e comodamente seduti e senza fretta è ben diverso dal crearla sul campo. Dicevo che le tue motivazioni sono ineccepibili e vorrei (sperando di non rompere) motivare la mia critica. tutto si basa sul punto di forza della fotografia: la metà piramide alla sinistra del fotogramma. Tale costruzione ha una massa rilevante ed occupa una grande porzione della sinistra del fotogramma. Se (mia ipotesi) fosse stata in posizione centrale, avrebbe avuto due zone “più vuote” ai lati e sarebbe stato perfetto il tuo discorso. Chiaramente questa versione avrebbe tolto tutto il bello e l’originalità alla tua fotografia (la mezza piramide a sinistra), quindi ho suggerito l’unico stratagemma che mi è venuto in mente per salvare capra e cavoli, ossia un formato quadrato o simile……ma come detto facile pontificare comodamente seduti. Grazie per lo scatto, comunque ben fatto ed originale, ed il successivo intervento per illustrare la tua idea che è alla sua base.

Marco
Patrimoni dell'Umanità
Patrimoni dell'Umanità di Flavia Daneo commento di pamar

Ciao Flavia, non posso che associarmi alle altrui lodi per questo scatto. Tuttavia a mio avviso la composizione ha un connotato che farei in maniera diversa (è solo una mia sensazione quindi prendila come tale). Il punto di forze e quello che rende particolare questo scatto è la piramide in primo piano sulla sinistra, tagliata ineccepibilmente ed efficacemente lungo il lato sinistro del frame. Di tale piramide si vede la metà della struttura. Essa ha una massa rilevante e riempie il terzo sinistro del frame. Poi arrivano le altre due piramidi in sequenza. Lo spazio dopo l’ultima piramide è completamente vuoto e a mio avviso “cozza” con la zona verso sinistra che parte con un pieno totale che gradualmente degrada come pienezza seguendo con le altre due piramidi. per tale motivo io opterei per un formato quadrato tagliando via tutta la zona dopo la terza piramide. in tal modo si passerebbe da un pieno con la prima piramide a successivi momenti di crescita dei vuoti (cielo e sabbia) con le altre due costruzioni. Questa, ripeto, è una mia visione personale e non vuole toglierti meriti per questa efficace foto con la chicca del taglio della prima piramide a sinistra.

Marco
al tramonto
al tramonto di fiore blu commento di pamar

Questa bella ed efficace fotografia si basa sulla semplicità. Semplicità che vuole essere un termine positivo, anzi una lode. Tante volte viene utilizzato il B&N per “togliere” dettagli confusionari o che non si amalgamano e cozzano l’uno l’altro all’interno del frame. Rimangono allora solo le forme e le textures, oltre che chiari/scuri e giochi di luce. In questo esempio si è proceduto a lavorare in maniera analoga. Certamente non è un B&N ma i colori utilizzati si riducono a varie gradazioni di uno solo: il porpora. esso tinge il cielo di toni troppo intriganti e piacevoli per rinunciarvi, quindi benissimo ha fatto l’autrice a conservarlo. troviamo allora essenzialmente forme e neri, una colorazione con varie gradazioni. Poi se vogliamo anche la composizione è azzeccata, senza deleterie sovrapposizioni degli elementi neri e buona disposizione di quelli presenti.

Marco
'''
''' di opeio commento di pamar

Penso che da questo post possa nascere un interessante scambio di opinioni e idee. Ne emergono infatti due modi diversi di intendere la fotografia. Entrambi leciti e non per forza univoci. Sono come due facce della stessa medaglia. Facce opposte ma parte della stessa cosa. Da una parte fotografia vista come rappresentazione del reale. Dall’altra fotografia come raffigurazione di concetti (dove uso la parola concetti nel senso più ampio del termine). Il confine tra le due tipologie di fotografia è, a pensarci bene, meno lontano di quanto si possa credere. La fotografia, anche quella più concreta ed attinente alla realtà delle cose non è affatto una riproduzione pedissequa del reale. Prima ho definito la fotografia più consona come “rappresentazione del reale”; non ho usato il termine riproduzione o copia. Questo perché in ogni caso quello che viene fotografato subisce un grandissimo filtro dato dall’io del fotografo. Esso si traduce in atti pratici (inquadratura, tempi, diaframmi, tipi di obiettivo ecc.) che derivano da scelte univoche e dettate da una persona. Se prendessimo 20 fotografi, li portassimo di fronte ad un paesaggio e dicessimo loro di scattare una fotografia, penso che molto difficilmente avremmo due foto uguali. A mio parere è quindi un non senso definire la fotografia come copia del reale. Semmai interpretazione si avvicina maggiormente ad essa. Poi tale “libertà” interpretativa esiste in vari gradi, fino ad arrivare all’astratto o a forme che apparentemente nulla hanno da spartire con la realtà. E sorgono allora schemi e definizioni come “concettuale” o “filosofico” ecc. Io personalmente prendendo come esempio la fotografia postata da Opeio sono più portato a definirla come “grandemente interpretativa” piuttosto che irreale o strana.
Comunque la fotografia non è mai una semplice copia della realtà. Esempio stupido: foto di cronaca. Una persona esce di corsa da un negozio e si intravede un uomo ferito a terra. Chi è quella persona? Un rapinatore? Se la foto inquadra solo la scena descritta diremmo di si. Una fotografia dove è inquadrata anche una porzione della via di fronte che ci mostra un’altra persona incappucciata e con una pistola in fuga sovverte le cose….allora la prima persona non era il rapinatore….un inseguitore? un passante che soccorre il ferito? La fotografia non è sempre riproduzione della realtà…..anzi poche volte lo è.

Marco
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