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Canicarao di .stefania. commento di ankelitonero |
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Per quanto rustica la location, faccio una leggera fatica a leggere la foto in un'ottica street.
Secondo me manca una presenza, umana,forte, che possa caratterizzare la scena: una figura seduta su quell'uscio, oppure qualcuno intento a stendere panni ai quei fili. Così com'è mi racconta poco.
Avrei tagliato l'altra porta che sbuca a dx
ciao  |
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Punta Secca di .stefania. commento di .stefania. |
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Grazie Andrea.
Sì, non sono riuscita a ottenere il bianco e nero sperato, forse anche perché la luce meravigliosa di quell' ora è difficile da gestire (per me).
In effetti al pescatore della domenica (dopo lo scatto ho saputo parlandogli che pesca solo ogni tanto per gli amici ) non sono riuscita in foto a fargli dire chi è, è andato via guidando un grosso Mercedes. |
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Punta Secca di .stefania. commento di Andrea Comelato |
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A parte il bianco sparato a sinistra e qualche nero un po' troppo chiuso mi sembra che tu abbia fatto un buon lavoro dal punto di vista tecnico.
Quello che non mi convince è la piccola parte, a livello di storia e contenuto, che viene data alla figura umana: viene descritta abbastanza bene ma non racconta molto. |
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Obiezione respinta di .stefania. commento di civ833 |
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Non è tanto il titolo ad essere predominante, ma piuttosto il significato che esso veicola. Mi spiego.
Molti dei commenti di questa sezione sanciscono la regola generale (che come tutte le regole generali lascia il tempo che trova) che una foto street non debba avere un titolo, o quantomeno che non debba avere un titolo che invochi esplicitamente una certa interpretazione, che imponga una lettura, che suggerisca una diversa visione dello scatto.
Non concordo con questa "regola generale". Anzitutto dividerei l'intitolazione di un fotogramma principalmente in due categorie:
- quella delle didascalie ("via Garibaldi, 25 giugno 2009"), che veicolano solo dati oggettivi che contestualizzano lo scatto;
- quella dei titoli propriamente detti ("San Gimignano, una sera", oppure "La città dolente", ), che assieme ad eventuali dati oggettivi ("San Gimignano") introducono una lettura soggettiva, sia essa "delicata" ("una sera") o "prepotente" ("La città dolente").
In fotografia ci sono "regole" che sanciscano il rapporto tra scatto e titolo? Nella fotografia "di strada", ce ne sono? E soprattutto, ha senso che esistano?
Tempo fa facevo l'esempio de "Il furto della sciabola" di Lebeck, che non è una didascalia perché connota l'atmosfera dello scatto (ma non la sua lettura, di per sé evidente) svolgendo la stessa funzione della didascalia ma in maniera più artistica, completando in un certo senso la foto.
Un altro esempio è "Porto di Leningrado con ala di aereo" di Ignatovitch, che rappresenta esattamente questo, il porto di Leningrado con lo scorcio di un'ala di aereo sulla destra: qua il titolo supera ancora una volta la didascalia, perché dice cosa c'è nella foto ma lo dice con una forma particolare, che fa intuire una composizione quasi demiurgica della scena, come fosse una natura morta. Ha un sapore pittorico, come titolo, come anche "Il furto della sciabola". Come "Strada di Buchara con cammelli" di Eremin.
Di diversa portata (forse non completamente fotografica) è "Gallina è e gallina rimane" di Moholy-Nagy: là il titolo ha ben poco di didascalico, ma carica fortemente di significato un'immagine soprattutto grafica, un'esperienza visuale, una composizione che diventa così una prepotente espressione del volere, della visualizzazione dell'autore.
Tutta questa digressione per dire cosa?
Che nel tuo scatto non trovo che sia sbagliato (né tantomeno che non si noti) un legame ermetico tra il titolo e il fotogramma. Che nel tuo scatto (ma non in generale, per i motivi di cui sopra) non ritengo che il titolo sia "troppo", che sia il vero soggetto e contesto del tuo lavoro e non già una componente dell'insieme titolo-fotogramma. Ma piuttosto che la predominanza di questo titolo sia tutta espressiva: sembri voler dire qualcosa di ermetico ed efficace, tramite quel titolo, che non trova riscontro (a mio avviso, ovviamente) nella foto-di-per-sé, nell'insieme di composizione ed espressività che traspare dallo scatto. E' più espressivo, cioè dice più cose, o meglio fa presagire che lo scatto dica più cose, di quanto non si riscontri (sempre a mio avviso) nella fotografia stessa.
"Obiezione respinta" è un titolo secco, forte, breve, che (mi) fa aspettare una fotografia che dica qualcosa che bilanci (direi soddisfi, ma non è la parola giusta) quella secchezza e quell'incisività. Non è un titolo che sta lì per caso, o che sta lì "tanto perché fa effetto", altrimenti non saremmo stati qua a parlarne. E' un titolo che mi fa presagire che tu voglia dire qualcosa, non importa quanto ermeticamente, che però non riscontro nell'immagine che gli sta sotto (anche a causa della composizione "poco incisiva" e dei vari elementi di disturbo, come pure della raffigurazione sì interessante ma forse "incompleta" della scena, e per incompleta intendo che non completamente rende conto delle varie potenzialità espressive di ciò che hai raffigurato).
Per questo dico che trovo sbilanciato lo scatto: nel senso che si ha la percezione che tu non sia riuscita a dire completamente quello che volevi dire. E siccome è più facile "sbagliare una foto" (nel senso dell'incompletezza di cui sopra) che un titolo, questo "non essere riuscita a dire completamente quello che volevi dire" mi salta all'occhio proprio dal confronto titolo-fotografia.
Puoi vederlo anche (ma non è esattamente così, riassumo grossolanamente) come un problema di sbilanciamento tra un titolo che dice tanto in termini altisonanti e definitivi, e una fotografia che invece è più ermetica e minuta, più timida, forse pure un po' sottomessa a quel titolo così forte ed irruento. |
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Obiezione respinta di .stefania. commento di .stefania. |
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Il legame ermetico tra titolo e scatto è voluto, e credo che uno sguardo davvero attento possa notarlo.
Così come a priori un titolo non può risultare predominante per il fatto che il contesto è la fotografia e non il titolo. Quindi quest' ultimo diventa inevitabilmente subordinato, anche a costo di venire rifiutato dallo scatto. Sono convinta che in nessun caso possa risultare uno scatto più debole del suo titolo. Per principio di contesto, appunto. |
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Obiezione respinta di .stefania. commento di civ833 |
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Bianco e nero gradevole, forse un po' penalizzato dall'inevitabile compressione che segue alla scelta di una focale e di un'inquadratura che appiattiscono e restringono.
Ci sono elementi di disturbo (il taglio al tappo del Ballantine's, l'elemento sulla spalla della figura a sinistra e il taglio sopra il naso della testa dell'uomo in primo piano) che da un lato attirano l'attenzione, dall'altro impediscono (anche insieme alla scelta della focale) una lettura limpida e geometricamente piacevole della scena: l'occhio cerca un soggetto sul tavolo da gioco (complice anche quella bruciatura del foglio e delle due carte sulla sinistra), e cerca nel ripiano del Ballantine's una via di fuga che porti a quel soggetto, ma si ritrova a cozzare contro una suddivisione dello scatto quasi a metà, percependo quindi compressione e appiattimento e scarso respiro.
Magari avrei scattato con una focale più corta, che includesse anche i volti dei giocatori, o mirando maggiormente al gioco di mani che caratterizza la partita a carte. Ma queste sono scelte espressive. Tuttavia così non si percepisce un legame bilanciato tra titolo e fotografia: carichi lo scatto di un significato di per sé non autoevidente (e non ci sarebbe niente di male), ma non evidente neanche ad uno sguardo più attento e reso consapevole dalla lettura del titolo. Quindi il rapporto tra l'espressione veicolata nella foto, e quella veicolata nel titolo, è sbilanciato prepotentemente verso la seconda: il che rende lo scatto forse un po' debole, in cui il significato e la collocazione espressiva si inquadrano a stento. |
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palazzolo di .stefania. commento di seaxx79 |
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ciao sicula...complimenti per la galleria e per questo scatto davvero molto carino, quanta aria e quante emozioni passeggiare lungo le viuzze siciliane....grazie per questo scatto....appunti tecnici sono già stati espressi dagli altri io mi limito a farti i complimenti per l'aspetto emotivo...e per l'intera galleria |
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P di .stefania. commento di .stefania. |
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Clara,
avevo paura di non essere riuscita affatto a spiegare l' intenzione della foto con la foto.
Ti ringrazio! Aspettando il topic. |
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P di .stefania. commento di Clara Ravaglia |
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Mi fa piacere dirlo anche qui.. la tua foto era fra le mie preferite al contest, con i suo punto di vista specchiante, con i suoi riverberi di architetture.
Quindi ti rimando al mio commento che uscirà fra poco insieme a quelli degli altri amici dello staff, nel topic di prossima pubblicazione.
Ciao
Clara  |
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P di .stefania. commento di .stefania. |
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ZioMauri29 ha scritto: | il taglio leggermente troppo stretto in alto non consente di creare una certa simmetria sul piano alto rispetto a quello basso, tagliando troppo presto il profilo orizzontale che corre verso destra..
Inoltre, mentre grande parte dell'architettura dell'Istituto di fronte viene catturato, la mitica Tour è troppo sacrificata |
Per me in verità il taglio non è troppo stretto in alto, ciò che
m' interessava si fermava lì, mentre per lo slancio in orizzontale sono
d' accordo, ma non mi andava di strafare in una foto cartolinparigina!
E' perciò che ho relegato la Tour in quell' angolino; invece sì, mi sarebbe piaciuto riuscire a rendere più nitida la foto ma la scansione non mi ha aiutato.
Grazie per i consigli tecnici! |
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P di .stefania. commento di ZioMauri29 |
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Per essere uno scatto dal sapore prettamente architettonico, il gioco delle linee e delle prospettive, insieme ai riflessi presenti, sarebbero stati da curare in maniera più attenta e precisa..
Mentre si nota un buon controllo delle linee verticali, il taglio leggermente troppo stretto in alto non consente di creare una certa simmetria sul piano alto rispetto a quello basso, tagliando troppo presto il profilo orizzontale che corre verso destra..
Inoltre, mentre grande parte dell'architettura dell'Istituto di fronte viene catturato, la mitica Tour è troppo sacrificata, là nell'angolino, e troppo poco definita, insieme a tutta la scena riflessa, ahimè, a causa di una nitidezza nient'affatto all'altezza della situazione..
Peccato, perché l'idea non era affatto male, ma in primo piano la nitidezza e in seconda una scelta non felicissima dell'inquadratura e del posizionamento degli elementi riflessi, non la fanno decollare..  |
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P di .stefania. commento di belgarath |
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Direi principalmente la nitidezza, ma visto quello che hai detto è comprensibile. In fase di valutazione ha il suo peso, però
Avrei anche provato qualche inquadratura diversa, quella Tour relegata nell'angolino mi intristisce un po'
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P di .stefania. commento di .stefania. |
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[quote="glamdring"]Tu hai unito le due cose, premiarti è stato facile fin troppo per me
... ecco chi!!
assai grazie, e per il tuo straordinario commento.
sono stata per la prima volta a Parigi e sì, l' istituto del mondo arabo è davvero fantastico.
per belgarath: intanto grazie!
per la realizzazione ti riferisci al taglio della composizione o alla gestione in pw? Purtroppo non avevo molti mezzi per scansionare bene la stampa, è scansione casalinga della stessa e non riuscivo a ottenere di meglio. E non mi piace lavorare molto in pw. |
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P di .stefania. commento di belgarath |
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glamdring ha scritto: | i ' layers' c'erano tutti, storici, di materiale, di altezze..
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Quoto, l'interpretazione multipla del tema è stato quello che mi è piaciuto di più. Un po' carente la realizzazione, però.
Un saluto  |
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