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rain drops di Guido_Romanelli commento di pamar |
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Veramente bella. Elementi riflessi sulla superficie dell’acqua ma resi frammentari dal movimento provocato dalle gocce. Elementi indefiniti e pure macchie e forme di scuro sopra lo specchio lucido dell’acqua. Molto accattivante e capace di sfociare in un’immagine che sembra quasi una tavolozza e si estranea dalla sua realtà, si estranea dall’essere semplice riflesso di elementi comuni e reali….per tale motivo io toglierei ogni elemento concreto, reale. Toglierei via tutto quanto è pienamente interpretabile, quasi un’ancora verso il tangibile. Insomma, toglierei tutta la parte inferiore con la costa/margine terroso.
Marco |
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Presenze di Magh commento di pamar |
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Notevole. Una fotografia che ha un appeal indubbio con quel lampo di verde che spicca nel mezzo di un grigio degli arbusti rinsecchiti, A tratti pare quasi un quadro astratto con una forma colorata, una macchia di colore nel mezzo del nulla. Fotografia di elementi naturali che sfocia nell’astratto.
Marco |
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V come Vento di Bruno Tortarolo commento di pamar |
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Bella prova,
la vedo solo ora ed ho deciso di mettere un commento, sin da subito, perché nella sua apparente semplicità in realtà nasconde alcuni connotati molto particolari e non banali. Come ti è stato detto da chi ha postato un commento prima di me, l’elemento principe che rende accattivante lo scatto è il vento, ed ognuno ha sollevato diversi aspetti. La cosa che mi pare metta tutti d’accordo è la difficilissima capacità di immortalare il vento in un’immagine che è, per sua natura, statica. A dire il vero anche dal vivo il vento non si può vedere. vediamo i suoi effetti, ma non lui stesso. Le nubi le vediamo, il sole pure e la pioggia anche. Ma il vento? Non vediamo lui stesso ma i suoi effetti sugli oggetti: onde, chiome degli alberi che ondeggiano, nubi che corrono, bandiere che garriscono….ma lui non possiamo vederlo. Movimento, è questo che percepiamo e sinonimo di vento. Ma in un fotogramma statico? Tu hai saputo rendere l’idea di movimento con un mosso controllato fella persiana. Bella idea e bellissima idea quella di “usare” una persiana. Non banale e non comune. Forse maggiormente efficace perché oggetto al cui movimento provocato dal vento non siamo avvezzi in fotografia. Ma se è vero che dal vivo il vento in sé non possiamo vederlo, lo possiamo sentire. Il vento sul volto e la sensazione di freddo da esso portata. Nello scatto tale “idea” è simboleggiata dal movimento stesso dell’anta. Non è veramente cosa semplice richiamare sensazioni non visive in una fotografia. A mio avviso poi vi è un altro elemento compositivo che rende il tutto non statico. Se provo ad immaginare la foto con entrambe le ante aperte, essa risulta perfettamente simmetrica, quindi maggiormente statica. L'anta che invece si sta chiudendo “rompe” la simmetria e la scena divenendo asimmetrica e perde la sua staticità (simboleggiata dalla simmetria). Questo, insieme col mosso dell’anta, rafforza ancora maggiormente l’idea di movimento, di non staticità e, di conseguenza, l’idea stessa di mosso, di non statico e di vento.
Marco |
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St di batstef commento di pamar |
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Quelle lampadine sul soffitto della struttura riescono, nella loro semplicità, a creare un’illuminazione molto efficace e suggestiva che impreziosisce lo scatto. Il loro creare una illuminazione localizzata che si diffonde in modo tenue ed è capace di creare un piacevole gioco d’ombre che modellano e conferiscono un’ottima e suggestiva tridimensionalità ai vari oggetti.
Marco |
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Senza Titolo di Gianluca Riefolo commento di pamar |
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Per mio gusto un ottimo scatto, ben realizzato e frutto di una bella idea. Un tratto fashon inserito in un contesto architettonico/urbano. La copertura/tunnel dona profondità alla scena ed il soggetto femminile risalta per il suo essere in primo piano. Forse sarebbe stato ancora meglio se la ragazza fosse stata appoggiata al primo palo, ma è solo un’idea, non saprei. Trovo positivo l’uso di una completa pdc. Questo permette di avere piena consapevolezza dell’ambientazione e della sua conformazione intrigante. La pdc non toglie peso e centralità alla modella perché essa è l’unica figura umana nel fotogramma e risalta per la sua natura a fronte di elementi architettonici. Non in asse? Forse, ma non lo reputo un dettaglio fondamentale e capace di essere fastidioso perché il fulcro dell’immagine è altro.
Marco |
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Mareggiata di Giovanni Francomacaro commento di pamar |
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Ciao, a mio parere un lavoro che sembra iniziare bene ma pecca di frammentarietà nel suo proporsi. Questa è la mia personale impressione che ora ti illustro con maggiori dettagli. Vi è inoltre un elemento che non è legato al mio personale gusto ma che viene sempre considerato una pecca da chiunque deve giudicare un portfolio: frammischiare fotografie a colori con scatti in B&N. Mai e poi mai.
Allora, penso che i singoli scatti, visti da soli non siano male, con tonalità azzeccate e capaci di rendere bene l’idea di tempo inclemente. quanto invece non mi soddisfa è la loro amalgama a formare un insieme coerente. Si parte con una buona vista introduttiva della situazione ambientale seguita da una fotografia maggiormente dettagliata che si incentra sulla spuma provocata da un onda che si infrange sugli scogli. E dopo vedo una prima frammentazione: ancora una vista di un dettaglio con pontile e scogli e onda e un pali (che cattura l’attenzione), poi stessa veduta ma maggiormente dettagliata e ristretta. Io non vedo un legame fra i primi due fotogrammi e il 3 e 4. Sembrano raggruppati a coppie fra loro indipendenti. Tu mi dirai che il legame è evidente ed è il mare agitato. Vero, ma trovo che manchi “scorrevolezza” fra le due parti formate ciascuna da coppie di fotografie troppo simili fra loro che fanno risaltare la non omogeneità fra le due coppie. Forse questo dipende anche dal numero molto basso di scatti del lavoro. Se (forse) fosse stato composto da un numero maggiore di scatti tale “disomogeneità” sarebbe apparsa meglio diluita. L’ultima ? Bella ma è un pesce fuor d’acqua rispetto alle altre che almeno possono essere associate a coppie. E poi, come detto, sembra ancora maggiormente anomala per il suo essere in B&N. Quindi riassumendo trovo gli scatti piacevoli e buoni come singoli ma non ottimali per formare un portfolio coerente.
Marco |
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nebbia fitta..... di elmaximo commento di pamar |
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Arriva il bastian contrario….
Io trovo che la fotografia di elmaximo vada bene così come è, e non pecchi di contrasto perché il contrasto, in questo caso sarebbe deleterio (parere mio personale). Lo sostengo soprattutto in base a quanto è saliente ed è l’elemento fulcro della scena, ossia la nebbia. Una scena con ambientazione atmosferica diversa sarebbe cosa diversa e lì ci vorrebbe maggior contrasto ma non in questo caso. Una delle caratteristiche della nebbia è proprio quella di ovattare i dettagli e smorzare il contrasto. Il rappresentare una scena nebbiosa con un certo contrasto porterebbe ad un risultato maggiormente definito e (forse) più interpretabile ma, di contro, farebbe perdere l’atmosfera data da quel particolare clima meteorologico. Certo, in una foto vanno adottati degli accorgimenti che non risultano lampanti osservando un paesaggio dal vivo, tipo una zona maggiormente definita e percepibile in primo piano che funga da “piede d’appoggio” per lo sguardo. In questo scatto vi è qualcosa che ha tale funzione. Mi riferisco agli arbusti in primo piano sui lati che introducono alla scena e si comportano come una sorta di sipario e sono ben percepibili e meno ovattati. Poi spingendosi verso il fondo tutto diviene mano mano pervaso dalla nebbia ed ovattato. Anche i due protagonisti che tuttavia rimangono ben identificabili. quindi, concludendo, per me la fotografia è buona così com’è e un aggiunta di contrasto farebbe in parte svanire l’effetto nebbioso che è cardine della scena.
Marco |
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Montevecchio di littlefà commento di pamar |
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Ciao,
scusami se posto e non commento la tua fotografia ma il vederla mi ha richiamato alla memoria ricordi di anni fa. Non la fotografia in sé ma quanto rappresenta. Io ho “girato” la Sardegna per anni. Nord, sud est…tutte le coste. Conoscenza assidua ma sempre fugace da vacanziero (a proposito, non ho mai visto un mare e delle coste così affascinanti in altri luoghi in Europa). Un anno sono finito sulla costa occidentale (che non avevo mai visitato) verso sud (Torre dei Corsari) e una giornata, quasi per caso, ho fatto un giro a Piscinas. Piscinas è un luogo quasi surreale. Ha una bellezza unica ed un fascino indescrivibile. Vi si trovano delle dune sabbiose, se non erro le più alte in Europa, che arrivano fino al mare. Per scendere verso il mare bisogna percorrere in macchina una strada che attraversa tutta una zona costiera attraverso le dune. Quel tragitto è stato per me un’esperienza indescrivibile. Si passa attraverso una zona mineraria. Infatti tutta quella regione, gli anni scorsi, era zona mineraria. Il percorso è tutto in discesa fino al mare. Sembra, a tratti, di scendere verso un luogo impregnato del sudore e della fatica di coloro che vi hanno lavorato. Miniere, lavatoi, resti di strutture, carrelli, rotaie, uffici e corsi d’acqua che sono tutt’oggi di un colore rosso a causa delle passate attività estrattive. Paesaggi duri e brulli, di un’estensione inimmaginabile, costellati di resti delle passate attività, ma con un fascino incredibile. E poi ecco il mare. Sabbia, fine e chiara e le gigantesche dune (per estensione). Da loro si ammira il mare della costa e si arriva fino alla spiaggia. Sulla spiaggia c’è ancora il pontile dove attraccavano le navi da trasporto per i minerali estratti. Oggi il luogo è una zona di vacanza. La vecchia struttura mineraria (uffici? Magazzino? Lavatoio?) è stata convertita in un resort di lusso proprio sulla spiaggia. E’ incredibile, si passa quasi dall’inferno al paradiso. Da terreni brulli e terrosi ad un mare ed una spiaggia stupendi ed unici con quelle dune sabbiose costellate da arbusti (tra l’altro leggevo che sembrerebbe che in quei luoghi ci sia ancora il cervo sardo prima creduto scomparso). Ci devo tornare prima o poi. Se posso permettermi di dare un consiglio a chi legge, andate in quella zona. Indubbiamente un poco meno turistica rispetto ad altre zone vacanziere della Sardegna, ma intrisa di paesaggi e luoghi con una storia ed un fascino non comuni.
Marco |
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I segni del tempo di francofratini commento di pamar |
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Trovo che sia molto piacevole. Dal punto di vista tecnico penso che il light painting sia venuto bene, senza artefatti ed evidenze che mostrino l’illuminazione fatta con una torcia. Anche la distribuzione della luminosità è ottimale senza zone con eccessi. Bello l’aver cercato di incentrare la luminosità nella parte piu’ centrale con decremento graduale verso i bordi. Ne deriva un risultato molto buono esteticamente parlando, che crea un’atmosfera che bene si adatta al soggetto, cosi’ come le tinte ed i colori con gradazione particolare. Il rosa? Forse, come ti è stato fatto notare un poco eccessivo, ma a mio avviso in una foto del genere non è malaccio (parere personale. In questi ambiti rientra in modo preponderante il gusto personale).
Marco |
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Le mie 90 primavere di nerofumo commento di pamar |
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Ciao Bruno, non voglio liquidare la questione con un “non ci siamo capiti” ma sembra sia proprio così. Probabilmente non sono stato chiaro; oppure abbiamo vedute diverse. Prima di tutto ci tengo a chiarire un punto che reputo fondamentale: la tecnica usata ed abusata in modo maniacale non è il centro del mio discorso. Personalmente non sono propenso a giudicare una fotografia solo riguardo alla precisione tecnica e non ho mai incentrato un giudizio solo su di essa (wse hai tempo e voglia guarda pure i miei post precedenti).
La tua frase che mi farebbe propendere per un profondo misunderstanding è questa:
“…..di fronte a certe immagini che fanno battere il cuore in maniera un po' diversa dal guardare un bellissimo tramonto, la mia personale attitudine è quella di tralasciare un attimo la tecnica, trovo a volte piuttosto irritante quando si predilige la spasmodica ricerca del difettuccio ad ogni costo su immagini che sarebbe opportuno prima guardare e valutare con occhio un po' più lungimirante, saper vedere un po' oltre il mero esercizio visivo”.
Intendiamoci, il mio pensiero ricalca le tue parole. Spesso soffermarsi troppo e solo su aspetti tecnici può essere fuorviante. Tuttavia le mie parole nel precedente intervento sottolineavano come alla base di uno scatto che si regge su sentimenti ed emozioni occorra anche un certo “saper fare” perché esse emergano dall’immagine. Per esempio la fotografia della madre anziana postata da nerofumo ha in sé tutti i connotati tecnici eseguiti in maniera ottimale per permettere agli aspetti emotivi di emergere in modo limpido. Questo è il fulcro del mio pensiero. La tecnica da sola è sterile, ma diventa necessaria se ha la funzione di veicolare altri aspetti. Non si tratta quindi di essere maniaci di aspetti tecnici inutili ma di sapere usare gli strumenti tecnici in modo da veicolare il mood della scena. Se per esempio la foto postata da nerofumo fosse stata non in grado di fare capire che si tratta di un’anziana cara per mancanze tecniche, sarebbe risultata altrettanto suggestiva? Quindi non si tratta di essere schiavi degli aspetti tecnici ma di saperli considerare e plasmare in funzione di quanto si desidera ottenere. in fondo la fotografia ha due facce, come una medagli, due componenti che esistono insieme e che devono essere presenti entrambe. Il lato artistico e creativo e il lato tecnico. Un superbo artista incapace di usare una fotocamera potrebbe scattare una grande foto? E un grande tecnico fotografico ma completamente sterile dal lato artistico? Sono necessarie le due componenti e l’una deve essere ben fatta per consentire l’esistenza dell’altra. Quindi, (e chiudo perché penso di avere detto quanto dovevo) la tua affermazione “la mia personale attitudine è quella di tralasciare un attimo la tecnica, trovo a volte piuttosto irritante quando si predilige la spasmodica ricerca del difettuccio ad ogni costo su immagini che sarebbe opportuno prima guardare e valutare con occhio un po' più lungimirante, saper vedere un po' oltre il mero esercizio visivo.” mi vede d’accordo, ma esula completamente dal mio discorso e pensiero che spero ora di avere espresso con maggiore chiarezza. Fra le altre cose ho l’impressione che tale frase sia espressamente rivolta al mio intervento ed a me, la qual cosa mi farebbe propendere che TUTTI i miei interventi di critica siano stati completamente travisati, forse per mia incapacità nell’esporre i miei giudizi. Comunque, ti ringrazio per lo scambio di opinioni e chiudo.
Marco |
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Figaro di nerofumo commento di pamar |
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“Raccontare” tramite fotografie una vicenda non è banale. Raccontare una situazione di vita vissuta che porta con sé uno stile di vita legato a luoghi e situazioni che sono particolari e quasi fuori dal mondo non è per nulla facile e si corre il rischio di andare “fuori strada” e perdere il filo del discorso. Tra le altre cose si finisce per eccedere con alcuni aspetti ed evitarne altri che invece sono necessari. Questo portfolio mi pare ben fatto. Prima di tutto per la sua lunghezza. Trovo il numero di fotografie ottimale per “raccontare” la storia in modo esaustivo e non ripetitivo. Le singole scene, con inquadrature di dettagli alternate a momenti con scene più ampie mi sembra formino una buona amalgama. Ne scaturisce un lavoro in grado di illustrare un mondo “a parte”, abitudini di vita dimenticate, senza sfociare nel rischio di fare apparire il tutto come strano ma conservando sempre una sorta di rispetto.
Marco |
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Le mie 90 primavere di nerofumo commento di pamar |
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Perdonatemi, vado a commentare un altrui commento invece che “solamente” la fotografia di questo post. Parto da essa e poi mi soffermo sulle parole di Bruno.
Trovo lo scatto molto efficace e ben pensato. Vincente il fatto di non avere inquadrato la protagonista frontalmente, facendo vedere il suo volto. L’inquadratura posteriore ha comunque dei connotati che immancabilmente e senza esitazioni riconducono alla tipologia di persona. Pettine, acconciatura, tinta dei capelli. Per assurdo questo suo essere palesemente un ritratto di donna anziana ma non identificabile con una precisa persona, la rende simbolo di donna di una certa età e simbolo che ciascuno può ricondurre alla sua personale esperienza di vita.
Bruno, forse sono io che interpreto in modo non corretto le tue parole. In tal caso la mia puntualizzazione perde le sue motivazioni. quanto non comprendo è l’affermazione: “quando una foto ti appartiene assume sempre un significato che va oltre le apparenze….” e poi: “la tecnica in questi casi non esiste perché ti porterebbe fuori dalla sua percezione di appartenenza…”
Come ho detto reputo questo scatto efficace. Efficace e capace di trasmettere emotività e sentimenti. La cosa più difficile, nel fare una fotografia è renderla capace di trasmettere quanto ha colpito il fotografo stesso e rendere il fruitore partecipe di quanto ritratto e del momento immortalato. Colui che scatta la fotografia ha tutto un background che NON ha colui che la guarda. tale insieme di esperienze, conoscenza dei fatti, delle situazioni e del momento vissuto non sono sovente esplicitati da un’immagine. L’immagine si riduce ad una particolare situazione, ad un momento fermato ma nulla di più. Tutto quello che conosce il fotografo e che rende per lui palese la fotografia non è detto che lo sia per il fruitore. Esempio stupido: foto di un aereo che decolla. Per il fotografo potrebbe significare moltissimo perché à legata al momento della partenza dopo un incontro che gli ha cambiato la vita. Ma il fruitore come lo capisce vedendo la semplice foto? Ci vede semplicemente un aereo che decolla. Se invece nella foro viene ripreso, oltre all’aereo in decollo anche una persona triste che ü rimasta a terra…forse ci si avvicina maggiormente alle motivazioni che permeano il momento. Per questo motivo io dissento dalla tua affermazione che “la tecnica in questi casi non esiste”. Quando affermi che “quando la foto ti appartiene assume un significato che va oltre le apparenze” sono d’accordo, mai un’immagine può raccontare quanto è proprio del fotografo ma può avvicinarsi a rendere comprensibile la situazione. Per farlo le possibilità del fotografo riguardano solo la tecnica, la composizione, il modo di illustrare il momento. Un conto è essere maniaci dei tecnicismi, diverso è essere consapevoli della tecnica e saperla usare per rendere espliciti i propri fini.
Marco |
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''' di opeio commento di pamar |
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Certamente contano più le foto delle parole. Tutte le opere visuali famose lo sono per sé stesse, non per le parole spese su di esse. Su questo siamo d’accordo. Quanto non mi pare utile o esplicativo è il tuo commento circa le tre diverse interpretazioni dell’oggetto del tuo scatto. A ben vedere ogni cosa è passibile di diverse interpretazioni. Tra le altre cose il mio appunto non verteva circa l’oggetto dello scatto ma sulla sua modalità di mostrarlo soprattutto in rapporto al modus operandi.
Marco |
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caffettiere colorate di Anna Marogna commento di pamar |
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Filosofia.... pensa che io che ho fatto lo scientifico ho scelto di portare proprio filosofia come orale alla maturità....uno dei pochi fra tanti.
Marco |
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I colori del buio di essedi commento di pamar |
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Senza dubbio un’immagine efficace e capace di colpire. Secondo me ha delle doti indubbie che risiedono nel suo essere costruita con tutti i crismi del caso e che ha quindi la capacità di essere netamente sopra la media come valenza estetica e capacità di non essere banale. Io ci vedo delle caratteristiche/doti:
pulizia e semplicità compositiva: pochi elementi messi al posto giusto
Gli elementi che sono protagonisti (e che poi sono i soli presenti) risaltano nella loro colorazione. Non tanto perché sono saturi o altro ma per il loro essere luminosi su uno sfondo scuro. Da che mondo è mondo risalta piu efficacemente ed è “presente” in modo preponderante un elemento chiaro su sfondo scuro piuttosto che scuro su sfondo chiaro.
Molto efficace
Marco |
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La prua di essedi commento di pamar |
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Un megalodonte
un facciotto
lo squalo
Un pulcino gigante
Personaggio dei cartoni animati
Tutti ci hanno visto qualcosa di diverso e che nulla ha a che fare con l’oggetto in questione che è una nave, la sua prua. Intendiamoci, ci vuole un nulla per capire che è una prua ma al pensiero giungono anche molte fantasie e congetture. La decontestualizzazione viaggia alla grande in questa fotografia e ha successo grazie alla capacità dell’autore di scegliere un punto di ripresa e una parte del tutto in modo ineccepibile. Pochi elementi , sfondo pulito, muretto “strategico”. Tutto costruisce il risultato del gioco in maniera essenziale ed efficace. Penso che se prima di vedere questa fotografia avessero chiesto se fosse possibile rendere “altro” la prua di una nave di tale stazza….pochi avrebbero detto che il risultato poteva essere di tale entità. Complimenti.
Marco |
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