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Milano_Piazza Piemonte di milladesign commento di milladesign |
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Immagine realizzata su commissione, destinata ad essere stampata in formato 3x2 (metri).
D800, 24 mm f8, sul posto dalle 5 del mattino di una faticosa domenica per cogliere luce e assenza di auto e pedoni.
Suggerimenti e critiche sempre ben accetti |
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No name - from "Deutsches Album" di lucadibattista commento di milladesign |
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lucadibattista ha scritto: | E secondo te non l'ho già fatto?  |
a giudicare dall'esortazione rivoltagli mi verrebbe da dire di no
a parte questo non ritengo inutile la foto che hai postato e non mi verrebbe mai da dire che potevi fare a meno di scattare. |
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Giappone 2014 | Viaggio Fotografico di Davide Lena di Marty McFly commento di milladesign |
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Naelmaz ha scritto: | Lo story telling è secondo me insufficiente... foto senza nesso con le altre buttate in mezzo (gli uomini che mangiano al ristorante ad esempio)... altre ripetitive (i grattacieli...). Non si intravede un'inizio ed una fine forti e non emerge chiara una "storia" da raccontare... la prima foto è davvero molto buona, come anche altre, si percepisce un'ottima padronanza del mezzo e anche un certo talento... ma realizzare un reportage serio a mio parere è un'altra cosa...
Fare una buona foto è tutto sommato fattibile. Raccontare qualcosa con più scatti è difficile, molto difficile.
Ciao... 😊 |
Fermo restando che i giudizi sono estramamente soggettivi e come tali mi sentirei di dire inopinabili, aggiungo una piccola nota:
a parte il fatto che la sezione si intitola reportage e portfolio, e quindi qui dentro non si trovano solo e necessariamente racconti, un reportage di viaggio ha poca storia da raccontare o, se preferite, non necessariamente ne ha una.
A me pare che questa serie faccia ciò che fanno la maggior parte dei reportage di viaggio che vediamo abitualmente, anche pubblicati su illustri testate: racconta i luoghi, ci fa vedere qualcosa che non è esattamente dietro l'angolo. E lo fa in un modo fotograficamente molto elevato, non solo dal punto di vista strettamente tecnico, che sarebbe poi il meno o quasi.
Come ho già scritto sopra, vorrei averle scattate io (che invece fuori dallo studio sono spesso e volentieri come un pesce fuor d'acqua). |
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LOOK AWAY di Bee2013 commento di milladesign |
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secharoth ha scritto: |
vedo uno strano riflesso alquanto innaturale affianco al tubo... |
quale?
ottima atmosfera post industriale, mi piace |
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U Conzu di RiccardoC. commento di milladesign |
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mi unisco ai complimenti per il reportage che trovo ben realizzato. complimenti anche per l'ottima conversione in bianco e nero.
anche se penso di conoscere la risposta, ti faccio lo stesso una domanda tecnica: hai scattato con l'aiuto di flash o è tutta luce ambiente? |
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IL TRENTANOVESIMO PIANO di Valerio Zanicotti commento di milladesign |
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Trovo bellissima questa carrellata, degna di una monografia dedicata ai tetti di Milano. La qualità dei lavori è sempre altissima, sia dal 39° piano che dal fondo del cortile
Non posso che dire bravo, per i risultati e per la costanza con cui porti avanti i progetti dedicati a Milano. |
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FOOD|7visions di matteoganora commento di milladesign |
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Prima di tutto: che bello vedere Matteo che propone anche altri aspetti del suo lavoro. Detta così sembra di dire che le solite cose annoiano, ma non intendo certo questo, credo che non ci sia bisogno di sottolinearlo ma...
Interessante proposta e bellissimo progetto quello del libro, mi permetto però un'analisi dal punto di vista strettamente "foodarolo", il che mi ancora a canoni e stilemi più da studio con luce e ambiente ultracontrollati, anche se è evidente che in questo caso ci troviamo in una situazione più da "reportage" che lega piatto e territorio che non in una situazione di pura descrizione del cibo (che è quella che io personalmente preferisco).
Le due foto che più delle altre attirano la mia attenzione sono quella di apertura, dove l'effetto della lastra di sale è reso alla perfezione dal controluce ma che di contro trovo un po' penalizzata dall'assenza di guizzi luminosi tanto sulla carne quanto su salvia, rosmarino e timo, e quella dei tajarin, che seppur dettaglio di un'ambientazione così ampia saltano all'occhio e invogliano, secondo me più delle altre pietanze presentate, a infilarci la forchetta.
Perchè quesa sensazione sui tajarin? Non saprei ben dire, forse da un punto di vista strettamente razionale perchè per una questione di cromie attirano immediatamente l'occhio che si sofferma sullo studio del piatto per poi passare all'analisi dell'ambiente, esercizio che a me personalmente viene difficile negli altri scatti della serie (escluso ovviamente quello di apertura), dove sono distratto dal "panorama" e vago un po' prima di riuscire a concentrarmi sul cibo.
Per finire sarò estremamente franco ma credo di poterlo fare ben sapendo chi ho davanti professionalmente: cialda di polenta e guancialino stracotto trovo che siano molto sotto i tuoi standard, soprattutto da un punto di vista strettamente "illuminotecnico". Soffro molto la pesantezza delle ombre, tanto quella del piatto quanto quelle sul piatto, in particolare quelle della carne che tendono a confondersi con la carne stessa facendo in definitiva perdere appetibilità al piatto.
Non ci ho girato intorno e se mi mandi a quel paese non mi offendo e di certo non faccio polemiche  |
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movimento di carcat commento di milladesign |
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ho il sospetto che l'inclinazione del piano d'appoggio dipenda dal fatto che l'asse ottico non era perfettamente perpendicolare al lato del tavolo.
complimenti per il risultato, ottenuto come da migliori tradizioni (non è una battuta) improvvisando soluzioni e usando l'inventiva.
unica pecca, secondo me, un po' di carenza nella trasparenza del liquido, ma sperimentando e modificando lievemente lo schema della luce potresti migliorare anche quell'aspetto. |
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Novello 2014 di Diego Attene commento di milladesign |
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Bellissima realizzazione (ma forse te lo ho già scritto altrove) e vetrina strameritata. L'unico difetto, di cui mi accorgo solo ora, è la leggera pendenza del piano d'appoggio della bottiglia, ma sono pippe rispetto al complesso (e alla complessità) del lavoro. Bravo Diego. |
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