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Piscinas di littlefà commento di pamar |
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Quando ho letto il titolo di questa proposta subito ho “dovuto” aprire il post per dare un’occhiata, spinto da un impulso irrefrenabile. Piscinas…ci sono stato in vacanza anni fa, anzi a dire il vero risiedevo a torre dei Corsari, ma a Piscinas ci sono andato un paio di volte. Negli anni ho girato la Sardegna in lungo e in largo (a dire il vero solo le coste e zone turistiche), ma un luogo come Piscinas mi è rimasto impresso in modo indelebile. Stupenda la spiaggia ma affascinanti le dune che la fiancheggiano e la strada che scende al mare. Via dove sono visibili alcune strutture di quella che è stata una zona mineraria. Da strumenti vari ad edifici minerari a caseggiati. Io ci sono stato più di 10 anni fa ma ricordo i corsi d’acqua che erano ancora di colore rosso mattone segno delle passate attività. Una strada dove si percepiscono ancora oggi le sensazioni del passato. Un viaggio attraverso il sudore e la fatica fino ad una costa che oggi è paradisiaca e luogo di svago ma che in passato fungeva da zona di carico dei convogli minerari e delle imbarcazioni per la spedizione dei carichi….scusa, mi sono perso trascinato dai ricordi e non ho parlato della tua fotografia.
Marco |
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st di pulchrum commento di pamar |
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Potrei dire decine di cose su questo scatto: che è semplice e pulito, che non ci sono deleterie sovrapposizioni di forme ecc. Ma ne dirò una sola, che poi é il dettaglio che mi è balzato subito all’occhio e che trovo il vero plus della fotografia. Mi riferisco a come è disposta la mano: le dita “seguono” il profilo dell’arco, lo disegnano e si stagliano sullo sfondo luminoso senza sovrapposizioni e facendo acquistare un senso di armonia e perfezione schematica. Fantastico. Secondo me questo particolare basta e avanza per rendere questo scatto ben al di sopra della media.
Marco |
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St di littlefà commento di pamar |
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Dimenticavo….ho anche un appunto a questa bella immagine. Trovo visivamente fastidioso quel bitorzolo all’estrema destra dello specchio d’acqua. Tutto curvilineo ed armonico in questo scatto; lui rovina l’armonia formale. Stona ed attira lo sguardo che ci “cozza” immancabilmente.
Marco |
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St di littlefà commento di pamar |
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Questa è una fotografia di paesaggio naturale che non è semplicemente una fotografia di paesaggio. O meglio, non è una fotografia di paesaggio descrittiva. Se, per analizziamo la fotografia ed andiamo a cercare i connotati che solitamente si vogliono in un’immagine descrittiva, non li troviamo. Nulla descrive con elementi certi e non contestabili il luogo. Non ci sono dettagli fini degli elementi particolareggiati ritratti. La superficie sabbiosa non svela pienamente la sua costituzione, toni e texture. L’acqua del mare non è più semplicemente acqua ma è ridotta ad una superficie liscia, piatta…uno specchio, una lastra, riflettente; ha perso la sua identità e connotazione di elemento liquido e di mare. Niente onde o increspature. Tutti i discorsi sulla risoluzione di talune lenti, sulle linee per millimetro qui non sono essenziali. Diciamo che non è una fotografia paesaggistica che deve soddisfare taluni criteri di questo genere fotografico. Pellicola di grande o medio formato oppure sensore FF con numero ottimale di Mpixell. Resa impeccabile degli elementi e dei dettagli fini. Per assurdo, paradossalmente sarebbe bastata una stravecchia compatta degli albori da 3 o 4 Mpixel per ottenere uno scatto del genere. Non fraintendermi, non sto dicendo che sia inferiore ad una fotografia paesaggistica classica. E’ solo diversa. Diversa perché non punta sulla rappresentazione del reale nel modo più dettagliato ed esplicativo possibile. Questo, a mio giudizio, non è una fotografia di un paesaggio ma piuttosto una rappresentazione di un paesaggio. Incentrata non sulla dovizia di dettagli esplicativi per descrivere ogni aspetto di esso concreto e reale. E’ una interpretazione di un luogo non basata su una semplice descrizione fisica e legata alla concretezza dei suoi elementi, ma che essi rifugge incentrandosi sull’ interpretazione di essi e trasposizione di essi per comunicare sensazioni . Non allora un’immagine descrittiva ma che vorrebbe fornire un mood attraverso un’interpretazione del concreto. E qui’ entra in gioco la modalità adottata per scattare la fotografia: esaltazione delle geometrie, linee e forme. Un paio di zone di tonalità cromatiche opposte come vivacità e cromaticità (cielo/riflesso e sabbia scura) e forme che grazie alla suddetta colorazione sono ottimamente separate e definite. alternanza accattivante e piacevole di forme sinuose e piacevolmente discordanti per tinta. Interessante notare come quasi tutti coloro che hanno commentato il tuo scatto prima di me abbiano detto qualcosa circa l’atmosfera o quanto gli trasmette questo scatto piuttosto che semplici considerazioni solo “fisiche” da paesaggio/oggetto. forse allora avendolo considerato 2diverso” da un paesaggio fisico qualcosa ci ho azzeccato. Ottimo.
Marco |
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Brescia - P.zza della Loggia di ant64 commento di pamar |
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Non saprei se si tratta di una leggenda, ma ho letto in passato (e sono propenso a credere sia un fatto reale) di un fotografo che ha aspettato mesi e mesi per immortalare un luogo paesaggistico con le condizioni atmosferiche che desiderava e voleva. Questo fotografo aveva assistito ad un momento atmosferico e di luce particolarissimo presso uno scorcio che desiderava immortalare, ma sfortunatamente in quell'occasione era privo di macchina fotografica. E’ tornato varie volte, lungo un lasso di tempo molto lungo, per rivivere e ritrovare quelle condizioni. Ogni volta rimanendo deluso e non facendo nessuno scatto, perché non era quello desiderato e conscio che non avrebbe ottenuto la fotografia che voleva. Ma chi la dura la vince e alla fine è riuscito a rivivere quella particolare situazione e a fare il suo scatto.
Quanto fa la differenza, a parità di soggetto, fra una fotografia buona ed una fotografia affascinante non è solo la correttezza di esecuzione ma in special modo la particolarità del momento e situazione ritratta.
Questa fotografia è un poco un emblema di come condizioni propizie ed interessanti possano “trasformare” un’immagine formalmente ineccepibile come framing, geometrie ed inquadratura in qualcosa di particolare e sopra le righe. Buonissimo scatto.
Marco |
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Alba ... di critrab commento di pamar |
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Non c’è niente da fare, è proprio così. Lo dice la parola stessa. Fotografia, scrivere con la luce. Certo, con tutti i software moderni e con il digitale è relativamente semplice e fattibile ritoccare questo e quello ed ottimizzare ogni dettaglio. Ma per quanto uno smaneggi e faccia, una foto con un’illuminazione efficace e con effetti di luce accattivanti la ottieni solo scattando in situazioni che sono particolarmente propizie dal vero. E questa fotografia direi che ne è un esempio lampante. Ottima.
Marco |
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Collina e cipressi.. di Arnaldo A commento di pamar |
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Ciao Arnaldo, sarò sincero al massimo. Dopo le tue stupende prove alle quali ci hai abituato ultimamente questo scatto (secondo me) presenta qualche punto migliorabile. Si tratta di un’immagine piacevole beninteso, lungi da me bocciarla, ci mancherebbe. Semplicemente ci vedo un qualcosina di migliorabile per farla passare da buona ad ottima. Poi sai, magari si tratta solo di mio gusto personale e tu e gli altri non la pensate così. Prima di tutto un rilievo positivo riguarda la volontà di presentare un’immagine di una campagna con cipressi diversa dalle solite viste. Hai incluso una buona porzione di primo piano fino ai 4/5 del fotogramma in estensione. Un prato privo di altri oggetti ma non monotono grazie all’interessante texture dell’erba e soprattutto per le due colline (una dietro l’altra) che danno tridimensionalità alla scena. Donano anche una piacevole simmetria essendo giusto nel mezzo del frame. Quanto non mi esalta è quella porzione di prato in primissimo piano prima dell’alzarsi della prima collinetta. Secondo me stona per essere “diverso” (piano e leggermente piu’ giallastro rispetto al resto dell’erba). Ho provato a coprirlo con un foglio e a mio gusto l’immagine migliora nettamente. Poi (ma potrebbe dipendere dal web) vedo intorno ai pioppi un poco piacevole righino bianco, in special modo quelli che si stagliano sul cielo (contrasto di per se’ elevato e recupero delle ombre ?). A parte questo, come ti dicevo una bella idea.
Marco |
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la nuvola rossa di elis bolis commento di pamar |
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Caspita, ci vedo un faro acceso nella notte. In un paesaggio dove predominano le tinte scure e le ombre e quasi monocromatico, quella nuvoletta spicca in maniera incredibile. Uno spot di luce e colore vivo inserito in un paesaggio di ben altro tenore luminoso e cromatico. Ottima la simmetria complessiva data dal riflesso specchiato nel corso d’acqua sia del paesaggio che (immancabilmente) della nuvoletta. La posizione nel cielo della nuvola ? Di primo acchito la riterrei migliorabile, forse giocando per avere una più efficace simmetria del paesaggio tagliando una porzione di parte destra (parte dell’altura con gli alberi) in modo da avere la V disegnata dalle alture al centro…certo, la nuvoletta si sarebbe dovuto aspettare che si spostasse nella direzione giusta (vento permettendo) e bisognava sperare che nel frattempo la luce calda che la illuminava non mutasse. Troppe coincidenze e troppo complicato. A livello pratico bene così…..certo che a livello dei desideri…da una foto molto bella sarebbe uscita una foto super TOP.
Marco |
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Insieme di Flavia Daneo commento di pamar |
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Flavia Daneo ha scritto: | Caro Marco, non so davvero come ringraziarti per questa tua splendida lettura. Ogni volta che leggo le tue osservazioni alle varie foto che commenti (e le leggo sempre tutte!) trovo non solo spunti di approndimento ma ancor più l'opportunità di sviscerare aspetti che, pur colpendomi, non sempre riesco a penetrare in profondità. Invece tu rendi tutto chiaramente comprensibile, è come se cadesse il famoso "velo di Maya " di schopenhaueriana memoria, sì, proprio quello che ci permette, sollevandolo, di contemplare finalmente l'essenza del reale . (adesso però non montarti la testa, eh! ) |
Grazie mille per le parole. Non montarmi la testa? Sarà dura dopo quello che scrivi...... così mi gaso.
Comunque il duro lavoro é scattare una buona immagine... ci vuole meno impegno nel parlarne comodamente seduti. E tu ci sai fare.
Marco |
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Nebbia nella valle. di Arnaldo A commento di pamar |
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Sai cosa mi viene in mente alla vista di questo scatto? Una persona che dice: “Uno, due, tre…partenza e via”. No, non sono impazzito (spero…). Mi viene questa frase, di fronte al tuo scatto perché, a mio avviso, possiede il connotato basilare capace di valorizzare uno scatto soffuso per la nebbia ed il tempo atmosferico. Qualcosa di definito e netto che emerge dal contesto ovattato. La nebbia rende poco definiti gli oggetti ed attenua i toni scuri ed i contrasti. Tutto diviene omogeneamente uguale. Ne deriva che, a fronte di luoghi sognanti ed affascinanti, sovente si perdano riferimenti ed elementi in grado di “prendere per mano” lo sguardo e veicolarlo verso lo svilupparsi del paesaggio. manca una sorta di centro d’attenzione per il fruitore capace poi di introdurre nella scana. Nella tua fotografia vi è non solo un punto d’appoggio ma addirittura tre gradini verso il primo piano che veicolano da un lato all’altro e giù verso il proseguo del fotogramma. Mi riferisco alle tre alture alternate destra, sinistra, destra, più scure e definite del resto del paesaggio. Una sorta di guida direi. Bello scatto, complimenti.
Marco |
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*** di Graziano Racchelli commento di pamar |
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Bella e d’impatto. Geometrie ineccepibili esaltate da un B&N “estremo”. Solo i due estremi del sistema zonale. Perfetta cosi’, perché sfumature e toni di grigio non avrebbero aggiunto nulla di quanto serve; anzi, avrebbero “indebolito” l’efficacia delle varie linee geometriche che costruiscono lo scatto e lo rendono efficace.
Marco |
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Agglomerato urbano di pulchrum commento di pamar |
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Si, è proprio un agglomerato. Denso, caotico, senza apparente ordine. La scelta di operare questo tipo di inquadratura poi rafforza e sottolinea tali aspetti di densità. Il tutto è fortemente racchiusi nel frame con gli edifici che sono chiusi dai bordi del fotogramma; niente strade visibili, quasi soffocante ed unico spiraglio il cielo sullo sfondo. Ma un cielo fosco e non limpido, quasi una cappa che rafforza il senso di chiusura. Insieme a questa ottima costruzione del fotogramma vi è un elemento (che salta subito all’occhio) e che dona ordine visivo alla scena sincopata; mi riferisco ai due edifici più alti, uno in basso a destra e l’altro nella parte superiore a sinistra. Evidenti per proporzioni e per essere di un ocra caldo. Essi formano i vertici di una diagonale virtuale che conferisce un buon riferimento d’ordine. Ottimio.
Marco |
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Ade di Klizio commento di pamar |
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Klizio ha scritto: | Figurati Marco,
ti capisco benissimo perché nel bn è uno degli aspetti da tenere sempre sotto stretta osservazione, anche se a volte bisogna scendere a compromessi se si imposta un trattamento con un pesante contrasto tonale.
Ma che foto è ... l'hai postata ?
Cmq ... giusto per farti capire ... ho velocemente applicato quella procedura e questa è la versione più morbida che teoricamente potrei usare per una eventuale stampa (ma serve mooolto più tempo e precisione e forse anche una stampa preliminare su cui impostare poi i correttivi).
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Buon risultato. Non male.
Le foto in B&N dove avevo trovato il problema alla fine ho deciso di eliminarle.
Marco
PS hai un MP |
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Ade di Klizio commento di pamar |
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Ciao Nicola,
prima di tutto ti ringrazio per la dritta sulla possibile correzione del problema tramite lo strumento sfoca. Non l’ho mai provata ma, a naso, dovrebbe andare bene.
Circa il problema del righino bianco io lo vedo bene nella tua foto, in particolare nella zona di roccia (lo spuntone orizzontale) più a sinistra che si staglia proprio contro una nube. Comunque sia, il fatto che io lo veda bene e tu meno non ha poi importanza. non volevo risultare pedante ma il problema del righino bianco è una cosa che mi ha fatto spesso diventare matto e volevo esporre la mia esperienza sperando di essere di utilità ad altri. Dicevo che io mi ci sono scontrato e mi ha stressato in particolare per un lavoro in B&N che stavo facendo ed al quale ero molto legato. Per alcuni scatti sono diventato matto. In particolare mi sono reso conto che taluni difetti che sono visibili poco o pochissimo su file poi emergono prepotenti nella stampa. E ti giuro, pensare che tutto sia OK e poi trovarsi una stampa difettosa non è il massimo. Comunque ti ringrazio ancora per l’idea di correzione con sfocatura.
Marco |
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Ade di Klizio commento di pamar |
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Sottoscrivo le valutazioni positive di chi mi ha preceduto. si tratta di un B&N molto contrastato. Una conversione per esaltare grandemente i contrasti e rendere la scena d’impatto. Capita in tali circostanze, e questa bella scena ne è un esempio, che un B&N con contrasti accentuati porti ad artefatti fastidiosi. Mi riferisco al righino bianco intorno a forme definite quando si stagliano su superfici di luminosità contrastante e toni più morbidi. Vedi in questo caso il bordino intorno alle rocce che hanno il cielo come sfondo. Conosco bene questo fenomeno perché mi ci sono spesso imbattuto ed è caratteristico del B&N mentre il colore “regge” meglio (ma capita anche in quel caso) la spinta delle tonalità per accentuare i contrasti ed i passaggi decisi. Non c’entra nulla, fra l’altro, la riduzione o compressione o i ppi del file perché non si tratta di un artefatto dipendente dalla risoluzione. Sfortunatamente poi, se il fine è la stampa, il problema su carta si presenta con molta maggiore evidenza rispetto al file. Che fare ? Armarsi di santa pazienza e lavorare di fino (anzi finissimo) con il timbro clone (zoom al 200%). Ma non è facile perché si rischia di operare in modo troppo evidente sul bordo dell’oggetto solido.
Marco |
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Insieme di Flavia Daneo commento di pamar |
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Geometrie spaziali ineccepibili. Questa è la definizione che mi sovviene di fronte a questa fotografia. A parte gli scherzi, questa è una constatazione che motiva la sensazione di pulizia ed armonia che emerge guardando questo scatto e che non è dovuta solamente alla bellezza della scena ritratta ma anche al “modo” che l’autrice ha adottato per immortalarla. Infatti, ne sono convinto, non basta un insieme di elementi gradevoli o una bella scena per ottenere una bella fotografia. La differenza fondamentale che vi è dall’osservare un paesaggio e vederlo in una fotografia è che, per forza di cose, la visione reale ci consente di spaziare in ogni dove con lo sguardo senza vincoli. Una fotografia è solamente una porzione limitata della scena, racchiusa e delimitata dal rettangolo del fotogramma (delimitata comunque, per quanto sia ampio il grandangolo utilizzato)… la fotografia è delimitata spazialmente ma anche temporalmente, non vi è movimento, non vi sono sensazioni sensoriali oltre a quella visiva. Non si “sente” il vento o gli odori o la temperatura o i suoni e rumori. Tutte cose che dal vero contribuiscono a plasmare e completare la scena alla quale stiamo assistendo. Si dice comunemente “hai visto che bel paesaggio”, ma dal vivo a tale sensazione visiva contribuiscono tutta una serie di input di altro tipo, dei quali sovente non ci rendiamo conto. Una foto, come detto si basa solo su quanto è racchiuso nel frame. Una singola immutabile porzione e priva di altri elementi sensoriali. Allora ne deriva che diviene fondamentale come la scena è immortalata nel fotogramma. Spesso si è portati (io per primo) a ritenere inutili pedanterie da fissati le puntualizzazioni o le regole compositive…..ma dai, di fronte ad una bella scena che importa rispettare i cromatismi o le geometrie. Invece, a ben pensarci, tutte queste menate hanno uno scopo ed una utilità. Servono per riuscire, o almeno provare, ad integrare quanto manca in una fotografia rispetto al reale.
Va bene, tutta sta menata per dire come mai reputo tale fotografia ineccepibile geometricamente. Ci sono, immersi in un bel paesaggio, due persone che emergono e sono fulcro della scena sia per la loro posizione centrale che per i colori brillanti e vivi del vestiario. Tinte uniche e inesistenti nel resto della scena. E poi, basilare, ogni linea del paesaggio dalle scie del terreno, alle pozze d’acqua, al crinale dell’altura sulla destra convergono in una direzione che è proprio quella dello sguardo e della direzione del cammino delle due persone. Infine la sabbia bagnata e texturata dalle ondulazioni “costruisce” elemento non monotono del primissimo piano e dona grande profondità spaziale ed ampiezza alla scena, giù fino ai monti in lontananza.
Anche sforzandomi al massimo non trovo nulla che cambierei in questa fotografia.
Marco |
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ST di Arnaldo A commento di pamar |
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A volte, oserei dire sovente, sono i dettagli a rendere “qualcosa” di comune, particolare, affascinante e “diverso dal resto”. A renderlo con qualcosa in più rispetto alle altre cose, seppur belle, che non hanno quel quid. Facendo un parallelo con le automobili è come confrontare una vettura base con una uguale ma in versione lusso. In fondo sono uguali, esteticamente sono la stessa cosa…eppure basta un dettaglio della maschera del radiatore o del gruppo ottico oppure un particolare del colore delle finiture o un semplice fregio per rendere diverso, particolare e con maggiore appeal la vettura lusso. Questa fotografia ha quell’elemento capace di trasformarla e renderla sopra lo standard. Si tratta di un bel paesaggio indubbiamente, bel costruito e con bei colori, ma ce ne sono in giro di fotografie del genere, tutte piacevoli e belle. Quanto mi ha colpito è appunto un dettaglio, un singolo, piccolo particolare che “trasforma” il bello in bello e particolare. Mi riferisco al riflesso sulla rena bagnata del cielo infuocato. Fantastico.
Marco |
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EI-NEW di red64 commento di pamar |
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guarda, non sono per niente un esperto di questo genere di foto. Tuttavia la prima cosa che ho notato una volta aperto il post è stato l’avere le due ali tagliate alle estremità…..
Marco |
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