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I diseredati ( homeless) di alechino commento di alechino |
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alechino ha scritto:
...al fine di sensibilizzare la pubblica opinione
Mauro questa tua prima osservazione la leggo nell`ottica di "aiuti o denuncia" cui facevo cenno. Al momento però non so di che progetto fanno parte, vedo solo immagini proposte su un forum di fotografia e il fine che dici mi spiace ma è relegato al pensiero di un`attimo.
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Ho scritto la pubblica opinione, oltre che la propria coscienza
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alechino ha scritto:
Secondo la logica espressa nel commento, quale dovrebbe essere, per esempio, l'atteggiamento di un fotografo che vada a Lampedusa a rappresentare la situazione attuale degli immigrati nei centri, per modo di dire, di accoglienza ? Quella di fare opera di verità, facendo conoscere, fotografandola, la REALE situazione di estremo disagio che gli immigrati vivono, oppure cercare a tutti i costi un avvicinamento tangibilmente "empatico" stando attenti ad evitare il dejavù e senza rischiare di passare per turisti predatori ?
se ci spostiamo nel fotogiornalismo i confini si ampliano, tuttavia non vedo perchè "la rappresentazione di estremo disagio" debba prescindere da forme di rispetto e di empatia.
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Chiunque, dotato di buona educazione, esercita quella giusta quantità di rispetto dovuto, ma solo dopo aver portato a termine ( per come la vedo io) la propria funzione di fedele operatore della fotografia di verità, senza farsi condizionare o distogliere dal proprio compito
Il fotografo arriva, si informa , ma poi guarda con i proprii occhi, i quali, a patto che siano sempre in linea con il proprio cuore, sono in grado di riprendere fotograficamente la realtà giudicata più significativa e rivelatrice
Sarebbe invece sbagliato farsi suggerire , nell'ambito della famosa "empatia", da chi vive una certa situazione dall'interno, quali elementi debbano essere evidenziati e quali no...
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di bafman |
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alechino ha scritto: | (...) il compito del fotografo, il quale deve in primo luogo rappresentare la realtà come la vede, senza modificarla, al fine di sensibilizzare la pubblica opinione (...) |
Mauro questa tua prima osservazione la leggo nell`ottica di "aiuti o denuncia" cui facevo cenno. Al momento però non so di che progetto fanno parte, vedo solo immagini proposte su un forum di fotografia e il fine che dici mi spiace ma è relegato al pensiero di un`attimo.
alechino ha scritto: | Secondo la logica espressa nel commento, quale dovrebbe essere, per esempio, l'atteggiamento di un fotografo che vada a Lampedusa a rappresentare la situazione attuale degli immigrati nei centri, per modo di dire, di accoglienza ? Quella di fare opera di verità, facendo conoscere, fotografandola, la REALE situazione di estremo disagio che gli immigrati vivono, oppure cercare a tutti i costi un avvicinamento tangibilmente "empatico" stando attenti ad evitare il dejavù e senza rischiare di passare per turisti predatori ? | se ci spostiamo nel fotogiornalismo i confini si ampliano, tuttavia non vedo perchè "la rappresentazione di estremo disagio" debba prescindere da forme di rispetto e di empatia. |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di alechino |
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bafman ha scritto: | già.
trovo gli scatti rubati ai mendicanti quasi sempre insulsi e irrispettosi della condizione umana e non mi fanno che ripensare al sarcasmo della Sontag nel dipingere taluni fotografi affascinati di questi contesti come borghesi turisti predatori.
Quegli scatti che invece non sono voyeuristici o spiati possono vivere nell`ottica di un progetto che sia finalizzato ad aiuti o a denuncia ma possono ancor più essere valenti fotografie quando raccontano con rispetto, possibilmente con un`empatia tangibile ed evitando per quanto possibile il sapore del dejà vu.
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L'empatia è anche risultato della propria sensibilità, se la sensibilità manca, nei confronti di un tema sociale che si preferisce invece o mettere sotto il tappeto, piuttosto che rappresentarlo con sincerità e verità, oppure scegliere di ammantarlo di un falso senso di paternalismo redimente che snatura completamente quello che è il compito del fotografo, il quale deve in primo luogo rappresentare la realtà come la vede, senza modificarla, al fine di sensibilizzare la pubblica opinione ( oltre che la propria coscienza) che un problema esiste e non può essere dimenticato, perché la nostra società, opulenta e sfarzosa per pochissimi privilegiati, racchiude in se' molti punti oscuri e prevede la messa ai margini di soggetti che avrebbero invece il diritto di far parte, anch'essi, in quanto esseri umani, del sociale civile consesso, come accade in molti paesi ben più avanzati del nostro ...
Secondo la logica espressa nel commento, quale dovrebbe essere, per esempio, l'atteggiamento di un fotografo che vada a Lampedusa a rappresentare la situazione attuale degli immigrati nei centri, per modo di dire, di accoglienza ? Quella di fare opera di verità, facendo conoscere, fotografandola, la REALE situazione di estremo disagio che gli immigrati vivono, oppure cercare a tutti i costi un avvicinamento tangibilmente "empatico" stando attenti ad evitare il dejavù e senza rischiare di passare per turisti predatori ? |
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I diseredati - seconda parte di alechino commento di gps73 |
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La prima serie decisamente di un altro livello ed anche più omogeneo.
Questa serie in parte rischia di compromettere il precedente lavoro,
in parte crea terreno fertile al dibattito "morale" già sviluppatosi oltre misura (che personalmente non condivido).
La 1 smentisce quel giusto "distacco" coerente da fotografo/osservatore..
La 14 mi pare fuori tema..
Salverei e traslerei nel precedente report le: 3-10-11-13-15-16
Ciao |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di bafman |
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filippo1978 ha scritto: | io mi riferivo alla distanza emotiva, se così possiamo dire. A me nn è arrivata nessuna empatia con le persone che sono ritratte | già.
trovo gli scatti rubati ai mendicanti quasi sempre insulsi e irrispettosi della condizione umana e non mi fanno che ripensare al sarcasmo della Sontag nel dipingere taluni fotografi affascinati di questi contesti come borghesi turisti predatori.
Quegli scatti che invece non sono voyeuristici o spiati possono vivere nell`ottica di un progetto che sia finalizzato ad aiuti o a denuncia ma possono ancor più essere valenti fotografie quando raccontano con rispetto, possibilmente con un`empatia tangibile ed evitando per quanto possibile il sapore del dejà vu.
Invito l`autore se ne avrà voglia a ripensare a ciascuna delle foto che ci ha proposto alla luce di queste considerazioni e constatare i diversi piani su cui si pongono.
p.s. faccio miei i dubbi che sono stati sollevati sull`opportunità di far finire un paio di queste foto nel "catalogo" |
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I diseredati - seconda parte di alechino commento di Webmin |
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... ho come l'impressione che nella prima cernita tu abbia già espresso in modo articolato il tema.
... in questa seconda serie, tranne la 3, assimilabile a quelle della precedente proposta, per piglio e capacità narrativa, sembra mancare un pò di spessore.
Mario |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di Sisto Perina |
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Attenzione:
l'entrare in contatto col soggetto non significa metterlo in posa o plagiarlo ma fotografarlo da un punto di vista più "vicino" ad esso, cercare di vedere il tutto con i suoi occhi o descrivere il suo mondo con approccio più intimo...
Nessun fotografo street dovrebbe (uso il condizionale perchè la storia insegna) costruire lo scatto.... |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di vittorione |
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È sempre difficile mettere mano all'argomento. Un modo di farlo è sicuramente quello di entrare in contatto, parlare, stabilire un legame; quindi scattare. Ed è certo un bel modo, ma non è detto che sia, che debba essere l'unico; non è detto che solo così si sia rispettosi, si sia "onesti" nei riguardi del proprio soggetto. Nella costruzione del racconto che qui fa l'Autore io non ravviso alcun atteggiamento di scippo fotografico, di gita allo zoo. C'è uno sguardo a 360°, c'è una varietà di approcci e di punti di vista. E c'è soprattutto la relazione con l'altra umanità, quasi sempre con la loro indifferenza, magari con la loro ostilità, di rado anche con la loro pietà. E ciò mi basta per fare di questo lavoro (forse, è vero, con l'eccezione degli scatti in cui i soggetti sono in una zona di ambiguità per quanto riguarda la loro collocazione sociale) un buon lavoro.
Gli scatti oltretutto sono complessivamente curati sia dal punto di vista compositivo che nel trattamento del b/n. In sostanza un buon lavoro, per quanto mi riguarda.
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di gps73 |
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Per me: bravo. Buone le foto, buono il reportage nell'insieme.
I commenti sopra, a torto o a ragione dimostrano che l'effetto voluto c'è stato; se ne discute e questo è il massimo che si può ottenere da un racconto.
Sposo in pieno le parole di Sisto, anche per me nella 22 ci sono solo turisti, la 4 è proprio al limite..
Io ci aggiungo anche la 1, l'unica non contestualizzata; non mi fornisce elementi oggettivi per poter collocare il soggetto nel tema proposto..
A mio giudizio sono le uniche "pecche".
Una cosa che mi ha colpito è come in generale queste immagini sembrano senza tempo. Se non fosse per qualche contaminazione (v. automobili)
potrebbero essere state scattate anche di 50 anni fa, complice anche un ottimo b/n che richiama un neorealismo appropriato al tema.
Ciao |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di alechino |
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filippo1978 ha scritto: | Si, io mi riferivo alla distanza emotiva, se così possiamo dire. A me nn è arrivata nessuna empatia con le persone che sono ritratte.
Tra l'altro la 4 sembra una ragazza normale con un cane seduta che nn ha nessun tipo di problema e vedersi messa in questa serie, mi lascia perplesso.
Sul fatto che sia lecito fotografare il disagio, beh secondo me la risposta è certo che si, ma entrando in contatto forte con le persone, altrimenti si tratta di un semplice esercizio stilistico fine a se stesso e in quel caso si che si manca di rispetto alle persone. |
Credo che si stiano confondendo i piani, la funzione del fotografo è quella di rappresentare la realtà come la vede, per quanto possibile senza artifici e filtri "mentali" che derivano dalla propria formazione culturale
Interagire direttamente con la realtà, con l'intento di modificarla, non può essere compito del fotografo ma di altre figure della società, il fotografo ha il potere ed il compito, semmai, di sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso il proprio mezzo artistico-rappresentativo, la fotografia, appunto ...
Per quanto riguarda la mia concezione della fotografia, io non faccio mai fotografie in posa con la "complicità" ( e la consapevolezza ) della persona fotografata( è questa la cosidetta empatia ? ), perché sono convinto che in quel modo dovrei rassegnarmi a rinunciare sin da subito alla possibilità di rappresentare nella maniera migliore quell'auspicabile momento di naturalezza e di verità che si potrebbe svolgere davanti ai miei occhi ... |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di filippo1978 |
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Si, io mi riferivo alla distanza emotiva, se così possiamo dire. A me nn è arrivata nessuna empatia con le persone che sono ritratte.
Tra l'altro la 4 sembra una ragazza normale con un cane seduta che nn ha nessun tipo di problema e vedersi messa in questa serie, mi lascia perplesso.
Sul fatto che sia lecito fotografare il disagio, beh secondo me la risposta è certo che si, ma entrando in contatto forte con le persone, altrimenti si tratta di un semplice esercizio stilistico fine a se stesso e in quel caso si che si manca di rispetto alle persone. |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di Sisto Perina |
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Capisco il significato di distanza dal soggetto e sapevo che alla fine si andava a finire su questo argomento.
Il concetto è semplice per un semplice motivo: vi può essere o meno il contatto umano con la persona fotografata e da ciò dipende un approccio fotografico più intimo (anche in focale usata e distanza) oppure più distaccato...
Sono modi diversi di fotografare ed ovviamente condizionati da esigenze e, di conseguenza, risultati diversi.
Filippo lo conosciamo per un contatto più diretto con le persone (seppur spesso atipico), un po' alla Alezan in un suo vecchio reportage sullo stesso tema...
Alechino è più distaccato non tanto per la distanza punto di ripresa/soggetto ma per una diversità di approccio al tema...
Entrambi (ma anche molti altri) vogliono documentare un grave problema sociale che, fotograficamente parlando, è sempre di difficile realizzazione anche perchè non è scontato che l'interazione con le persone produca risultati migliori....
Certo rimane che la comunicazione diretta porterebbe il fotografo a calarsi meglio nelle vesti di reporter ed a vedere più con gli occhi dell'altro...
Ho cercato di fare una mia analisi il più possibile obiettiva su diversi lavori che si postano in rete ma il giudizio finale è sempre quello dei nostri utenti quindi prego ancora di continuare su questa linea di confronto costruttivo...
grazie a tutti |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di Mario Zacchi |
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In parte sto con Filippo, in parte no. Sto per la parte di foto in cui la sensazione di scatto al volo è evidente e non sono poche; non sto per la parte in cui non si ha questa sensazione (esempio 6 o 21) anche se magari tecnicamente è stato così. E' la disomogeneità (mi riferisco a queste due sensazioni) che per me sarebbe meglio non ci fosse).
Riguardo il solito argomento: fotografare o meno persone così? temo che parlarne sia la solita solfa. Visto che c' è chi lo fa comunque (scattare a mendicanti et simili) se se ne ha voglia tanto vale criticargli le foto sul piano del "come". Altrimenti lasciar perdere, perché la sensazione che anche criticare chi fotografa mendicanti per fatto stesso di fotografarli stia finendo in "moda" (fatto, cioè, esteriore) è molto forte. |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di Webmin |
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filippo1978 ha scritto: | Ciao, il difetto di queste immagini è che sono tutte degli scatti presi al volo, a me non arriva niente, sei sempre troppo distante dalle persone che fotografi. Prova a fermarti e parlare con loro.
Così, anche se possono essere delle belle immagini, rimangono fredde, dei puri esercizi formali. Non un reportage ma semplicemente un insieme di foto. |
... che siano tutte riprese a distanza non mi sembra. Piuttosto, le riprese ambientate sembrano giustificate dall'esigenza di contestualizzare il torpore che nelle città si prova in presenza di questi soggetti, intesi quasi alla stregua di elementi d'arredo.
Presenti ma invisibili.
Il punto però potrebbe essere non ill quanto si entri in relazione ma piuttosto in che modo si riesca a trattare con rispetto un tema non facile : ed in questo è palese il merito dell'autore.
Mario |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di filippo1978 |
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Ciao, il difetto di queste immagini è che sono tutte degli scatti presi al volo, a me non arriva niente, sei sempre troppo distante dalle persone che fotografi. Prova a fermarti e parlare con loro.
Così, anche se possono essere delle belle immagini, rimangono fredde, dei puri esercizi formali. Non un reportage ma semplicemente un insieme di foto. |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di alechino |
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stepp ha scritto: | @Mauro: Magari era meglio se il reportage lo chiamavi in un altra maniera....
Che ne diresti se qualcuno ti fotografasse mentre sei seduto accanto al tuo cane o seduto in un autobus e inserisse la tua foto all'interno di una serie chiamata "I diseredati"?
E' singolare notare come le uniche parole che hai scritto non siano state rivolte alle PERSONE e i POSTI che hai fotografato, ma alla tua attrezzatura...
....bressoniano....
Francesco |
Non ho scritto niente sul tema in oggetto, proprio in attesa di input stimolanti e reazioni da parte degli amici che visitano il post...
Ringraziando degli interventi, e rispondendo anche ad altre osservazioni fatte nei post precedenti, potrei assicurare, come testimone oculare, che gli esseri umani fotografati, nonostante qualche apparenza contraria, fossero assolutamente appartenenti al tipo descritto nel titolo, ma non lo faccio comunque, perché non è tanto la realtà scrupolosissima dei fatti a contare ed essere significativa in fotografia ( come anche in letteratura e nell'arte in generale) quanto la rappresentazione sincera e fedele di una situazione dolorosa di persone che definisco "diseredate" perché a loro viene negato il godimento di uno status minimo di sopravvivenza al quale hanno diritto solo come facenti parte della comunità umana ... |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di Sisto Perina |
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stepp ha scritto: | @Mauro: Magari era meglio etc.etc.... |
Per favore, atteniamoci al commento delle immagini del reportage e se proprio si dovesse fare una considerazione non prettamente riferita al lavoro la si faccia con garbo e sensibilità...
grazie |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di stepp |
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@Mauro: Magari era meglio se il reportage lo chiamavi in un altra maniera....
Che ne diresti se qualcuno ti fotografasse mentre sei seduto accanto al tuo cane o seduto in un autobus e inserisse la tua foto all'interno di una serie chiamata "I diseredati"?
E' singolare notare come le uniche parole che hai scritto non siano state rivolte alle PERSONE e i POSTI che hai fotografato, ma alla tua attrezzatura...
....bressoniano....
Francesco |
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I diseredati ( homeless) di alechino commento di Sisto Perina |
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Non entro nell'ennesimo discorso del moralmente giusto o meno ritrarre queste persone...
Un buon bianco e nero in generale per questa serie di scatti dove il tema è chiaro e l'interpretazione dovrebbe essere quindi univoca...
Come detto sopra in alcuni scatti (4 e 22) non credo siano degli homeless quelli ritratti ma semplici turisti (n4 capelli troppo ben curati e cane con un bel guinzaglio, n22 zaini con turiste "stanche") ma tolte queste ci si trova dinanzi ad un triste quotidiano legato ora all'indifferenza ed ora alla carità del prossimo.
Alcune immagini richiamano in effetti altri autori ben famosi; compositivamente direi che raggiungono l'intento di soffermare il visitatore sui soggetti ed individuarne l'interazione con l'ambiente e/o le persone che li circondano...
Se dovessi sceglierne una direi l'ultima...
ciaoo |
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