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L'unica compagnia di petegiu commento di sandrinosandrino |
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Condivido a tratti quello che dice marko.
Lo scatto è interessante, la parte di luce bruciata non conta in questo ritratto e non mi disturba affatto.
Sui titoli tutt'altra storia, forzano ad una lettura ed ammazzano le foto, rendendole si "stereotipate".
marko82 ha scritto: |
La signora qui ha un viso(o meglio ció che si intravede) sereno e disteso, con dei bei orecchini in perla, i capelli ben tafliati, è curata così come lo é il suo gatto sornione e la posa delle sue gambe che qualcuno ha notato...la sua unica "colpa" é non essere giovane e vivere in una casa che non sembra la cucina di Cracco perché questo dovrebbe scuotere emozioni malinconiche?
E chi ha paura dell' uomo nero?
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Quella sedia a me diturba così come tutta quella luce bruciata nel finestrone.
Dovrebbe forse infondere solitudine, malinconia e nostalgia per qualcuno che non c é più e lei che lo sta attendendo invano fissando la finestra con il suo unico fido felino in braccio....ma qualcosa mi dice che la sedia è del marito della signora che se ne era andato a comprare le sigarette e presto sarebbe tornato a chiaccherare con lei...o di una amica che sta attendendo per prendere il caffé e spettegolare delle assenti come fanno tutte le donne(ops...si parlava di stereotipi ahahha) |
A mio avviso questi pensieri, immaginazioni che hai avuto attorno a questa foto, sono la foto. Il fatto che ti abbia fatto interrogare, lasciato dubbi e curiosità da scoprire è esattamente LA FOTO, in generale, non solo questa.
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marko82 ha scritto: |
Io non conosco la veritá che sta dietro a sto scatto..e non voglio neppure dirti come dovevi o potevi raccontare la tua storia in modo differente..ma perfavore proviamo anche a raccontare di vecchi che si godono la vita e sono felici..che sono tanti.
La vecchiaia non é una malattia e sono 30 anni che vedo foto lucrare emotivamente su questo... |
Su questo e sugli stereotipi in generale sono d'accordo, un buon 70% dei ritratti è di bambini, vuoi per comodità perchè si hanno in casa, vuoi perchè i bambini sono tutti belli, perchè suscitano tutti tenerezza ma dal punto di vista dell'immagine portano spesso a leggere qualcosa che non c'è. |
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Eidolon di sandrinosandrino commento di sandrinosandrino |
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Ciao Pinolo,
grazie del passaggio. Capisco la difficoltà nel trovarne il nesso, non essendo scatti riferiti ad un determinato evento tangibile. La 7 che a quanto pare riscuote maggiori consensi, è infatti la più antropomorfa e fornisce un riferimento più "sicuro" nell'osservatore.
Il linguaggio e gli scatti riguardano un progetto personale ed introspettivo. Una sorta di viaggio tra i miei fantasmi, non per forza in senso negativo. Paure, richiami onirici, momenti di pace.
Un saluto  |
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Untitled di Bruno1986 commento di sandrinosandrino |
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Nella foto non accade nulla, è quindi con le geometrie di luci ed ombre che si può giocare.
Rifilerei sopra in modo da renderla meno confusa. |
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... di 1962 commento di sandrinosandrino |
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Ciao Claudio,
idea simpatica ma lo sfondo confonde un po'. Un'inquadratura diversa avrebbe favorito.
La borsa da fotografo della persona a sinistra lascia pensare che sia "posata"
Un saluto  |
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Fenicotteri di Lorenzo Magnolfi commento di sandrinosandrino |
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ribefra ha scritto: | Con una luce migliore sarebbe stata...migliore...  |
Anche per forza direi.
La luce non mi dispiace invece, è quel terzo incomodo dietro che un po' guasta...
Alzerei un filo l'esposizione |
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s.t. di gi.gus commento di sandrinosandrino |
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Sai come me la immagino?
Tutti vestiti scuri e tutti mossi ed una sola presenza ferma, vestita di rosso esattamente al centro.
Inquadratura 3 o 4 passi avanti.
Un saluto  |
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Ami di sandrinosandrino commento di sandrinosandrino |
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Mi è venuta in mente e mi sono sentito di condividere, questo stralcio tratto da "La Camera Chiara di Roland Barthes",sul tema ritratto che molti di voi già conosceranno:
"La Foto-ritratto è un campo chiuso di forze.
Quattro immaginari vi si incontrano, vi si affrontano, vi si deformano.
Davanti all’obbiettivo, io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. In altre parole, azione bizzarra: io non smetto di imitarmi, ed è per questo che ogniqualvolta mi faccio (mi lascio) fotografare, io sono immancabilmente sfiorato dal una sensazione d’inautenticità, talora d’impostura (quale certi incubi possono dare). Immaginariamente, la Fotografia (quello che io assumo) rappresenta quel particolarissimo momento in cui, a dire il vero, non sono né oggetto né un soggetto, ma piuttosto un soggetto che si sente diventare oggetto: in quel momento io vivo una micro-esperienza della morte (della parentesi): io divento veramente spettro.
Il Fotografo lo sa bene, ed egli stesso ha paura (non fosse altro che per ragioni commerciali) di questa morte nella quale io suo gesto sta per imbalsamarmi." |
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