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st di Conrad79 commento di paolopizza |
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speravo in uno scambio interessante e non sono rimasto deluso. Qui abbiamo usato la foto di Conrad79 e altrove ne useremo altre; come già detto da Susanna, la questione si riproporrà ciclicamente. E noi continueremo ad affrontarla con onestà, fino a quando qualcuno di noi, visti i tempi, potrebbe anche raccontarla come insider.
Grazie a tutti. Di cuore.
Buona notte. |
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st di Conrad79 commento di il signor mario |
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Conrad79 ha scritto: | Però io controbatto, nel gioco delle parti e probabilmente andando solo teoricamente contro al vostro discorso, che in realtà condivido di massima, affermando che qualunque scatto in un reportage noi rubiamo qualcosa a qualcuno.
Un bacio rubato tra due fidanzati, bambini che portano i cani a spasso, un uomo in obeso in carrozzella elettrica, una persona anziana che cammina sola in una via, una donna non proprio piacente che viene immortalata in un atteggiamento da diva (sto citando gli ultimi scatti che vedo nella sezione street)
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Presumo, correggimi se sbaglio, da queste tue parole che tu non abbia letto il decalogo, in ogni caso lo allego:
“NON FOTOGRAFARE…”
di Ando Gilardi
Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati.
Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte.
Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni.
La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia.
Non fotografare chi ha lo manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perché non possono respingerti.
Non fotografare il suicida, l’omicida e la sua vittima.
Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo.
Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza tu puoi farne a meno.
Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l’eroico moncherino. Non ritrarre un uomo, solo perché la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall’incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l’attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie.
Non fotografare la madre dell’assassino e nemmeno quella della vittima.
Non fotografare il figli di chi ha ucciso l’amante, e nemmeno gli orfani dell’amante. Non fotografare che subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori infamie fotografiche si commettono in nome del “diritto all’informazione”. Se è davvero l’umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l’ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica.
Come giudicheremmo un pittore in costume bohemienne seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all’ergastolo, all’impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine? Perché presumi che il costume da free-lance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo un flash sparato in faccia, possano giustificarti?
ora tu citi delle foto e dei soggetti (Un bacio rubato tra due fidanzati, bambini che portano i cani a spasso, un uomo in obeso in carrozzella elettrica, una persona anziana che cammina sola in una via, una donna non proprio piacente che viene immortalata in un atteggiamento da diva) molto diversi tra loro, un bacio tra fidanzati, il momento di massima felicità, la gioia, l'Eros (come antagonista di Tanatos), l'unione, lì togli ben poco ai due fidanzati, hanno milioni di felicità prima di toccare la loro libertà d'immagine; bambini che portano a spasso il cane, gioia, infanzia, la felicità di chi può permettersi un cane e di portarlo a spasso; un obeso in carrozzella, e questa foto fa male, qui siamo molto vicini al limite, vicini ma oltre, non la condivido mi sono astenuto volutamente dal commentarla; la donna di Roma in atteggiamento da diva, stesso discorso. È come rubarmi un euro, magari mi scoccia ma mi cambia ben poco ma se lo rubi al mendicante che lo userà per l'unico suo pasto è diverso.
Sono due scelte da una parte la Arbus, e direi con tutti i distinguo del caso, Weege, dall'altra Gilardi con il suo amore per gli ultimi, amore pagato duramente per tutta la sua splendida sofferta vita o Bellocq con il suo essere deforme e fotografo, accettato e benvoluto, delle prostitute di Storyville New Orleans, che fotografava con amore trovando la gioia e la bellezza anche nelle ultime.
Occorre scegliere da che parte stare, come sempre nella vita, io ho scelto e immagino anche tu sia sul punto di scegliere. |
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st di Conrad79 commento di il signor mario |
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Condividendo in pieno il decalogo gilardiano, lui è uno dei miei padri fotografici, ricordando il suo contrasto con la Arbus e le foto di derelitti penso che agli ultimi, e anche un alcolizzato è tra gli ultimi, alla fine rimane solo la loro immagine, possono regalarla, vedi il lavoro di Alessandro, nato non per caso o per autocelebrazione, o tenerla come ultimo prezioso momento di libertà, noi possiamo chiederla, e accettare anche il rifiuto, ma non rubarla, altra cosa è il fotografare due innamorati, due ragazzi bellissimi nei loro diciott'anni (ricordo Prevert "I ragazzi che si amano"), una bellissima donna, un vecchio che si avvicina serenamente alla fine, un negoziante, una persona "normale" loro sono felici la loro immagine è ben poca cosa rispetto a tutto ciò che hanno, se mi fotografi al massimo ti chiedo perché, non me la prendo ho ancora molto prima di avere solo la mia immagine, pensiamoci è per questo che molti "ultimi" si arrabbiano moltissimo quando vengono fotografati.
Veniamo alla foto: è banale, vista miliardi di volte, lo sfigato di turno che dorme per strada, potrebbe essere mio figlio, mio fratello e per questo non l'accetto, non l'accetto anche perché è un furto inutile oltretutto perché la foto non funziona e non può funzionare. |
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Alla ricerca della luce di Conrad79 commento di gps73 |
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Ottima ripresa Conrad..
Il taglio di Luigi mi garba di più. Il b/n non so, attenua un po' il caos apparente ma non credo renda giustizia all'idea. |
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st di Conrad79 commento di Susanna.R |
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La composizione, per come la proponi, porta lo spettatore a cercare una relazione fra il cartello in alto e qualcos'altro: la 'lettura' umana procede dall'alto in basso e da sx a dx, e le scritte, quando non sono il soggetto dichiarato, finiscono spesso col diventarlo...in tal senso può stimolarsi in effetti un 'triste' legame fra 'arte attuale' ed il poveruomo abbandonatosi sul marciapiede...detto questo, condividendo al 100% il pensiero di Ando Gilardi, penso anche che i mitici scatti di HCB ed altri furono fatti in un periodo storico non appartenente al paleolitico ma sicuramente fotograficamente e socialmente lontano da quello attuale: ovvero penso che la sensibilità sociale si sia fortunatamente evoluta in questi decenni ( anche se non per tutti e non dovunque, purtroppo).
Per me il limite è dato dal rispetto della dignità umana, sopratutto quando l'individuo è in una situazione di svantaggio sociale e non partecipa allo scatto...il 'buon gusto' è opinabile, il rispetto della dignità umana mi sembra lo sia molto meno...
Per legarmi a quanto detto da DocAl, condivido praticamente tutto quanto ha scritto; un consenso, anche solo sotto forma di partceipazione attiva allo scatto, mi sembra che aiuti a dirimere la questione.
I reportage, e quindi una serie di foto ( anche se in realtà a volte una foto ben fatta parla più di un reportage intero fatto così così), implicano solitamente aver vissuto nel posto, esplorato le problematiche, conosciuto le persone, etc etc ed assume quindi un ruolo sociale che, onestamente, una foto postata sul web in un forum di fotoamatori ha molto meno...
Tutto questo secondo la mia opinione. La discussione si presenta ciclicamente nel forum e non ha ovviamente una conclusione netta...importante è continuare ad interrogarsi ed a riflettere, per cui ringrazio tutti coloro che vi hanno partecipato  |
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st di Conrad79 commento di DocAl |
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Mi inserisco in questa interessante discussione un po' perche' anch'io mi sono posto spesso il problema, e spesso ho rinunciato a scattare o a condividere le immagini per questo motivo, ed un po' perche' per motivi professionali mi trovo spesso coinvolto in questioni etiche.
Premesso che il mio senso morale e' molto forte e che il rispetto per la condizione umana fa parte della mia formazione familiare, personale, professionale, piu' volte mi sono chiesto, in questo contesto, quale fosse il limite tra morale ed ipocrisia. In fondo pubblicando queste immagini non facciamo che mostrare qualcosa che e' gia' sotto gli occhi di tutti. Forse allora il difetto etico sta nel voler sfruttare una situazione di disagio per fini personali, per soddisfare il desiderio di sentirsi dire quanto siamo stati bravi. Secondo voi ottenere il consenso dei soggetti risolve la questione etica? O e' sufficiente scattare come in questo caso in modo che il soggetto non sia in alcun modo riconoscibile? Perche' un reportage sulla condizione di vita nelle favelas brasiliane non solleva la stessa questione etica? Forse perche' di quella condizione noi, che viviamo in Italia, ci sentiamo meno responsabili? Sarebbe bello che ci fosse un codice etico scritto con regole chiare ed indiscutibili. |
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st di Conrad79 commento di Conrad79 |
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Però io controbatto, nel gioco delle parti e probabilmente andando solo teoricamente contro al vostro discorso, che in realtà condivido di massima, affermando che qualunque scatto in un reportage noi rubiamo qualcosa a qualcuno.
Un bacio rubato tra due fidanzati, bambini che portano i cani a spasso, un uomo in obeso in carrozzella elettrica, una persona anziana che cammina sola in una via, una donna non proprio piacente che viene immortalata in un atteggiamento da diva (sto citando gli ultimi scatti che vedo nella sezione street)
Devo conoscere queste persone e passare tempo con loro? Li sto usando per il mio scatto?
Sì, tutti noi usiamo l'ambiente per il nostro scatto.
Questa persona, come ben inteso da Bobo, non è un barbone, probabilmente è un ubriacone che ha passato la notte sul marciapiede con la bottiglia vicino, dato che erano le 8 di mattina.
Ciò non lo rende meno derelitto, ma me lo sono immaginato come una vittima dei tempi, della crisi, della modernità, o altre amenità simili, visto che era vestito in maniera per lo meno decorosa, da qui l'assonanza con il cartello sopra.
Ciò non per giustificare lo scatto (e ci manca) ma per ribadire che, a mio parere, non può esserci una regola che limiti gli scatti che sia diversa dal buon gusto, che essendo soggettivo e filtrato anche dalle proprie esperienze (e la crisi lo è stata per quanto mi riguarda), non può assumere un valore assoluto.
PS: grazie paolopizza, andrò a vedere gli scatti che hai citato per verificarne le differenze che tu noti |
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st di Conrad79 commento di bobo3361 |
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proseguo l'OT, anche se non è il caso di questo scatto, come ho detto all'inizio, altrimenti avrei tralasciato di commentare...
in sintesi , ne ho già discusso mille volte, credo che cercare di stabilire confini eticamente condivisi, sia purtroppo impossibile, proprio per la storia di ciascuno di noi.
mi limito a dire che io condivido da integralista ciò che scrisse Ando, senza se e senza ma, e non riesco a sopportare chi fa i distinguo cercando di far dire proprio a lui che 'insomma' 'a volte' 'si può se'....
una foto rubata ad un poveraccio per raccogliere consensi toccando le corde della commiserazione è un aggravare la sua condizione, è uno sfruttamento grave della sua sfortuna
condividere, mostrare, illustrare, denunciare è altro... ovviamente. |
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st di Conrad79 commento di Sisto Perina |
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Dirò una cosa molto forte, ma credo possa servire a far capire quanto per me sia importante il valore etico che dovrebbe muovere l'operato del fotografo:
Questo (alla pari di scatti simili anche scomodando autori eccelsi) è documento o prova su strada?
Al di là della considerazione della dignità umana (fattore questo non certo irrilevante) credo che l'unico modo per raccontare con questo tipo di scatti sia l'interazione...non con un soggetto fotografico ma con una persona.
Il coraggio nella fotografia che documenti una vita, una realtà ed una condizione umana è quello di sapersi rapportare con il protagonista.
Ogni tanto vado a recuperare un ottimo reportage del nostro AleZan: http://www.photo4u.it/viewcomment.php?pic_id=381949
come esempio per ciò che le mie parole difficilmente riescono ad esprimere.
Entrare in contatto e condividere una giornata, un momento oppure pochi attimi cercando di ottenere quella fiducia e quel consenso che diano informazioni su come strutturare una storia; questa è la fotografia che rispetta l'uomo e non lo usa come semplice soggetto per uno scatto.
ciaoo |
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st di Conrad79 commento di paolopizza |
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per quanto riguarda il commento alla foto, sottoscrivo quanto detto da bobo (e da te riconosciuto).
Per quanto riguarda la questione etica dello scattare foto ai derelitti, come dici giustamente secondo me, tocca capire dove stia il limite. La discussione potrebbe essere interessante e potrebbe portare alcuni di noi avedere la questione diversamente rispetto a come l'affrontiamo oggi. In un senso o nell'altro.
Credo che ogni fotografo, in senso lato e quindi comprendendo spesso chiunque abbia maneggiato una fotocamera, abbia in archivio almeno uno scatto di questo tipo. Alcuni sono persino fotografi con la effe maiuscola. Per esempio: che differenza c'è tra il "Clochard" di Doisneau e "La Villette, Paris, 1932" di Cartier-Bresson?
Per me, nella prima c'è il fotografo nella seconda no.
Il clochard di Doisneau è un ritratto "del clochard", dell'icona comunemente riconosciuta come ragazzo di strada, barbone, senzatetto. E' un ritratto ambientato al pari di un ciabattino nella sua bottega o un pescatore con la rete in mano che sorride bonario in camera. Qui il barbone ha la sua sacca, il suo cappello di stoffa con tesa lucida, i suoi vestiti consunti e il suo marciapiede. E un piede fuori dall'inquadratura a sottolineare la sua totale inadeguatezza. Qui il fotografo agisce e dice qualcosa.
A La Villette HCB non c'è, il fotografo manca nello scatto. E' un teatro coi teatranti in scena. Il clochard lì da sempre ma la donna, no, la donna è stata attesa. Atteso è stato lo sguardo, atteso è stato quel volto, quegli abiti e quella borsa che la mettono sul ciglio del baratro verso cui sta guardando. Il fotografo è assente e non ci vuole dire altro se non che, sulla strada, i ruoli sono spesso poco definiti. A noi leggere la storia che vogliamo dopo questa breve premessa di HCB.
Anche io ne ho un paio di foto "ai margini"; a breve ne caricherò una sperando che questa discussione possa continuare.
Il mio punto, per ora, è che in questo tipo di fotografie di reportage/street, debbano essere gli altri a giudicare il lavoro svolto: se in definitiva verrà visto un derelitto cinicamente immortalato, vorrà dire che lo scatto sarà stato sbagliato. Se verrà letta una storia o, anche, apprezzato un bel ritratto, vorrà dire che qualcosa c'era.
Questo implica, concediamocelo, di avere il diritto di scattare quasi sempre e di condividere spesso. Se no, nel cassetto, la fotografia non si sviluppa.
Ciao
--Paolo |
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Alla ricerca della luce di Conrad79 commento di Conrad79 |
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ComeToMe ha scritto: | Ecco perché non me ne voglio andare...
Siamo tutti coccolati  |
Bamboccioni della fotografia
Comunque ti consiglio di commentare (anche solo per fare complimenti) anche nelle altre sezioni.
Per questione di tempo non commento sempre, ma uno sguardo a tutte le foto di tutte le sezioni che mi interessano ce lo do ogni giorno, altrimenti come si cresce  |
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Alla ricerca della luce di Conrad79 commento di Conrad79 |
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ComeToMe ha scritto: | Bella la tua galleria Conrad..che ci fai in primi scatti? Posti solo qui? |
Grazie!
No Come, posto anche in altre sezioni.
Ammetto però che in primi scatti c'è una vitalità che manca in altre sezioni, giustamente, perchè qui le critiche sono richieste palesemente.
Quindi quando posto foto un po' "particolari" o di cui voglio sapere il parere degli altri con più interesse, vengo in primi scatti, e sono sempre ben ripagato  |
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Alla ricerca della luce di Conrad79 commento di Conrad79 |
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Posto l'immagine rivisitata dopo i post, nella versione probabilmente per me più corretta stilisticamente, grazie al taglio di Luigi e al suggerimento sulla post di Antonino. Anche io la vedo a colori.
Ammetto però che stamperò (amo le foto stampate, sempre) la prima versione corretta in post produzione.
Perchè l'eccessiva parte in ombra (anche bruttarella oltre che poco significativa) dà per me più importanza alla parte con la luce. [/img] |
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Alla ricerca della luce di Conrad79 commento di Conrad79 |
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Non condivido il taglio di Bobo, più che la forma geometrica il mio punto di intereresse sono le "formichine", tagliare la carrozzina o l'uomo tra luce e ombra per me è snaturare la foto.
In ogni caso lo ringrazio molto perchè vuol dire che ha destato interesse e il suo punto di vista è probabilmente migliore dal punto di vista geometrico.
Per Come ti ringrazio della cifra stilistica che mi hai dato, ma essendo un novello non posso fregiarmi di questo complimento, visto anche la mia galleria molto varia e ancora assolutamente non definita stilisticamente (e ci manca), anche se ammetto che mi piace la fotografia street molto "popolata e raccontata" di cui nel forum ho trovato grandi esempi.
Un grazie a tutti, ripeto che è sempre gratificante che una tua foto sia oggetto di discussione. |
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st di Conrad79 commento di Conrad79 |
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Assolutamente rispettabile il tuo "integralismo", soprattutto in street non "memorabili" come questa.
E' da capire quanto la fotografia di reportage (di cui lo street ne è una branca) può permettersi di valutare ciò che è derelitto e ciò che non lo è.
Un barbone, un drogato, un malato, e, a scendere, una persona sovrappeso o con un qualcosa di diverso (brutto naso?), cosa è moralmente accettabile e cosa no?
Lo chiedo perchè essendo alle prime armi, è giusto capire i limiti (che ci devono essere, vedendo anche i drammatici esempi storici (Carter) o semplicemente di cronaca) del mezzo, che secondo me, vanno definiti dal buon gusto più che dal soggetto in essere.
Detto questo, tornando IT, quoto in toto, appena vista su pc mi sono chiesto perchè non l'ho fatta dal basso.
La risposta è forse perchè ero intimorito dalla scena, e non volevo dare troppo risalto al punto di vista della persona..
O più semplicemente, ho sbagliato, ancora devo capirlo.
Grazie dell'intervento! |
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Alla ricerca della luce di Conrad79 commento di bobo3361 |
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condividendo in pieno il bn, io sarei stato ancor più drastico di Luigi , ma sin dalla fase di ripresa, per cercare di non avere l'angolo d'ombra in alto a sx... e mantenere sulla diagonale il margine ombra/luce |
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