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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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vLuca ha scritto: | Belle quelle con frammenti di vita come i panni stesi, le scie delle auto, le biciclette, le buche delle lettere, il triciclo (non ben sfruttato). Sono le ragioni per cui questo è un bel lavoro.
Ottima l'omogeneità di luce e colori che sono uno dei punti forti del reportage.
Ho letto le tue motivazioni e secondo me hai ben raggiunto il tuo obiettivo. In alcune foto però c'è qualche imperfezione formale, tipo qualche linea cadente qua e là (anche nell'apertura), qualche taglio azzardato... Visto le ragioni e l'impronta "architettoiche" delle tue foto, correggerei questi dettagli.
Ciao |
Grazie dei suggerimenti!
Ciao |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di vLuca |
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Belle quelle con frammenti di vita come i panni stesi, le scie delle auto, le biciclette, le buche delle lettere, il triciclo (non ben sfruttato). Sono le ragioni per cui questo è un bel lavoro.
Ottima l'omogeneità di luce e colori che sono uno dei punti forti del reportage.
Ho letto le tue motivazioni e secondo me hai ben raggiunto il tuo obiettivo. In alcune foto però c'è qualche imperfezione formale, tipo qualche linea cadente qua e là (anche nell'apertura), qualche taglio azzardato... Visto le ragioni e l'impronta "architettoiche" delle tue foto, correggerei questi dettagli.
Ciao |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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Staff Photo4U ha scritto: | Complimenti HiGiò, la tua foto e' stata scelta dallo Staff come Foto della Settimana dal 17 al 23 Marzo 2014 della sezione "Reportage e Portfolio"
Potrai vedere tutte le altre Foto della Settimana delle varie sezioni, cliccando sulla miniatura della Foto della Settimana ospitata in Home Page, oppure dalla pagina Le migliori della settimana.
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Grazie mille!!
È sempre un graditissimo riconoscimento  |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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frank66 ha scritto: | Come é stato giustamente sottolineato, una serie di scatti a carattere rigorosamente descrittivo. Pur riconoscendo la coerenza interna de lavoro in questo senso, cosí come un'omogeneitá sul piano formale (resa cromatica), faccio un po' fatica a coglierne appieno il significato, in altre parole lo scopo del rerportage. In altre parole non sono sicuro di comprendere il punto di vista dell'autore rispetto a quello che mi sta mostrando. |
Grazie del commento frank.
Colgo la palla al balzo per dirvi i motivi che mi hanno spinto a fotografare.
Come molti di voi hanno giustamente notato, lo scopo del progetto è prevalentemente analitico-descrittivo. Questo quartiere chiamato Villa Aosta è stato costruito intorno al 1930 e mi ha da subito incuriosito per il suo rigore compositivo e le sue geometrie tipicamente fasciste. Sono stato anche colpito da come non si relazionasse affatto con l'esterno assumendo dunque più il carattere di "villa" che di quartiere vero e proprio. Una cittadella introversa e geometricamente perfetta, divisa dal contesto urbano. Un posto in cui apparentemente tutto sembra funzionare. Rappresentare queste osservazioni di natura architettonica è stato il motivo che mi ha spinto a fotografare.
Spero di essere stato abbastanza sintetico perché in realtà ci sarebbero altre cose da dire ma non vorrei tediarvi con noiosi sermoni d'architettura.
Ciao a tutti |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di frank66 |
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Come é stato giustamente sottolineato, una serie di scatti a carattere rigorosamente descrittivo. Pur riconoscendo la coerenza interna de lavoro in questo senso, cosí come un'omogeneitá sul piano formale (resa cromatica), faccio un po' fatica a coglierne appieno il significato, in altre parole lo scopo del rerportage. In altre parole non sono sicuro di comprendere il punto di vista dell'autore rispetto a quello che mi sta mostrando. |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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Sisto Perina ha scritto: | concordo pienamente con l'analisi di Alessandro...
Sono particolarmente attratto dalla resa cromatica; sembra una desaturazione tenue in stile cartoline da route americane
ciaoo |
Grazie Sisto! |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di Sisto Perina |
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concordo pienamente con l'analisi di Alessandro...
Sono particolarmente attratto dalla resa cromatica; sembra una desaturazione tenue in stile cartoline da route americane
ciaoo |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di Alessandro Signore |
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Nel complesso è un buon lavoro sviluppato in chiave analitico-descrittiva.
Colpisce per i toni tenui, un po' meno per la varietà dei soggetti: sebbene le foto rappresentino scorci differenti, ad un vista superficiale alcune immagini possono sembrare simili, soprattutto nelle riprese centrali con "tre prospetti". Potresti provare ad inserire qualche dettaglio giusto per variare un po', mi pare di aver visto un triciclo da qualche parte...
Ad ogni modo, resta una bella ricognizione che esalta la sobrietà dei moduli abitativi, nonché l'ordine e la pulizia.
Tra le mie preferite, indubbiamente le ultime due.  |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di HiGiò |
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Mario Zacchi ha scritto: | Se ho inteso bene il principio.
I connotati della ripresa architettonica si perdono, tranne che nella foto d' apertura, nella 2881 e nella 2839, per me. E' un' idea interessante, ma non so quanto facile da realizzare in concreto, mantenendosi coerenti. Mi pare che debordi rapidamente su sbirciate fugaci o su foto-confronto un po' ovvie (lo sfondo delle case). L' effetto drammatico suggerisce più l' idea di una condizione subita che dell' adesione ad uno stile di vita che sarebbe addirittura una sorta di religione. Tante volte questo tono drammatico è surrogato a mancanza di idee. In questo caso l' idea c' è; del mood drammatico non afferro un senso che non sia, appunto, abitudine. |
Grazie tanto, Mario, del commento.
Quello che dici è vero, spostarsi continuamente per loro è un abitudine e mi piaceva che questo venisse percepito guardando le fotografie. Questa è la loro vita ed anche se è precaria e in movimento non può fare a meno di essere almeno in minima parte abitudinaria, questo paradosso dell'abitudine al cambiamento è uno dei motivi che mi ha spinto a fotografare. Non sbagli nemmeno quando dici che questa condizione è subita. Il discorso è molto complesso perché la scelta di questa vita è in parte voluta e in parte subita. Mi spiego meglio, potrebbero decidere di vivere diversamente ma non è facile rompere una tradizione culturale e soprattutto economica molto antica che fin da bambino ti ha abituato ad un determinato stile di vita. Loro non sono felici della vita che fanno ma non fanno niente per cambiarla, la accettano.
Grazie ancora del commento
Ciao |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di Mario Zacchi |
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Se ho inteso bene il principio.
I connotati della ripresa architettonica si perdono, tranne che nella foto d' apertura, nella 2881 e nella 2839, per me. E' un' idea interessante, ma non so quanto facile da realizzare in concreto, mantenendosi coerenti. Mi pare che debordi rapidamente su sbirciate fugaci o su foto-confronto un po' ovvie (lo sfondo delle case). L' effetto drammatico suggerisce più l' idea di una condizione subita che dell' adesione ad uno stile di vita che sarebbe addirittura una sorta di religione. Tante volte questo tono drammatico è surrogato a mancanza di idee. In questo caso l' idea c' è; del mood drammatico non afferro un senso che non sia, appunto, abitudine. |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di Alessandro Signore |
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Giorgio, ho dimenticato di scrivere alla fine del commento che quanto espresso sono esclusivamente delle mie personali considerazioni, ma vedo che lo hai inteso benissimo.
HiGiò ha scritto: | Ebbene si! Quando dico che le architetture sono il soggetto di queste fotografie per architetture intendo proprio le roulotte e da studente di Architettura non mi vergogno affatto di questa "categorizzazione". Infatti il sottotitolo che ho scelto per il progetto, qui non riportato, è proprio "Architetture nomadi". Per quanto riguarda il confronto con l'edilizia tradizionale non sempre è manifesto ma questo non significa che non ci sia.
Quando ci si accorge che le roulotte non sono disposte a caso ma seguono uno schema razionale che scaturisce da banali necessità ci si accorge anche che in questo campo c'è una piccola città mobile che si pone inevitabilmente in relazione con le città in cui siamo soliti vivere. È vero, ritraggo il campo, le roulotte, i sentieri ma lo faccio in modo tale da permettere di riconoscere in questi elementi le analogie e le differenze con quelli delle nostre città; è qui il confronto quando non si vede. |
Giuro che l'avevo pensato che studiassi architettura!!
Allora è molto probabile che io, che nella vita mi occupo d'altro, abbia qualche difficoltà a notare nella disposizione delle roulotte uno schema utile alle necessità di chi le abita e credo che ciò possa essere immediatamente riconosciuto da chi certe esperienze le vive, per studio, per lavoro o perché ci abita, anche per questo, sempre secondo il mio punto di vista, il senso del tuo lavoro, a chi non è avvezzo alla materia e ai luoghi, non arriva immediatamente. |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di HiGiò |
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Alessandro Signore ha scritto: | Ho guardato le foto in sequenza, senza leggere il testo per evitare di farmi influenzare dalle tue parole.
La prima impressione è stata quella di un campo in cui si fermano gli artisti circensi o di un luna park, anche per via di quella struttura circolare che si vede in alcune foto, che pare proprio una giostra.
L'altra cosa che ho notato è che alcune foto si somigliano: cambiano le inquadrature e i relativi punti di vista, ma i camper e le roulotte effettivamente appaiono simili, come pure le scene ritratte, e ciò si ripercuote inevitabilmente (e negativamente) nella lettura del portfolio, dando un senso di ridondanza.
In giro non si vede un'anima, ma ci sono flebili e sporadiche tracce di vita nonostante le porte chiuse e le finestre sbarrate. Non so dire se questa scelta, voluta o subita, sia determinante, sta di fatto che si può rappresentare la vita anche senza ritrarre esseri umani, a patto di curare bene questo aspetto.
Successivamente ho letto il testo, senza trovare in verità molti collegamenti nelle foto. Hai scritto di aver "scelto l'architettura come soggetto delle fotografie", ma io come soggetti identifico le roulotte, i camper, mentre palazzi e case, (mi pare di aver capito che tu abbia inteso fare un parallelo tra abitazioni "immobili" e "mobili"), appaiono ripresi solo in pochissime foto e in maniera marginale. Se con "architettura" hai inteso le roulotte, (ma personalmente non condivido questa tua categorizzazione), non vedo comunque il collegamento con le abitazioni in cemento, avendo le tue foto, nella maggior parte di esse, caratteristiche analitico\descrittive di quello che mostrano chiaramente, mancando quindi del dualismo che era nelle tue intenzioni, non so se mi sono spiegato bene.
Vedi Giorgio, come ho scritto qui e in altri luoghi, spesso il confine tra il provare emozioni e sensazioni, (le differenti condizioni di vita, il sentiero che ti ricorda strade percorse quotidianamente, la necessità dei propri spazi ecc), e il riuscire a trasmetterle fotograficamente non è così semplice da varcare, anzi.
Le tue foto, seppur ben eseguite dal punto di vista tecnico, non riescono a trasmettere quanto riportato nella descrizione, o almeno non così chiaramente.
Il tema è molto interessante e meritevole: credo tu abbia la sensibilità giusta per approfondirlo e integrarlo a dovere.
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Grazie tanto Alessandro del tuo esaustivo commento.
Hai mosso molte questioni interessanti che scaturiscono dal tuo personale punto di vista e per questo te ne sono grato. Vista la ricchezza dei tuoi argomenti risponderò solamente a quelle critiche in cui mi è sembrato tu chiedessi ulteriori spiegazioni e chiarimenti.
Ebbene si! Quando dico che le architetture sono il soggetto di queste fotografie per architetture intendo proprio le roulotte e da studente di Architettura non mi vergogno affatto di questa "categorizzazione". Infatti il sottotitolo che ho scelto per il progetto, qui non riportato, è proprio "Architetture nomadi". Per quanto riguarda il confronto con l'edilizia tradizionale non sempre è manifesto ma questo non significa che non ci sia.
Quando ci si accorge che le roulotte non sono disposte a caso ma seguono uno schema razionale che scaturisce da banali necessità ci si accorge anche che in questo campo c'è una piccola città mobile che si pone inevitabilmente in relazione con le città in cui siamo soliti vivere. È vero, ritraggo il campo, le roulotte, i sentieri ma lo faccio in modo tale da permettere di riconoscere in questi elementi le analogie e le differenze con quelli delle nostre città; è qui il confronto quando non si vede.
Mi dispiace molto che le foto non siano riuscite a trasmetterTI quanto dichiarato dalla descrizione e spero che con questi ultimi chiarimenti riescano a dirti qualcosina in più di prima.
Ti ringrazio ancora molto del tuo commento,
Spero di riceverne ancora molti altri così interessanti  |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di Alessandro Signore |
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Ho guardato le foto in sequenza, senza leggere il testo per evitare di farmi influenzare dalle tue parole.
La prima impressione è stata quella di un campo in cui si fermano gli artisti circensi o di un luna park, anche per via di quella struttura circolare che si vede in alcune foto, che pare proprio una giostra.
L'altra cosa che ho notato è che alcune foto si somigliano: cambiano le inquadrature e i relativi punti di vista, ma i camper e le roulotte effettivamente appaiono simili, come pure le scene ritratte, e ciò si ripercuote inevitabilmente (e negativamente) nella lettura del portfolio, dando un senso di ridondanza.
In giro non si vede un'anima, ma ci sono flebili e sporadiche tracce di vita nonostante le porte chiuse e le finestre sbarrate. Non so dire se questa scelta, voluta o subita, sia determinante, sta di fatto che si può rappresentare la vita anche senza ritrarre esseri umani, a patto di curare bene questo aspetto.
Successivamente ho letto il testo, senza trovare in verità molti collegamenti nelle foto. Hai scritto di aver "scelto l'architettura come soggetto delle fotografie", ma io come soggetti identifico le roulotte, i camper, mentre palazzi e case, (mi pare di aver capito che tu abbia inteso fare un parallelo tra abitazioni "immobili" e "mobili"), appaiono ripresi solo in pochissime foto e in maniera marginale. Se con "architettura" hai inteso le roulotte, (ma personalmente non condivido questa tua categorizzazione), non vedo comunque il collegamento con le abitazioni in cemento, avendo le tue foto, nella maggior parte di esse, caratteristiche analitico\descrittive di quello che mostrano chiaramente, mancando quindi del dualismo che era nelle tue intenzioni, non so se mi sono spiegato bene.
Vedi Giorgio, come ho scritto qui e in altri luoghi, spesso il confine tra il provare emozioni e sensazioni, (le differenti condizioni di vita, il sentiero che ti ricorda strade percorse quotidianamente, la necessità dei propri spazi ecc), e il riuscire a trasmetterle fotograficamente non è così semplice da varcare, anzi.
Le tue foto, seppur ben eseguite dal punto di vista tecnico, non riescono a trasmettere quanto riportato nella descrizione, o almeno non così chiaramente.
Il tema è molto interessante e meritevole: credo tu abbia la sensibilità giusta per approfondirlo e integrarlo a dovere.
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