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emilie di marcopavani commento di katia82 |
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espressione al confine tra il malinconico e l'ironico..
Bellissima la luce sul viso ma soprattutto quella sulla clavicola in tensione, esaltata dal laccetto della maglia. |
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un vero raggio di sole di marcopavani commento di gianjackal |
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Un ritratto semplicemente splendido!
Sembra però che hai usato un filtro per levigare la pelle o per togliere il rumore digitale... e il filtro ti ha "mangiato" un mare di dettagli!  |
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un vero raggio di sole di marcopavani commento di principessa |
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Magnifica!! Dolcissima l'espressione della ragazza. e superlativo il modo in cui l'hai immortalata ! Sono novellina, non posso dare altro che pareri ' a pelle' e questa per me è bellissima!! |
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una su mille.... di marcopavani commento di peppe74 |
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interessante.....
buono il tuo esperimento...se cosi' lo vogliamo chiamare.......
mi si stringe il cuore a guardare queste immagini |
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una su mille.... di marcopavani commento di katia82 |
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forza centripeta allo stato puro.. Originale l'idea di sperimentare in bianco e nero.
Sarebbe stata ancora più d'impatto se la bambina al centro fosse stata l'unica a guardare in camera, ma va benissimo anche così, ovvio. |
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una su mille.... di marcopavani commento di marcopavani |
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Nimrandir ha scritto: | Oltre alla faccia gli avrei lasciato anche il resto del corpo evidenziato che dici? |
forse, se tu mi indichi dov'è il resto del corpo....  |
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l'inutile ferrovia di marcopavani commento di marcopavani |
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herbert.steele ha scritto: | bello scatto e storia interessante che merita un reportage. se ne hai altre sarei interessato.
pellicola o digitale?
ciao
herbert |
Ne ho tante, piano piano le posterò, grazie |
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l'inutile ferrovia di marcopavani commento di Steele |
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bello scatto e storia interessante che merita un reportage. se ne hai altre sarei interessato.
pellicola o digitale?
ciao
herbert |
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l'inutile ferrovia di marcopavani commento di marcopavani |
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civ833 ha scritto: | Bello scatto. Forse il bianco e nero sarebbe migliorabile (gli alberi sono scuri come la pelle dell'uomo, mentre avrei preferito distinguerlo leggermente di più), ma non mi sento di consigliarti modifiche. Perché la scelta prospettica è semplice ed efficace: il binario inutile che separa la parte destra delle baracche dalla zona morta tra i due binari, e l'uomo in primo piano e la donna più avanti sembrano immobili e spaesati in questo percorso senza senso intorno al quale è ormai cresciuta la "città". E a sinistra ancora un binario, dove una massa umana transuma lentamente, quasi immobile nella sua lontana imponenza: sarebbe una foto perfetta senza l'uomo in primo piano, ma lo è ancora di più includendo lui e la sua espressione di amaro sorriso, con cui guarda disilluso un futuro che vive sia in fondo a quella ferrovia che oltre quel binario deserto, in uno scorcio di sofferta civiltà in cui l'uomo accetta quest'eredità cinquantennale e "ci vive intorno", con la naturalezza senza tempo di chi non può che accettare il proprio destino - qualunque esso sia.
E' una scelta azzeccatissima, un attimo di vita colto nella sua semplicità e nella sua interezza sfruttando la naturale suddivisione in quattro piani di una scena che un occhio esperto avrebbe facilmente banalizzato, documentandola piuttosto che facendola vivere in un bianco e nero semplice ed efficace.
Ti ringrazio per non averla rovinata con una cornice. La "vignetttura" in basso a destra contribuisce a questa "prospettiva emotiva", portando l'occhio a seguire la linea di fuga delle rotaie e l'"occhio interiore" a seguire lo sguardo dell'uomo in primo piano, e lo spettatore a guardare assieme a lui la desolante e insime viva realtà che attecchisce intorno a quei binari, come una ferita intorno a cui è l'umanità a rimarginarsi. Niente male. | Grazie veramente del tuo commento che dà un risalto bello e particolarissimo a questo mio scatto. Marco |
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l'inutile ferrovia di marcopavani commento di civ833 |
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Bello scatto. Forse il bianco e nero sarebbe migliorabile (gli alberi sono scuri come la pelle dell'uomo, mentre avrei preferito distinguerlo leggermente di più), ma non mi sento di consigliarti modifiche. Perché la scelta prospettica è semplice ed efficace: il binario inutile che separa la parte destra delle baracche dalla zona morta tra i due binari, e l'uomo in primo piano e la donna più avanti sembrano immobili e spaesati in questo percorso senza senso intorno al quale è ormai cresciuta la "città". E a sinistra ancora un binario, dove una massa umana transuma lentamente, quasi immobile nella sua lontana imponenza: sarebbe una foto perfetta senza l'uomo in primo piano, ma lo è ancora di più includendo lui e la sua espressione di amaro sorriso, con cui guarda disilluso un futuro che vive sia in fondo a quella ferrovia che oltre quel binario deserto, in uno scorcio di sofferta civiltà in cui l'uomo accetta quest'eredità cinquantennale e "ci vive intorno", con la naturalezza senza tempo di chi non può che accettare il proprio destino - qualunque esso sia.
E' una scelta azzeccatissima, un attimo di vita colto nella sua semplicità e nella sua interezza sfruttando la naturale suddivisione in quattro piani di una scena che un occhio esperto avrebbe facilmente banalizzato, documentandola piuttosto che facendola vivere in un bianco e nero semplice ed efficace.
Ti ringrazio per non averla rovinata con una cornice. La "vignetttura" in basso a destra contribuisce a questa "prospettiva emotiva", portando l'occhio a seguire la linea di fuga delle rotaie e l'"occhio interiore" a seguire lo sguardo dell'uomo in primo piano, e lo spettatore a guardare assieme a lui la desolante e insime viva realtà che attecchisce intorno a quei binari, come una ferita intorno a cui è l'umanità a rimarginarsi. Niente male. |
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