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Tibet, 1995 di frank66 commento di frank66 |
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Grazie ancora allo staff
Grazie del passaggio, GiovanniQ e del "ripassaggio", Mario  |
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child of burma di sognidiautunno commento di frank66 |
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Ritratto di indubbio valore documentaristico, oltre che di notevole bellezza, innanzitutto per la dolcezza struggente dello sguardo della bambina, poi per la delicatezza della tavolozza cromatica e degli effetti di luce che, grazie anche all'ottimo sfocato, rendono lo sfondo esteticamente appagante. |
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Adamo MMXV di Francesco Ercolano commento di frank66 |
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Mi associo agli apprezzamenti per idea e realizzazione. Io trovo molto efficace la post in quanto, ricercando una resa pittorica, sottolinea il classicismo formale di questa composizione e proprio per questo ne rafforza - per contrasto - il contenuto, trasgressivo rispetto all'iconografia classica. |
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Puzzle argilloso di Magh commento di frank66 |
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Ottima restituzione di un pattern che, grazie all'efficace trattamento in post, acquista un effetto quasi tridimensionale. |
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Tibet (colore) di frank66 commento di frank66 |
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grazie opisso. Sono d'accordo sulla minore omogeneizzazione delle foto a colori rispetto al b/n; ho cercato di raggrupparle secondo i colori dominanti, ma l'insieme resta comunque abbastanza eterogeneo. De resto qui non siamo in presenza di un reportage ma di una semplice raccolta di scatti. |
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musei-1 di vittorione commento di frank66 |
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Colpisce il rigore formale, l'uniformità e l'eleganza stilistica, oltre ai momenti catturati, mai casuali e spesso all'insegna di una sottile ironia. |
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Tibet, 1995 di frank66 commento di frank66 |
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Grazie mille
Webmin
Salvatore Gallo
Liliana e gparrac per le ulteriori considerazioni  |
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Tibet, 1995 di frank66 commento di frank66 |
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Franceso Ercolano: grazie mille
Clara Ravaglia: troppo buona!
gparrac: altro che annoiato! mi hai stimolato:
La foto è stata scattata all'interno di una tenda di nomadi, dove, insieme al mio compagno di avventura, ero stato invitato da questa giovane madre a bere un tè. La avevamo incontrata all'esterno; dopo qualche minuto di "conversazione" a gesti abbiamo capito che era la moglie di un lavoratore impiegato nella zona (ci troviamo vicino ad una centrale geotermica (*)), con il quale viveva nella tenda che ci invitava a visitare.
Così ho avuto modo di scattare questa foto, dovendo usare un tempo di scatto piuttosto lento (infatti sui soggetti c'è micro-mosso), comunque non abbastanza da evitare una forte sottoesposizione. Ovviamente non ero preparato a scattare in interno, meno che mai con la pellicola che avevo in quel momento in macchina, una Fujifilm Velvia 50 ASA! Quindi la diapositiva era finita tra gli scarti. Adesso, grazie alla scansione, ho provato a recuperarla, ma sulle zone più sottoesposte non c'è veramente niente che si possa recuperare. La scelta della conversione è nata dalla frustrazione nel cercare di ottenere colori convincenti. Visto il tuo giusto appunto, propongo comunque anche la versione a colori, aggiustata al meglio delle mie possibilità.
(*)
Nella lontana estate del 1995 ho avuto la fortuna di trascorrere, per motivi di lavoro, 3 mesi in Tibet, vivendo per la maggior parte del tempo in un piccolo insediamento situato in un altipiano a 4200 m di altitudine e a 90 km dalla capitale Lhasa (che invece si trova "solo" a 3600 m di altitudine). Se avessi avuto la capacità di documentare e trasmettere nelle foto la metà delle cose che ho visto e delle emozioni che ho provato, avrei le foto più belle del mondo. Il mio collega ed io abbiamo vissuto a stretto contatto con i locali, condividendone gli aspetti della vita di tutti i giorni; dal cibo al modo di lavarsi (non c'era acqua corrente). Nei 20 anni successivi a quell'esperienza ho avuto modo di viaggiare in altri posti "esotici" e anche vivere in altri paesi per periodi prolungati, ma niente di tutto ciò è paragonabile ai quei 3 mesi vissuti letteralmente in un'altra dimensione, quasi senza contatti con il mondo esterno (ad eccezione della telefonata a casa che si riusciva a fare ogni 15 giorni dai telefoni pubblici di Lhasa) e circondato dalla gente più cordiale ed aperta (e più sporca) che fino ad ora mi sia capitato di incontrare. Ho avuto il privilegio di essere invitato alle numerose feste che i tibetani amano organizzare (ogni occasione è buona), visitare monasteri sperduti tra le montagne, assistere a rappresentazioni di vario genere, dalle corse di cavalli pigri alle incredibili e coloratissime feste religiose, dove il mio collega ed io eravamo gli unici occidentali, e, per molti dei presenti i primi occidentali che avessero mai visto dal vivo.
Ovviamente ho anche avuto modo di rendermi conto dello scempio in corso in quella regione, che una volta era una nazione indipendente. Ma questa è un'altra, triste, storia.
Ecco la versione a colori. A me convince poco.... |
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