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London Eye di mcfour commento di mcfour |
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Londra, Marzo 2013
Canon Eos 5DMark3
Canon EF 70-200 f/2.8 L IS II USM
1/1000sec f/2.8 200mm iso400
E lo so , è un pò stretta sopra...
ma non potevo tornare a rifarla...  |
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Ada di mcfour commento di mcfour |
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Molto obbligato Clara, veramente gradito il tuo passaggio  |
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Ada di mcfour commento di Clara Ravaglia |
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Questo ritratto mi conquista. E' tutta la settimana che torno a riguardarlo e mi convince sempre di più. Come ben dice aerre ha una qualità di resa che parte dalla eccellenza delle lente ma sa andare oltre e tradursi in morbida eleganza. Lo strumento si fa trasparente in favore del cuore emotivo delle immagine grazie alla incredibile bellezza dello sfocato e alla qualità definita ma soffice del volto. il bianco e nero è del tipo che preferisco, senza durezze, pronto a scivolare nella dolcezza. Mi fai venire voglia di usare un po' più spesso il 135 che anch'io possiedo , magari immeritatamente , e che per pigrizia uso pochissimo. Fra le Preferite con maiuscola
Ciao
Clara  |
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Ada di mcfour commento di mcfour |
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Gradito e sincero il ringraziamento al Forum photo4u.it, in primo luogo per aver apprezzato uno scatto, per così dire rubato, realizzato in terrazzo ma bellissimo nella sua semplicità, il secondo apprezzamento è per le informazioni, gli insegnamenti, le notizie contenuti in questo magico contenitore quale questo forum, tenuto in piedi da tante persone.
Il prossimo 5 gennaio faccio 10 anni insieme a voi... grande festa...  |
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Ada di mcfour commento di Staff Photo4U |
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Complimenti mcfour, la tua foto e' stata scelta dallo Staff come Foto della Settimana dal 21 al 27 Luglio 2014 della sezione "Ritratto".
Ma non basta, tra tutte le Foto della Settimana delle varie sezioni, la tua e' stata scelta come Foto della Settimana dal 21 al 27 Luglio 2014 e per una settimana intera sara' visibile in Home page. k:
Potrai vedere tutte le altre Foto della Settimana delle varie sezioni, cliccando sulla miniatura della Foto della Settimana ospitata in Home Page, oppure dalla pagina Le migliori della settimana.
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St di mcfour commento di mcfour |
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Quì lo scatto originale, devo dire la resa cromatica mi ha sorpreso, direi gradevole.
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Ada di mcfour commento di carcat |
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splendido ritratto dai toni dolcissimi!
il merito maggiore lo dobbiamo concedere alla modella  |
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St di mcfour commento di mcfour |
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huncke
Grazie,
Ciao Carlo, in realtà ho voluto anche paragonare la resa ottica del sigma, avendo un termine di paragone, la luce è diversa, ed anche l'inquadratura non è sovrapponibile, comunque un responso c'è stato, la serie ART ha dei bei vetri.
Il BN cupo, devo dirti che oggi vedendolo sul monitor di un collega sembrava perfino troppo chiaro di come la vedo io sul monitor..., si comunque non è certo una foto luminosa... , grazie del commento. |
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St di mcfour commento di carcat |
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Ciao Mc, mi piace la nuova interpretazione life (in realtà mi piaceva anche l'altra...)
Immagino che il BN così cupo sia una precisa scelta... |
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St di mcfour commento di huncke |
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mi piace la gestione del fuoco, l'oggetto inanimato in primo piano e l'umano sfocato nel gesto della corsa: composizione efficace e interessante. |
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St di mcfour commento di mcfour |
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Canon Eos 5Dmark3
Sigma 50mm f/1.4 DG HSM ART
f/1.4 1/800sec 400 iso
Sono andato a ricercarmi la stessa panchina fotografata nel 2009 col Canon EF 50mm f/1.4.
Questo è il risultato a tutta apertura.
Sfondo nero |
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Ada di mcfour commento di ziottolo |
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La resa dell'occhio " a fuoco" è spettacolare..., un saluto Tore. |
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Ada di mcfour commento di aerre |
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....sto guardando adesso i dati di scatto: scattare ad 1/60 con il 135 non è semplice ...il rischio del micromosso è sempre in agguato.
Ma è un obiettivo che adoro anche se uso pochissimo....anche a TA ha una incisione spettacolare (ed il mio per strani motivi ha la ghiera bloccata sul 2.0 ), ...ma ciò che ti conquista è il suo sfocato: morbido, cremoso ...con uno stacco di piani sul full frame inarrivabile.
Immagino te ne innamorerai facilmente.
Buone foto  |
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Ada di mcfour commento di mcfour |
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Grazie ragazzi, ma cominciamo col dire che il merito sostanzialmente è di mia figlia... , e poi della splendida ottica 135mm Canon, il mio contributo, in questo contesto, è veramente marginale.
Mi fà piacere, Aerre che ti sia piaciuta, ed il complimento è maggiormente gradito vista l'esperienza che hai accumulato nella realizzazione di splendidi ritratti. |
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Ada di mcfour commento di lumb |
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gran bel ritratto complimenti.
Ciao Umberto. |
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Ada di mcfour commento di mcfour |
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Canon Eos 5D Mark3
Canon EF 135mm f/2 L USM
1/60sec f/2 800 iso
Il primo scatto col 135mm a tutta apertura...niente di preparato...fatto al volo sul terrazzo ed è una scelta, quella di usare f/2 come diaframma.
Su sfondo nero |
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waiting to... di mcfour commento di mcfour |
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Eheheh non mi ribalto per così poco...
Ti ringrazio per l'attenta disamina dell'immagine e dei suoi contenuti.
Sottolineo alcuni passaggi "E’ il fotografo che deve imbastirlo un racconto e dirmi il “cosa”. io con questa immagine racconto qualcosa, hai giustamente sottolineato che le immagini hanno finito con l’assumere "significati che attengono più che altro …alle nostre esperienze passate, …formazione culturale, …sensibilità e chi più ne ha più ne metta" , ed infatti succede prorpio questo... io sò bene cosa vuole trasmettere questa immagine, l'ho sentito dentro, ed qualcosa legato all'attesa, la sorgente di luce molto forte che c'è ma non si vede... che schiarisce una parte della panchina, ma che non riesce ad illuminarla tutta.. e finisce quasi per inghiottire nell'oscurità la panchina stessa ... è un percorso disegnato dalla luce.
L'avverbio "semplicemente", che non è stato citato, e che chiude la frase...
“Questa panchina, deve essere per chi osserva, quello che vuole...” è molto importante perchè il senso della mia interpretazione è tutto lì, ovvero, in maniera semplice... spontanea...aggiungo, legato allo stato d'animo dello spettatore...
"La panchina è il “luogo dove si inscenano diversi atti del teatro della vita"... e questo è l'ultimo... atto.
N.B.
Ringrazio tutti i partecipanti a questa discussione, perchè ha permesso, a me per primo di impare ancora. |
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waiting to... di mcfour commento di aerre |
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“Questa panchina, deve essere per chi osserva, quello che vuole...” ….è qui il problema (se di problema è giusto parlare) di questa immagine.
E’ l’immagine di una panchina e ….almeno personalmente non riesco a rintracciarvi dell’altro. L’autore mi perdonerà se esordisco in un modo che probabilmente lo fa ribaltare dalla sedia, ma spiegherò subito il perché.
Prima di tutto perché …è innegabile.
Che sia l’immagine di una panchina non potrebbe smentirlo nessuno …il punto vero è se sia “solo” l’immagine di una panchina e …la sua appartenenza di genere è davvero poca cosa rispetto a quello che a me sembra il nodo principale della questione e cioè se questa immagine di panchina possa davvero dirsi una buona fotografia, …intendendo dietro quel terribile quanto generico “buona fotografia” un “cosa”, …o meglio l’espressione di un “cosa”, in quella difficile partita che si compie nel mondo dell’immagine tra il “cosa” ed il “come”.
Ed è questo “cosa” …che dovrebbe fare la differenza, …il suo contenuto …il suo registro narrativo, chiamiatelo come vi pare, …al di là se lo scatto sia una Street piuttosto che il frammento di un Paesaggio urbano o una foto da Studio.
In ogni fotografia l’espressione del “cosa” è il vero ago della bilancia …anzi la “Fotografia” sta tutta lì, in nient’altro. Ed è il rapporto che il fotografo ha instaurato con il soggetto questo “cosa”, quando lo scatto riesce a raccontarci di tutto quell’insieme di emozioni, riflessioni, suggestioni etc. etc. che il soggetto, sia esso una panchina o il profilo di New York, è stato in grado di rievocare nella mente e nell’anima del fotografo.
In una fotografia io leggo la visione squisitamente personale che il fotografo ha del mondo perché la fotografia lungi dall’essere una mera trasposizione visiva della realtà non fa altro che compiere (o …dovrebbe compiere) un potente processo di trasfigurazione del dato reale proprio sulla base di quel rapporto che si è instaurato tra fotografo e soggetto.
Ora …è chiaro che ci sono immagini che hanno finito con l’assumere una connotazione simbolica molto forte rivestendosi di significati che attengono più che altro …alle nostre esperienze passate, …formazione culturale, …sensibilità e chi più ne ha più ne metta.
Così è per una “panchina” ad esempio, che facilmente associamo ad una idea di “solitudine”o “attesa”, “incontro” …ma anche “assenza” o centomila altri significati a seconda dell’immagine che si rievoca nella nostra mente.
La panchina è il “luogo” dove si inscenano diversi atti del teatro della vita: …dal romantico incontro di due amanti che si isolano dal resto del mondo, …al peso di una solitudine che scorgiamo nello sguardo assente di un anziano signore curvo sotto il peso dei suoi anni, ...alla miseria quotidiana di qualcuno in difficoltà che ne fa il suo momentaneo giaciglio, …al gioco di una bimba che il nonno ha accompagnato nel parco.
E si potrebbe continuare per ore.
E’ chiaro dunque che l’immagine di una panchina “vuota” proprio per il fatto di imporsi nel nostro immaginario con il desolante silenzio di un “teatro” vuoto, finisca per contrasto con il rievocare tutta una serie di immagini e di idee più o meno astratte.
C’è un vuoto …una assenza che facilmente associamo all’ “attesa”.
Ma quella del “Waiting for”, …l’idea dell’attesa di qualcuno che forse non verrà mai, è solo una delle tante ed attiene più ad una veste letteraria sovrapposta allo scatto che al contenuto narrativo reale dell’immagine in questione.
Ecco perché a volte i titoli sono molto insidiosi e finiscono spesso con il tradire la debolezza di fondo di uno scatto che in effetti non ha molto da raccontare.
Perché qui l’autore non ci racconta affatto attraverso l’immagine di una “attesa”, ce lo sta semplicemente dicendo attraverso il titolo…e la foto potrebbe tranquillamente essere letta di volta in volta alla luce di decine e decine di stereotipi diversi assumendo una molteplicità di significati che si traduce fatalmente (perché è proprio questo il punto) in una assenza stessa di significato.
Chi aspetta chi …o cosa? C’è una storia dietro quella panchina vuota? …Qualcuno sta per arrivare o è appena andato via? …Tutto questo è solo nella mente del fotografo non nell’immagine che abbiamo difronte dove non c’è nulla …ma proprio nulla che possiamo usare per cercare di leggere un racconto, se non una panchina …vuota, appunto.
Ed è qui il nodo della questione.
Non possiamo semplicemente dire che “Questa panchina, deve essere per chi osserva, quello che vuole...” …perché non funziona così la fotografia. E’ il fotografo che deve imbastirlo un racconto e dirmi il “cosa”.
Detto in altri termini non c’è in questa immagine quello che deve fare una “buona fotografia” e cioè svelarmi una proposta di lettura da parte del fotografo di ciò che lo circonda, fosse anche un piccolo frammento di pavimento, …è e resta solo l’immagine di una panchina vuota.
Non trasfigura, …non interpreta, …non reiventa. Non racconta.
Mi permetto di indicare due foto che pur aprendo diversi livelli di interpretazione da parte di chi legge l’immagine partono da un dato incontrovertibile che è quello di fornire la particolare “visione” del fotografo, …quel famoso “cosa”.
http://www.photo4u.it/viewcomment.php?pic_id=630903 di Silvano Romanelli e http://www.photo4u.it/viewcomment.php?pic_id=639108 di Mauroq.
Dimentichiamoci se sono in Street o in Varie, poco importa …entrambe non casualmente (ecco perché le ho scelte) sono frammenti di scenari urbani o di strada senza l’ “uomo”.
Ma che succede qui? …dove è il “cosa”?
In entrambe …si compie una sorta di “metamorfosi” di ciò che circonda il fotografo …che non è semplice “trasfigurazione” nel divertito gioco di stupire le nostre abitudini percettive, …ma vero “atto creativo” di chi è capace di riassegnare un nuovo ordine alle cose. Non un ordine generico …ma quello del fotografo stesso, della sua “visione”.
Sono scenari (….più rievocati che rappresentati) di un universo del tutto nuovo, con le sue leggi e le sue regole, che sembra darsi come fatto compiuto e a sé stante.
“Più rievocati …che rappresentati”, attraverso lo strumento della macchina fotografica come “occhio dell’anima” che rievoca a sé interi brani di un mondo squisitamente intimo e personale, in cui nulla è più ciò che “è” …ma ciò che il fotografo “immagina” (o dovremmo dire recupera) come atto di un sentire profondo, in cui si miscelano i frammenti di ricordi lontani e quelli di una visione di un universo in cui riflettere e riflettersi.
Certo …poi …io posso continuare a vedere nella foto di Mauroq solo il giochino di un parco giochi in un pomeriggio di pioggia o nella foto di Silvano quattro pupazzi di plastica, …ma resta il fatto che ciascuno di essi ha comunque offerto una chiave interpretativa personale dello scenario che ha di fronte, una chiave di lettura cioè che svela parte di quel complesso di suggestioni o emozioni che quello stesso scenario (il soggetto) ha rievocato in loro.
Quella chiave di lettura che qui mi manca, proprio perché non riesco a leggere il fotografo e sarà forse …l’autore mi perdonerà, che la debolezza dell’immagine è proprio nella sua premessa iniziale: “Questa panchina, deve essere per chi osserva, quello che vuole..”
Chiedo scusa per l’eccesivo romanzo.
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