Amman, Giordania, 2012-© Josef Koudelka/ Magnum Photos
Lo spazio espositivo, per una mostra di Fotografie, è una cornice importante e la Sede del Museo dell’Ara Pacis di Augusto, a Roma, con i bianchi volumi che la accolgono, progettati dall’Archistar Richard Meier, si era già dimostrata in grado di essere un contenitore ideale e prestigioso per la “
Genesi” di Sebastiao Salgado.
Stavolta è il turno di “
Radici” di Josef Koudelka nell’unica tappa italiana della mostra (già esposta in Francia, paese di cui il celebre fotografo di origine ceca dell’Agenzia MAGNUM, noto a partire dalle sue foto sulla Primavera di Praga, è diventato cittadino nel 1987).
E poiché fotografare vuol dire in buona sostanza saper scolpire con la luce, anche sapere illuminare il materiale in esposizione, tanto più se questo è importante (per il formato, il contenuto, e la qualità delle grandi stampe), risulta essere fondamentale.
Roma, Italia, 2000-© Josef Koudelka/ Magnum Photos
Credo dunque che per gli amanti dei grandi formati, delle belle stampe e del bel bianco e nero, questa mostra sia un’estasi visiva, non fine a sé stessa, ma con anche con un intento ben preciso.
Ma mentre Salgado esplorava regioni e paesi, culture e paesaggi volti a definire un’umanità ed una natura primordiali, a rischio di estinzione, Koudelka guarda al bacino del Mediterraneo con gli occhi di un (falsamente) ignaro cittadino del mondo, precipitato in ciò che resta della civiltà Greco-Romana e delle sue vestigia.
Per chi avesse visto il finale del primo film tratto dal Romanzo “Il Pianeta delle Scimmie” con Charlton Heston che, a cavallo e in riva al mare, scopre amaramente il senso del suo viaggio, osservando ciò che resta della Statua della Libertà, l’impressione della mostra potrebbe essere simile.
Si viene proiettati indietro nel tempo, per scoprire che qualcosa di unico e unificante risalente a 2000 anni prima è irrimediabilmente tramontato: sono le nostre comune Radici di europei che tanto dobbiamo alla civiltà greco-romana.
Afrodisia, Turchia, 2014-© Josef Koudelka/ Magnum Photos
Le foto di Koudelka, quasi del tutto prive dell’elemento umano (tranne alcune e spesso solo come ombre che si stagliano sullo scenario ripreso) sembra vogliano ricordarci quanto due millenni fa una cultura comune permeasse tutto: templi, teatri ed anfiteatri, strade, biblioteche, acquedotti e terme romane, fino alle necropoli, tutto riportava una cifra comune.
E iniziando dal nostro paese, ecco tutti quelli che Koudelka ha toccato in senso orario nel Mediterraneo: Italia, Croazia, Albania, Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano, Israele, Giordania, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Portogallo, Spagna, Francia.
Si tratta di un unico rosario fatto di altrettante perle che illuminano con il bagliore di un sole al tramonto quella che fu la culla di una delle più grandi civiltà umane.
Ora qualche notazione prettamente tecnica sulle foto presenti nella mostra.
Il Cairo, Egitto, 2012-© Josef Koudelka/ Magnum Photos
L’arco temporale degli scatti parte dal 1991 per giungere quasi a giorni nostri nel 2019.
Circa un trentennio di distanza fra la prima e l’ultima foto, eppure, almeno da un punto di vista formale, non si può non notare e plaudere alla coerenza dell’autore.
Pompei, Italia, 2012-© Josef Koudelka/ Magnum Photos
Tutte le immagini hanno una impostazione ultra-panoramica, una scelta espressiva che ha comportato il sacrificio di qualche particolare ai bordi.
Un sacrificio che non porta troppi dolori visto che l’intento delle foto non è meramente didascalico, quanto emozionale ed emotivo.
A tale riguardo consiglio la visione del
video girato durante le riprese dove Koudelka che chiarisce, in modo perentorio, le personali motivazioni circa questo lavoro ed in generale sul suo universo fotografico.
Unica nota stonata in questa meravigliosa sinfonia di sensazioni, pensieri e gradazioni di grigio, risulta essere il catalogo della mostra. Buona la veste editoriale e la carta opaca ma l’occhio ha appena finito di vagare stupito sopra queste stampe immense che incontra i loro fantasmi sul catalogo!
Il costo del catalogo (in offerta alla mostra) è ragguardevole e la delusione di trovarsi di fronte a delle riproduzioni davvero troppo piccole è cocente!
Per tale motivo andate a vedere la mostra! A Roma, al Museo dell’Ara Pacis fino al 16 maggio 2021.
Lodovico Ludoni
Marco Pacchierotti
Link alla Mostra