Prendendo spunto da una frase del grande fotografo Lewis Hine (1909 ) “
La fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare”, l’autore propone una riflessione sui limiti e le virtù del potere testimoniale della fotografia suggerendo ai lettori di porsi delle domande, di osservare con atteggiamento critico le immagini senza eccessiva credulità o assoluto scetticismo.
Ma soprattutto vuol correggere la massima di Hine: ”
la fotografia non può che mentire, ma lo ammetterebbe sinceramente se i bugiardi non la costringessero a fingere di essere sincera. Per dire che non è la sua essenza ma la sua pratica che porta la fotografia a comportarsi come il bacio di giuda.”
Partendo dal presupposto che ciascuno di noi con pochi clic del mouse è in grado di trasformare radicalmente una foto, quasi a voler dire che con Photoshop inizia l’epoca del falso, mette sotto accusa sia i fautori della rivoluzione digitale sia i nostalgici della “purezza analogica”.
Secondo Michele Smargiassi, la fotografia ha sempre "mentito" perché non può fare altro; l’era di Photoshop mette semplicemente alla portata di tutti quello che la fotografia ha sempre saputo fare: deformare la realtà, consapevolmente o involontariamente.
Con una serie di esempi e gustosi aneddoti, Michele Smargiassi, giornalista ed esperto di fotografia, percorre avanti e indietro la storia della fotografia, non tenendo conto della cronologia perché non si pensi che con l’avvento della presunta rivoluzione digitale si sancisca la fine di un’intera epoca ma vengono sottolineate le tendenze per prendere in esame soprattutto il ”
rapporto dell’uomo con le immagini e di queste con la realtà.”
Attraverso numerosissimi esempi rivela al lettore quando, dove, come e perché la fotografia ha sempre mentito e quanto, come e perché la società le ha creduto quasi a tenerlo lontano da un probabile condanna di dannazione o di santificazione. In sintesi intende dimostrare che non bisogna credere più ciecamente alle fotografie ma credere ancora nelle fotografie.
Il libro ha le caratteristiche di un romanzo appassionante e divertente, di un saggio filosofico e persino di un giallo avvincente.
Il linguaggio adoperato è colloquiale, fluido, ironico e spesso incalzante quasi a mantenere il ritmo delle conferenze da cui è scaturita l’idea di questo testo.
E’ indicato per tutti coloro i quali vogliono approfondire il discorso in modo non superficiale.
Note sull’autore : Michele Smargiassi è giornalista professionista da vent’anni, prima a l’Unità poi a la Repubblica, dove è inviato di cronaca e cultura. Interessato alla storia e all’antropologia sociale della fotografia, ha scritto articoli e saggi (uno dei quali, sulla fotografia familiare, è apparso sugli Annali della Storia d’Italia Einaudi), curato mostre e pubblicazioni, collaborato con musei e istituzioni, tenuto conferenze e corsi. Vive a Modena.
Robert Capa: Il miliziano colpito a morte - Solo quarant’anni dopo verrà messa in discussione l’autenticità dell’immagine quando il corrispondente O’Dowd Gallagher afferma di aver saputo che quella era una scena di guerra recitata davanti alla fotocamera. | |
| Robert Doisneau: Baiser de l’Hotel de Ville (1950) - Solo nel 1988, davanti ad un giudice, l’autore è costretto a svelare che si tratta di immagini scattate da attori da lui reclutati. |
Letto per voi da
lilian.