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Leica a Vite Parte 1

 
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edgar
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MessaggioInviato: Ven 16 Giu, 2006 3:25 pm    Oggetto: Leica a Vite Parte 1 Rispondi con citazione

Leica a Vite (Screw Mount Leica)

Un po' di storia.
A partire dal 1931 Leica ha "creato" e sviluppato nei decenni la fotografia moderna, cioè il formato 35mm, altrimenti detto appunto Formato Leica.
Utilizzando una pellicola per uso cinematografico e costruendo una piccola ma indistruttibile fotocamera a telemetro con ottiche di elevatissima qualità, Leica ha portato il piccolo formato fino ai nostri giorni, sviluppandolo fino a raggiungere i massimi livelli di qualità possibili.
Con questo formato e con un corredo Leica a telemetro hanno fotografato tutti i più importanti fotoreporter del '900, da Cartier Bresson a Sebastiao Salgado, da Bob Capa a Berengo Gardin, e a ancora oggi, in piena era digitale molti di loro usano un corredo Leica per le situazioni più difficili. Per la sua affidabilità, per la sua totale indipendenza dall'elettronica, e per la qualità ancora oggi insuperata delle sue ottiche.

E poi, diciamolo pure, oltre alla qualità elevatissima delle ottiche e all'accuratezza costruttiva esemplare della meccanica, Leica ha sempre prodotto oggetti fotografici di grande fascino estetico, oggetti dal design affascinante, splendidamente semplice, raffinato e intramontabile. Le fotocamere, le ottiche e gli accesori Leica sono diventati un oggetto ambito non solo per la loro qualità costruttiva e per la qualità delle immagini che producono, ma anche per loro bellezza estetica e per il loro fascino di oggetti meccanici e ottici.


Modelli disponibili

La produzione delle prime fotocamere Leica, diciamo dal 1931 fino alla IIa Guerra Mondiale, è il mondo delle Leica a Vite,caratterizzate da ottiche intercambiabili con flangia d'innesto a vite con passo 39x1. Di esse esiste un grande numero di modelli e di varianti che si sono succedute e sovrapposte nel tempo, costituendo la gioia (e il dolore, viste le quotazioni di certi "pezzi"!) dei collezionisti e degli appassionati.

Alcuni modelli e alcune versioni sono particolarmente rare, perchè prodotte in quantitativi molto limitati, soprattutto nei primissimi anni; altri sono stati invece prodotti a lungo e in quantitativi notevoli, per cui non hanno un valore particolarmente levato su mercato amatoriale. Questi ultimi sono proprio i modelli più consigliabili per gli appassionati che intendano possedere un corredo "da uso", senza spendere un patrimonio. Infatti le caratteristiche che fanno l'oggetto ambito da collezione non sono praticamente mai legate alla effettiva qualità dell'oggetto (che è sempre e comunque elevatissima), ma solo alla sua rarità. Perciò i modelli più diffusi consentono gli stessi risultati fotografici dei modelli più rari, ad un costo assolutamente praticabile.

I due modelli a vite più diffusi sono stati certamente le Leica IIIc e IIIf, due versioni molto simili tra loro e prodotte in successione tra il 1940 e il 1950.
Si tratta di fotocamere con telemetro a sovrapposizione d’immagine (non accoppiato al mirino) ad ottica intercambiabile, senza esposimetro, con tempi di scatto da 1/1.000 sec. a 1 sec. e sincro flash (solo sulla IIIf). Il mirino è galileiano e copre solo la focale del 50mm, per cui per utilizzare la macchina con obiettivi di altre focali è necessario inserire un mirino esterno nella slitta porta accessori.
Il caricamento dell’otturatore, come pure il riavvolgimento della pellicola si effettua tramite nottolini zigrinati, molto belli a vedersi, ma non particolarmente comodi e confortevoli nell’uso reale. Ma procediamo con ordine.


Cambio Ottiche

E’ intuitivo, semplicemente le ottiche si svitano e si avvitano sulla flangia d’innesto. Vanno strette “il giusto”, cioè senza esagerare.


Caricamento pellicola

E’ l’unico piccolo vero incubo per chi inizia ad usare le Leica a vite. Il dorso della macchina è fisso ed è possibile aprire soltanto il fondello. Questo significa che bisogna: aprire il fondello, estrarre il rocchetto ricevente (non è fisso come nelle fotocamere moderne), infilare la coda della pellicola nello stesso, dopo averla assottigliata per una decina di centimetri (non è strettamente obbligatorio, ma è consigliabilissimo, perché evita che la pellicola si “impigli” nella piastra pressapellicola o nell’otturatore) e infine infilare pellicola e rocchetto nella macchina. All’inizio non è un’operazione agevole né veloce, ma basta farlo qualche volta per prenderci la mano.
Alcuni suggeriscono anche, prima di infilare la pellicola, di togliere l’ottica, aprire l’otturatore con la posa “Z” (equivale alla posa “T”) e aiutarsi con un dito attraverso l’apertura dell’otturatore a far scorrere la pellicola, per farla andare al suo posto. Qualsiasi metodo si usi, quando ci si è fatti la mano, la macchina si carica in 2-3 minuti.


Tempi di scatto

Si hanno a disposizione i tempi da 1 secondo a 1/1000 sec., ma la scala è di tipo “vecchio”, cioè 1 – ½ - ¼ - 1/10 – 1/15 – 1/20 – 1/30 – 1/40 – 1/60 – 1/100 – 1/200 – 1/500 – 1/1000. All’inizio lascia un po’ perplessi, ma nell’uso non crea alcun problema, anche perché le ottiche contemporanee avevano diversa anche la scala dei diaframmi: tipicamente 3.5 – 4.5 – 6.3 – 9.0 – 12.5 – 18. In questo modo le due scale si adattano perfettamente tra loro e compensano lo sfalsamento di 1/3 di stop. Infatti se decidiamo di scattare ad esempio con 1/250 sec. f5.6, è vero che troveremo 1/200 invece di 1/250, con una esposizione superiore di 1/3 di stop, ma il diaframma disponibile di f6.3, anch’esso più chiuso di 1/3 di stop rispetto a f5.6 riequilibra la coppia di valori di esposizione.


Telemetro e Mirino

Le Leica a Vite hanno le finestrelle del telemetro e del mirino molto vicine (circa 2/3mm) ma tra loro funzionalmente separate, e si affacciano verso l’occhio del fotografo all’estremità superiore sinistra (Fig. 4).
Il telemetro (la finestrella più a sinistra) è a sovrapposizione d’immagine ed è dotato di lente magnificatrice 1.5x e se è in buono stato (cioè se è ben contrastato) è facile e intuitivo da usare: si punta sul soggetto e si ruota la ghiera di messa a fuoco dell’obiettivo finchè le due immagini visibili si sovrappongono esattamente. In questo modo è garantita una precisa messa a fuoco. Tra l’altro è presente una utilissima correzione diottrica, tramite una levetta coassiale al nottolino di riavvolgimento. Una volta regolata la messa a fuoco, si sposta l’occhio di un paio di millimetri sulla finestrella del mirino (quella più a destra), si verifica l’inquadratura e si scatta.

Il mirino fornisce l’inquadratura per la focale 50mm, e non è regolabile, pertanto utilizzando obiettivi con diversa focale è necessario usare mirini esterni (da posizionare nella slitta porta accessori), disponibili, anche se non tutti sempre facilmente reperibili, in tutte le focali. Alcuni sono mono-focale (es.: 35mm – 90mm), altri sono multifocale e coprono una gamma abbastanza ampia. Uno dei più diffusi e più completi (ed economici) è il “VIDOM” che copre le focali: 35 – 50 – 73 – 90 – 105 – 135 (Fig. 5).


Per gentile concessione della Rivista "Tutti Fotografi" - Autore: Elio Pecora

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Edgar
Perchè "Primi Scatti" è diverso: il progetto ° Primi passi: 1 Diaframmi e Tempi ° 2 L'Esposizione
3 La Significatività ° 4 La Semplicità °5 L'inquadratura ° 6 La composizione


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Iscritto: 26 Gen 2007
Messaggi: 2107
Località: Osasio (TO)

MessaggioInviato: Ven 31 Gen, 2014 1:35 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ok!

grazie

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LE MIE FOTO: http://www.flickr.com/photos/anteriorechiuso/sets/72157626199084245/
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