Pescatore |
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NIKON D700 - 116mm
1/1000s - f/5.0 - 200iso
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Pescatore |
di genesis |
Mar 16 Giu, 2020 11:54 am |
Viste: 4752 |
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Autore |
Messaggio |
genesis utente attivo
Iscritto: 13 Set 2005 Messaggi: 1021
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Inviato: Gio 06 Ago, 2020 11:54 pm Oggetto: |
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Un commento di Antonino Labate relativo alla Personale di Giuseppe Vizzari.
In occasione del 1°premio nazionale d’arte “Io resisto” – qualche mese fa – incontrai i pescatori del lago Inle di Giuseppe Vizzari e sin da subito l’aggettivo che più di ogni altro sovvenne spontaneo fu: eleganti. La raffinata grazia delle fotografie di Giuseppe, ed in questo risiede la sua maestria ed arte, non è rappresentata esclusivamente dalla purezza cromatica o dalla perfezione del tratto – ai più, ad una prima fugace osservazione, appaiono addirittura come chine - ma dalla sua straordinaria sensibilità artistica che gli fa cogliere, di quei soggetti,l’allure, l’eleganza, lo spirito. L’essenza, quindi, come l’eleganza è faccenda che ha molto più a che fare con il sottrarre che non con l’aggiungere.
Ed è tramite l’essenzialità proposta dal fotografo, nelle silenziose coreografie di quelle silhouette in bianco e nero, che noi riusciamo facilmente a superare ogni distanza geografica, ogni barriera linguistica, ogni diversità culturale e con i pescatori ritratti, archetipo di umanità, possiamo persino dialogare, scoprendoci a loro uniti, oltre tutto, da un bisogno primario forte e presente anche se a volte inconsapevole: la ricerca della bellezza. Da questi piccoli spunti nasce la nostra idea di allestimento perché ogni opera possa assurgere al ruolo di attore necessita di un teatro adeguato e della giusta scena. La poltrona è l’invito ad intraprendere una metafisica conversazione con i pescatori di Giuseppe Vizzari, invito che può essere raccolto solo lasciando fuori dalla porta l’egoistica vanità del “selfie” e comprendendo che la centralità è destinata esclusivamente all’empatia ed al dialogo. Custodi della fragile bellezza di questo sogno realizzato, di questa conversazione metafisica, di questo viaggio nella nostra personale essenza: i nostri manichini. Mediatori muti, porgono bellezza, la proteggono e, come i savi di Melotti fanno circolo a rendere perpetuo un sogno, una magia che non finisce. Quei manichini, ci piacerebbe acquisissero, nei vostri occhi, il volto di ciascuno di noi.
La mostra “Segni di un sogno vissuto” resterà aperta fino al 19 agosto 2017, Castello Aragonese di Reggio Calabria.
scritto da @Antonino Labate |
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