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Mostra Fotografica “Punto di Vista” (BS)


Mostra Fotografica Collettiva “Punto di Vista”

Presso AMBIENTEPARCO, Spazio Energia
Padigilione Sud, Brescia


Dal 02 al 19 Giugno 2011
Inaugurazione: 02 Giugno 18,30



La collettiva che festeggia il decimo anniversario del Biancoenero e presenta 165 lavori con ben oltre cento foto – un tour de force per il pubblico – tiene a costituire un discorso d’insieme vario e sensato capace di soddisfare emozione e intelligenza, forma estetica e contenuti.

La varietà tecnica, di formato, di supporto, di modalità di stampa è delle più ampie. Si dovrebbe notare lo sforzo degli autori – a cominciare da quelli “storici” – a innovare, a non essere ripetitivi o prevedibili.
Come fa il presidente Fiammetti che, unico del gruppo, torna al reportage classico raccontando con occhio antropologico un fatto nel suo svolgersi: una riunione di bikers al rifugio. Si sente l’eco dei ritratti vividi di lavoratori del Fiammetti di qualche decennio fa.
Anche il new entry Febbrari si propone con il reportage umanistico- geografico cogliendo scene di vita sui moli di Venezia. Mentre Macca torna alla sua Sicilia per un reportage di archeologia industriale, solito rigore formale, sulla tonnara di Vendicari stretta fra mare e nuvole, fra disarmo e conservazione.

Lo sguardo femminile del Biancoenero è tutto in stile classico e, con personali declinazioni, al servizio di un discorso umanistico concettuale di portata generale.
Significativo è il fatto che, senza averlo concordato prima, le tre autrici, si trovino su un tema riconducibile al superamento delle barriere. Zampedrini mette in scena gesti e sguardi di due persone che passano dall’ignorarsi al riconoscersi e comprendersi districandosi attraverso le barriere fisiche che li separano per via di sesso pelle e cultura, Pedroni, attraverso due serie di scatti in parallelo – una bimba che aspira a vedere oltre un cancello chiuso, e altri cancelli sbarrati – svolge il tema dell’aspirazione a vedere ciò che le barriere nascondono e precludono, nel caso i giardini, i luoghi del bello, da sempre riservati a pochi. Bini fa il suo esordio nel gruppo proponendo – su spunto del Leopardi nell’Infinito – immagini di muri e siepi delimitanti proprietà come rappresentativi di quegli ostacoli visivi che chiudono l’orizzonte ma possono sprigionare l’immaginazione, all’infinito appunto. L’immaginazione è giusto quel che non deve difettare a chi spinge la fotografia sul terreno della sperimentazione e della ricerca, e qui la pattuglia degli autori è di cinque.

Di cui tre a colori: Mirenda che per denotare il fatto che la sofisticazione prevale su qualsiasi pretesa purezza dell’immagine traccia sulle sue foto i riquadri marcati che si facevano ai tempi analogici sulle provinature da stampare.
Mazzoncini propone una originale riflessione sulle possibilità espressive della monocromia nei singoli colori – in alternativa alla classicità monocramatica del (bianco) nero.
Per ogni foto una categoria del reale associata a un colore. Cattabiani ha spinto ripresa e stampa di foto di trafilati metallici alla astrattezza estrema. Sul risultato “decontestualizzante” voluto, si aggiunge così un piacevole stimolo alla immaginazione.
Chistè (new entry appassionato di tecniche di ripresa con negativi b/n in medio e grande formato che sviluppa da sè) presenta come “visioni metafisiche” i suoi sguardi poetici di taglio rigoroso su paesaggi lacustri sia grandiosi che minimi. La sorpresa tematica viene da Cottinelli. Il maestro del ritratto, che tira fuori dal cassetto fotografie fatte in passato, forse per puro piacere di ricerca.

Catalogabili come astratte ma non fino al punto da ingannare sul loro oggetto: materia vegetale, vero scrigno di vita. Infine, un invito a osservare dettagli significativi di paesaggio urbano viene da altri tre contributi: genere reportage soggettivo. Gusmeri preleva una intensa galleria di sguardi ed espressioni dalle sculture di pietra presenti sulla pubblica via.
Ferri cerca in alcuni scorci invernali di alberi in città un messaggio ambientalista o almeno una nota di poesia.
Mentre Maione nel suo lungo discorso sui significanti urbani mira stavolta agli “alberi d’acciaio” dell’illuminazione pubblica, isolati fra muri e affissioni. Per concludere due lavori che si ritrovano nella pura osservazione della natura sotto la neve.
Mottinelli con i rametti che affiorano dal manto bianco compone una suggestiva visione grafico-poetica.
Solina, maestro nell’osservazione della montagna propone in tromp l’oeil pieni e vuoti di un avallamento come fossero morbidi nudi femminili.
(Gino Ferri)


Info:

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