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photo4u.it - Libri
Lezioni di Fotografia (Luigi Ghirri)
Titolo: Lezioni di Fotografia

A cura di Giulio Bizzarri e Paolo Barbaro
Autore: Luigi Ghirri
Italiano, dimensioni 15,5x19 cm
Edizioni: Quodlibet Compagnia Extra
272 pagine, 155 foto a colori;
Costo: € 22,00


Sono pagine ricche di poesia queste che riassumono alcune delle lezioni che Ghirri tenne all’Università del Progetto di Reggio Emilia dal 27 gennaio 1989 al 4 giugno 1990. Lo scrittore Gianni Celati ci svela nella sua postfazione, la sintonia giusta per leggere questo testo: un diario poetico più che una semplice raccolta di “lezioni di fotografia”, un esempio nel praticare il difficile e incostante equilibrio tra il vedere e fare esperienza dello sguardo. Il mondo intorno a noi prende forma perché qualcuno lo osserva, prende forma perché qualcuno desidera contemplarlo. Il mondo è qualcosa che riesce a dare stupore a chi è in grado di intuirlo. Come lo sguardo di un bambino…”quando immaginiamo tutto il mondo attraverso il giardino”. Tutte le pagine del libro sono pervase dall’idea della proiezione affettiva: lo sguardo come incontro con le cose, verso cui ci dirige una nostra tendenza intima. Non esiste fotografia di Ghirri che si offra come pura documentazione: tutte evidenziano un orientamento verso una dimensione di prossimità, di simpatie, di attrazioni e riconoscimenti di un’intimità esterni. Bisogna guardare alla fotografia come ad un modo di relazionarsi col Mondo, nel quale il segno di chi fa fotografia, quindi la sua storia personale, il suo rapporto con l’esistente, è si molto forte, ma deve orientarsi, attraverso un lavoro “quasi alchemico”, all’individuazione di un misterioso punto di equilibrio tra la nostra interiorità, ovvero il nostro interno di fotografo-persona, e ciò che sta all’esterno, che vive al di fuori di noi, che continua ad esistere senza di noi e continuerà ad esistere anche quando avremo finito di fare fotografie. «Cerco un punto di vista sul mondo esterno e una visione su un mondo più nascosto, interiore, di attenzione, di memorie spesso trascurate», dichiara Ghirri in un'intervista del 1982 (poi in Niente di antico sotto il sole, 1997). Un linguaggio preciso e puntuale quello del Maestro , semplice, tali erano infatti l’approccio e lo sguardo di questo fotografo al mondo che lo circondava: fotografava cose a cui nessuno prestava attenzione, fotografava le strade che percorreva per andare al lavoro, gli oggetti di casa, i propri libri, gli atlanti, le cose più a portata di mano. Per lui la foto doveva ridare “dignità alle cose…” doveva sottrarle agli schemi, ai giudizi sbrigativi di chi non guarda mai niente. Il libro non ha la pretesa di essere uno strumento tecnico e teorico sulla fotografia in generale, ma di una qualche utilità per avviarsi all’arte della fotografia e all’arte di Luigi Ghirri, e per “pulirsi un pò lo sguardo”. Ritroviamo nell’opera non un Ghirri docente elitario, un noioso cattedratico, ma un appassionato artista. Sarebbe difficile elencare tutte le passioni di quest’uomo: quella per le foto di Walker Evans, per le sinfonie di Beethoven, per le riviste di musica rock, per i quadri di Bruegel o di Caspar Friedrich, per le poesie di Wallace Stevens per le canzoni di Bob Dylan. Ascoltava sempre la musica prima di andare a fare fotografie. E con le note dei suoi cantanti preferiti cercava i suoi “stati di incantamento”, le sue “visioni naturali”, le sue sorprese, i suoi “dolci luoghi”. Riusciva con semplicità a calarsi nello stato d’animo giusto per far si che le visioni naturali gli si offrissero spontaneamente. Sapeva benissimo che nella realtà c’erano già le sue fotografie fatte e compiute e lo insegnava ai suoi alunni. Gli indicava come trovare le posture giuste, affinchè il corpo e lo sguardo potessero accogliere la realtà delle cose; gli insegnava riconoscere, nel momento dello scatto, la “soglia”, e con questa, la consapevolezza di poter filtrare l’interiorità di se stessi con l’esterno, il punto di equilibrio fra il Mondo interno e il Mondo esterno. Spiegava ancora, nelle sue forbite lezioni emiliane, perché le fotografie “non vengono come si vorrebbe”: lo “scarto” fra quello che si vede nella realtà e ciò che appare nell’istantanea. E con altrettanta passione indicava ai suoi fortunati ragazzi i processi di avvicinamento e di approssimazione per “farla venire come vediamo” chiamando in causa tutto il linguaggio fotografico a partire dalla gestione della luce, delle ombre, dei diversi piani che compongono l’immagine fotografica, dello spazio, della descrizione dei luoghi, della presenza del paesaggio e dell’uomo, della progettualità nascosta dietro ad un lavoro, dei rapporti cromatici tra gli oggetti, delle atmosfere racchiuse nelle immagini, del suo procedere “togliendo” piuttosto che “aggiungendo” per arrivare ad una sorta di “sintesi perfetta del visibile” attraverso la “semplicità” della rappresentazione . Ciò che si proponeva di fare Ghirri nelle lezioni all’Università del Progetto era non tanto parlare di pura tecnica o della sua storia personale di artista, ma cercare di definire, attraverso le parole e le immagini, una cosa per lui estremamente importante e cioè il ruolo del fotografo inteso non come semplice esecutore di un lavoro grezzo ma soprattutto come operatore “culturale” , portatore in se di una importante serie di relazioni e contaminazioni con le altre realtà espressive. E’ nelle prime pagine del testo che Ghirri afferma “Il punto principale è che la figura del fotografo si delinea oggi come figura polivalente. Il fotografo, come accade nel mio caso, non è più chiamato ad eseguire un compito semplice e definito, a svolgere un incarico o un lavoro, ad esempio a riprendere una natura morta per una campagna pubblicitaria, oppure a documentare l’interno del Duomo di Reggio o di Milano per scopi editoriali o divulgativi dell’immagine. La figura del fotografo è oggi più sfaccettata, e partecipa attivamente alla creazione globale dell’immagine di comunicazione”. Deve prevalere una dimensione olistica, un’atteggiamento polivalente, trasversale e parola che detestava il Maestro, “interdisciplinare”. Una sorta di osmosi con la realtà, all’interno della quale i ruoli e gli sguardi si relazionano e si contaminano a vicenda. Sono narrate le lezioni di un “uomo”, cha ha iniziato come semplice geometra per arrivare a diventare un Maestro di Fotografia, sempre distratto, dagli occhiali perennemente sporchi e il sorriso di un bambino, pieno di passioni: un giorno in un’intervista disse che le canzoni di Dylan gli ricordavano qualcosa che vedeva nei quadri di Pieter Bruegel: gli ricordavano il sentimento dello “stare al mondo”, come stupore e meraviglia per tutto quello che c’è. Il sentimento di “stare al mondo”.. è come l’idea di qualcosa che irrompe nella vita quotidiana, proprio là dove si credeva che fosse bandito ogni mistero. Il sentimento di “stare al mondo”: “tutto quello che si può chiedere ad una poesia, ad una canzone, ad una fotografia”. C'è da rimpiangere davvero di non aver potuto seguire in prima persona queste lezioni.

    Unanimemente considerato uno dei più significativi fotografi italiani, Luigi Ghirri è nato a Scandiano nel 1943. Con le sue prime sequenze, grazie anche a Massimo Mussini, si impone all'attenzione nazionale e nel 1975, grazie a Lanfranco Colombo, viene nominato "scoperta" dell'anno nel "Time-Life Photography Year": La sua carriera si sviluppa poi tra diversi volumi pubblicati (Colazione sull’erba 1974, Kodachrome 1978, Viaggio in Italia 1984, Il profilo delle nuvole 1989, Paesaggio italiano 1989, Atelier Morandi 1992, Polaroid: l’opera completa 1979-1983 e importanti mostre in tutto il mondo, sino alla sua morte repentina nel 1992.

Letto per voi da surgeon.
Autore: onaizit8 - Inviato: Lun 11 Ott, 2010 1:10 pm
Grazie Marco, per la lettura. Conoscevo Ghirri, è uno dei preferiti. Tiziano
Autore: le_pupille - Inviato: Mer 27 Ott, 2010 6:26 pm
...ho letto il libro e non posso che condividere la tua recensione.....

...il libro non solo descrive un metodo introduttivo alla lettura sei suoi lavori....
...ma racconta un uomo, il suo amore, la sua passione per la fotografia...
Autore: surgeon - Inviato: Mer 27 Ott, 2010 9:33 pm
Sono molto felice del vostro passaggio..

grazie
Autore: Ariane2_it - Inviato: Ven 26 Nov, 2010 10:21 pm
Ogni giorno scorriamo migliaia di immagini che guardiamo distrattamente.Ghirri ci insegna a non utlilizzarle come uno specchio ma come una finestra.
Letto riletto e sottolineato in vari punti. Consigliato se volete veramente pulirvi lo sguardo.
Autore: modesto GF - Inviato: Mar 18 Gen, 2011 8:26 am
Il libro di Ghirri non è un semplice manuale di fotografia ma una raccolta di espressioni di arte e suggestioni. E'una lettura molto piacevole ed emozionante perchè Ghirri riesce a comunicare che la fotografia è una scienza filosofica piuttosto che la somma di esercitazioni tecniche e mere composizioni (mi pare avesse un'attrezzatura molto semplice). Consigliato a tutti, non solo algi amanti della fotografia!
Autore: gianjackal - Inviato: Lun 28 Feb, 2011 8:03 pm
Appena ordinato... grazie per la recensione! Ok!
Autore: Antonio Conti - Inviato: Sab 23 Ago, 2014 2:34 pm
non le classiche "lezioni di fotografia" ma il libro offre punti di vista alternativi in cui la foto fa parte di un progetto,un percorso.
interessanti sia le nozioni storiche sulla fotografia sia il rapporto di questa con il mondo musicale.
mi è piaciuto molto

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