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photo4u.it - Articoli
Fotografare sottoterra
Fotografare sottoterra

Le grotte sono ambienti ostili, per l'uomo (anche se un'adeguata attrezzatura e preparazione semplificano molto la vita) e soprattutto per il fotografo.
Scrivere con la luce dove la luce non c'è sembra un controsenso: superarlo è possibile, ma occorre tener conto di molti fattori.

Le fonti di luce artificiale, prima di tutto: è necessario impiegare dei flash (spesso uno non è sufficiente) ed anche altri sistemi di illuminazione, più potenti, se si vogliono rappresentare degli ambienti ampi; un cavalletto consente di utilizzare tempi lunghi di esposizione, spesso indispensabili per cogliere le sfumature dei tenui colori sotterranei.
Tutta l'attrezzatura, inoltre, deve poter resistere alle condizioni avverse che si incontrano nelle grotte: elevata umidità, fango, polvere, senza contare la possibilità di danneggiamenti dovuti ad urti o cadute. Bisogna inoltre considerare che uno zaino da fotografo completo può non essere il bagaglio più comodo da portarsi dietro mentre si striscia in un cunicolo o si è impegnati in un passaggio difficile.

Ma le difficoltà non finiscono qui: anche risolvendo i problemi di ingombro e resistenza dell'attrezzatura, e magari potendo contare su fonti di luce miracolose che illuminano perfettamente anche le sale più grandi, non si è affatto sicuri di poter fare delle foto che descrivano efficacemente il paesaggio che si incontra nel sottosuolo.
Perchè? I motivi sono diversi:

  • Non c'è un cielo ad illuminare le cose dall'alto (e a fornire, come spesso capita, un notevole ingrediente dello scatto grazie ai suoi colori).

  • Ci troviamo in un ambiente differente da quello a cui siamo abituati, che si estende a 360 gradi attorno a noi (in particolare sopra e sotto) e non possiamo attingere agli schemi di composizione che usiamo solitamente.

  • I colori ci sembrano innaturali, non ci "scattano" i consueti automatismi (anche inconsci), reagiamo differentemente a ciò che vediamo.

  • Quasi mai abbiamo la possibilità di includere nel nostro scatto i tipici riferimenti ed ausili dimensionali: costruzioni, persone (a meno di non posizionare i nostri compagni di avventura, che comunque saranno palesemente degli estranei al paesaggio che andiamo a raffigurare), elementi in primo piano (non ci sono fiori o rami sottoterra, ed anche se ci fossero inserirli nella fotografia sarebbe estremamente difficoltoso proprio per le condizioni di luce), stacchi di colore (possiamo contare solo sulle rocce, che quasi sempre si assomigliano in una zona limitata) o giochi di luce ed ombre per separare i piani.

  • Soffriamo di un tipico effetto di chi non è abituato all'ambiente ipogeo: la sottostima dimensionale. Si tratta di un fenomeno che fa sembrare le cose più piccole e più vicine: quando visitate le grotte turistiche può capitare che la guida vi chieda di dire quali siano secondo voi le dimensioni di un oggetto distante (ad esempio una grande stalattite, una colonna, un arco); non stupitevi se sbaglierete completamente la risposta, sottovalutando le sue dimensioni anche di un ordine di grandezza: non sono i vostri sensi a non funzionare, sono i punti di riferimento ad essere diversi rispetto a quelli a cui siete abituati.
    Se questo per un fotografo significa (ad esempio) ritrarre delle strutture di decine di metri che in foto sembreranno a dimensione umana, per un esploratore non preparato può significare un grave incidente, a volte anche mortale: un "semplice saltino" può rilevarsi superiore alle nostre possibilità, quello che sembra un modesto dislivello può essere in realtà un pozzo profondo (non sono rari i casi di errori nel calcolo della lunghezza delle corde) o una salita che esaurirà rapidamente le nostre forze.


Ho affrontato questa avventura sotterranea "armato" solo della Panasonic TZ3, di un cavalletto e di uno straccetto per asciugare la condensa.
Per quanto detto finora, le possibilità di fare qualcosa di valido in una grotta con una simile attrezzatura sono prossime allo zero; è stato quindi necessario "barare" un po' nella scelta della location: ho optato per un tratto di in galleria del fiume Reka (Timavo), della lunghezza di circa mezzo chilometro sotto al paese sloveno di Škocjan (vedi immagine) in corrispondenza al suo punto di inabissamento, quando lascia il suo corso in superficie per riaffiorare diversi chilometri più in là e sfociare nel golfo di Trieste.

L'ambiente ipogeo ha tutte le caratteristiche citate, ma ho potuto beneficiare di ampi fessuramenti della roccia che permettevano in alcuni punti il passaggio della luce. Questo ha risolto il problema principale (la mancanza di luce), ma ne ha creato un altro: quasi sempre la differenza di esposizione fra zone illuminate e non era davvero notevole, tanto da consigliare decisamente la doppia esposizione; tuttavia, non essendo una tecnica che amo particolarmente, in questi scatti ho voluto provare a farne a meno.
Utilizzando la misurazione esposimetrica in modalità spot, l'estesa profondità di campo della compatta consente di "giocare" sul punto campione (che è tale anche per la messa a fuoco) e controllare la luce su tutto il fotogramma mediante, appunto, la variazione del punto stesso.
Le esposizioni lunghe sono state invece ottenute con due modalità che prevedono la posa B (sia pur limitata) e impiegano la sottrazione del fotogramma nero per ridurre al minimo il rumore.
Oggetto: Fotografare sottoterra - Backstage
Autore: ZioMauri29 - Inviato: Sab 06 Giu, 2009 5:27 pm
Backstage

L'idea di esplorare questo luogo mi è nata leggendo un forum locale, dove ho trovato citato questo tratto poco conosciuto del fiume Reka (Timavo), all'interno del parco naturale di Škocjanske jame.

Il parco offre diverse attrattive, tra cui delle belle grotte (turistiche, ossia ad accesso regolamentato con guida) superiori a mio avviso a quelle ben più famose di Postumia (e sicuramente più "selvagge"). Il tratto che ho percorso è chiuso al pubblico; questo mi ha creato qualche problema, ma mi ha consentito di fotografare (attività non consentita nelle grotte turistiche).


Grazie alle indicazioni e ad una buona carta topografica ho rintracciato l'accesso principale al complesso, ma (come era facilmente prevedibile) lo stesso era sbarrato mediante un cancello (foto A) con dei validi deterrenti (la posizione!) ad un suo superamento.

Di fatto, per poter oltrepassare il varco (linea tratteggiata) era necessaria un'attrezzatura da roccia o speleologia, mentre al seguito avevo soltanto delle corde e un paio di moschettoni, non proprio l'ideale per una sospensione su una ventina di metri di salto.
Foto A

Ho pensato allora che, trattandosi di una galleria attrezzata con passerelle (sia pure in disuso), ci potesse essere un altro ingresso, che effettivamente ho rintracciato in una caverna nel bosco (cfr. prime foto del reportage). Anch'esso, tuttavia, era chiuso da un cancello con muro di dissuasione (foto B) ma fortunatamente si è rivelato meno problematico da superare.
Foto B

Questa foto, tra l'altro, è un esempio significativo del fenomeno di sottostima dimensionale che si verifica in ambienti ipogei: giudicando solo da essa può sembrare che al di sotto del cancello ci sia niente più che "un saltino"; in realtà (foto C) ho dovuto scalare un muro di circa tre metri di altezza, partendo da una piccola piazzola prima della scarpata che si collega al greto del fiume sottostante, qualche decina di metri più sotto (ed anche questo non si nota dalla foto).
Foto C

Naturalmente il tutto è stato fatto con la corda di sicurezza ancorata al cancello con i nodi adatti (foto D).
Foto D


Tutto questo non vuole certo essere l'esaltazione di un passaggio che per chi ha nozioni di alpinismo o speleologia è ordinaria amministrazione, ma tende a sottolineare che ostacoli del genere non vanno affrontati alla leggera in quanto possono rivelarsi pericolosi proprio perchè (a differenza del cancello della foto A) si rischia di sottostimarli.

Il resto dell'escursione ha richiesto solo la normale attenzione necessaria quando si cammina in una grotta, in particolare nel superare alcuni tratti di passerelle e ponti ingombri di detriti o privi di protezione. Molto utile un bastoncino telescopico da escursione (per maggior stabilità e per sondare il terreno), indispensabili calzature adeguate e una fonte di illuminazione: entrare in grotta senza di esse comporta il rischio di farsi seriamente male, anche solo dopo pochi metri.

Al termine ho chiesto informazioni al personale del parco in merito alla possibilità di visitare (da turista "ufficiale" stavolta Smile) quella zona: mi è stato detto che c'è l'intenzione di aprirla al pubblico in un paio d'anni. Personalmente ho dei dubbi sulla possibilità che venga reso accessibile tutto il complesso che ho visitato, proprio per le considerazioni fatte nelle note in calce ad alcuni scatti.
Oggetto: Fotografare sottoterra - Alcuni scatti
Autore: ZioMauri29 - Inviato: Sab 06 Giu, 2009 6:12 pm
Ecco un estratto delle foto realizzate durante questa esperienza:

L'inizio della discesa..
Un esempio di sottostima dimensionale. Per farsi un'idea delle dimensioni di queste aperture usare come riferimento i tratti di passerella: i due archi contengono comodamente un palazzo di cinque piani (la foto è ottenuta montando due scatti in orizzontale


Ancora sottostima dimensionale: si confronti questa foto con le due successive, che mostrano la stessa struttura più in dettaglio e fanno capire meglio le dimensioni imponenti.



Una bocca secondaria asciutta. Si può capire quale sia il livello tipico dell'acqua osservando i sedimenti di calcare a sx ed il deposito dei muschi. La cavità si apre a circa 20m rispetto alla quota del fiume e nella piena crea una cascata sotterranea.

Una bella stalattite all'interno della stessa bocca. Ancora un esempio di come sia difficile rendere le dimensioni degli oggetti fotografati: la struttura in questione ha un'altezza di circa 8 metri.




Lo sbocco del primo tratto ipogeo del Timavo; dopo aver attraversato due doline carsiche attigue, il fiume si inabissa definitivamente, riaffiorando solo molti chilometri più avanti, in territorio italiano.

Per il reportage completo, potete visitare direttamente questo link nella sezione reportage e portfolio.

Spero di non avervi annoiato con questa piccola escursione sotterranea, e spero che mi perdonerete se non ho potuto mostrarvi scatti fatti nel buio completo, ossia nelle tipiche condizioni che si incontrano nelle grotte. Fotografie di quel tipo richiedono un'attrezzatura altamente specialistica e di fatto le bellissime scene che si vedono nelle pubblicazioni e nei siti dedicati sono ottenute con grande spiegamento di mezzi e tipicamente possibili solo al personale autorizzato e incaricato delle pubblicazioni ufficiali. Nelle zone carsiche (e non solo) ci sono però molte grotte accessibili a chiunque, ed in esse si può comunque portare a casa qualche scatto valido; dovesse capitarvi di visitarne una, ora ne sapete un pochino di più!

(Belgarath)

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