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Uno zoom su...
Antonio Gesmundo e la sua Africa


Parla lentamente e con voce posata Antonio, mentre racconta della sua esperienza in Africa. Un progetto fotografico che è durato, sul posto, due settimane, ma che è nato ed è proseguito, tra documentazione e ricerche, almeno un anno prima.
A dire tutta la verità – spiega Antonio - ce l’avevo già dentro da tanto: da quando la lettura de "La mia Africa" di Karen Blixen mi aveva acceso il desiderio di vedere di persona gli infiniti e immobili spazi di un continente che allora, quando il tutto era solo una lettura, mi pareva ancora così lontano.

L’immobilità di una realtà senza tempo è proprio quello che i tuoi scatti di trasmettono: una sorta di stasi della natura che i decisi contrasti del bianco e nero inchiodano alla stampa a medio formato.
Sì, ho scelto espressamente il medio formato “statico”: forse è più difficile da gestire, ma così è nato il progetto fin da subito nella mia mente. L’Africa a è lì, immobile: se leggi Karen Blixen ti accorgi che è esattamente ancora tutto come allora. Da una parte è un pensiero rassicurante, perché significa che la natura si conserva, dall’altra è quasi angosciante, perché ti rendi conto che per chi deve viverci l’esistenza ha ancora un prezzo molto alto. Il netto contrasto del bianconero accentua ulteriormente questa sensazione.


Sei partito con le idee precise di quello che volevi fotografare, ma una volta lì?
L’Africa ha certamente il suo fascino e la tentazione, per qualsiasi fotografo, di documentare quanto più possibile di ciò che ti circonda è indubbia: i volti della gente, la realtà di una vita dura, le regole di natura che la sopravvivenza impone a chi coesiste nello stesso spazio. Certo, ho fatto anche qualche altro scatto, ma ho cercato il più possibile di non perdere il focus dal progetto iniziale. L’intento era così forte che non ho lasciato che altri aspetti prendessero il sopravvento.


Le emozioni più forti?

Le emozioni più forti sono state cose semplici, come il sorgere del sole, quando il deserto, i cui paesaggi passano dal buio alla luce in pochi istanti, ti si apre davanti e ti fa assaporare l’emozione di un nuovo inizio, e l’incontro ravvicinato con i grandi animali: gli elefanti prima di tutto, poi le giraffe, i rinoceronti.



Quello che colpisce maggiormente, mentre l’occhio scorre le immagini, è il senso di grandezza che i paesaggi, coperti da un cielo che sembra non finire mai, trasmettono. Persino un branco di elefanti al pascolo o un albero che svetta offrendo ombra ad una zebra risultano “piccole cose” di fronte all’incombente immensità della terra che li ospita.

Hai un consiglio da dare a chi, come te, ama questo tipo di fotografia, a chi ci crede, a chi ci vorrebbe provare?
Sì. Non rincorrere l’evento. Pensa, guardandoti intorno, che la cosa più straordinaria è che tu sia lì, sotto il cielo dell’Africa, nel mezzo di uno spazio di cui non vedi i confini. Quando l’Africa entra in te, riuscirai a trasformare in immagine quello che provi, e sarà l’evento stesso a venire da te. Questo lo dico per l’Africa, ma vale per qualsiasi altra situazione.

Questo è solo uno stralcio della piacevole chiacchierata è stata fatta con Antonio ormai un anno fa, durante l’esposizione delle sue stampe presso Pho-To’35 Gallery a Torino, in occasione dell’uscita del suo bellissimo libro fotografico Inside Africa, e solo oggi, dopo alterne vicende, e grazie alla collaborazione di Antonio, vede la luce. Nel frattempo Gesmundo ha portato i suoi scatti in giro per il mondo, collezionando consensi e premi. Segnaliamo, una per tutte, la pubblicazione del portfolio sullo speciale di Zoom, Silver Shotz (Folios 2008).


Ma Antonio non è solo “Africa”: prossimamente (dal 10 maggio al 9 giugno) la galleria Rathbone di Londra ospiterà "ritratti di fiori" in Polaroid prima della mostra sugli animali africani, in previsione dal 10 giugno al 11 luglio. Per chi invece volesse proprio tuffarsi nel cuore dell’Africa, potrà farlo ancora entro il 17 aprile Palermo, presso la Galleria 47 – Lanterna Magica. Una mostra che ci sentiamo di consigliare senz’altro a chi è attratto dall’Africa e a chi ama il bianconero, ma anche a chi ha voglia di leggere in uno scatto naturalisitico qualcosa di più che un’immagine documentaria.


Per chi volesse approfondire, questo è il link al sito personale di Antonio Gesmundo.

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