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photo4u.it - Articoli
Uomini, Spazi, Animali
Una passeggiata street

La fotografia street si realizza principalmente muovendosi nelle strade, fra la gente, e lasciando che la realtà che ci circonda ci parli e colpisca i nostri sensi di fotografo.

Questo genere però si presta, forse più di ogni altro, anche ad una sorta di camminata virtuale, fatta non in un ambiente cittadino ma semplicemente visionando degli scatti, con un percorso che può essere sistematico, prestabilito, oppure del tutto casuale, come in una vera passeggiata fatta nel mondo reale.

Potremo in sintesi andare alla ricerca di una meta, oppure partire da una fotografia e scoprire degli itinerari, delle strade che la collegano ad altre e, se siamo fortunati, arrivare al termine del nostro camminare avendo visto ed imparato qualcosa di inaspettato o di nuovo.

La mia escursione di oggi, di cui voglio farvi partecipi, è iniziata per caso, da questo scatto dell'autore Damon:



Non è immediato coglierne gli aspetti street, che tuttavia credo emergano chiaramente da una lettura più approfondita.
Sappiamo che nella fotografia street solitamente gli elementi caratterizzanti sono:

- la presenza umana (reale o evocata)
- l'istante catturato
- il racconto/interpretazione mediante le scelte del fotografo
- l'assenza di intervento sulla realtà raffigurata

Vediamo in dettaglio che forma essi assumono nello scatto in questione, tralasciando l'ultimo punto, che si può considerare acquisito.

Il soggetto è un cane, quindi non troviamo una presenza umana manifesta.
Però, guardando dove l'animale si trova, notiamo alcune cose: lo spazio angusto che ha a disposizione, la stuoia su cui è sdraiato, gli elementi della facciata della casa, essenziali eppure vagamente inquietanti (con un po' di immaginazione si possono vedere degli occhi ed una bocca dentro la quale l'animale si trova); in ogni caso sono particolari, e costituiscono una fonte di interesse.

Anche l'istante "speciale" sembra latitare. Per quanto ne sappiamo il cane potrebbe trascorrere delle ore in quella posizione. Però una considerazione va fatta: come si relaziona l'autore con questa scena? Ce l'ha davanti agli occhi tutto il giorno oppure è riuscito a vederla (e a fotografarla) alzando lo sguardo mentre stava facendo altro? E' chiaro che nel secondo caso si può a pieno titolo parlare di istante catturato: la sua esistenza è limitata nel tempo non per il soggetto in sé, ma per il complesso fotografo-soggetto, che è quello che alla fine conta.
L'opposto di questa situazione, infatti, è la cosiddetta "foto da appostamento", in cui magari si coglie una situazione realmente effimera, ma a fronte di un'attesa (per l'entità fotografo) ben più lunga.
Entrambe le cose, quindi, vanno considerate come un tutt'uno per dare il giusto valore all'immagine realizzata.

Un racconto, a mio avviso, emerge nitidamente.
Mi è impossibile non riflettere sull'animale che occupa uno spazio dell'uomo, nella migliore maniera che gli è possibile, incastonandosi in una serie di strutture tipicamente umane (che richiamano l'uomo anche simbolicamente, mediante la "faccia" di cui sopra) ed entrando a farne parte esso stesso.
E le scelte del fotografo hanno il loro merito, poco importa se obbligate o meno, se di comodo o meno. Il punto di ripresa e l'obiettivo usato accentuano il carattere surreale della scena, il bianco e nero elimina le fonti di distrazione cromatiche, obbligando a concentrarsi sulla valenza simbolica.

La tappa successiva del nostro percorso è costituita da questo scatto di Liliana Ranalletta, (Liliana R. sul nostro forum), pubblicato a breve distanza temporale dall'altro.



Inevitabile accostarlo alla precedente: anche qui abbiamo uno spazio limitato che viene occupato per le proprie esigenze, anche qui la situazione ha in sé delle caratteristiche di particolarità, arrivando a sorprendere l'osservatore.
Il protagonista, a differenza di prima, non è un animale; tuttavia nell'espletare una delle sue esigenze primarie, il riposo, assume dei comportamenti simili ad esso, sfruttando lo spazio che ha a disposizione nel miglior modo possibile.
Ancora spazi dell'uomo, quindi, occupati però dall'uomo stesso.

Bello sarebbe, a questo punto, rovesciare i termini della questione e trovare qualcosa che raffiguri l'uomo che occupa lo spazio dell'animale.
Basta svoltare l'angolo ed eccoci accontentati: lo scatto di Massimiliano Apollonio (Nash sul forum) risponde in maniera splendida alle nostre aspettative:



Il vero cuore di questa immagine, concettualmente e visivamente (grazie a delle scelte azzeccate relative al b/n) è quella corda.
Senza di essa, sarebbe "solo" la fotografia di un cane, difficilmente collegabile al genere street.
Lascio che a spiegarne la valenza siano i commenti di sulfurea e dell'autore stesso:

sulfurea ha scritto:
Quella corda tesa (non un bel guinzaglio di cuoio e un collare con la targhetta luccicante, come per tutti i cani a cui si tiene... guardate bene: c'è un laccio che stringe dolorosamente la zampa) mi fa vedere chi lo tira, so che è incurante verso la bestia.
Nello scatto non c'è, ma io completo la scena di quello che non vedo.
E' successo e succede tuttora all'uomo di venire trattato così (e peggio), quindi, metaforicamente, quel cane è l'uomo.


Nash ha scritto:
L'ho postata in street perchè ho semplicemente pensato che l'aspetto umano fosse presente nell'ostinazione del cane strattonato da una corda sproporzionata per lunghezza e larghezza.


Ora abbiamo gli elementi per una riflessione: a giudicare dalla strada percorsa finora (le tre immagini) possiamo osservare che:

- l'animale occupa lo spazio dell'uomo in maniera neutra, adattandosi ad essa
- l'uomo occupa talvolta lo spazio dell'uomo in maniera analoga, diventando perciò simile all'animale
- se è l'uomo ad occupare lo spazio dell'animale, spesso lo fa in maniera invasiva, perfino violenta


Siamo quasi alla fine della nostra passeggiata, non lunga ma già ricca di cose da vedere.
Ci resta ancora il tempo per dare uno sguardo a nuovi angoli della città virtuale in cui ci stiamo muovendo, riproponendoci magari di esplorarli in futuro.

E' quello che è successo a me osservando questo scatto di sulfurea:



Abbiamo ancora l'uomo e lo spazio, ma qui vengono a mancare gli elementi di collegamento con gli animali. Questo non significa affatto che la foto sia meno interessante o meno valida: semplicemente dovremo cambiare il nostro punto di vista, così come, a seconda delle condizioni meteorologiche, ci vestiamo in maniera diversa prima di uscire per una camminata.

Lascio ancora volentieri la parola a sulfurea e Nash, che ci raccontano come vivono scatti di questo tipo, toccando interessanti questioni, approcciate da un punto di vista forse meno usuale rispetto a quanto siamo abituati.

Nash ha scritto:
Sulla definizione di street photography si può discutere all'infinito. C'è persino chi, e non a torto, afferma che la fotografia di strada nasce definendo una sua propria personalità proprio in contrasto con il famigerato momento decisivo di Bresson e con alcuni fotografi ben precisi, cioè Klein, Franks, Friedlander, Winogrand (per cui rimarrebbero fuori dalla street Cartier-Bresson, Doisneau e soci).
Questi fotografi ci fanno vedere come siamo, non necessariamente volendo denunciare qualcosa o presentando immagini leggibili con la rassicurante concatenazione causa-effetto.
Esistono gruppi di fotografi di strada che lasciando deliberatamente scattare "a caso" la loro fotocamera, arrivano comunque a definire uno stile omogeneo di street photography.
Per me la foto di strada non è soltanto quella di In-Public (che tutti tentiamo di imitare con risultati spesso didascalici e fotoamatoriali), ci possono essere anche approcci differenti e non migliori o peggiori.


sulfurea ha scritto:
Ci sono soggetti che vengono ripresi nella propria condizione di vita in un ambito metropolitano (e non).
Più che il luogo (la strada) per me vale come vivono nella società (la città), chi sono, in quale condizione e come vengono visti dagli altri, cioè noi.
Sono poveri o ricchi, sporchi o puliti, vestiti o seminudi, belli o brutti, buoni o cattivi, sani o malati, a terra o in piedi, arrancano o camminano spediti, sono soli o insieme... cosa stanno facendo, dove?
E' una morbosa curiosità, lo so, ma in sostanza, quelli stessi che vengono fotografati, siamo sempre noi.
Se qualcuno intende la fotografia street unicamente come la relazione casuale (o non), curiosa o inaspettata (spesso inutile o banale, qui, nell'amatoriale) fra soggetto e scena, pone dei limiti al contenuto.
E' una categoria dove vale il colpo d'occhio del fotografo ma che di solito è priva di sensibilità sociale.
Le cartoline ci sono, mostrano la nostra bella città, manca l'altra parte, quella più cruda... ma solo per chi la vuol vedere.


La nostra passeggiata di oggi è finita.
Il mio ringraziamento agli autori citati per averla resa possibile e, per quanto mi riguarda, sicuramente appagante.


belgarath

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