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photo4u.it - Libri
Fotografia e società (Gisèle Freund)
Fotografia e società

di Gisèle Freund
Piccola Biblioteca Einaudi

Questo libro vuole sottolineare l’importanza della fotografia in quanto procedimento di riproduzione e la funzione che essa ha esercitato ai suoi esordi nell’evoluzione del ritratto individuale, poi in quello del ritratto collettivo, cioè nella stampa.
Una precisazione sulla ritrattistica a partire dal 1750, poi disquisizioni sul fatto se una fotografia potesse essere associata ad arte come nella pittura.
La fotografia nell’ambientazione sociale e finalmente l’autore della fotografia: Nicephore Niepce nato nel 1765 a Chalon-Sur-Saone.
Grazie alla sua famiglia appartenente agli ambienti più in vista della Borgogna e conseguente posizione sociale, gli erano garantiti quegli agi indispensabili alle ricerche di un inventore. In quell’epoca s’incontravano spesso nei castelli e nelle dimore di campagna per dedicarsi a esperimenti scientifici. Su carte preparate con sali d’argento, collocavano alcuni oggetti come foglie e fiori, esposte al sole. Ecco che ottennero i primi contorni di oggetti segnati dai contrasti di nero e di bianco. Ma l’immagine scompariva rapidamente perché non si conosceva ancora il segreto del fissaggio. Dopo numerosi tentativi ottenne verso il 1826 un risultato decisivo anche se ancora primitivo. Il merito di aver perfezionato il procedimento trovato da Niepce al punto di renderlo accessibile a tutti spetta al pittore Daguerre che, dopo aver inventato il diorama, fu indotto a studiare gli effetti della luce. Niepce morì nel 1833. Daguerre, che aveva conosciuto Niepce, alla morte di lui firmò un contratto con suo figlio Isidore, che come unica eredità aveva avuto dal padre la proprietà dell’invenzione…

Capitoli esposti: percorsi della fotografia, la fotografia durante la monarchia, i primi fotografi, la fotografia durante il secondo impero, gli artisti contemporanei e la fotografia, il mestiere di fotografo, la fotografia e l’opera d’arte, la fotografia giornalistica, nascita del fotogiornalismo in Germania, le riviste popolari negli Stati Uniti, la fotografia come strumento politico, la fotografia e la legge, la stampa scandalistica, la fotografia come espressione artistica, i fotodilettanti, conclusione.
Come si può ben vedere gli argomenti sono molti ed una infarinatura generale sviluppata in sole 184 pagine direi che non è poi così pesante e comunque merita attenzione.

Note sull’autore e citazioni
Allieva di Adorno, amica di Benjamin, fotografa di grande rinomanza, Gisèle Freund pubblicò a Parigi nel 1936 La fotografia in Francia nel secolo diciannovesimo, un’opera che sondava con ricerche di prima mano la cultura fotografica francese attraverso una gran messe di osservazioni sociologiche e di informazioni rigorose. Libro vitatissimo quanto poco letto: in un certo senso era accaduto quanto la Freund aveva scritto di Moholy Nagy, e cioè che “due generazioni di fotografi sono state influenzate da lui, anche se non ne conoscono neppure il nome”.
“Fin dalle prime avventure fotografiche dell’Ottocento – scrive nella sua prefazione Carlo Bertelli – Gisèle Freund cerca di mettere a nudo la rapacità, la corsa ai guadagni, la sfortuna dei veri inventori. Come il borghese ama farsi vedere a tavola, e inventa il restaurant, questa grande istituzione del modo di vivere borghese, così ama essere visto in fotografia, diffonde, impone la propria immagine. Questo meccanismo è così insito a un modo di essere, che la stessa legge borghese ha difficoltà a proteggere l’intimità, l’esclusività, l’appartendenza della propria immagine nei casi più gravi di violazione. A tutto ciò si oppongono la corrente di reciproca simpatia che lega fotografo e fotografato nell’opera di Nadar, la solitaria concentrazione nei ritratti di David Octavics Hill”.


Letto per voi da BIANCOENERO

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