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photo4u.it - Libri
Per una filosofia della fotografia (Vilém Flusser)
Per una filosofia della fotografia

di Vilém Flusser
Bruno Mondadori Editore, 2006

Vilem Flusser, in questo breve saggio, ci spiega la necessità di una filosofia della fotografia, un'etica di comportamento fra il fotografo e la macchina fotografica.
Ricostruisce l'intero mondo della fotografia, soffermandosi su ciascun elemento: apparecchio, fotografo, il gesto fotografico, la ricezione, la distribuzione. L'analisi spiega il rapporto fra l'autore e il prodotto, la capacità dell'uomo nel riuscire ad estrarre, a catturare dalla vita reale degli attimi significanti per portarli in una superfice significante, in un universo bidimensionale.
L'attimo viene congelato e nello stesso tempo riesce ad arricchirlo di interpretazioni, di punti di vista, di un leitmotiv personale, abbatte la linearità del tempo statico, la documentazione del reale in cui esistono una successione temporale degli eventi e una correlazione definita tra causa ed effetto, e definisce un tempo circolare, in cui il prima e il poi ritornano nel tempo e nello spazio. Il fotografo può impostare svariate combinazioni spazio-temporali, privilegiando un primo piano piuttosto che un campo totale, ma la scelta è limitata alle combinazioni possibili delle categorie possedute dall'apparecchio: quella del fotografo è una libertà programmata in quanto egli può volere liberamente solo ciò che l'apparecchio è in grado di realizzare. Flusser dice che l'inganno continua nella scelta dell'oggetto da fotografare: in realtà si possono fotografare solo "stati di cose" a cui applicare, di volta in volta, valori estetici o prospettici o concetti artistici: in sostanza, ogni foto può essere solo l'immagine dei concetti contenuti nel programma dell'apparecchio fotografico. Il mondo è solo uno spunto.
Realismo e idealismo si sfumano perché non sono reale né il mondo là fuori né i programmi della macchina: è la fotografia l'unico elemento reale. Decifrarle significa coglierne il vero concetto: i simboli.
Paradossalmente invece sembra che le immagini tecniche non abbiano bisogno di essere decifrate: confondiamo il loro significato con ciò che raffigurano in superficie, considerandole finestre sul mondo e non rappresentazioni di esso. E così criticare l'immagine non è critica all'atto creativo che l'ha generata ma al mondo che rappresenta.
Flusser parla anche del gesto fotografico, ma anche questo non è un'azione, un gesto libero. La fotocamera può lavorare solo in un determinato spazio, distanza dall'oggetto e rapidità della scena che si vuole catturare, ma basta un niente, un piccolo imprevisto (luce, mosso, distanza)e il fotografo è costretto a cambiare i parametri della macchina: in termine tecnico è costretto a "dubitare", deve regolare di nuovo la sua fotocamera e scegliere un nuovo punto di vista, non è più libero di scegliere; un attimo prima aveva un soggetto ben nitido e con delle sfumature particolari, deve adattarsi alla fotocamera, deve scendere ad un compromesso. Il significato e la riuscita dell'immagine vengono suddivisi alla pari fra la fotocamera e l'autore. Il compito del libro è interrogare il fotografo sulla sua libertà in un mondo governato dagli apparecchi.

Nota sull'autore
Vilém Flusser (1920-1991), studioso del linguaggio e della cultura, della teoria e della tecnologia della comunicazione e dell'immagine, è considerato un punto di riferimento imprescindibile per la filosofia dei media e la cultura informatica nei paesi di lingua tedesca. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Filosofia del design (2003) e La cultura dei media (2004).

Letto per voi da Ueda

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