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Foto d'argento e reflex di ferro - 3D sulle reflex manuali
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Tomash
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MessaggioInviato: Gio 28 Ago, 2008 10:08 am    Oggetto: Foto d'argento e reflex di ferro - 3D sulle reflex manuali Rispondi con citazione

Dedico questo 3D ad una categoria di macchine fotografiche che caratterizzò un periodo, quello tra gli anni '60 e la metà degli anni '80.
Sto parlando dell'epopea delle reflex classiche, quelle elettromeccaniche prive di autofocus.
Non fu solo una tipologia di macchine di successo, ma il loro avvento cambiò parecchie cose nella fotografia e furono le testimoni di eventi importanti come il '68, la guerra in Vietnam, il '76 ed altri.
Inoltre rappresentarono ed affermarono il Made in Japan nel mondo.
Il modo di fotografare cambiò, divenne più dinamico, il poter cambiare obiettivo e quindi prospettiva incise profondamente anche sul contenuto e il modo di fare immagini che allora spesso era relegato al solo uso del normale.
Sono state le artefici della fotografia moderna.

Descrivere tutto di queste macchine è impresa ardua tanto fu la varietà della proposta che si susseguì nei 25 anni circa della loro epoca, proverò a fare un po di storia e descrivere a grandi linee la loro evoluzione, poi nel corso del 3D si potranno approfondire i singoli argomenti con il contributo di tutti.

All'inizio fu la Nikon F
La Nikon F, presentata nel 1959, è considerata la capostipite delle reflex moderne.
Derivata da un precedente modello a telemetro a cui fu aggiunto il cassetto reflex, incorporò tutte le innovazioni presenti allora in un unica macchina.
Specchio a ritorno istantaneo e diaframma automatico infatti a quei tempi non erano affatto scontati.
Il pentaprisma era intercambiabile e in alcuni modelli (i famosi Photomic) incorporava l'esposimetro, da prima esterno poi TTL.
Questa macchina ebbe un successo travolgente, era talmente ben progettata e costruita che fece passare presto i timori sulla qualità del made in Japan e le ottiche si dimostrarono all'altezza per un uso professionale.
Era costosa, ma meno delle coeve macchine tedesche che allora furoreggiavano e le superava in prestazioni.
La Nikon F fu immortalata in diversi film celebri ed era la macchina dei fotografi freelances durante la guerra del Vietnam e questo creò attorno ad essa un vero mito.
E' tuttoggi oggetto del desiderio da parte di collezionisti e fotoamatori e molti la usano ancora, segno della lungimiranza dei suoi progettisti.
Negli anni '70 fu sostituita dalla Nikon F2 che manteneva in chiave aggiornata la filosofia e l'impostazione e ne replicò il successo.
Seguì nel 1980 la Nikon F3, completamente diversa che suscitò non poche polemica per il suo otturatore elettronico (allora visto con un po di sospetto) e l'automatismo a priorità di diaframmi tanto che le quotazioni delle F2 usate salirono alle stelle e molti professionisti le rimasero fedeli.
Col senno di poi bisogna però ammettere che la F3 non meritava questo atteggiamento, è stato un successo “postumo” e oggi è ancora piuttosto ambita.
Durante gli anni '60 Nikon affianco alla sua ammiraglia vari apparecchi di costo inferiore che ebbero grande successo tra i dilettanti, furono le famose Nikkormat o Nikonmat che imposero il marchio Nikon come leader del settore, negli anni '70 segui la fortunata serie delle Nikon FM e FE la cui ultima erede, la FM3a è da poco uscita di produzione.

Canon parte bene e finisce male.
Sempre nel 1959 anche Canon presenta la sua prima reflex e anche in questo caso si tratta di una reflex professionale.
E' la Canonflex R2000, reflex progettata ex novo (e non derivata da una precedente macchina a telemetro) dai contenuti innovativi.
Anchessa incorpora tutte i perfezionamenti disponibili fino ad allora, ha i tempi fino a 1/2000, il pentaprisma intercambiabile e una caratteristica leva di carica sul fondello anziché sul carter superiore.
Gli ingredienti per un successo ci sono tutti ma i manager Canon commettono un grave errore di valutazione. Essi infatti ritengono che la macchine professionali saranno ancora per parecchio tempo quelle a telemetro e le reflex saranno perlopiù acquistate dai dilettanti, di conseguenza investono nella Canon 7 e 7S una bella e sofisticata macchina a telemetro trascurando il settore delle reflex.
Questo errore fu fatale, Nikon si impose tra i professionisti e di riflesso tra i dilettanti evoluti diventando leader incontrastata e icona della fotografia del periodo, a Canon restarono le briciole e la risalita fu faticosa.
Nel 1970 fu presentata la Canon F1 con la baionetta FD che finalmente permetteva la lettura esposimetrica a tutta apertura (la precedente baionetta FL funzionava in stop down), alla quale fu affiancata la Ftb, una versione della precedente FT ma dotata anchessa di baionetta FD e lettura a tutta apertura.
Nel 1973 arriva la Canon EF, la prima automatica Canon, era una macchina con otturatore elettromeccanico e a priorità di tempi, molto soffisticata per allora e troppo costosa, verrà sostituita nel '76 dalla AE-1, capostipite della serie A e della rinascita Canon.
Nel '78 la prima reflex multipriorità e program, la Canon A1 che ebbe un enorme successo tra i dilettanti.
Ma i professionisti, a parte quelli sportivi che erano gli unici che usavano Canon, preferivano ancora la Nikon, solo con la EOS 1 Canon riuscì a riconquistarli a pieno.
Nei primi anni '80 Canon uscì con la serie T, macchine molto automatiche e plasticose che non ebbero grande successo e poi ormai i tempi erano maturi per l'epoca dell'autofocus e la successiva e fortunatissima serie EOS spazzo via la baionetta FD sostituendola con quella odierna detta EF e creando un vero punto di rottura e di svolta per l'azienda.

Asahi Pentax, la reflex del popolo
L'Asahi Pentax in realtà fu la prima industria giapponese a costruire una reflex, l'Asaiflex, apparecchio ancora un po immaturo però per potersi imporre sul mercato.
A seguito del successo della Nikon F, l'Asahi Pentax (allora si chiamava così, poi l'Asahi sparì dal marchio e rimase solo Pentax) presento una serie di macchine con innesto a vite 42x1 che si susseguirono per tutti gli anni '60 e i primi anni '70 culminando delle famose serie Spotmatic ed ES.
Non erano soffisticate come le Nikon, ma valide e soprattutto costavano la metà di una Nikon F.
Le ottiche erano però di gran classe e questo contribui ad un notevole successo tra i fotoamatori meno facoltosi che così potevano disporre anche loro di una reflex.
Tra questa serie a vite va ricordata la ES, prima automatica a priorità di diaframmi, formula che in seguito diventerà quasi uno standard anche per gli altri costruttori.

La bomba Olympus.
Alla Photokina del 1972 appare una curiosa macchina, si tratta dell'Olympus M1 (questa la sigla originale) poi ribattezzata all'uscita sul mercato nel '74 come OM-1.
E' una reflex di impostazione classica, meccanica e manuale, dal design molto curato e dalle dimensioni straordinariamente compatte.
Fino ad allora Olympis aveva vivacchiato con la serie Pan, reflex mezzoformato (18x24) che ebbero un certo successo di nicchia e poi quasi in sordina era uscita con una reflex con passo a vite 42x1.
Questa OM-1 invece era una reflex rivoluzionaria, compatta, bellissima, dalla meccanica sofisticata e circondata da un corredo di obiettivi ed accessori professionale.
Il successo fu travolgente e influenzo il modo di costruire le reflex. D'ora in avanti la compattezza e la leggerezza diventarono parametri sui quali tutti i costruttori si diedero battaglia, chi più come Pentax che più di ogni altra raccolse la sfida con la serie M, chi meno come Canon e Nikon che comunque ridussero di parecchio le dimensioni delle loro reflex.
Questa filosofia costruttiva caratterizzo le reflex degli anni '70.
Nel '76 arriva la Olympus OM-2, altro grande successo, automatica e manuale è la prima reflex ad incorporare il TTL-Flash.
Seguì la popolare Olympus OM-10, solo automatica a priorità di diaframmi e “manualizzabile” tramite adattatore.
Le successive OM-3 e OM-4, pur con doti di rilievo, non replicarono il successo delle precedenti anche perché orami eravamo negli anni '80 e l'avvento dell'autofocus avrebbe spazzato via tutto.

Minolta, innovazione mai compresa
La Minolta era un marchio storico dell'ottica giapponese, produceva biottiche 6x6 di grande qualità, le famose Autocord.
Con l'avvento delle reflex 35mm si cimentò con vari modelli che ebbero un discreto successo, le SR a cui seguirono le SRT.
Le sigle delle Minolta spesso generano confusione in quanto erano differenti a seconda del mercato di destinazione, Giappone, America ed Europa.
La svolta per Minolta fu un accordo con la tedesca Leitz, un matrimonio che portò bene ad entrambe le case e che fece anche molto discutere.
La prima reflex frutto di questa unione fu la Minolta XE1 il cui corpo era la base per la sorella Leica R3.
Minolta tentò anche la strada delle reflex professionali con la XM, imponente e sofisticata, forse troppo per l'epoca con il suo otturatore elettronico (siamo nel 72 e l'otturatore elettronico su una professionale come abbiamo visto ancora faceva discutere nell'80 con l'avvento della Nikon F3).
Questa bella ed imponente macchina non ebbe alcun successo.
A mentà degli anni '70 Minolta presetò due serie fortunate, la XG e la XD che furono la base anche per la fortunata serie di Leica a partire dalla R4 fino alla R7.
La XD (7, 11, S a seconda dei mercati) aveva la doppia priorità ma non il program, per certi versi però era meglio della coeva e irriducibile concorrente Canon A1.
La XG era più economica, manuale ed automatica, nelle sue varie versioni (XG-M poi X300) è sopravvissuta fino ad oggi anche con altri marchi.
Le ultime Minolta a messa a fuoco manuale furono la X700 con automatismo program e la X500, versione semplificata della X700 senza program e ovviamente come detto la X300 erede della XG.
Minolta nel '85 presentò la prima reflex autofocus, la 7000, che decretò la fine delle reflex classiche e si impose per un breve periodo come leader di mercato.

E i Tedeschi ?
Dormono, dormono sdraiati sugli allori del loro prestigio e della loro presunzione di essere i migliori snobbando il Made in Japan che avanza.
Quando si risvegliano è troppo tardi, la bufera delle reflex 35mm spazzerà via la loro gloria.
Rollei reagisce con la Rolleiflex SL35, gran bella macchina ma con la lettura esposimetrica stop down, ormai superata e soprattutto il prezzo esorbitante ne limita la diffusione.
Segue la SL350, uguale alla SL35 ma finalmente con lettura a tutta apertura, ma è troppo tardi e il prezzo è sempre troppo elevato.
Per far fronte ai costi sposta la produzione a Singapore e negli anni seguenti presenta una serie di reflex 35mm sempre più evolute ed al passo con i tempi, ma il successo non arriva.
Ni primi anni '80 presenta l'innovativa SL2000 a cui seguirà la 3003, si tratta di reflex 35mm simili alle sorelle 6x6 con magazzino portapellicola intercambiabile, macchine notevoli ma in ritardo, ormai siamo in epoca autofocus.
Zeiss la combina ancora più grossa, investe grandi capitali in più linee produttive, dalla Contarex alla Ikarex.
Le Contarex sono splendide realizzazioni di meccanica ma aimé dai costi proibitivi, addirittura antieconomiche per la stessa azienda che nel '72 sarà costretta ad abbandonare la produzione di macchine fotografiche concentrandosi solo sulle ottiche.
La Ikarex, più economica, non riuscì mai a competere con le giapponesi.
Zeiss alla fine farà un accordo con la Yashica dando vita questa volta ad una serie di grande successo, le reflex Contax, macchine giapponesi ben costruite (da Yashica) corredate di ottiche Zeiss.
Leica reagisce presentando anchessa delle macchine dalla meccanica sofisticata e dal costo elevato, le Leicaflex, ma il successo arriverà anche per lei con un accordo con il diavolo (come si disse allora) e cioè con Minolta dando vita alla fortunata serie delle Leica R ancora oggi presente sul mercato.

Contax/Yashica, l'intesa perfetta.
L'unico marchio che riusci a scalfire il parte il monopolio Nikon nel mondo dei professionisti fu la Contax.
Dico marchio perché Contax fu un nome riesumato dal passato, si trattava di macchine a telemetro 35mm costruite da Zeiss a cavallo della WWII per far concorrenza a Leica, furono un po sfortunate e negli anni '50 la produzione cesso.
Come abbiamo visto Zeiss commise un grosso errore di valutazione e dovette chiudere il reparto fotocamere, ma voleva continuare la produzione di obiettivi.
In Giappone c'era un produttore, Yashica, che non navigava in buone acque, era nota per le sue biottiche, le Yashica mat e per alcune compatte innovative oltre che per una serie di reflex 35mm con passo a vite.
Questa azienda aveva nel cassetto alcuni progetti di reflex 35mm innovativi ma non aveva la forza di metterli in pratica.
Fu stipulato un accordo nel 1973 e un anno dopo, quasi a sorpresa esce una macchina che porta lo storico marchio Contax, era la Contax RTS.
Costruita da Yashica con un nuovo innesto a baionetta chiamato appunto Contax/Yashica, forte di una grande quantità di elettronica e di un design made in Porsche fu la prima professionale elettronica convincente.
La baionetta era comune anche ad altri apparecchi marchiati Yashica, la serie FX poi FR, tutte macchine elettroniche di ottima qualità.
Seguì nel 1980 la RTS II, versione perfezionata e negli anni '90 in barba alle concorrenti autofocus, la RTS III, forse la più avanzata manual focus mai costruita.
Con il marchio Contax poco dopo la presentazione della RTS usci la più economica 139Q, la prima con otturatore controllato da un quarzo.
Il sistema Contax/Yashica fu presto ben strutturato, le ottiche Yashica e Zeiss erano completamente intercambiabili tra loro e tra i vari corpi macchina quindi si poteva accedere al sistema con pochi soldi acquistando Yashica e poi “evolversi” in Contax/Zeiss nel futuro.
Tra le macchine di Yashica va segnalata la FX3, meccanica e manuale che oggi verrebbe definita una entrylevel, fu la nave scuola per un intera generazione di fotoamatori.
Il marchio Yashica, con l'avvento dell'autofocus, piano piano sparì mentre Contax rimase fino all'epoca digitale, sempre fedele alla messa a fuoco manuale e alla splendida qualità dei suoi obiettivi Zeiss con modelli di gran prestigio e successo come la RX.
Verso il 2000 Kyocera (diventata proprietaria del marchio) tentò un grossolano passaggio all'autofocus copiando Canon, cioè cambiando baionetta.
Le fu fatale, in pochi anni sparì, anche se tentò la via digitale che in tanto stava cominciando.

L'immortale Leica
Leica, allora come oggi nota per le sue macchine a telemetro e soprattutto per le ottiche senza compromessi (anche nel prezzo), negli anni '60 reagì con la Leicaflex.
Era una macchina massiccia, più delle concorrenti come la Nikon F che pur non erano minute.
Forte di una meccanica e di un reparto ottico squisitamente made in Germany, contribuì a mantenere vivo il marchio. Seguirono la SL ed SL2 entrambe dotate di esposimetro TTL e lettura a tutta apertura.
Ma il vero successo come abbiamo visto arriva con l'accordo stipulato con Minolta e la nascita della serie R.
La Leica R3 fu il primo risultato di questo accordo, costruita sulla base della Minolta XE1 era una automatica e manuale con qualche perfezionamento rispetto alla sorella Minolta.
Ma il gran successo si ebbe con la Leica R4, costruita sulla base della Minolta XD7 ma con molte caratteristiche in più, tra cui un vero program, la lettura spot, la possibilità di montare un motore da 4fps.
Leica con le successive R5, R6 ed R7 non riuscì mai a replicare il successo della R4, le successive infatti (a parte la R6 che era solo manuale) altro non erano che perfezionamenti della R4 stessa (di cui ne corressero anche qualche difetto di affidabilità) ma alla loro uscita erano già superate.
La R8 ed R9 arrivarono anchesse tardi, costruite sulla base delle Minolta autofocus (ma sempre fedeli al fuoco manuale) volevano fare il verso alla Contax RTSIII, ma ormai il digitale alle porte e il calato interesse per le reflex Leica fecero sì che la loro diffusione fosse sempre limitata.
Oggi la R9 è ancora in produzione.

Questa è una “piccola” storia di queste reflex, ovviamente ho tralasciato moltissimi argomenti e marchi, Yashica, Konica, Topcon, Zenit per citarne alcuni, e l'evoluzione delle ottiche.
Ma verrebbe un libro, magari tratteremo questi argomenti più avanti.

Perché una di queste macchine oggi ?
Perché hanno un certo fascino, almeno per me, con la loro costruzione elettromeccanica e soluzioni spesso ingegnose.
Inoltre, in quest'epoca digitale, rappresentano la via più economica per chi vuole o rivuole cimentarsi con la pellicola.
Le loro quotazioni sul mercato dell'usato, ad eccezione di certi modelli storici e ambiti dai collezionisti, sono straordinariamente basse, sia per le macchine che per gli obiettivi.
Farsi un corredo composto anche da obiettivi di pregio è relativamente economico.
Inoltre sono relativamente semplici da usare, non hanno tutte quelle funzioni che le reflex di oggi possiedono e che necessitano di un interfaccia a menu per il loro accesso, spesso queste vecchie reflex sono essenziali, le manuali hanno tempi, diaframmi, messa a fuoco ed esposimetro, nulla di più ma tutto quello che serve.
Il consiglio che do a chi vuole cimentarsi è quello di prendere in considerazione anche l'acquisto di un diaproiettore (poca spesa massima resa).
Purtroppo i laboratori sappiamo bene come stampano e spesso vanificano i nostri sforzi per ottenere belle immagini, ma vedere le foto (le dia in questo caso) proiettate in tutto il loro splendore è un esperienza oggi quasi dimenticata ma che vale la pena riscoprire.
Ci sarebbe anche da mettere su una camera oscura per il bianco e nero, ma questo è un altro argomento.


Ultima modifica effettuata da Tomash il Sab 30 Ago, 2008 6:18 am, modificato 2 volte in totale
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roger
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MessaggioInviato: Gio 28 Ago, 2008 10:28 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Bravo Tomash.
Adesso riattivo per bene il cervello è scrivo qualcosa anche io.
Very Happy
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roger
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MessaggioInviato: Gio 28 Ago, 2008 5:36 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ho posseduto Canon A1 e Canon FTBn. FTBn è ancora con me. Ottiche attuali 50/1.8, 35/2 S.S.C.
Ho avuto il 24/2.8 new e il 50/1.4 con baionetta paraluce cromata.

La FTBn nonostante la sua semplicità e la destinazione amatoriale è un'ottima reflex meccanica. Piuttosto grande e pesante, si impugna bene e non stanca nemmeno usandola una giornata intera. La mia non ha mai avuto problemi. Una revisione e la ritaratura dell'esposimetro e marcia ancora per decenni. E' stata sempre usata (non professionalmente) per più di 40 anni senza nessun problema. Tendine in perfetto stato e poca usura meccanica (parole del riparatore). Il mirino non copre al 100% ma è grande ed abbastanza luminoso. Passare da una reflex 4/3 o apsc al mirino della FTBn è come andare al cinema.

Il parco ottiche FD è vastissimo. Si va dai 7.5 mm del fisheye circolare ai tele più spinti (non so la focale dato che non sono per nulla appassionato di ottiche tele). Le ottiche si disguonono in FD e FDnew.

FD in due categorie S.C. e S.S.C. in rosso (penso l'equivalente degli L). Le più vecchie sono sprovviste di dicitura S.C.
S.C.=Spectra Coating.
S.S.C. Super Spectra Coating.
Hanno ghiera di serraggio cromata in metallo.

FDn in standard e L.
Hanno ghiera di serraggio nera in plastica e sono più compatte.

http://www.mir.com.my/rb/photography/companies/canon/fdresources/fdlenses/earlyfdlenses/index.htm

L'estate scorsa ho fatto 5 giorni a Dublino con FTBn 50/1.8 e diapositive Provia 100f e 400f. Oltre a un rullino di Agfa Ultra 100 e una Spectra 200 (pellicola da supermercato). Risultati ottimi. Nessuna noia meccanica.

Come detto da Tomash, sono macchine semplici, ben costruite, affidabili e robuste. Le ottiche specie quelle blasonate non hanno nulla da invidiare alle moderne. Con poche centinaia di Euro ci si fa un bel corredo.

Enjoy.
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andy_g
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MessaggioInviato: Gio 28 Ago, 2008 6:04 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Io ho avuto la Pentax MX, comprata nell'81, ma ne vedo in giro ancora tante. Era piccolissima e spigolosa, sembrava un giocattolo ma se la prendevi in mano era tutta un'altra storia. Anche gli obiettivi erano piccoli (quelli della serie M).
L'esposimentro con una strana cellula al fosfoarsenurio di gallio aveva 5 LED con cui aggiustare l'esposizione in su o in giù, tutti colorati gialli, rossi e uno verde al centro. Diaframma e tempo erano riportati nel mirino, il primo con un periscopio ottico, un po' difficile da leggere quando c'era poca luce a dire il vero.
Macchina splendida e immediata da usare, l'unica cos che non mi esaltava era la rotella dei tempi, con l'occhio nel mirino era un po' scomoda da azionare.
Aveva anche qualche pretesa di professionalità, anche se a dire il vero non ho visto molti professionisti usarla in Italia.
Adesso la ha mio fratello, non la usa mai ma credo che funzioni ancora.

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Tomash
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MessaggioInviato: Gio 28 Ago, 2008 7:53 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Facciamo un po di chiarezza sulla baionetta Canon FD.

Come dice roger ne esistono di due tipi, quella con ghiera di serraggio e quella senza.
Queste due versioni, perfettamente intercambiabili tra loro, ma incompatibili come tappi (!?) non hanno una denominazione ufficiale, di solito, i più recenti, quelli privi di ghiera di serraggio, vengono chiamati FDn, mentre quelli più vecchi con ghiera si tende a mettere la sigla SC o SSC dopo il nome.

Quale meglio ?
La ghiera di serraggio è il miglior innesto a baionetta che ci possa essere, almeno dal punto di vista dell'affidabilità.
Basta montare un obiettivo e serrare la ghiera per capirlo, l'obiettivo sembrerà saldato alla macchina, un pezzo unico con essa, neanche la moderna baionetta EF permette tanto.
Il contro è che è un po più brigoso, bisogna fare attenzione prima di montare l'obiettivo che la ghiera sia in posizione giusta (ci sarebbe un blocco ma non sempre funziona), idem per inserire il tappo.
Quelli senza ghiera, vanno bene lo stesso ma non danno la stessa sensazione di solidità, inoltre, in virtù della loro maggiore compattezza, danno anche l'idea di essere meno robusti.
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roger
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MessaggioInviato: Ven 29 Ago, 2008 8:46 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Inoltre tutti gli FDnew sono stati riprogettati anche otticamente per contenere le dimensioni. Ma non ho mai fatto paragoni tra FD e FDn.
Il 24/2.8 FDn che ho posseduto era effettivamente più compatto, dotato di buona resa ma più leggero e con più plastica nella costruzione.
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roger
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 8:41 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Su. Postate su!
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Cejes
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 9:59 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Possiedo Minolta nei sistemi MC/MD AF e Autocord 6x6.

Tra le manualfocus ho attualmente due XD-7 una reflex straordinaria per compattezza e robustezza al tempo stesso.
In Italia non è molto diffusa, all'estero in particolare in Germania e USA dove si chiamava XD-11 ha avuto molto successo.



I tedeschi in particolare la definiscono "la telemetro delle reflex" per via del rumore morbidissimo dell'accoppiata specchio/otturatore. Il mirino è eccellente, ma non c'è il fascino delle serie precedenti (la XE che pure ho posseduto e le SRT) che avevano il classico splendido galvanometro.

Con la serie XD si inaugura una nuova classe di ottiche che sostituisce i vecchi Rokkor MC: i Rokkor MD.

La baionetta è la stessa, cambia solo la "meccanica" per la presenza di un nuovo leveraggio per l'uso in priorità di tempi. La retro-compatibilità è mantenuta quindi e non c'è nessun problema, se non l'impossibilità di usare la priorità di tempo quando la reflex monta un MC.

La XD infatti permette l'uso totalmente manuale, in priorità di diaframma e priorità di tempo. L'otturatore è un Leitz-Copal nato dalla collaborazione con Leica e prodotto dalla Copal. I componenti interni della XD-7 sono gli stessi della Leica R4.

Questa reflex fu stranamente abbandonata da Minolta che preferì puntare sull'elettronica e altre funzioni (TTL ecc...) inauguranod la serie x-XXX.
Ma fino agli anni 80 è stata la professionale del sistema.

Rispetto alla vecchia serie MC i Riokkor MD hanno un migliore trattamento anti riflesso e maggiore contrasto. Gli MC invece sono caratterizzati da una resa molto plastica e pastellata, mai aggressivi ma al tempo stesso risolventi. Insieme con le Pentax le lenti Minota sono quelle che si avvicinano di più come resa agli schemi Tedeschi.

Questa caretteristica è stata mantenuta anche nel sitema AF (specie la prima serie) che riprendeva molti schemi Rokkor adattandoli e migliorandoli. Alcuni purtroppo li ha peggiorati... Trattieniti

In particolare il 24mm f2.8 a 9 elementi, un gioiello che Leica fornisce ancora per il sistema R come Elmarit. La corsa alle linee per millimetro (fenomeno di fine anni 70 pruimi anni 80 paragonabile all'attuale corsa ai megapixel) portarono Minolta alla sotituzione di questo vetro con un 8 elementi a mio avviso inferiore come resa globale anche se più nitido.
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efke25
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 10:57 am    Oggetto: Re: Foto d'argento e reflex di ferro - 3D sulle reflex manua Rispondi con citazione

Tomash ha scritto:
Dedico questo 3D ad una categoria di macchine fotografiche che caratterizzò un periodo, quello tra gli anni '60 e la metà degli anni '80.


Di quell'epoca uso ancora una Fujica ST801, una Praktica L, le mie amate Olympus OM 1 e 2 (le migliori per me), una Contax RTS e una YAshica FRI. Delle meccaniche recenti uso la FM3A Nikon.
ALla fin fine sono le macchine che preferisco, compatte, maneggevoli e velocissime (altro che autofocus...). Se si potessero dotare di un dorsetto digitale...
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Tomash
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 11:40 am    Oggetto: Re: Foto d'argento e reflex di ferro - 3D sulle reflex manua Rispondi con citazione

efke25 ha scritto:
Tomash ha scritto:
Dedico questo 3D ad una categoria di macchine fotografiche che caratterizzò un periodo, quello tra gli anni '60 e la metà degli anni '80.


Di quell'epoca uso ancora una Fujica ST801, una Praktica L, le mie amate Olympus OM 1 e 2 (le migliori per me), una Contax RTS e una YAshica FRI. Delle meccaniche recenti uso la FM3A Nikon.
ALla fin fine sono le macchine che preferisco, compatte, maneggevoli e velocissime (altro che autofocus...). Se si potessero dotare di un dorsetto digitale...


Sono proprio la compattezza e la leggerezza per me il punto forte di queste macchine.
Se si sa poi padroneggiare bene l'esposizione e ci si impratichisce con la messa a fuoco poi si scopre che le superautomatiche ed anche più ingombranti reflex AF non sono poi così necessarie.
Anzi, con le classiche, quando si preme il pulsante di scatto scattano, le AF a volte si mettono a tentennare con la messa a fuoco.
E poi vogliamo mettere il gusto di quel clik senza il bzzz obbligatorio sulle AF ?

Per il dorso digitale...
Ci fu un goffo tentativo di un azienducola (non ricordo il nome) di creare un rullino che conteneva un sensore e che avrebbe digitalizzato qualunque macchina 35mm, ma non se ne è saputo più nulla e penso che non la vedremo più.

Ad ogni modo, oggi esistono gli scanner che per chi usa la pellicola sono un gran bell'aiuto.
Una buona scansione, magari fatta da un filmscanner dedicato, da ottimi risultati e permette di usare queste belle macchine con molti vantaggi offerti dalle nuove tecnologie digitali.
Ad esempio, scannerizzare le dia e lavorarle in postproduzione, quindi stamparle come se fossero normali foto digitali, oppure poterle condividere via web come per le foto fatte con macchine digitali (allo scopo va bene anche uno scanner economico pur ché dotato di adattatore per pellicole).
L'impronta rimane quella tipica della pellicola, non si è sudditi dei laboratori per quanto riguarda le stampe a colori (come era una volta prima del digitale).

Pellicola + scanner e reflex classica per me sono il massimo del divertimento, godo ancora del piacere di usare oggetti tipicamente meccanici, spendo poco per l'attrezzatura e mi concedo il lusso di acquistare anche il superfluo (il Canon 85f1.2L in versione FD costa ben di meno che in versione EF ed è sempre lui), posso proiettare le dia e godermi lo spettacolo oppure fare l'alchimista in CO con il BN.
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d.kalle
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 12:18 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Era il dorso digitale della IMAGEK della Siliconfilm. L'idea era effettivamente geniale ma dopo poco la notizia si rivelo' una bufala.
Peccato perche' l'avrei visto molto bene su di una FM2n. Cool

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jacklamotta
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 12:40 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

forse questi http://www.epi-centre.com/reports/imagek.html
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Ciao da Stefano
"se la fotografia non è arte, peggio per l'arte"
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d.kalle
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 1:09 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

E bravo il ns Jack!! Ok!
Che tristezza pero'....sono gia' passati 10 anni e mi sembra l'alltroieri! Crying or Very sad

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Cejes
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 2:20 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Citazione:
L'impronta rimane quella tipica della pellicola, non si è sudditi dei laboratori per quanto riguarda le stampe a colori (come era una volta prima del digitale).


Questo è verissimo, ma se per le BN e le diapositive ci si può attrezzare in autonomia per lo sviluppo dei negativi colore è un giro al massacro.

I lab hanno perso professionalità con il tempo e questo è un grosso problema...

Crying or Very sad
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jacklamotta
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 2:34 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

[quote="Cejes"]
Citazione:

I lab hanno perso professionalità con il tempo


perchè? forse ne hanno ancora di residua? Very Happy Very Happy

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Cejes
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 2:39 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Vabbè ho cercato di essere diplomatico... Diabolico
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Tomash
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 2:44 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Cejes ha scritto:
Citazione:
L'impronta rimane quella tipica della pellicola, non si è sudditi dei laboratori per quanto riguarda le stampe a colori (come era una volta prima del digitale).


Questo è verissimo, ma se per le BN e le diapositive ci si può attrezzare in autonomia per lo sviluppo dei negativi colore è un giro al massacro.

I lab hanno perso professionalità con il tempo e questo è un grosso problema...

Crying or Very sad


Be no, con lo sviluppo delle dia non mi trovo affatto male.
Pensa che l'ultimo rullo di dia rigate mi è capitato ancora ai tempi che il digitale non esisteva.
Ma soprattutto oggi, con lo scanner, ottengo risultati molto migliori a stamparle che ieri affidandomi ai lab e i loro Chiba pressapochistici.
Dal momento che non stampo mai al di sotto del 20x30 e che quindi stampo quelle 2 o 3 foto a rullino, il tempo e i costi sono più che accettabili, anzi, il dedicare un po di tempo a questa operazione di scannerizzazione e ritocco mi rilassa assai.

I negativi a colori non gli uso più, se devo stampare un marasma di 10x15 o 12x18 tanto vale usare la digitale, anche perché se lo scopo è quello non mi diverto e noia per noia...
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roger
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 2:48 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Cejes sono sempre stato un grande fan di Minolta e Konica ma non ho mai posseduto nulla dei due storici marchi.
Mi hai fatto venire voglia di un corredino.
Una Xe (che punto da anni) con un 50 luminoso e un paio di grandangolari moderati.

Sinceramente, preciso che ho posseduto e posseggo molte fotocamere tutte di marca diversa e per me sono tutte ottime ergo non sono uno stupido sostenitore di chissà quale marchio superiore, ho sempre considerato Minolta e Konica un mito della fotografia che ha perso punti più per una cattiva gestione commerciale e di marketing che di tecnologia come alcuni utenti di questo e altri forum (guarda caso Nikonisti o Canonisti) cercano di far credere facendo sicuramente colpo su qualche sprovveduto. Non dimentichiamo che molte innovazioni tecnologiche (senza le quali molte persone "di mia conoscenza" nemmeno saprebbero fotografare) sono state implementate da Minolta.
Chiusa la parentesi.

La XD7 ha una linea veramente bella. Ma mi ha colpito la tua descrizione degli MC Rokkor.
Smile
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roger
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MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 2:52 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Tomash io invece ho riscoperto il negativo colore dopo una sbornia di diapositive e scansioni varie.
Ho preso infatti una ventina di Superia 100 per la Mamiya 6 e varie negative Fuji e Konica formato 135.
Sviluppo e provini.
Se devo mettere online scansiono. Se devo fare belle stampe so già dove andare. Laboratorio artigianale che stampa con ingranditore.
Ovviamente la riga e il bagno esausto sono sempre in agguato. Ma basta sapere dove andare.
Smile
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Tomash
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Iscritto: 21 Giu 2005
Messaggi: 11774
Località: Bologna

MessaggioInviato: Mar 02 Set, 2008 3:19 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

roger ha scritto:
Cejes sono sempre stato un grande fan di Minolta e Konica ma non ho mai posseduto nulla dei due storici marchi.
Mi hai fatto venire voglia di un corredino.
Una Xe (che punto da anni) con un 50 luminoso e un paio di grandangolari moderati.

Sinceramente, preciso che ho posseduto e posseggo molte fotocamere tutte di marca diversa e per me sono tutte ottime ergo non sono uno stupido sostenitore di chissà quale marchio superiore, ho sempre considerato Minolta e Konica un mito della fotografia che ha perso punti più per una cattiva gestione commerciale e di marketing che di tecnologia come alcuni utenti di questo e altri forum (guarda caso Nikonisti o Canonisti) cercano di far credere facendo sicuramente colpo su qualche sprovveduto. Non dimentichiamo che molte innovazioni tecnologiche (senza le quali molte persone "di mia conoscenza" nemmeno saprebbero fotografare) sono state implementate da Minolta.
Chiusa la parentesi.

La XD7 ha una linea veramente bella. Ma mi ha colpito la tua descrizione degli MC Rokkor.
Smile


Ecco, neanche io ho mai avuto le buone vecchie Minolta, ne tanto meno le Konica (mitica l'Autoreflex).
Sono quegli oggetti che sono sempre stato li li per comprare e che poi per una serie di circostanze avverse non ho mai comprato.
La Minolta XD-7 per me è stupenda, la reputo molto migliore per alcuni versi della Canon A1 (che possiedo).
Il punto è che la si può usare in manuale perfettamente, con nel mirino tutti i riferimenti necessari (tempo impostato sul selettore, tempo scelto dalla macchina in base all'esposimetro, diaframma impostato), mentre con la A1 bisogna o ricordarsi a memoria quale diaframma è impostato sulla ghiera o riportarlo manualmente.
Altra differenza è l'assenza del program, ma la correzione automatica in caso l'esposizione (a priorità di tempi) vada fuori dalla scala dei diaframmi.
Se ad esempio abbiamo un obiettivo f2 e impostato il tempo di 1/500, se la luce è insufficiente automaticamente la macchina imposta un tempo più lungo. Trovo questo molto più versatile del program "fisso" della Canon A1 dove con l'85f1.2 ti trovi coppie T/D del tipo 1/60f3.5 (foto probabilmente mossa pur potendo aprire ben di più il diaframma).
Il program della A1 funziona bene solo quando le condizioni di luce sono ottimali.
Ma allora, il program e le indicazioni "digitali" nel mirino della A1 furono un gadget troppo attraente.

roger ha scritto:
Tomash io invece ho riscoperto il negativo colore dopo una sbornia di diapositive e scansioni varie.
Ho preso infatti una ventina di Superia 100 per la Mamiya 6 e varie negative Fuji e Konica formato 135.
Sviluppo e provini.
Se devo mettere online scansiono. Se devo fare belle stampe so già dove andare. Laboratorio artigianale che stampa con ingranditore.
Ovviamente la riga e il bagno esausto sono sempre in agguato. Ma basta sapere dove andare.
Smile


Ecco vedi, qui a Bologna invece non so dove andare, tutti, ma tutti a sbandierare convenienza e velocità quando io chiedo qualità, sembra un colloquio tra sordi.
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