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Mostra "Uno Nessuno Centomila"

 
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FrancescaDotta
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MessaggioInviato: Dom 07 Nov, 2004 7:17 pm    Oggetto: Mostra "Uno Nessuno Centomila" Rispondi con citazione



Sabato 20 novembre alle ore 17.00 presso l’emeroteca comunale di Mestre si terrà l’inaugurazione della mostra “uno nessuno centomila”. Promossa dal comune di Venezia, in collaborazione con l’associazione culturale Gianfrancesco Costa, la mostra è stata ideata e curata da due giovani studenti del DAMS di Padova, Andrea Liuzza e Elena Gatto.

Filo conduttore dell’esposizione, come lascia intuire il titolo ripreso dal famoso romanzo di Pirandello, è l’identità. Un tema non nuovo ma sicuramente attuale e carico di implicazioni. Artisti e intellettuali, nel corso della storia, lo hanno vissuto e affrontato nei modi più diversi in base al costante variare di situazioni sociali e condizioni culturali. Oggi viviamo in un’era segnata dall’affermazione del computer, il termine “virtuale” è ormai sulla bocca di tutti. Clonazione, chirurgia estetica, fecondazione artificiale, trapianti di volti non sono frutto della fertile immaginazione di qualche regista, sono realtà. Com’è percepita dunque oggi l’identità? Qual è il rapporto io-altro? Chi sono io?
Attraverso fotografie, quadri, video dodici giovani artisti, Alice, Anonymous Art Studio, Lorenza Boisi, Sandro Boselli, Marco Donnarumma, Francesca Dotta, Michelle Love, Andrea Liuzza, Andrea Paladin, Mara Puglia, Gabriele Zanieri, Gaia Zebellin, hanno affrontato a modo loro l’argomento. Una carrellata di sguardi, porzioni di corpi, personaggi, viaggi sensoriali in cui ciascuno parla di sé o di altri lanciando dei piccoli spunti di riflessione.

La mostra resterà aperta al pubblico fino a martedì 30 novembre.
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FrancescaDotta
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Iscritto: 01 Set 2004
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MessaggioInviato: Dom 07 Nov, 2004 7:19 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Presentazione Mostra:

Anno 20.000 a. C., grotte della Spagna. Siamo prima della nascita della scrittura, prima dell’inizio della storia. Un uomo appoggia la mano contro la parete della caverna, soffia una mistura magico-rituale di sangue e terra rossa, si allontana. Sulla roccia è rimasta la sua impronta. Un’impronta che è traccia permanente del suo passaggio nel mondo, segno di un puro pensiero incarnato, io-sono, autocoscienza. In quell’istante, con quell’unico gesto terrificante, nascono l’arte e l’identità.
Anno 1924, Sicilia. Pirandello finisce di scrivere Uno, nessuno e centomila. Un uomo si mette di fronte allo specchio e osserva la propria immagine. Non si riconosce. Così Pirandello racconta la crisi del mondo contemporaneo: il pensiero incarnato che si fa pensiero pensato, l’io-sono che diventa chi sono io?, domanda senza risposta. Allo specchio infatti non posso vedere me stesso, vedo solo l’immagine di me, un me congelato che ha smesso di divenire, un pezzo, un cadavere. Il pensiero blocca ciò che è in movimento, funziona soltanto frammentando, uccidendo. Cogito ergo non sum.Quando mi penso, non vivo. Quindi più penso alla mia identità, più la perdo.
Questi due momenti, scelti in modo molto tendenzioso, permettono di dimostrare una tesi altrettanto tendenziosa: non solo pensarsi e impossibile, ma fa anche male alla vita. Qual è la soluzione? Posso recuperare lo stato di innocenza originario dell’uomo primitivo? Posso smettere di pensarmi, e vivermi completamente? Cos’è l’identità? Sono queste le domande che si pongono i giovani artisti di Uno nessuno centomila. La mostra si propone di costruire un piccolo itinerario attraverso i problemi del rapporto arte-identità, oggi.
Il mezzo più usato per “conoscere se stessi” risulta la fotografia, certo in forza della sua capacità di cogliere il reale in modo presumibilmente oggettivo. Michelle Love e Mara Puglia se ne servono per mettere in scena la propria natura, o per cercare un modo giusto di guardarsi. In questa direzione vanno anche i video dell’Anonymous Art Studio e di Marco Donnaruma, e la radiografia di Paladin. Sono tutti modi di porre la domanda, cos’è l’identità?. Alice e Andrea Liuzza, al contrario, scattano istantanee, tentano di registrare piccoli momenti rivelatori in cui sembra ancora possibile riconoscersi, sentirsi interi. Una qualche forma di identità transitoria si trova anche nei quadri di Gabriele Zanieri e Lorenza Boisi, e nelle foto di Francesca Dotti, nella forma di un’emozione o di un particolare poetico. La soluzione più estrema è quella di Sandro Boselli e Gaia Zebellin: loro rinunciano definitivamente alla domanda, e inseguono l’io-sono del primitivo, lasciano tracce di sé, del proprio esistere, attraverso sfregi dipinti o automatici.
Il bilancio di queste esperienze sembra condurre a una sola soluzione: chi sono io? è una domanda senza risposta, almeno finché continuerò a pormela. Dovrei smettere di conoscere me stesso, uscire dal pensiero e tornare nel flusso della vita. Come scrive Pirandello, nel finale del romanzo: “così soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo”. Ma è davvero possibile questo? Già dirlo è un modo di tradirne lo spirito. Il nostro pensiero è già viziato, la consapevolezza acquistata non si può cancellare, non si può tornare indietro: l’identità è un concetto che abbiamo in noi e con cui non possiamo fare altro che misurarci. Ma l’eden è perso. La sola cosa da fare quindi è conservare la memoria della strada fatta e andare avanti, andare avanti, sapendo che, se mai torneremo al punto di partenza, scrisse Eliot, sarà come conoscerlo per la prima volta.
Elena Gatto, Andrea Liuzza
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