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Daniele Nesi non più registrato
Iscritto: 19 Gen 2005 Messaggi: 805
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Inviato: Mer 28 Ott, 2009 1:56 pm Oggetto: |
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Alberto Nencioni ha scritto: | ...sono problematiche che entusiasmano chi LE STAMPA. Io UTONTO, o spettatore che sia, comunque insensibile e disinteressato alla commozione del backstage, cosa mi ritrovo? una carta opaca? lucida? perla? fredda? calda? Seppiata? e con la stessa immagine convertita divinamente e stampata al meglio messa a fianco di una equivalente inkjet Ilford, dov'è la differenza? Se mi chiedi la differenza tra pellicola e sensore in linea di massima la conosco, ed è la gamma dinamica ma soprattutto la tavolozza. Qual'è l'equivalente per le carte?
Alberto |
volendo riprendere...e stringendo
cosa significa per te "e con la stessa immagine convertita divinamente e stampata al meglio" ???
perchè la chiave del ragionamento sta tutta qui
per me stampata al meglio vuol dire coerente col soggetto
...quindi la scelta della carta, della superfice, e la regolazione dei toni devono essere in sintonia con il soggetto, con quanto cioe l'autore intende rappresentare
la baritata a per me sapore di fotografia perchè mi riporta alle foto dei miei scattate negli anni 40-50...che poi sono le foto che ho visto e preso in mano per la prima volta.. foto piccole, mediamente inferiori al 13x18 con una estesissima gamma tonale e dalla grana molto fine, immagino ottenute da medio formato. alcune seppiate altre semplicemente dal tono caldo ma tutte si sposavano perfettamente con le persone ritratte, con quel fascino unico e tipico degli anni 40
per certe nature morte, certi ritratti, certi paesaggi ecc.. la baritata, oggigiorno, risulta insuperabile. al tatto poi non ne parliamo...senti di avere in mano una vera foto
per certi reportage, certi ritratti, certi paesaggi, aggiugo...la politenata funziona meglio
per certi reportage la stampa digt va anche meglio
ricordo una mostra a fusignano di alex maioli assemblata con stampe digit 50x70, o giù di li, per me fantastica....se osservata con l'occhio del maniaco della baritata quelle stampe facevano cagare
un altra mostra fantastica è stata "undergroud" di pesaresi vista a rimini 5-6anni fa...c'erano stampe digit a colori piu alte di me fantastiche per impatto e coivolgimento ma penose se viste con quegli occhi
poi subentra la questione mostra a tema intesa come pacchetto foto e non come valore della singola
nel senso che se privilegi quanto ti arriva dall'insieme ti fermerai ad un giudizio globale della mostra trascurando la singola perchè comunque ritenuta funzionale al racconto, all'intento
se invece ritieni la singola importante al punto da considerare secondario quanto ti arriva dal pacchetto foto, comincerai col dire che quella era meglio stampata opaca, quella lucida, quella scattata col medio formato, quella era meglio piu chiara, piu contrastata ecc...ecc...
questo perchè la mostra a tema è il frutto di un compromesso... stessa carta per tutte, regolazioni dei toni il piu possibile uniforme ecc..
per il sottoscritto una mostra a tema deve essere realizzata solo con foto grandi uguali con pass. e cornici tutte uguali, ad esempio
diverso per le mostre monografiche o antologiche..ma questa è un altra storia.
per la fine art e vero tutto il contrario: ogni scatto è una storia a se e quindi va tutto ottimizzato per quel singolo...selta della pellicola, della carta, dei processi, del formato, dell'obiettivo ecc...
e come sempre è tutto riconducibile alla sensibiltà e al buon gusto del fotografo |
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