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Il triciclo
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Teo76
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MessaggioInviato: Lun 13 Set, 2010 11:29 am    Oggetto: Rispondi con citazione

fast2 ha scritto:
...ma si etichetta facilmente una persona come poveraccio morto di fame. Prima di sparare sentenze, documentati. Ma che te lo dico a fare.

Se Eggleston è diventato qualcuno nella Fotografia non è perchè sta scritto su Repubblica. Wink


Hai perfettamente ragione: ovviamente la mia era una brutale, e sbagliata, generalizzazione. Purtroppo avendo a che fare con giornali e riviste ho maturato una stima e una fiducia nei confronti di chi vi scrive su, ben più bassa che zero.

Per quanto riguarda Eggleston non esprimo giudizi proprio perché non lo conosco e giudicarlo da un singolo scatto mi pare molto poco sensato.

Ciao

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Matteo www.matteonobili.com
Sono ottimista: un giorno la Terra servirà a concimare un pianeta lontano [Altan]
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gaetano_df
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MessaggioInviato: Lun 13 Set, 2010 11:30 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Daniele Nesi ha scritto:
gaetano>>un quadro di caratteristico di un'epoca

il punto in questa foto è per me il modo, non l'intento
io sono, almeno mi ritengo, aperto a qualsiasi intento sia alla base del fare...ma il "modo" è quello che per me distingue il grande fotografo. magari tra 10anni potrò comprendere i meriti del triciclo ma al momento trovo quello scatto di una banalità sconcertante

domani sarò al sifest di savignano e come tutti gli anni, so già, mi troverò davanti a mostre interessanti, alcune un po meno e altre di una banalità esagerata sul piano del "modo" ma interessantissime su quello dell'intento...ste foto saranno in mostra probabimente per le stesse ragioni per le quali si ammirano il lavori dell'autore in discussione

voglio dire...da un certo momento in poi si è assistito allaffermarsi, da parte di alcuni, di un modo di intendere la fotografia totalmente distaccato, freddo, anonimo... l'inquadratura non ti acchiappa, non intriga come i grandi sanno fare, ma ti lascia li...come solo lo scatto di un neofita, ma molto neofita, puo fare. Ecco,questo non capisco o se preferisci non accetto


Si, si, su questo sono in generale d'accordo, anche se alla fine penso che che modo e intento siano interconnessi, o meglio, che il modo sia strumentale all'intento (nel caso di specie penso che lo sia), indipendentemente dalla capacità dell'osservatore di accogliere il linguaggio utilizzato e di armonizzarlo alla propria sensibilità.

Che il triciclo possa apparire banale lo trovo anch'io da un certo punto di vista, però in effetti, al di là della mera accettazione dell'immagine, mi domando se dietro a quella rappresentazione del banale non vi sia l'intento di mostrare quel tipo di società (perché è di questo che secondo me Eggleston parla), proprio secondo quel registro, ponendo anzi l'accento proprio sulla banalità, del quotidiano della società americana della middle class di quegli anni, della perfezione apparente di una comoda vita familiare, rappresentata anche attraverso la fredda formalità di quel tipo di composizione, anche - magari - per farcene percepire la sua ipocrisia... perfino con un triciclo che sovrasta le automobili, rovesciando non senza ironia se così fosse, precise scale di valori.
Solo ipotesi per carità, ma ecco perché secondo me il modo è strumentale all'intento e non credo che si possa operare una distinzione netta tra le due cose.

Di queste differenze (da altre che mi sono più congeniali) di rappresentazione in precedenza, come ho detto ero portato al rifiuto categorico, ora cerco di entrarci un po' più dentro e non è che questo comporta automaticamente che riesca ad adeguarmi completamente a quel tipo di visione. Diciamo che cerco solo di spostare la critica dalla pancia alla testa, interrogandomi per acquisire più consapevolezza su immagini "diverse" e sulla loro diversità.

Wink
Gaetano
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Davì
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Iscritto: 19 Lug 2009
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MessaggioInviato: Lun 13 Set, 2010 12:01 pm    Oggetto: il triciclo ci porta dalle gemelle Rispondi con citazione

il triciclo ci porta dalle gemelle, insieme potremo giocare per sempre
fast2 ha scritto:
nelle mostre su Diane Arbus han fatto di peggio, altro che mosso e mica mosso Smile

Per chi pensa che quel triciclo è una ciofeca senza significato:

Per Eggleston qualsiasi soggetto fotograficoè degno di attenzione e ha pari dignità, concetto evidenziato in uno dei suoi libri più belli, The Democratic Forest. Eggleston lavora proprio su questo sguardo democratico, per sottrarre le cose quotidiane dalla banalità dello sguardo e dalla loro stessa essenza: trasforma il familiare in anomalo, attraverso un' angolatura sbieca rispetto alla visione usuale, dominante. Il punto di vista è sghembo, una prospettiva straniante. Sembra che il fotografo usi l' accetta: oggetti, animali, persone sono spesso tagliate ai bordi, così da rivelare un movimento interno alla composizione, il dinamismo di infiniti angoli possibili. Nelle immagini coesistono tensione e calma, ma lo stato di quiete è sempre qualcosa di provvisorio. Non a caso Eggleston ha influenzato registi come Lynch, Cronenberg, e anche l' ex fotografo Stanley Kubrick credo gli debba qualcosa, almeno in una scena di Shining, quando il bambino sfreccia con il triciclo attraverso i corridoi dell' albergo disabitato. Quel triciclo è il triciclo di Eggleston, poi diventato la copertina del libro William Eggleston' s Guide: il triciclo ritratto a Memphis alla fine degli anni ' 60, fermo, sul marciapiede di una casa. Eggleston ha scattato quell' immagine quasi da sdraiato, dal punto di vista di un insetto, così il triciclo del bambino - come molti altri oggetti del nostro quotidiano - è diventato qualcosa di spaventoso, inquietante, per nulla innocente, e il cielo grigio è parso assorbire meglio il manubrio arrugginito, mentre sullo sfondo un' auto parcheggiata sotto il patio osservava muta la scena, e lateralmente, la parte posteriore di un' altra auto sembrava volesse aggiungere qualcosa. E poi c' è l' uso del colore. Il colore è diventato linguaggio, elemento dinamico. L' utilizzo del rosso, del blu, del giallo, perfino della ruggine: un boiler arrugginito in un campo è la cosa più simile a un gigantesco frutto. In precedenza il colore sembrava quasi un problema separato dal soggetto. Prima di Eggleston i fotografi vedevano il cielo e l' azzurro. Dopo di Eggleston il cielo e l' azzurro sono una cosa sola, il cielo azzurro. Quattordici taniche bianche, di plastica, rovesciate su una strada sterrata, e sopra di esse il cielo azzurro, carico di nuvole bianche, quasi che le taniche fossero frammenti di nuvole, precipitati da quel cielo, o viceversa, come se il cielo fosse un' estensione della terra. Eggleston assalta l' inerzia degli sguardi per restituire un mondo provvisorio, frammentato, e da lì ripartire. Nella fotografia di un salotto, ci sono la gamba accavallata di un uomo, tre poltrone, la moquette, una pianta, una lampada, un posacenere, tutto è dello stesso colore tenue, sabbia uniforme, la quiete di una stanza. Sul tavolino ci sono la scatola rotonda di un puzzle e i frammenti sparsi, da comporre, e su di essi, la luce che entra dalla finestra. Il mondo di Eggleston - il Tennesse, il Mississipi - è questo, è anche il nostro mondo, un puzzle in frantumi, decadente eppure ancora vitale. Sta a noi vederlo. William Eggleston ha attraversato l' esistenza cercando un varco nel caos del quotidiano, ha lottato alla ricerca dell' equilibrio preciso tra tensione e calma, e ha trovato il mondo reale - come lui stesso definisce la sua opera - trasformando immagini qualsiasi in qualcosa di molto diverso: un' unica, certa, fotografia... (Repubblica)


Io credo che proprio il film Shining possa fornire una interessante ( ed affascinante) chiave di lettura dello scatto in questione,

http://www.youtube.com/watch?v=sffVJEE2ZBE&feature=related


Credo che il limite (per alcuni) ed il pregio (per altri) del nostro Triciclo sia quello di proporre un'immagine troppo concettualizzata rispetto a quello che ci si aspetta da una fotografia.


cari saluti

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alechino
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MessaggioInviato: Lun 13 Set, 2010 7:57 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

gaetano_df ha scritto:
Diciamo che cerco solo di spostare la critica dalla pancia alla testa, interrogandomi per acquisire più consapevolezza su immagini "diverse" e sulla loro diversità.

Wink
Gaetano


Benissimo, quando dalla testa passerai al cervello se non addirittura al cuore, la consapevolezza sarà assolutamente completa
Sono troppi quelli che, senza passare per il cervello ed il cuore, si fanno ancora condizionare da un cartellino del prezzo, da una recensione "benevolente" di un critico interessato, da i modelli proposti ed imposti da un mercato dell'arte che si misura in assegni cospicui e poco altro... Wink
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_NN_
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MessaggioInviato: Mar 14 Set, 2010 12:31 am    Oggetto: Rispondi con citazione

fast2 ha scritto:
...ma si etichetta facilmente una persona come poveraccio morto di fame. Prima di sparare sentenze, documentati. Ma che te lo dico a fare.

Se Eggleston è diventato qualcuno nella Fotografia non è perchè sta scritto su Repubblica. Wink


allora la prossima volta, visto che noialtri non li si conosce i meriti di codesto fotografo, cita qualche fonte più decente di una recensione di Repubblica, quotidano che uso si e no per concentrarmi nei "momenti difficili" ..

non penso che l'unico posto in cui leggere qualcosa su codesto fotografo sia la pagina di Repubblica, altrimenti significa veramente che non vale un tubo e così non è mi pare.
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alxcoghe
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MessaggioInviato: Mar 14 Set, 2010 3:01 am    Oggetto: Rispondi con citazione

_NN_ ha scritto:
allora la prossima volta, visto che noialtri non li si conosce i meriti di codesto fotografo, cita qualche fonte più decente di una recensione di Repubblica, quotidano che uso si e no per concentrarmi nei "momenti difficili" ..

non penso che l'unico posto in cui leggere qualcosa su codesto fotografo sia la pagina di Repubblica, altrimenti significa veramente che non vale un tubo e così non è mi pare.


Qualcosa si trova:



Rivista Around Photography
Around Photography n. 0 Contiene una critica alla fotografia di Eggleston.

Inoltre:



Quella di Paolo Simonazzi è un'indagine fotografica che guarda a maestri della fotografia del calibro di Lee Friedländer, Martin Parr, William Eggleston, Luigi Ghirri, attraverso le icone del mito americano in Emilia. Una sorta di contraddizione che trova nella terra più "rossa" d'Italia una vero e proprio luogo di celebrazione degli Stati Uniti e dei loro miti a partire proprio da un'emulazione, talvolta ridicola, del codice linguistico: come possono passare inosservati il carretto rosso con la scritta "Stalingrado food" e altri segni convenzionali di riconoscimento dal rodeo alla Coca Cola? Segni reali e fantastici, sogni perduti e ritrovati, personaggi stravaganti e malinconici alla perenne ricerca di una terra promessa che forse esiste solo nei paradossi di contraddittorie illusioni... Il libro, curato da Angela Madesani, è costituito da circa 100 immagini.
Edizione anno: 2007

Inoltre lo stesso Eggleston compare in un'intervista nel libro:

Autori Vari
Photography Speaks: 150 Photographers On Their Art

La nuova edizione di un importante volume statuintense di riferimento per lo studio della storia della fotografia. Centociquanta fotografi dagli inizi della storia della fotografia a oggi ciascuno presentato con una breve nota biografia, estratti dai suoi scritti o interviste in cui ogni fotografo spiega il proprio lavoro e una fotografia esemplificativa tratta dall'opera di ogni fotografo. Da William Henry Fox Talbot a Eugène Atget, Alfred Stieglitz, Lewis Hine, August Sander, Man Ray, Weegee, Robert Frank, Diane Arbus, Robert Heinecken, Lucas Samaras, William Eggleston, Eikoh Hosoe, Gordon Parks, Manuel Alvarez Bravo, Christian Boltanski, Thomas Struth, eRineke Dijkstra
Edizione anno: 2004


Ma forse il miglior modo è osservare il suo lavoro, senza lasciarsi condizionare troppo dalla critica che lascia il tempo che trova:



Il volume presenta una ampia selezione dal lavoro del fotografo americano. Dalle immagini più famose a quelle meno note, dalle prime immagini in bianco e nero realizzate alla fine degli anni 50 fino a immagini tratte dai video realizzati dall'autore. Un percorso esaustivo nell'opera di uno dei fotografi americani contemporanei più interessanti. Testo in inglese. Volume a cura di Elisabeth Sussman e Thomas Wesk.
Edizione anno: 2009


I gusti son gusti per carità e un autore così particolare ha diviso la critica per anni e continua a farlo anche tra noi amatori, ma vorrei sottolineare che in ogni testo in cui mi imbatto si parla di lui come uno che ha sdoganato il colore in un'epoca in cui veniva utilizzato quasi solo per il ritratto di moda e più raramente per il reportage.

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gaetano_df
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MessaggioInviato: Mar 14 Set, 2010 8:25 am    Oggetto: Rispondi con citazione

alechino ha scritto:
Benissimo, quando dalla testa passerai al cervello se non addirittura al cuore, la consapevolezza sarà assolutamente completa
Sono troppi quelli che, senza passare per il cervello ed il cuore, si fanno ancora condizionare da un cartellino del prezzo, da una recensione "benevolente" di un critico interessato, da i modelli proposti ed imposti da un mercato dell'arte che si misura in assegni cospicui e poco altro... Wink

Ma non capisco perché, a meno che non abbia capito male io, in due interventi mi attribuisci cose alle quali proprio non ho mai fatto riferimento, visto che non ho mai parlato né di soldi o di mercato, né tantomeno dell'articolo postato.
Per tornare a quello quotato, dai miei interventi avrebbe dovuto essere chiaro che ci metto la testa perché è fotografia che mi è distante; ma anche se il mio cuore è altrove, penso che non posso esimermi dal cercare di capire, trattandosi pur sempre di un modo di esprimersi che fa parte di un universo, la fotografia, del quale mi sento parte. O non devo? Questa è la domanda da porsi, scegliere cioè di mantenersi nel campo della totale adesione emozionale o cercare di capire anche altrove dal nostro cuore, per poter leggere immagini diverse e collocarle in qualche modo in un ambito più universale? Ognuno si porrà come crede, io ho solo detto la mia, senza cercare di convincere nessuno perché poi si andrebbe avanti all'infinito.

Sulla questione dei soldi non so che dire: ci sarà stato qualcuno disposto a spenderli e i motivi sono tutti suoi... ma non mi interessa, non è una questione che entra nemmeno di traverso nel mio giudizio sull'immagine. Penso fosse già abbastanza chiaro.

Sull'incensare l'autore infine: succede spesso anche tra queste pagine, per cose infinitamente più banali e con paroloni infinitamente più grossi... e nemmeno per 10 dollari. Ma è una questione che fa parte del gioco; fa parte anche del gioco del mercato quando si tratta di spingere qualcuno in avanti ma non penso sinceramente che fosse questo il caso.
Ma poi che ce ne frega nel momento in cui - onestamente - facciamo il vuoto di tutto ciò dentro di noi e cerchiamo di riuscire a vedere con i nostri occhi e mantenere la nostra autonomia di giudizio?

Wink
Gaetano
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alechino
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MessaggioInviato: Mar 14 Set, 2010 6:34 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

gaetano_df ha scritto:
Sull'incensare l'autore infine: succede spesso anche tra queste pagine, per cose infinitamente più banali e con paroloni infinitamente più grossi... e nemmeno per 10 dollari. Ma è una questione che fa parte del gioco; fa parte anche del gioco del mercato quando si tratta di spingere qualcuno in avanti ma non penso sinceramente che fosse questo il caso.


La risposta è dentro di Noi : se una immagine o un autore ci comunicano qualcosa di significativo e riescono a coinvolgere il cervello ed il cuore, senza che ci debbano preventivamente condizionare elementi esterni che possano influenzare il nostro giudizio, vuol dire che quell'immagine, quell'autore sono degni della nostra attenzione... Wink
Ma non è sempre vero, questo, quando la pressione mediatica, la moda, il mercato, ci indirizzano anche inconsciamente ad esser già favorevolmente predisposti verso qualcuno... Smile
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alxcoghe
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MessaggioInviato: Mar 14 Set, 2010 6:48 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

alechino ha scritto:
La risposta è dentro di Noi : se una immagine o un autore ci comunicano qualcosa di significativo e riescono a coinvolgere il cervello ed il cuore, senza che ci debbano preventivamente condizionare elementi esterni che possano influenzare il nostro giudizio, vuol dire che quell'immagine, quell'autore sono degni della nostra attenzione... Wink
Ma non è sempre vero, questo, quando la pressione mediatica, la moda, il mercato, ci indirizzano anche inconsciamente ad esser già favorevolmente predisposti verso qualcuno... Smile


Però Mauro non puoi dare per scontato che questo avvenga per tutti, magari semplicemente perchè apprezzano un autore come Eggleston.

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_Nico_
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MessaggioInviato: Mer 15 Set, 2010 2:49 am    Oggetto: Rispondi con citazione

alechino ha scritto:
...se una immagine o un autore ci comunicano qualcosa di significativo e riescono a coinvolgere il cervello ed il cuore, senza che ci debbano preventivamente condizionare elementi esterni che possano influenzare il nostro giudizio, vuol dire che quell'immagine, quell'autore sono degni della nostra attenzione...

Se invece un'immagine o un'autore non ci comunicano qualcosa, non significa necessariamente che l'immagine è insulsa e l'autore un imbecille. Può anche darsi, e accade di frequente, che non si parli la stessa lingua. E se non si capisce una lingua non certo perciò essa è incapace di comunicare.

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MessaggioInviato: Mer 15 Set, 2010 2:52 am    Oggetto: Rispondi con citazione

_Nico_ ha scritto:
Se invece un'immagine o un'autore non ci comunicano qualcosa, non significa necessariamente che l'immagine è insulsa e l'autore un imbecille. Può anche darsi, e accade di frequente, che non si parli la stessa lingua. E se non si capisce una lingua non certo perciò essa è incapace di comunicare.



Quoto.

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alechino
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MessaggioInviato: Mer 15 Set, 2010 8:12 am    Oggetto: Rispondi con citazione

_Nico_ ha scritto:
Se invece un'immagine o un'autore non ci comunicano qualcosa, non significa necessariamente che l'immagine è insulsa e l'autore un imbecille. Può anche darsi, e accade di frequente, che non si parli la stessa lingua. E se non si capisce una lingua non certo perciò essa è incapace di comunicare.


Questo sarebbe vero se la Fotografia ( come la Musica) non parlassero un linguaggio universale, accessibile ad ognuno ovviamente dotato di intelligenza e sensibilità Smile
Se capita che, malgrado i nostri sforzi ed il nostro atteggiamento non pregiudiziale, il lavoro di qualcuno non riesce proprio a toccare le nostre corde più profonde, un motivo c'è sempre, e la colpa non deve essere per forza la nostra Smile
Insomma, non condivido l'atteggiamento di chi, controvoglia, pur rimanendo personalmente dubbioso, accetta di arruolarsi nella schiera dei sostenitori di un autore solo perché le opere di costui si vendono bene o sono baciate dal consenso della critica...
Wink
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_Nico_
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MessaggioInviato: Mer 15 Set, 2010 4:11 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

alechino ha scritto:
Questo sarebbe vero se la Fotografia ( come la Musica) non parlassero un linguaggio universale, accessibile ad ognuno ovviamente dotato di intelligenza e sensibilità Smile
Se capita che, malgrado i nostri sforzi ed il nostro atteggiamento non pregiudiziale, il lavoro di qualcuno non riesce proprio a toccare le nostre corde più profonde, un motivo c'è sempre, e la colpa non deve essere per forza la nostra Smile

Non ho parlato di colpa, ma tu... Smile
Io ho detto e ripeto che non necessariamente la lingua sia incapace di comunicare, se l'ascoltatore non la capisce.

Che la musica e la fotografia siano universali, insomma, ci sarebbe da discutere... A proposito di incomprensioni -e proprio nel campo della musica- ti citerò un episodio. I Beatles (credo), invitarono Ravi Shankar, un suonatore indiano di sitar, a un concerto. Egli sedette, e cominciò a suonare... Quando smise il pubblico cominciò ad applaudire. Allora Ravi Shankar disse: "vi ringrazio molto per aver apprezzato la fase di accordamento del sitar; spero che adesso, che comincerò finalmente a suonare, apprezzerete ancor più..." Smile
Era ironico, il pubblico ovviamente cominciò a ridere. Quel pubblico non aveva le cognizioni per comprendere appieno la musica indiana...

alechino ha scritto:
Insomma, non condivido l'atteggiamento di chi, controvoglia, pur rimanendo personalmente dubbioso, accetta di arruolarsi nella schiera dei sostenitori di un autore solo perché le opere di costui si vendono bene o sono baciate dal consenso della critica...
Wink

Non so chi abbia manifestato questo atteggiamento. E non lo condividerei nemmeno io. Ma è un atteggiamento molto diffuso, e purtroppo non solo nel campo dell'arte. Per fare un solo esempio, forse hai sentito ripetere a più riprese quella frase di Flaiano: "gl'Italiani son sempre i primi a salire sul carro dei vincitori"? Ecco...

Tornando a Eggleston, neanch'io impazzisco per lui, ma lo vedo ben incorniciato in quegli anni (giustamente qualcuno ha citato Ghirri, per esempio), anni in cui minimalismo e arte concettuale erano un po' punti di riferimento. Ed è in certo senso minimalista questa foto di Eggleston, pur avendo anche un sapore pop. E provoca tutt'oggi le stesse perplessità che provocava Donald Judd (sotto un suo lavoro dei primi anni '70)...


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MessaggioInviato: Mer 15 Set, 2010 4:19 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Parlo di sapore pop, a proposito di questa foto di Eggleston perché il suo triciclo fotografato dal basso, e dunque ingigantito, è certamente parente delle sculture di Oldenburg: oggetti d'uso comune, quotidiani, ingigantiti:




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