La crescita del fotografo

[Nicola Giani]

[ldani]

Guttuso, e tutti gli altri critici d'arte che hanno analizzato la figura di Caravaggio, hanno preso una cantonata, mi pare evidente visto che sono concordi
(Es: "Guardando opere come Il bacchino malato o anche Un cesto di frutta si ha già la consapevolezza di un artista innovativo, perché disegna la verità delle cose che lo circondano, con estrema accortezza. Proprio questa attenzione alle cose, questo straordinario amore per le cose e per la loro naturalezza, è un punto di rivoluzione immediato. Tant'è vero che, come Caravaggio muore, nessuno nell'immediato è in grado di raccogliere questo testimone, perché nessuno è in grado di eguagliare la sua grandezza. Bisognerà aspettare uno spagnolo, Velasquez e un olandese, Rembrandt, perché l’innovazione di Caravaggio abbia una seguito fino alla pittura contemporanea" Flavio Caroli).

E solo noi siamo menti talmente eccelse da capire che si sbagliano.

Tornando alla domanda di Claudio solo un artista ha la capacità di rappresentare, di sintetizzare la vita in un opera d'arte ma spesso (come nel caso di Caravaggio) solo molti anni dopo ci si accorge di questo.

Io, che artista non sono (caro Nicola [o Antonio] evita l'ironia sprezzante nei commenti alle foto, grazie), mi limito a fotografare situazioni che mi dicono qualcosa trattandole con la cura di un bravo artigiano (non riesco neppure in questo ma ci provo).

Daniele.

[Nicola Giani]

L'ironia non è mai sprezzante.

Ma vedo che, come riesci a vedere (non "leggere", come puntualizza claudio), tutta una serie di concetti storici e filosofici da un intreccio su un cesto di vimini, non riesci a leggere (in questo caso, non "vedere") cosa c'è nelle mie parole.

Non è una critica, nè un disprezzo, nè un'ironia. E' una constatazione: non parliamo la stessa lingua, e io non sono in nessun modo in grado di esprimermi con le arti figurative.

Nessun problema.

[G-T]

oppss c'è stato un salto tra un post ed un altro