 |
|
 |
| Mostra argomento precedente :: Mostra argomento successivo |
| Autore |
Messaggio |
Roberto Carta utente attivo
Iscritto: 20 Gen 2006 Messaggi: 3915 Località: Sardegna
|
Inviato: Gio 04 Mgg, 2006 11:34 am Oggetto: |
|
|
Posto un paio di righe che forse aiuterano qualcuno a capire meglio la PDC, le ho scritte in una breve pausa di lavoro, avviso per i puristi: ho scritto come lo spiegherei parlandone a voce con mio figlio, in ogni caso se ci fosse qualche minkiata o qualcosa di poco chiaro ditemelo e vedrò di spiegarmi meglio.
-La PDC in realtà non esiste, è il modo in cui noi vediamo le cose che ci fa apprezzare la PDC, ma dal punto di vista dell'obiettivo la PDC non c'è.
Dobbiamo immaginare lo spazio davanti all'obiettivo, come composto da una serie infinita di piani perpendicolari all'asse che passa per il centro dell'obiettivo, questi piani risultano costituiti da infiniti punti, ognuno di questi punti viene visto dall'obiettivo e riprodotto sul piano sensibile (pellicola o sensore), per ogni posizione della ghiera di messa a fuoco, solo i punti di uno di questi piani viene riprodotto fedelmente sul piano sensisbile, gli altri punti degli altri piani saranno riprodotti fedelmente avanti o indietro rispetto al piano sensibile.
Un punto che giace sul piano che noi stiamo mettendo a fuoco (e anche degli altri), viene formato dalla convergenza in un'unico punto delle infinite linee che attraversano la lente frontale dell'obiettivo, l'insieme di queste linee produce un cono (che è tanto più ampio quanto maggiore è l'apertura dell'obiettivo, il diaframma), questo cono se viene sezionato ha un diametro diverso ad ogni altezza che è tanto maggiore quanto più mi allontano dal punto di convergenza, ora il nostro occhio, ha la capacità di percepire come punti anche le circonferenze (di piccole dimensioni) prodotte dai coni sul piano sensibile create dai punti che stanno sui piani vicini a quello perfettamente a fuoco, sfruttando questa caratteristica , noi vediamo a fuoco anche quello che in realtà non lo è, riassumendo, i punti dei piani vicini al piano che è correttamente messo a fuoco, seppur riprodotti sfocati, son talmente piccoli che il nostro occhio li percepisce come se fossero a fuoco.
A questo punto è facile capire l'importanza del diaframma nella PDC, il cono infatti è generato da questo, più è chiuso, minore sarà l'ampiezza del cono, minore la sua ampiezza, maggiore sarà la distanza dal suo vertice a cui lo posso sezionare per ottenere un cerchio di dimensioni sufficientemente piccole (detto anche circolo di confusione) per essere percepito come punto, è chiaro così che saranno molti di più i piani che posso vedere "a fuoco" sul piano sensibile.
.  |
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
 |
syn utente attivo

Iscritto: 12 Dic 2005 Messaggi: 638 Località: Salerno
|
Inviato: Sab 06 Mgg, 2006 7:40 am Oggetto: |
|
|
Alcune immagini di Stefano Padovani, a cui subitario ho mandato una mail:
speriamo in qualche delucidazione. _________________ Chi non ama le donne il vino e il canto, è solo un matto non un santo!
(Arthur Schopenhauer) |
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
 |
|
|
Non puoi iniziare nuovi argomenti Non puoi rispondere ai messaggi Non puoi modificare i tuoi messaggi Non puoi cancellare i tuoi messaggi Non puoi votare nei sondaggi Non puoi allegare files in questo forum Non puoi scaricare gli allegati in questo forum
|
|