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Gianluca_M utente attivo

Iscritto: 12 Feb 2012 Messaggi: 1929 Località: valdagno (VI)
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Inviato: Lun 22 Set, 2014 10:06 pm Oggetto: E' svanita... |
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Ciao a tutti.
E' da qualche tempo che sto cercando di rintracciarla, ma credo se ne sia andata la mia voglia di fotografare. Non è qualcosa di passeggero: è da più di due anni che scatto molto poco al di fuori degli incarichi su commissione e, spesso, tendo a vedere nelle foto che mi sforzo di fare un risultato non proprio scarso, ma inadeguato.
Un tempo scattavo poco, pochissimo: il prezzo dei rullini faceva da "tappo" a questa mia passione. Le cose si sono protratte fino alla prima reflex digitale. Da lì è cresciuta e ramificata una passione abbastanza forte: letture, foto, commenti ad altrui fotografie, iscrizione ad un fotoclub, alcune mostre e poi, di colpo, il vuoto. O meglio: se provo a continuare a scattare vedo che mi fisso nei soliti vecchi e triti temi e questo mi scoraggia un po'.
Ho cominciato la mia "carriera fotografica" scattando foto alla natura, ovvero a ciò che più amo: l'acqua, i torrenti, il verde, gli eventi atmosferici. E' stata una bella sfida, ma un po' alla volta gli scatti che si succedevano stavano somigliandosi sempre più e un po' alla volta l'interesse è scemato. Ora, per farmi tirar fuori la reflex, devo davvero trovarmi davanti qualcosa di notevolissimo, altrimenti questa rimane a casa.
Ho provato con le ML e compatte più o meno evolute, pensando, magari, che fosse colpa degli ingombri. Nada de nada...
Ho provato a cambiare temi, a cercare nuove strade, ma non le sento mie.
Vi è mai capitato questo? Se si, come siete riusciti a risolverlo? Discliplina ferrea o meglio lasciar decantare la cosa, sperando che l'ispirazione ritorni?
Grazie a chi vorrà intervenire!
G.
Ps: questa situazione di stasi fotografica mi ha fatto riflettere molto su alcuni "capisaldi" dell'odierno mondo fotografico, alcuni dei quali sono:
1. sembra che bisogni avere a tutti i costi SEMPRE una macchina fotografica con sè stessi, perchè non si sa mai.
2. di solito cresciamo con l'idea che la fotografia si eserciti soprattutto in viaggio e/o in vacanza, ma se non vado ne in viaggio, nè in vacanza, cosa mi rimane da fotografare?
3. è normale che, trovato un nostro filone ispiratore, si trascorra la vita SEMPRE su quel filone? (che so: reportage di viaggio, ritratto, paesaggio)
4. ultimissimo: voi cercate, nelle foto che guardate, una spiegazione a voi consona? Se si, vi chiedete mai che cosa avrebbe voluto trasmettere l'autore? _________________ http://www.flickr.com/photos/gianzx/ |
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il signor mario bannato

Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9653
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Inviato: Lun 22 Set, 2014 10:19 pm Oggetto: |
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1) mi ricordo un giorno dell'inizio degli anni '80, parlavo di fotografia con un grossista, di quelli tosti, e lui mi disse che la macchina fotografica bisogna portarsela anche al cesso;
2) non è un'assunto attuale è un qualcosa di sempre. Io mai cresciuto con l'idea che la fotografia si eserciti soprattutto in vacanza, anzi sono convinto che la si possa esercitare anche al cesso (mai pensato ad un reportage sul cesso o nel cesso? Potrebbe funzionare);
3) nel tempo ho seguito un sacco di filoni, quello che ho amato di più rimano lo spettacolo, che non pratico più da due anni, un po' come una donna che hai amato alla follia, nel mio caso le due cose corrispondevano e sono nate e finite, malgrado io le ami ancora follemente, insieme, al cesso appunto;
4) se debbo cercare una spiegazione e se debbo chiedermi cosa voleva trasmettere l'autore la foto non funziona e cesso di guardarla. |
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Santiago81 utente attivo

Iscritto: 09 Apr 2011 Messaggi: 1866 Località: Fiano Romano
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Inviato: Mar 23 Set, 2014 7:40 am Oggetto: |
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A me è cominciata nel momento in cui ho iniziato a studiarla.
Per me è positivo: se non si fanno foto per il proprio piacere, si è più critici verso ciò che si produce.
1) uno dei miei insegnanti mi disse che quando si fa fotografia per lavoro, è normale che passi la voglia di farla fuori da esso. Portarsela dietro solo se qualcuno paga. Al massimo, se si ha in mente un progetto. Uscire e "cogliere momenti" è tipico del dilettante.
2) cresciamo anche con l'idea che siamo speciali, che dentro di noi c'è un mondo bellissimo da scoprire, che gli occhi sono lo specchio dell'anima... tutto molto romantico e molto falso. Anche se la critica fotografica sembra dimenticarselo, reportage e street sono solo due delle tante declinazioni della fotografia. C'è molto altro oltre HCB, Doisneau o Capa (Friedmann). Still-life, moda, ritrattistica, sportiva... Sono tanto belli gli studi fotografici dove davvero una foto può essere "progettata"...
3) così dovrebbe essere. Agli albori, il fotografo faceva un po' tutto quello che gli capitava (e gli consentiva di vivere). Più o meno come i dottori dell'antichità. Oggi abbiamo cardiologi, traumatologi, proctologi... E se un antiinfiammatorio possono prescriverlo tutti, nessuno pretenderebbe di fare il lavoro di un altro.
La fotografia è diventata specialistica: di solito si eccelle in un singolo campo o in campi più o meno contigui.
4) quando l'autore me ne dà la possibilità, provo a chiedermi cosa cerchi di dire.
Anche se, aggiornando un vecchio detto di Hollywood, ripeto sempre che se vuoi mandare un messaggio, è meglio scrivere un sms.
Dico "quando me ne dà la possibilità" perché ormai c'è questo viziaccio maledetto del titolo (famolo artistico) che ti caccia negli occhi intenzioni spesso molto superiori al risultato.
Comunque sia, quello che davvero mi interessa non è il contenuto (che alla fine risulta sempre banale) ma il modo in cui viene veicolato. La forma, quella sì, posso davvero apprezzarla. |
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Gianluca_M utente attivo

Iscritto: 12 Feb 2012 Messaggi: 1929 Località: valdagno (VI)
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Inviato: Mar 23 Set, 2014 12:24 pm Oggetto: |
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Santiago81 ha scritto: |
Comunque sia, quello che davvero mi interessa non è il contenuto (che alla fine risulta sempre banale) ma il modo in cui viene veicolato. La forma, quella sì, posso davvero apprezzarla. |
Interessante questo punto di vista. Ribalta un po' le mie concezioni, nel senso: guardo la forma e penso al contenuto, o al presunto tale. Invece nel tuo caso fai una sorta di retro ingegnerizzazione.
Però, scusa, se non conosci il contenuto, come puoi apprezzare la forma? Cioè: se non sai cosa voleva veicolare, come puoi giudicare i sistemi che ha messo in atto per farlo?  _________________ http://www.flickr.com/photos/gianzx/ |
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Gianluca_M utente attivo

Iscritto: 12 Feb 2012 Messaggi: 1929 Località: valdagno (VI)
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Inviato: Mar 23 Set, 2014 12:26 pm Oggetto: |
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il signor mario ha scritto: | 1) mi ricordo un giorno dell'inizio degli anni '80, parlavo di fotografia con un grossista, di quelli tosti, e lui mi disse che la macchina fotografica bisogna portarsela anche al cesso;
2) non è un'assunto attuale è un qualcosa di sempre. Io mai cresciuto con l'idea che la fotografia si eserciti soprattutto in vacanza, anzi sono convinto che la si possa esercitare anche al cesso (mai pensato ad un reportage sul cesso o nel cesso? Potrebbe funzionare);
3) nel tempo ho seguito un sacco di filoni, quello che ho amato di più rimano lo spettacolo, che non pratico più da due anni, un po' come una donna che hai amato alla follia, nel mio caso le due cose corrispondevano e sono nate e finite, malgrado io le ami ancora follemente, insieme, al cesso appunto;
4) se debbo cercare una spiegazione e se debbo chiedermi cosa voleva trasmettere l'autore la foto non funziona e cesso di guardarla. |
E io che stavo pensando "cesso di fotografare"... forse è un segno del destino! _________________ http://www.flickr.com/photos/gianzx/ |
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Gianluca_M utente attivo

Iscritto: 12 Feb 2012 Messaggi: 1929 Località: valdagno (VI)
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AleZan coordinatore

Iscritto: 16 Giu 2006 Messaggi: 11698 Località: Bologna
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Inviato: Mar 23 Set, 2014 1:43 pm Oggetto: |
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Voglia = motivazione. La motivazione arriva quando ci si aspetta una gratificazione.
Per un fotografo le gratificazioni possono essere le più diverse. La gratificazione economica (fotografo perché mi pagano), quella narcisista (mostro le foto più nitide e sature fatte con l'attrezzatura più costosa perché così dimostro chiaramente di essere più figo degli altri), e tante altre...
Mi pare che qui sitamo discutendo di un altro tipo di gratificazione, quella che accomuna tutte le attività espressive e artistiche. È il bisogno di "dar da mangiare" a qualcosa che si agita nel profondo di noi, sotto la superficie del mare calmo della nostra realtà cosciente.
È come un gatto chiuso in un sacco, una forma di irrequietezza, che si manifesta con la necessità e l'urgenza di un gesto espressivo/creativo. Se non "facciamo" non ci sentiamo a posto.
Questa urgenza va e viene nel tempo, aumenta, si placa, cambia. Perché risponde a un bisogno profondo che muta costantemente nell'arco della vita.
Quindi ci sta anche che per un periodo si resti "in silenzio".
Anch'io ho avuto momenti (lunghi) di silenzio, in corrispondenza di periodi "polarizzati" della mia vita, ad es. i primi anni di vita di mio figlio.
Una reazione efficace (per me personalmente) in questi momenti di "mutismo" è la progettualità. Inserire cioè il fare fotografia in un progetto anche piccolo che dia un senso complessivo. Quindi il contrario dell'andare a zonzo con la macchina fotografica. _________________ Alessandro - www.alessandrozanini.it
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Gianluca_M utente attivo

Iscritto: 12 Feb 2012 Messaggi: 1929 Località: valdagno (VI)
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Inviato: Mar 23 Set, 2014 4:51 pm Oggetto: |
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AleZan ha scritto: | Voglia = motivazione. La motivazione arriva quando ci si aspetta una gratificazione.
Per un fotografo le gratificazioni possono essere le più diverse. La gratificazione economica (fotografo perché mi pagano), quella narcisista (mostro le foto più nitide e sature fatte con l'attrezzatura più costosa perché così dimostro chiaramente di essere più figo degli altri), e tante altre...
Mi pare che qui sitamo discutendo di un altro tipo di gratificazione, quella che accomuna tutte le attività espressive e artistiche. È il bisogno di "dar da mangiare" a qualcosa che si agita nel profondo di noi, sotto la superficie del mare calmo della nostra realtà cosciente.
È come un gatto chiuso in un sacco, una forma di irrequietezza, che si manifesta con la necessità e l'urgenza di un gesto espressivo/creativo. Se non "facciamo" non ci sentiamo a posto.
Questa urgenza va e viene nel tempo, aumenta, si placa, cambia. Perché risponde a un bisogno profondo che muta costantemente nell'arco della vita.
Quindi ci sta anche che per un periodo si resti "in silenzio".
Anch'io ho avuto momenti (lunghi) di silenzio, in corrispondenza di periodi "polarizzati" della mia vita, ad es. i primi anni di vita di mio figlio.
Una reazione efficace (per me personalmente) in questi momenti di "mutismo" è la progettualità. Inserire cioè il fare fotografia in un progetto anche piccolo che dia un senso complessivo. Quindi il contrario dell'andare a zonzo con la macchina fotografica. |
Si, credo anch'io che, oltre ad un certo punto, non sia più la gratificazione alla singola foto (che bella... oh, è tutto a fuoco, etc etc etc) che un tempo bastava, la molla che spinge a scattare foto, come d'altra parte, lavorandoci, si perde parte di interesse nell'avere sempre la macchina dietro. Anche perchè, come detto in più parti, l'idea del fotografo con la macchina sempre con sè, è un'idea solitamente relegata ad un ambito dilettantistico (senza voler deprimere la categoria, anzi!).
Quindi ecco la progettualità. Ed è qui che vado a sbattere clamorosamente! E' lì che mi manca il terreno sotto ai piedi, ovvero: non sento il bisogno di comunicare nulla, in questo periodo, per cui ecco che un possibile progetto nasce morto o moribondo, soprattutto schiacciato dalla domanda: perchè lo sto facendo? A che pro scatto queste foto?
Se penso, così, a delle fotografie che "valgano la pena", ecco affiorarmi in testa progetti diversi dai miei soliti. Dalla natura di partenza, eccone altri, orientati più verso il sociale, forse per via della mia avversione verso un modo di intendere la vita che ritengo un po' troppo leggero, buttato là, distruttivo: foto di case abbandonate, di case costruite, di zone industriali vuote e desolate, di centri commerciali strapieni di gente alla domenica pomeriggio e via discorrendo. Sto cercando di capire se questo sia o meno un filone da sviluppare, ma allo stesso tempo vedo in esso una forte carica negativa. Detta in parole povere: è possibile una fotografia sociale che non sia triste, funesta e di denuncia? _________________ http://www.flickr.com/photos/gianzx/ |
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Santiago81 utente attivo

Iscritto: 09 Apr 2011 Messaggi: 1866 Località: Fiano Romano
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Inviato: Mar 23 Set, 2014 5:00 pm Oggetto: |
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Santiago81 ha scritto: |
4) quando l'autore me ne dà la possibilità, provo a chiedermi cosa cerchi di dire.
Anche se, aggiornando un vecchio detto di Hollywood, ripeto sempre che se vuoi mandare un messaggio, è meglio scrivere un sms.
Dico "quando me ne dà la possibilità" perché ormai c'è questo viziaccio maledetto del titolo (famolo artistico) che ti caccia negli occhi intenzioni spesso molto superiori al risultato.
Comunque sia, quello che davvero mi interessa non è il contenuto (che alla fine risulta sempre banale) ma il modo in cui viene veicolato. La forma, quella sì, posso davvero apprezzarla. |
Se riporti anche quello che avevo scritto prima della tua citazione, puoi vedere che del significato me ne occupo.
Questo occuparmene è un passaggio necessario proprio alla parte che hai riportato.
Cucinare non mi interessa ma devo farlo, se voglio mangiare.
Fare foto non mi interessa ma devo farlo, se voglio produrre un'immagine. |
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Gianluca_M utente attivo

Iscritto: 12 Feb 2012 Messaggi: 1929 Località: valdagno (VI)
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Inviato: Mar 23 Set, 2014 7:46 pm Oggetto: |
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Santiago81 ha scritto: | Se riporti anche quello che avevo scritto prima della tua citazione, puoi vedere che del significato me ne occupo.
Questo occuparmene è un passaggio necessario proprio alla parte che hai riportato.
Cucinare non mi interessa ma devo farlo, se voglio mangiare.
Fare foto non mi interessa ma devo farlo, se voglio produrre un'immagine. |
Ok, chiaro. Era per poter approfondire di più le tue metodologie proprio per riuscire a comprendere l'autore, nonostante la trappola dei titoli. _________________ http://www.flickr.com/photos/gianzx/ |
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AleZan coordinatore

Iscritto: 16 Giu 2006 Messaggi: 11698 Località: Bologna
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Inviato: Mar 23 Set, 2014 10:53 pm Oggetto: |
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Gianluca_M ha scritto: | non sento il bisogno di comunicare nulla, in questo periodo, per cui ecco che un possibile progetto nasce morto o moribondo, soprattutto schiacciato dalla domanda: perchè lo sto facendo? A che pro scatto queste foto? | Una conseguenza diretta di ciò che ho detto nel precedente intervento è che non si fotografa per comunicare qualcosa agli altri. Lo facciamo per soddisfare un bisogno nostro. (Vale per tutte le forme di espressione/arte).
Può sembrarci sinceramente strano... Ma nel profondo è così.
Quindi la domanda non è cosa voglio dire al mondo, ma cosa non posso fare a meno di dire...
Citazione: | Se penso, così, a delle fotografie che "valgano la pena", ecco affiorarmi in testa progetti diversi dai miei soliti. Dalla natura di partenza, eccone altri, orientati più verso il sociale [...] Sto cercando di capire se questo sia o meno un filone da sviluppare, ma allo stesso tempo vedo in esso una forte carica negativa. Detta in parole povere: è possibile una fotografia sociale che non sia triste, funesta e di denuncia? | Certamente è un filone ricco di cose da dire.
Apparentemente sembrerebbe la fotografia "per gli altri" per definizione. In realtà parte dal nostro personale senso di "giustizia" e dal bisogno di soddisfarlo. Ancora fotografia per "noi".....
La fotografia sociale che parli di cose positive è sicuramente possibile, anzi è il modo più originale e meno scontato di affrontare questo tema. _________________ Alessandro - www.alessandrozanini.it
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Gianluca_M utente attivo

Iscritto: 12 Feb 2012 Messaggi: 1929 Località: valdagno (VI)
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Inviato: Mer 24 Set, 2014 3:17 pm Oggetto: |
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Concordo con te AleZan.
Mi fai venire in mente le parole di Cesare Pavese, quando diceva che esistono due libri: quelli che scrivi per vivere e quelli che scrivi per te stesso. Nel mio caso io ho provato a fare il primo tipo di fotografia (non rimanendone molto entusiasta, devo dire... è difficile piegare una passione alle esigenze di mercato e alle richieste dei clienti) e, probabilmente, mi è rimasto dentro un senso di insoddisfazione per quanto riguarda il secondo caso.
Adesso mi metto a pensare cosa di positivo ci sia nella società... poi vediamo che riesco a tirarne fuori! _________________ http://www.flickr.com/photos/gianzx/ |
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Alessandro Signore utente attivo

Iscritto: 30 Set 2007 Messaggi: 6225 Località: Lecce
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Inviato: Mar 14 Ott, 2014 1:53 pm Oggetto: |
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L'interesse per la fotografia non si concretizza solo scattando.
Personalmente passo buona parte del mio tempo libero approfondendone i vari aspetti da più fonti, (libri, riviste, seminari, internet). Dedico alle sessioni di scatto solo pochissime ore alla settimana, ma non è una statistica attendibile perché capitano periodi in cui non scatto per nulla.
Certo, è un fatto soggettivo. Poi, periodi di blocco possono capitare.
1) Non è una regola, ma comunque male non fa: ho una vecchia compatta nel portaoggetti, alle volte mi è capitato di prendere buone istantanee, all'occorrenza basta anche un telefonino di ultima generazione. Bada, però, che non sto dicendo che bisogna scattare a tutto ciò che si vede, ma che se si vede qualcosa si ha la possibilità di scattare.
Io scatto solo per "progetto" che è un parolone, lo so: però prima individuo cosa che mi in teressa, m'informo, imparo a conoscere il soggetto, poi comincio a scattare per produrre una serie e non immagini singole, quello non m'interessa.
2) Io in viaggio porto solo la compattina di cui sopra, al massimo la X-Pro: durante i viaggi di piacere non fotografo mai con interesse perché non posso avere i miei tempi che, di norma e regola, sono molto lunghi, (vedi ultimo capoverso del punto precedente).
3) Questo è soggettivo: Nino Migliori, durante un recente seminario ha affermato che quando uno si specializza in un prodotto, magari ci fa i soldi, poi bisogna cambiare altrimenti passano gli stimoli e uno fa sempre le stesse cose. Concetto che condivido in pieno, anche per questo non amo per nulla Fontana.
4) Occupandomi di fotografia documentaria in genere c'è ben poco da chiedersi. Il perchè me lo chiedo, in verità molto spesso, in altri generi, nel nudo soprattutto, dove oggi è semplicissimo infilare una modella nuda e coi tacchi a spillo in una fabbrica e sentirsi artisti (se poi qualcuno ti spalleggia è finita).
 _________________ “(...) attraverso la luce, ho immaginato prima e reso poi concreto e percepibile, qualcosa che non era visibile e che tuttavia esisteva e che la luce suggeriva, lasciando a me come fotografo, il solo compito di tradurre quel qualcosa”. [G.B.] |
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