Foto e parole

[suppamax]

Voglio riproporre qui una questione che è saltata fuori di recente in una discussione con un altro appassionato di fotografia.
Le fotografie hanno bisogno di parole o sono autosufficienti?

Io credo che una buona fotografia, o un buon progetto, non abbia bisogno di titoloni o grandi e profonde descrizioni.
Viceversa mi è capitato di sentire fotoamatori, molto più esperti di me, difendere e incoraggiare il legame tra parola scritta e immagine (e chiamare Matusa chi era di orientamento opposto).

Cosa ne pensate, e perché?

[Santiago81]

Ti dico la mia: dipende.
Nella stragrande maggioranza dei casi, sono contrarissimo al titolo, soprattutto quelli ad effetto, poetici, citazionistici...
Invece credo che ci possa stare la didascalia quando si tratta di reportage o fotogiornalismo: in questi generi parola e fotografia nascono spesso insieme; anzi, non di rado la fotografia è pensata come supporto ad un testo. E' nella natura del genere che una foto assuma un significato particolare o possa essere pienamente compresa nelle sue implicazioni solo se accompagnata da un riferimento al dove, quando e talvolta anche al cosa sta intorno.
Purtroppo, trovo che spesso si abusi di questa eccezione estendendola indiscriminatamente e in modo fin troppo furbo e da paraguru...

Non pratico quei generi (sebbene non li escluda dalle mie letture) quindi, in linea di massima, credo che la foto debba parlare da sé. Ammesso e non concesso che debba raccontare per forza qualcosa... ma qui finiamo OT.

[Filippo Secciani]

Sono piuttosto in sintonia con Santiago81. Piuttosto trovo molto stucchevoli certe pubblicazioni dove le immagini sono accompagnate da parole e discorsi che si atteggiano all'assoluto trascendentale e "di alto spirito" (come i "paraguru" di Santiago81). Quando le foto sono accompagnate da troppi orpelli di parole, di solito sono quantomeno inadeguete.

Personalmente reputo che la fotografia e la letteratura sono la cosa più si assomigliano. Naturalmente non è un raginamento iconico, ma piuttosto filosofico. Entrambe servono a raccontare storie e descrivere cose o posti. Entrambe sono suscettibili di interpretazioni da parte dell'autore e ne subiscono il filtro, sfruttano figure, metafore e tecniche per trasmettere pensieri esperienze e descrivere cose e oggetti. Entrambe possono raccontare cose non vere!

Questo dato di fatto, è una grossa potenzialità e come capita spesso, da potere di influenzare e convincere. E come disse Zio Ben a Peter Parker, "da grandi poteri derivano grandi responsabilità". Ma qui si va veramente OT.
Si potrebbe ricordare un tal francesino di nome Henri-Cartier Bresson, che alla fine si proponeva di generare immagini che dovevano umilmente accompagnare l'articolo giornalistico. Questa umiltà di intenti, ha di fatto contribuito enormemente all'epopea a l'opera di questo distinto signore, che adesso è uno dei più grandi fotografi della storia.

Mi vien da pensare: seuno dei più grandi mette le sue immagini a servizio di testi altrui, e grazie a questo diventa un colosso della storia della fotografia, probabilmente, trovare una chiave giusta, un'equilibrio una strada percorribile, potrebbe risultare una cosa ganza.

Mi permetto di proporre il seguente link:
http://www.biblioato.it/it/blog/entry/farnetella-in-bn.html

[Mario Zacchi]

O magari sono inadeguate le parole alle foto. Se non ci si improvvisa fotografi, tanto meno ci si improvvisa poeti.
Stabilito che lo scopo spiega e giustifica il mezzo usato per raggiungerlo (creativamente parlando) il risultato è l' unica cosa che va eventualmente giudicata. A tutto tondo.

[Filippo Secciani]

[AleZan]

"How do you write about your photographs?
Don’t approach writing about your photographs by making them first, and then getting to writing about them. That’s not a good idea. Instead, take photographs and write".

http://sco.lt/7qC1yL

[Carcarlo1]

Ho sempre pensato che, se devi accompagnare una foto con delle parole, a parte le semplici didascalie, quella foto è sbagliata.

Una bella immagine, una foto indovinata, deve parlare da sola.

[Filippo Secciani]