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Il triciclo
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Autore Messaggio
StefanoR
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Iscritto: 17 Giu 2005
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MessaggioInviato: Gio 09 Set, 2010 5:33 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

bikemw ha scritto:
Sembra che per giudicarla dobbiate, forzatamente, sapere chi è l'autore.


Non mi pare ci sia nulla di male, anzi.
Sono curioso, sempre. Il sapere chi ha fatto quella tale foto, quando e magari anche come, può modificare sostanzialmente il mio giudizio. Per rimanere in tema, Eggleston produce serie, pensa le suo fotografie come lavori organici, da vedere in un certo modo (stampe enormi) e in un certo ordine. Quindi il saperlo, e magari dare anche solo una limitata occhiata web ai suoi scatti in serie, mi può far apprezzare meglio anche il singolo scatto (triciclo). Penso che, in generale, la teoria del buon selvaggio che non conoscendo nulla può giudicare con maggiore sincerità sia francamente un po' ingenua.
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Daniele Nesi
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Iscritto: 19 Gen 2005
Messaggi: 805

MessaggioInviato: Gio 09 Set, 2010 6:52 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Eggleston non l'ho mai capito, come anche Ghirri
per me questi non sono fotografi....saranno tante cose,che so, artisti del concettuale/metafisico, visionari profondi ecc...ecc..
ma non fotografi
Ernst Haas, Steve Mcurry e Pete Turner..ecco questi si sono fotografi che maneggiano il colore per fare fotografia

guardate queste foto di haas e poi il triciclo...ditemi voi



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bikemw
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Iscritto: 29 Gen 2008
Messaggi: 1649
Località: Piacenza

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 7:29 am    Oggetto: Rispondi con citazione

StefanoR ha scritto:
Non mi pare ci sia nulla di male, anzi.
Sono curioso, sempre. Il sapere chi ha fatto quella tale foto, quando e magari anche come, può modificare sostanzialmente il mio giudizio.


Non sto dicendo che c'è qualcosa di male, anzi anch'io mi informo (se la foto mi piace...). Però, dimmi, se una foto al primo colpo non ti piace, sapendo successivamente di chi è finisce per piacerti?

StefanoR ha scritto:
Per rimanere in tema, Eggleston produce serie, pensa le suo fotografie come lavori organici, da vedere in un certo modo (stampe enormi) e in un certo ordine. Quindi il saperlo, e magari dare anche solo una limitata occhiata web ai suoi scatti in serie, mi può far apprezzare meglio anche il singolo scatto (triciclo).


Sai, lo faccio spesso di andare a vedere sul web gli scatti. Ma il sapere che ha avuto un'infanzia travagliata, oppure contribuito a formare un gruppo underground, o ancora che abbia un'interiorità tormentata o che sia etilista non me ne può fregare di meno! io guardo il lavoro che fa!
Ripeto, se avessi scattato io quell'immagine e la avessi postata per la critica sarebbe stata ignorata!

StefanoR ha scritto:
Penso che, in generale, la teoria del buon selvaggio che non conoscendo nulla può giudicare con maggiore sincerità sia francamente un po' ingenua.


Hai ragione sono un ingenuo!
Pensa che io, quando vado ad una mostra, prima guardo le foto poi mi informo su chi è l'autore... pensa te! Wink

E' che purtroppo queste discussioni sterili (compresa la mia naturalmente) ci saranno sempre. Pensa, se io, non conoscendo Eggleston avessi fatto veramente la stessa foto sarei un genio? LOL

Ciao, Adriano Smile

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http://www.doppioclicfoto.it http://www.ideaimmagine.org/ Gruppo Idea Immagine Piacenza
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StefanoR
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Iscritto: 17 Giu 2005
Messaggi: 407

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 8:05 am    Oggetto: Rispondi con citazione

bikemw ha scritto:
Pensa, se io, non conoscendo Eggleston avessi fatto veramente la stessa foto sarei un genio? LOL
Ciao, Adriano Smile


Tanto per chiarire: non ho scritto che conoscere la vita dell'autore sia necessario, ma quello che ha fatto magari si. In questo caso, che ti piaccia o no, l'influenza che Eggeston ha avuto è indiscutibile.
Ripeto poi che il nostro E. lavorava su grandi serie, non su singoli scatti.

Trovo sterile poi discutere sui se e sui ma ... altrimenti ritiro fuori la vecchia storia del nonno e del flipper, la conosci no ? Smile

ciao Stefano
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en-pathos'62
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Iscritto: 22 Ott 2008
Messaggi: 1796
Località: Piacenza

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 9:37 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Trovo sterile poi discutere sui se e sui ma ... altrimenti ritiro fuori la vecchia storia del nonno e del flipper, la conosci no ? Smile

Io non la conosco... però nessuno ha ancora risposto a me! Premesso che si abbiamo i soldi a sufficienza e ha disposizione, l'acquistereste voi la foto del triciclo per la metà della sua quotazione da appendervi in sala? Grat Grat

_________________
Nikon D300_Gruppo Idea Immagine di Piacenza

Tutti hanno un paio di ali ma solo chi sogna impara a volare. (Jim Morrison)
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fast2
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Iscritto: 10 Set 2006
Messaggi: 2082
Località: underground

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 10:22 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Le immagini belle e le opere d’arte. Le prime sono sempre con orizzonti dritti, composizioni perfette, regola dei terzi, bei colori e nitidezza, 20 megapixel ecc... e le appendiamo in salotto.
Le seconde sono spesso con orizzonti storti , soggetti con braccia e piedi tagliati, sfocati e mossi, difficili da comprendere....e quindi cagate. Wink
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_NN_
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Iscritto: 04 Giu 2006
Messaggi: 7318

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 12:26 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

il caro Albert diceva che tutto è relativo

non c'è nessun oggetto che ha un valore intrinseco
il valore lo attribuiscono gli altri
gli altri si radunano in gruppi
ogni gruppo ha il suo set di idee
un oggetto può aver valore nel gruppo A e non averne nel gruppo B

l'unica certezza che ho è che le mie personali idee non possono comprendere tutte quelle di tutti i gruppi

uno usa il suo esclusivo gusto personale per giudicare (mi piace/non mi piace), un altro le sue conoscenze sulla storia della fotografia, un altro ancora fa la somma dei due approcci e così via ..

io uso il criterio della noia Sò morto O' cafè e mi sono stancato di assorbire immagini .. (na botta in testa, qualche giorno di coma e la RAM celebrale resettata sarebbe un toccasana).
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alechino
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Iscritto: 20 Set 2005
Messaggi: 2032

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 12:45 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Tanto per giocare, un giudizio su quest'altra immagine, senza sapere da chi sia stata scattata?

Quesito
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d23
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Iscritto: 07 Gen 2006
Messaggi: 1768

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 3:52 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

alechino ha scritto:

Come tu mi insegni, la Storia la fanno i vincitori...


chi sono, in questo momento, i vincitori in campo fotografico?

_________________
"Qualsiasi tipo di fallimento ha bisogno della sua claque" F. De Gregori
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gaetano_df
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Iscritto: 01 Feb 2007
Messaggi: 820

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 3:56 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Mi vengono un po' i sudori freddi ad intervenire su questa foto, perché anch'io tempo fa ritenenvo di "non capire" questo genere di fotografia documentaria. Ma il problema non è "non capire": più esattamente è non capire e poi immediatamente rifiutare. Questo è quello che mi accadeva, anche perché per me questo Eggleston - che non conoscevo - o Shore, sono comunque mondi un po' lontani. E così mi ero autocostruito una cesura storica, o meglio, non riuscivo a collegare fotografi che amavo come Evans o Frank alla generazione che è loro succeduta.

Il problema, secondo me non sono il colore o il punto di vista, o il pezzo di macchina sporgente di per sé considerati quanto piuttosto quello che rappresentano in termini di contenuto documentario, che trovo in questo caso molto elevato.
Gli esempi di Nesi, che stimo per qualche scambio che abbiamo avuto qui sul forum e con il quale penso di avere almeno qualche idea comune, secondo me sono un po' fuorvianti proprio per questo: a mio parere sono diversi i contenuti in gioco.
Tornando alla composizione, secondo me è molto rigorosa; l'idea di dinamicità che ricaviamo dall'immagine è dovuta a mio parere dalla composizione "triangolare", esasperata dal punto di ripresa basso, e alle scene in secondo piano: l'automobile nel garage, quella accennata a destra, la casa a sinistra; e last but not least, proprio il triciclo al centro, emblematicamente trionfante.
Il loro contenuto documentario è che essi costituiscono, anche nell'uso del colore, un quadro di caratteristico di un'epoca. Mi fanno pensare ad alcune opere di Hopper. Giusto anche riferirle come qualcuno ha fatto a "cromatismi da pubblicità pop": gli anni sono quelli, i riferimenti culturali pure. E' una foto dell'esterno della casa di Fonzie!

In definitiva non so se ora capisco proprio meglio, ma cerco una lettura, come faccio con HCB o con Frank o con tanti altri che sento più vicini, e questo mi porta a considerare le cose diversamente.
Pensate alla Gare St. Lazare di HCB: come non riferire quei cerchi di metallo nell'acqua alle opere di Mirò o Picasso che lui ben conosceva e frequentava; o perché - considerazione fatta a margine di una bella mostra qui a Roma, le fotografie di guerra di Tony Vaccaro - un istintivo - e quella di Lee Miller - una frequentatrice di circoli e ambienti culturali - hanno un'impronta così diversa, pur essendo ugualmente intense.
Non credo si possa prescindere dallo storicizzare e contestualizzare ogni espressione "artistica" (perdonatemi il termine, usato qui nel senso più generale, non per creare ulteriori diatribe...), per quanto essa sia universale.

Voglio aggiungere: si fa sempre il paragone con le foto di questo forum, però non è un paragone che regge: anche qui i contesti, le motivazioni, le teste, la coerenza del lavoro complessivo sono profondamente diversi.
Ognuno di noi - almeno penso - ha in cascina la foto di una baracca, ma perché non sono come quelle di Walker Evans?
Io una risposta sommaria forse comincio ad averla, a cominciare dalla maggiore casualità del nostro approccio alla fotografia, pur praticata con una certa frequenza, rispetto a chi parte da considerazioni antropologiche, storiche e culturali di certi fenomeni che accadono nel tempo, per poi farne oggetto di documentazione visiva.

Saluti.
Wink
Gaetano
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alechino
bannato


Iscritto: 20 Set 2005
Messaggi: 2032

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 4:12 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

gaetano_df ha scritto:
Mi vengono un po' i sudori freddi ad intervenire su questa foto, perché anch'io tempo fa ritenenvo di "non capire" questo genere di fotografia documentaria. Ma il problema non è "non capire": più esattamente è non capire e poi immediatamente rifiutare. Questo è quello che mi accadeva, anche perché per me questo Eggleston - che non conoscevo - o Shore, sono comunque mondi un po' lontani. E così mi ero autocostruito una cesura storica, o meglio, non riuscivo a collegare fotografi che amavo come Evans o Frank alla generazione che è loro succeduta.


Saluti.
Wink
Gaetano


Va bene, ma non è mica obbligatorio: non possiamo neanche fare una "critica a posteriori" , indirizzata in un certo modo non appena sappiamo che quello è Eggleston e che la foto è stata venduta a chissà quanti mila dollari... Rolling Eyes
Altrimenti ci esporremmo inevitabilmente ad un condizionamento dal quale non si sfugge, se la nostra coscienza critica è così labile e si piega ad una qualunque suggestione mediatica, alla dimensione sovradimensionata delle fotografie o al ricordo del colore sbiadito delle pellicole del vecchio Fonzie...
Per quanto riguarda Walker Evans, forse erano anche i tempi ad essere un po' diversi rispetto ai tempi nostri intrisi di benessere e superalimentazioni ( non solo dell'apparato digestivo) soprattutto delle giovani generazioni...
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alxcoghe
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Iscritto: 31 Gen 2009
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MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 4:27 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

gaetano_df ha scritto:
Mi fanno pensare ad alcune opere di Hopper.
Gaetano


Prendo questa frase per ringraziarti del tuo intervento davvero molto interessante e che offre ulteriori spunti di riflessione.
Citi Hopper, il mio pittore preferito, e concordo anche con questo, perchè una certa estetica della solitudine è presente tanto nelle opere di Eggleston che in quelle di Stephen Shore.
Concordo con te anche sul fatto che gli esempi riportati da Nesi (stavo per scriverlo) sono decisamente OT in questa discussione, perchè non mi pare che l'argomento verta sull'utilizzo del colore in fotografia e le foto inserite sono di tutt'altro genere.
Giudico corretto anche il contestualizzare le foto all'epoca in cui sono state scattate. I linguaggi cambiano e comunque possono piacere o meno, ma non credo possa essere messo in discussione il fatto che Shore sia riconoscibilissimo nei lavori che ha proposto. Fotografo del banale, qualcuno lo ha definito, discorso valido anche per Eggleston, probabilmente. A me pare comunque una definizione non rispondente a verità e spinta da una lettura superficiale del lavoro di entrambi i fotografi.

Concordo con chi dice che il successo e l'insuccesso di un artista sia per buona parte derivato anche dalla fortuna di bazzicare certi ambienti, di essere simpatico a qualche influente gallerista, di proporsi al posto giusto nel momento giusto. E ho la stessa convinzione di Salvatore riguardo al valore attribuito da altri, magari un'elite che dirige l'arte decodificandone la percezione che si ha di un certo quadro, di una foto, di una canzone...

Vorrei non dimenticare l'importanza storica di William Eggleston, uno dei pionieri dello sdoganamento della fotografia a colori...

Walker Evans lo definì volgare...Proprio lui che aveva così tanto stimolato la vocazione di Eggleston con il libro American Photographs...

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Daniele Nesi
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Iscritto: 19 Gen 2005
Messaggi: 805

MessaggioInviato: Ven 10 Set, 2010 9:38 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

gaetano>>un quadro di caratteristico di un'epoca

il punto in questa foto è per me il modo, non l'intento
io sono, almeno mi ritengo, aperto a qualsiasi intento sia alla base del fare...ma il "modo" è quello che per me distingue il grande fotografo. magari tra 10anni potrò comprendere i meriti del triciclo ma al momento trovo quello scatto di una banalità sconcertante

domani sarò al sifest di savignano e come tutti gli anni, so già, mi troverò davanti a mostre interessanti, alcune un po meno e altre di una banalità esagerata sul piano del "modo" ma interessantissime su quello dell'intento...ste foto saranno in mostra probabimente per le stesse ragioni per le quali si ammirano il lavori dell'autore in discussione

voglio dire...da un certo momento in poi si è assistito allaffermarsi, da parte di alcuni, di un modo di intendere la fotografia totalmente distaccato, freddo, anonimo... l'inquadratura non ti acchiappa, non intriga come i grandi sanno fare, ma ti lascia li...come solo lo scatto di un neofita, ma molto neofita, puo fare. Ecco,questo non capisco o se preferisci non accetto
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_Nico_
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MessaggioInviato: Sab 11 Set, 2010 1:00 am    Oggetto: Rispondi con citazione

alxcoghe ha scritto:
...e a questo proposito si potrebbe proporre un giochino...postare una foto di un celebre autore e giudicarla per quello che è, magari col tassativo divieto per chi sa a chi appartiene di svelarlo fino ad un tot di commenti raggiunto...potrebbe essere un modo maturo di parlare solo della foto e non dell'autore.

Già fatto anni fa su Flickr: qualcuno pubblicò una foto sotto il nick Mario, o qualcosa del genere. Io la riconobbi subito: la conoscevo, mi piaceva e tuttora mi piace assai. I commenti s'infittirono per un paio giorni. Chi diceva che la bici era mossa, chi che era male inquadrata, a qualcuno non piaceva il bn, e così via...

E non era una foto foto così 'ignota'. Insomma, era di Henri Cartier Bresson, lo svelò chi l'aveva proposta, dopo due giorni di lancio delle uova... Smile

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È possibile cambiare il mondo. Basta conservare lo scontrino.
Portfolio Flickr · Flickriver · Locus solus (il mio blogghetto))
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alxcoghe
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Iscritto: 31 Gen 2009
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MessaggioInviato: Sab 11 Set, 2010 2:48 am    Oggetto: Rispondi con citazione

_Nico_ ha scritto:
Già fatto anni fa su Flickr: qualcuno pubblicò una foto sotto il nick Mario, o qualcosa del genere. Io la riconobbi subito: la conoscevo, mi piaceva e tuttora mi piace assai. I commenti s'infittirono per un paio giorni. Chi diceva che la bici era mossa, chi che era male inquadrata, a qualcuno non piaceva il bn, e così via...

E non era una foto foto così 'ignota'. Insomma, era di Henri Cartier Bresson, lo svelò chi l'aveva proposta, dopo due giorni di lancio delle uova... Smile


Ok, come non detto, mi hai dimostrato che la cosa è inapplicabile...è un peccato, però. Secondo me si potrebbe scoprire molto sulla metrica di giudizio di molti utenti.

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fast2
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Iscritto: 10 Set 2006
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MessaggioInviato: Sab 11 Set, 2010 7:46 am    Oggetto: Rispondi con citazione

nelle mostre su Diane Arbus han fatto di peggio, altro che mosso e mica mosso Smile

Per chi pensa che quel triciclo è una ciofeca senza significato:

Per Eggleston qualsiasi soggetto fotograficoè degno di attenzione e ha pari dignità, concetto evidenziato in uno dei suoi libri più belli, The Democratic Forest. Eggleston lavora proprio su questo sguardo democratico, per sottrarre le cose quotidiane dalla banalità dello sguardo e dalla loro stessa essenza: trasforma il familiare in anomalo, attraverso un' angolatura sbieca rispetto alla visione usuale, dominante. Il punto di vista è sghembo, una prospettiva straniante. Sembra che il fotografo usi l' accetta: oggetti, animali, persone sono spesso tagliate ai bordi, così da rivelare un movimento interno alla composizione, il dinamismo di infiniti angoli possibili. Nelle immagini coesistono tensione e calma, ma lo stato di quiete è sempre qualcosa di provvisorio. Non a caso Eggleston ha influenzato registi come Lynch, Cronenberg, e anche l' ex fotografo Stanley Kubrick credo gli debba qualcosa, almeno in una scena di Shining, quando il bambino sfreccia con il triciclo attraverso i corridoi dell' albergo disabitato. Quel triciclo è il triciclo di Eggleston, poi diventato la copertina del libro William Eggleston' s Guide: il triciclo ritratto a Memphis alla fine degli anni ' 60, fermo, sul marciapiede di una casa. Eggleston ha scattato quell' immagine quasi da sdraiato, dal punto di vista di un insetto, così il triciclo del bambino - come molti altri oggetti del nostro quotidiano - è diventato qualcosa di spaventoso, inquietante, per nulla innocente, e il cielo grigio è parso assorbire meglio il manubrio arrugginito, mentre sullo sfondo un' auto parcheggiata sotto il patio osservava muta la scena, e lateralmente, la parte posteriore di un' altra auto sembrava volesse aggiungere qualcosa. E poi c' è l' uso del colore. Il colore è diventato linguaggio, elemento dinamico. L' utilizzo del rosso, del blu, del giallo, perfino della ruggine: un boiler arrugginito in un campo è la cosa più simile a un gigantesco frutto. In precedenza il colore sembrava quasi un problema separato dal soggetto. Prima di Eggleston i fotografi vedevano il cielo e l' azzurro. Dopo di Eggleston il cielo e l' azzurro sono una cosa sola, il cielo azzurro. Quattordici taniche bianche, di plastica, rovesciate su una strada sterrata, e sopra di esse il cielo azzurro, carico di nuvole bianche, quasi che le taniche fossero frammenti di nuvole, precipitati da quel cielo, o viceversa, come se il cielo fosse un' estensione della terra. Eggleston assalta l' inerzia degli sguardi per restituire un mondo provvisorio, frammentato, e da lì ripartire. Nella fotografia di un salotto, ci sono la gamba accavallata di un uomo, tre poltrone, la moquette, una pianta, una lampada, un posacenere, tutto è dello stesso colore tenue, sabbia uniforme, la quiete di una stanza. Sul tavolino ci sono la scatola rotonda di un puzzle e i frammenti sparsi, da comporre, e su di essi, la luce che entra dalla finestra. Il mondo di Eggleston - il Tennesse, il Mississipi - è questo, è anche il nostro mondo, un puzzle in frantumi, decadente eppure ancora vitale. Sta a noi vederlo. William Eggleston ha attraversato l' esistenza cercando un varco nel caos del quotidiano, ha lottato alla ricerca dell' equilibrio preciso tra tensione e calma, e ha trovato il mondo reale - come lui stesso definisce la sua opera - trasformando immagini qualsiasi in qualcosa di molto diverso: un' unica, certa, fotografia... (Repubblica)
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_NN_
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Iscritto: 04 Giu 2006
Messaggi: 7318

MessaggioInviato: Sab 11 Set, 2010 9:45 am    Oggetto: Rispondi con citazione

fast2 ha scritto:
nelle mostre su Diane Arbus han fatto di peggio, altro che mosso e mica mosso Smile

Per chi pensa che quel triciclo è una ciofeca senza significato:

Per Eggleston qualsiasi soggetto fotograficoè degno di attenzione e ha pari dignità, concetto evidenziato in uno dei suoi libri più belli, The Democratic Forest. Eggleston lavora proprio su questo sguardo democratico, per sottrarre le cose quotidiane dalla banalità dello sguardo e dalla loro stessa essenza: trasforma il familiare in anomalo, attraverso un' angolatura sbieca rispetto alla visione usuale, dominante. Il punto di vista è sghembo, una prospettiva straniante. Sembra che il fotografo usi l' accetta: oggetti, animali, persone sono spesso tagliate ai bordi, così da rivelare un movimento interno alla composizione, il dinamismo di infiniti angoli possibili. Nelle immagini coesistono tensione e calma, ma lo stato di quiete è sempre qualcosa di provvisorio. Non a caso Eggleston ha influenzato registi come Lynch, Cronenberg, e anche l' ex fotografo Stanley Kubrick credo gli debba qualcosa, almeno in una scena di Shining, quando il bambino sfreccia con il triciclo attraverso i corridoi dell' albergo disabitato. Quel triciclo è il triciclo di Eggleston, poi diventato la copertina del libro William Eggleston' s Guide: il triciclo ritratto a Memphis alla fine degli anni ' 60, fermo, sul marciapiede di una casa. Eggleston ha scattato quell' immagine quasi da sdraiato, dal punto di vista di un insetto, così il triciclo del bambino - come molti altri oggetti del nostro quotidiano - è diventato qualcosa di spaventoso, inquietante, per nulla innocente, e il cielo grigio è parso assorbire meglio il manubrio arrugginito, mentre sullo sfondo un' auto parcheggiata sotto il patio osservava muta la scena, e lateralmente, la parte posteriore di un' altra auto sembrava volesse aggiungere qualcosa. E poi c' è l' uso del colore. Il colore è diventato linguaggio, elemento dinamico. L' utilizzo del rosso, del blu, del giallo, perfino della ruggine: un boiler arrugginito in un campo è la cosa più simile a un gigantesco frutto. In precedenza il colore sembrava quasi un problema separato dal soggetto. Prima di Eggleston i fotografi vedevano il cielo e l' azzurro. Dopo di Eggleston il cielo e l' azzurro sono una cosa sola, il cielo azzurro. Quattordici taniche bianche, di plastica, rovesciate su una strada sterrata, e sopra di esse il cielo azzurro, carico di nuvole bianche, quasi che le taniche fossero frammenti di nuvole, precipitati da quel cielo, o viceversa, come se il cielo fosse un' estensione della terra. Eggleston assalta l' inerzia degli sguardi per restituire un mondo provvisorio, frammentato, e da lì ripartire. Nella fotografia di un salotto, ci sono la gamba accavallata di un uomo, tre poltrone, la moquette, una pianta, una lampada, un posacenere, tutto è dello stesso colore tenue, sabbia uniforme, la quiete di una stanza. Sul tavolino ci sono la scatola rotonda di un puzzle e i frammenti sparsi, da comporre, e su di essi, la luce che entra dalla finestra. Il mondo di Eggleston - il Tennesse, il Mississipi - è questo, è anche il nostro mondo, un puzzle in frantumi, decadente eppure ancora vitale. Sta a noi vederlo. William Eggleston ha attraversato l' esistenza cercando un varco nel caos del quotidiano, ha lottato alla ricerca dell' equilibrio preciso tra tensione e calma, e ha trovato il mondo reale - come lui stesso definisce la sua opera - trasformando immagini qualsiasi in qualcosa di molto diverso: un' unica, certa, fotografia... (Repubblica)


ma se prendo un sw per MAC e provo a installarlo sul mio PC con WIN è sbagliato il software o è sbagliato l'hardware ? ... Semplicemente non sono compatibili. Perchè convincere a tutti i costi che il software è perfetto e il problema sia hardware ?

La foto è il software, l'osservatore è l'hardware .. se non sono compatibili amen .. Per Repubblica è cosi, per te è così, per diecine di altre persone è così .. Per altrettante è una foto insignificante non vedo perchè convincere del contrario.

Il succo della pappardella di Repubblica sarebbe: basta che fotografi una cosa normale da un punto di vista inusuale per togliere banalità al normale ? Party ... Repubblica brilla come sempre..
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alechino
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MessaggioInviato: Sab 11 Set, 2010 12:35 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

fast2 ha scritto:
Eggleston ha influenzato registi come Lynch, Cronenberg, e anche l' ex fotografo Stanley Kubrick credo gli debba qualcosa, almeno in una scena di Shining, quando il bambino sfreccia con il triciclo attraverso i corridoi dell' albergo disabitato. Quel triciclo è il triciclo di Eggleston, . [/i](Repubblica)


Il riferimento a Shining fa sinceramente sorridere, non c'entra proprio nulla con Eggleston la scena rappresentata da Kubrick, va bene cercare a tutti i costi di difendere l'indifendibile, pecunia non olet, ma questo sembra sinceramente troppo...

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Teo76
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MessaggioInviato: Lun 13 Set, 2010 7:41 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Di solito danno ad un povero redattore pagato pochi centesimi al pezzo una foto e gli dicono: "Guarda che questo è un capolavoro, recensiscilo come si deve!", e lui giù a sbrodolare e a far diventare genialate quello che nel 99% dei casi è un erroraccio. Avete presente le recensioni cinematografiche di Mollica in DoReCiakGulp? Boh?

Il tutto senza dar giudizi sulla singola foto.

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MessaggioInviato: Lun 13 Set, 2010 10:00 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Teo76 ha scritto:
Di solito danno ad un povero redattore pagato pochi centesimi al pezzo una foto e gli dicono: "Guarda che questo è un capolavoro, recensiscilo come si deve!", e lui giù a sbrodolare e a far diventare genialate quello che nel 99% dei casi è un erroraccio. Avete presente le recensioni cinematografiche di Mollica in DoReCiakGulp? Boh?

Il tutto senza dar giudizi sulla singola foto.


...ma si etichetta facilmente una persona come poveraccio morto di fame. Prima di sparare sentenze, documentati. Ma che te lo dico a fare.

Se Eggleston è diventato qualcuno nella Fotografia non è perchè sta scritto su Repubblica. Wink
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